venerdì 5 febbraio 2021

4 febbraio - FORMAZIONE OPERAIA - PER IL CENTENARIO DEL PCI - I 21 PUNTI DELL'INTERAZIONALE COMUNISTA

 Affrontiamo in questi tre giovedì due documenti 

chiave della fondazione, effettiva nascita del 

Partito Comunista d'Italia. 

I 21 punti decisi dalla III Internazionale comunista come condizioni di ammissione dei Partiti comunisti; per fare chiarezza e porre delle discriminanti di principio e di concezione alle diverse organizzazioni e partiti esistenti nei diversi paesi in quegli anni così tumultuosi che venivano dalla guerra mondiale e dalla Rivoluzione d'Ottobre. L'altro documento sono le Tesi di Lione che costituiscono il cuore, dopo la nascita formale, della fondazione reale del Partito comunista italiano e che segnano l'analisi, la strategia del Partito in Italia e, in particolare, le caratteristiche reali del Pci dopo la necessaria, indispensabile lotta interna contro Bordiga e il bordighismo sostenuta da Gramsci e saldamente appoggiata da Lenin e dalla III Internazionale. La ripresa di questi due documenti in occasione del centenario del PCd'I è parte della Formazione operaia, perchè significa una loro consegna nella mani degli operai, lavoratori, lavoratrici, avanguardie di lotte, dei giovani che sono e vogliono essere comunisti, delle donne ribelli e rivoluzionarie, affinchè conoscano e impugnino questi strumenti, uscendo dai circoli chiusi degli "addetti ai lavori", dei "comunisti autoreferenziali". Un lavoro che, chiariamolo, proletari comunisti fa come sistema, piano politico e organizzativo, e non in internet, ma nella vita quotidiana degli organismi dei lavoratori. Ma naturalmente non è solo questo lo scopo, l'altro strategicamente e obiettivamente più importante è definire i "21 punti" e le "Tesi di Lione" di OGGI; senza i quali non si può dire nato, neanche formalmente, un partito comunista in Italia, che, peraltro, oggi non può che essere un nucleo di costituzione, seria e organica, fatto non di "militanti di opinioni" o "comunisti della penna", ma di compagni riconosciuti e d'avanguardia quotidiana delle lotte a 360° dei lavoratori. Quindi, un lavoro che va fatto con umiltà e all'insegna dell'urgenza del tempo e della necessità. Un lavoro non "perfetto", per un sentiero che comunque è non tracciato. Questo è lo scopo della riproposizione di questi documenti nei prossimi tre giovedì, sostenuti da brevi commenti che saranno allargati nell'appuntamento pubblico e nazionale del 25 febbraio, purtroppo ancora on line, per pianificare con tutti i compagni e compagne e circoli che saranno disponibili, perchè un impegno ci vuole in questo centenario, la strada per venire a capo del "nucleo", dei suoi testi base e della sua composizione, fuso con le avanguardie operaie, di lotta, là dove già ci siamo e ancor più dove ancora non ci siamo.  Per il testo dei "21 punti" stabiliti nel Congresso dell'Internazionale comunista del 6 agosto 1920 esistono testi e traduzioni non omogenee - noi ci riferiamo al testo contenuto nel 1° volume della storia documentaria di Aldo Agosti - 1° Edizione novembre 1974, Ed. Riuniti. 

SEGUONO ALCUNE BREVI NOTE DAI 21 PUNTI:


 Il punto 1 pone la questione della propaganda, agitazione, stampa fatta dai comunisti, diretta da comunisti, con uno stile di scrittura esemplarmente espresso dalle frasi: "Non si può parlare della

dittatura del proletariato semplicemente come di una formula... Essa deve essere propagandata in modo tale da apparire necessaria ad ogni semplice lavoratori, lavoratrice... in base ai dati della vita quotidiana che la nostra stampa deve osservare sistematicamente e utilizzare giorno per giorno..."; "è necessario bollare a fuoco, in modo sistematico e implacabile non soltanto la borghesia ma anche i suoi complici, i riformisti di qualunque sfumatura".  

Nel punto 2 si indica chiaramente che i posti di maggiore responsabilità: stampa, sindacati, ecc. devono essere nelle mani di comunisti fidati e, soprattutto agli inizi, non bisogna avere timore di affidarli a semplici operai e lavoratori.

Il punto 3 segna con chiarezza quando e come serve un apparato organizzativo clandestino; così come ribadisce che è assolutamente necessario combinare l'attività legale con quella clandestina. E questo non "a prescindere" ma sulla base dell'analisi concreta e della situazione concreta della lotta di classe.

In altri punti - 4 e 5 - si insiste nella propaganda comunista, condotta anche nelle fila dell'esercito, e ancor più nei proletari delle campagne, nei settori poverissimi, in particolare nelle campagne; e che anche questa va condotta fidandosi e affidandosi a operai rivoluzionari legati a questi settori.

Nel punto 6 è sottolineato il rifiuto di ogni socialpatriottismo e socialpacifismo in materia di prevenzione e lotta alla guerra imperialista.

Nel punto 7 si sancisce che il Partito comunista è frutto di una divisione da riformisti ed opportunisti notori. E' questa l'unica vera base dell'unità. 

Il punto 8 è straordinariamente importante contro la deviazione del sovranismo, della difesa dell'indipendenza nazionale, di cui scrivono e blaterano correnti pseudo comuniste, qui e oggi nel nostro paese, per indicare con assoluta precisione che bisogna smascherare gli intrighi del proprio imperialismo e appoggiare, non soltanto a parole ma nei fatti, ogni movimento di liberazione antimperialista e in particolare quelli nei paesi in cui il nostro imperialismo è oppressore, piccolo o grande che sia, portando tra gli operai, il sentimento di fraternità e solidarietà internazionalista.

Il punto 9 indica per i comunisti la necessità di organizzarsi come cellule all'interno dei sindacati, confederali o di base che siano, come in ogni altra organizzazione di massa degli operai e delle masse; perchè questo è il lavoro da fare per affermare una linea di classe contro ogni logica di neutralità, autonomia - anche quando si traveste da "autorganizzazione" o di falso basismo.  Altri punti sono importanti per chiarire i rapporti con i gruppi parlamentari; questione utile per analizzare criticamente e in maniera irreversibile l'azione svolta da presunti comunisti nei parlamenti borghesi nel nostro paese; una vera sciagura di personaggi che sono "andati per suonare" e "sono stati suonati" e che costituiscono pagine nere, odiose oltre che per i comunisti, per i proletari e le masse. In altri punti si fa grande affidamento sul centralismo democratico, sulla disciplina ferrea, sull'epurazione dal Partito, dalle organizzazioni, degli elementi e concezioni piccolo borghesi. La mancanza di questi principi, se analizziamo il ciclo anche entusiasmante degli anni '70, ha pesato sulla costruzione di un Partito comunista adeguato a quei tempi.

Nel punto 15 si sottolinea la necessità di un programma comunista conforme alla situazione particolare nel proprio paese; così come si chiarisce il carattere internazionalista del Partito, che vuol dire essere parte di un internazionale comunista quando essa esiste, e/o lavorare per la sua creazione quando essa non esiste. Avendo chiaro - viene sottolineato - la necessità di tener conto delle differenti condizioni in cui debbono lottare e operare i singoli Partiti, distinguendo decisioni di validità universali da quelle che sono invece legate alle condizioni concrete del singolo paese; e per le prime, sottolineando "soltanto per i problemi per i quali è possibile farlo". 

Nel punto 17 si chiarisce perchè l'organizzazione del proletariato debba chiamarsi 'Partito comunista'. Sottolineando che "il problema della denominazione non è soltanto un problema formale ma in larga misura politico e di grande importanza". E' necessario questo perchè "è necessario che ogni semplice lavoratore abbia ben chiara la differenza tra i partiti comunisti e i vecchi pertiti ufficiali (allora socialdemocratici e socialisti) che hanno tradito la bandiera della classe operaia". Per questo oggi i il Partito comunista che dobbiamo ricostruire si deve distinguere nella denominazione dai falsi comunisti, e deve essere, quindi, un Partito comunista marxista-leninista-maoista.


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