Salutiamo
questa assemblea proletaria anticapitalista, vogliamo portare qui la
voce delle lavoratrici, la nostra voce di donne che lottano in una
fase in cui la condizione delle donne/lavoratrici è peggiorata
tantissimo con la pandemia prima e oggi con la guerra
interimperialista: lo scaricamento dei costi di questa sporca guerra
della borghesia al servizio degli interessi del Capitale su operai,
lavoratori, masse popolari, si ripercuote doppiamente in particolare
sulla vita delle operaie, delle lavoratrici, delle donne proletarie.
E
non si tratta solo di un attacco economico per le donne, per le
lavoratrici, che già di per sé è pesante, in termini di sempre
più licenziamenti, precarietà, disoccupazione, scaricamento del
lavoro di cura, carovita, tagli dei servizi scolastici, sanitari,
sociali… ma c'è anche un attacco politico, ideologico che avanza
nella tendenza generale al moderno fascismo della borghesia al
potere.
Durante
questa campagna elettorale i partiti del centrodestra stanno
richiamando anche temi come l’aborto. La Meloni si fa becera
campagna elettorale dicendo falsamente che non toccherà la legge
194, vedi in primis la recente intervista della Meloni dal servetto
Mentana che non le ha affatto “ricordato” che per esempio uno
dei candidati di FdI alle prossime politiche, il senatore Luca De
Carlo ha annunciato che ripresenteranno la proposta di legge (già
depositata in questa legislatura a prima firma Isabella Rauti) che
impone la sepoltura dei feti abortiti sotto le 28 settimane, anche
senza la richiesta e il consenso dei genitori, o che il capogruppo
FdI Carlo Ciccioli, in puro linguaggio nazista/razzista, ha parlato
della necessità di disincentivare l’aborto per evitare la
«sostituzione etnica» degli italiani, o che vi sono regioni come
l’Umbria, governata dalla Lega (con cui, se vince, la Meloni farà
il nuovo governo) che non ha voluto recepire le indicazioni
ministeriali sulla pillola Ru486 nei consultori, o le Marche con
l’altissima percentuale di medici obiettori…; né le ha
“ricordato” che in Ungheria l'amico della Meloni, Orban, ha
fatto ora un decreto con cui si attaccano e si ricattano in modo
schifoso le donne che vogliono abortire imponendo che: "prima
di abortire, la donna dovrà ascoltare il battito del cuore del
feto".
E
tutto questo avviene all’interno di un'onda nera che si va
espandendo, dagli Usa all'Europa, all'Italia. E’ quindi purtroppo
facile capire che un nuovo governo di centrodestra, per giunta a
guida Meloni, sicuramente vorrà mettere le sue lorde mani sessiste
e reazionarie sull'aborto e in generale contro la maggioranza delle
donne.
La
borghesia al potere odia il diritto d’aborto perché pone come
centrale l’autodeterminazione delle donne, il fatto che una donna
può e deve decidere liberamente, perché le donne devono essere
incatenate a determinati ruoli funzionali alla conservazione,
mantenimento e perpetuazione di questo sistema sociale capitalista.
La lotta necessaria contro gli attacchi al diritto d'aborto è
"pericolosa" per la borghesia dominante perché essa mette
in discussione le basi ideologiche, politiche, materiali di questo
sistema capitalista. E ciò vale anche per la questione femminicidi.
Abbiamo
di recente scritto in un articolo pubblicato sul blog Femminismo
rivoluzionario che attacco al diritto di aborto e questione dei
femminicidi sono due facce della stessa medaglia perché entrambi
vogliono le donne sottomesse allo Stato, alla famiglia, all'uomo,
macchine riproduttive per fare figli, nuove braccia per i padroni da
sfruttare per la sete insaziabile di profitto, macchine per il
lavoro di cura di marito, figli…, proprietà privata al servizio
del sistema economico/politico o dell'uomo.
In
questo senso le lotte che facciamo come donne, come lavoratrici
inevitabilmente hanno a che fare con la lotta contro questi ruoli
che la società ci pone/impone. Ma tutto questo suscita nelle lotte
delle donne, delle lavoratrici una “marcia in più”, che va
oltre la questione economica, e pone la questione della necessità
della lotta politica, rivoluzionaria delle donne contro padroni,
governo, questo Stato, contro la condizione di oppressione a 360
gradi.
All’interno
della necessità non rinviabile di un fronte unico di classe di
grande importanza è il fronte delle lavoratrici/donne, proprio per
quella marcia in più oggettiva e soggettiva che è ricchezza e
spinta nella lotta più generale.
Non
è vero che non ci sono le lavoratrici, le donne proletarie, esse ci
sono attraverso le lotte che stanno già facendo, le assemblee che
le hanno raccolte. In questo senso il percorso dell’Assemblea
donne/lavoratrici da noi promosso si è rivelato uno strumento/arma
utile che sicuramente va rafforzato, esteso, e va generalizzato
anche a fronte del nuovo governo che sulle donne si accanirà.
Collegarci,
sviluppare con più forza le nostre lotte per affrontare insieme la
battaglia contro i pesantissimi attacchi dei padroni e del governo
(chiunque sia il nuovo), che vogliono rendere la nostra vita ancora
più difficile, dura, necessariamente richiede di essere unite a
livello nazionale, altrimenti non ce la si fa, rendere concreta la
parola d’ordine: lotta una lottano tutte!
Rendere
concreta questa parola d’ordine è stata per esempio la campagna
di solidarietà agente lanciata per le operaie della Beretta.
Una
parte delle operaie in appalto nel salumificio Beretta, organizzate
con lo Slai Cobas per il sc, sono in lotta da mesi in difesa del
posto di lavoro, per migliori condizioni contrattuali e oggi in
particolare contro un grave accordo fatto dai padroni con la Uil che
taglia il salario già basso colpendo diritti basilari come la
maternità e chi si infortuna o denuncia gli infortuni.
Un
accordo firmato sottobanco senza comunicazione alle operaie, che
rappresenta il vero volto dei padroni e dei sindacati organicamente
dannosi e asserviti ad essi come i confederali, e che costituisce un
pericoloso precedente che si può estendere in altri posti di lavoro
contro altre lavoratrici. La lotta di queste operaie è importante
per tutte e tutti; essa oltre l’aspetto della lotta sindacale ha
anche una valenza sul piano politico/ideologico.
Una
lotta che pone la questione della condizione che vivono come donne,
tutte le oggettive difficoltà a gestire per esempio il lavoro di
cura in famiglia, i figli, le difficoltà di arrivare a fine mese e
oggi ancor di più con l’aumento dei prezzi/bollette/generi di
prima necessità… “difficoltà doppie, triple” essendo per la
maggior parte anche donne immigrate che non hanno nessuna risorsa a
parte il lavoro, come diceva l’operaia in una recente intervista.
Ma
questa lotta ha fatto emergere con forza soprattutto l’importanza
dell’unità. Diceva l’operaia: “…Abbiamo fatto due
scioperi indetti dallo Slai davanti i cancelli della fabbrica, se da
un lato non ci hanno portato a dei risultati immediati con i padroni
la cosa importante è stata però l’unità delle operaie,
l’incoraggiamento verso la lotta perché eravamo tutte insieme
quelle iscritte allo Slai, all’inizio alcune operaie avevano paura
di scioperare, questo ci ha dato coraggio… a tutte noi serve
questo lavoro ma se stiamo combattendo non stiamo combattendo per
stare a casa, stiamo combattendo per andare avanti, per i i nostri
diritti, niente di più niente di meno!”… Questa questione
dell’unità delle operaie è molto importante anche nella
prospettiva del ragionamento che stiamo facendo in questa assemblea.
“Se
lotta una lottano tutte” vuole dire collegarsi, sostenersi e
incoraggiarsi reciprocamente, unire le nostre forze anche se viviamo
e lottiamo in città e posti di lavoro o realtà diverse perchè
l’attacco di padroni e governo seppur in forme diverse è comune;
significa estendere la conoscenza delle lotte che le donne
proletarie fanno in questo paese contro la congiura del silenzio
messa volutamente in atto spesso dai mass media asserviti o dai
sindacati confederali organicamente dalla parte dei padroni e
padroncini e del governo.
In
questo senso la campagna di solidarietà che abbiamo lanciato a
sostegno della lotta delle operaie Beretta, così come
precedentemente verso le operaie della Montello di Bergamo, vede a
parte i messaggi tutti importanti arrivati da altre lavoratrici,
operaie, realtà di lotta sul campo della sicurezza sul lavoro,
ecc., anche azioni concrete come volantinaggi infosolidali,
attacchinaggi di una locandina che ha dato voce a questa lotta delle
operaie, a Palermo per esempio, le compagne hanno portato un
volantino e la locandina tra gli operai dei Cantieri Navali perché
è giusto e necessario che sappiano della lotta che stanno facendo
le loro compagne di classe e da cui possono prendere esempio. Questa
locandine dopo alcuni giorni ritornando in fabbrica, a differenza di
altre, le abbiamo trovate strappate, non sappiamo chi l’abbia
fatto, i padroni? i capetti? I vigilantes? i fascisti? Ma ingenerale
questo è anche un segnale del clima sessista e reazionario che
avanza in questo paese e che influenza anche i lavoratori, i
proletari.
Diceva
sempre l’operaia, delegata dello Slai Cobas sc, nell’intervista
che abbiamo fatto: “Le altre operaie sono state molto contente dei
messaggi di solidarietà che ci avete mandato, alcune si sono
proprio emozionate, e dicevo loro vedete che non siamo sole, sembra
che non stiamo facendo niente ma invece non è così…, da quando
abbiamo fatto quell’assemblea (assemblea nazionale telematica di
Donne/Lavoratrici - ndr) il 9 giugno, ti dico sinceramente che mi
sento più incoraggiata, è vero che io personalmente attraverso
l’esperienza sindacale di delegata ho imparato in questo anno e
mezzo un sacco di cose, ho scoperto diritti che non è che pensavo
di non avere ma che non potevo metterli in pratica. Quindi adesso mi
sento più forte, certo ce n'è ancora di strada da fare ma questo
mi dà la forza anche di parlare con le mie colleghe, di spiegare la
situazione e di andare avanti…”
La
lotta delle operaie Beretta è esempio importante di operaie che
stanno lottando contro la guerra interna che i padroni scaricano
contro di esse, attacchi che si intensificano, in fasi come quella
che stiamo vivendo dove la guerra è anche uno dei mezzi con cui il
Capitale cerca di risolvere la crisi economica in cui sprofonda.
Queste operaie già nello sciopero dell’8 marzo hanno diffuso la
mozione contro la guerra in unità con altre operaie e lavoratrici,
perché noi donne vogliamo e dobbiamo essere in prima fila anche
nella lotta contro la guerra imperialista, dicendo: “Non in nostro
nome! Le guerre e i profitti sono loro, i morti, le distruzioni sono
nostre!”
Ma
ci sono altre lotte significative che non devono restare sole: le
operaie Piaggio che hanno scioperato per infortuni di alcune
colleghe, le operaie della Maier Cromoplast di Verdellino in
sciopero contro la delocalizzazione della fabbrica, le lavoratrici
della Pellegrini appalto nell’Acciaieria Italia, ex Ilva di
Taranto in lotta contro accordi discriminatori, le operaie che
imbustano l’insalata a Bergamo, che sanno quando entrano in
fabbrica e non sanno quando escono con turni di lavoro massacranti,
le precarie di Palermo, le immigrate delle campagne, della
logistica…
Lotte
che hanno posto anche la questione che per le donne, le lavoratrici
ai normali problemi per partecipare si aggiungono altri problemi,
famiglia, figli, assistenza genitori, ecc. – ma questi problemi
sono una ragione in più per noi donne per volere una vita diversa,
per ribellarci a una condizione niente affatto individuale ma
sociale che da un lato scarica tutto su di noi e dall’altro ci
mette mille ostacoli, ci vuole costringere a rinunciare. Ma non ci
stiamo! Anche questo è un terreno di lotta, di sfida, e noi abbiamo
una marcia in più per affrontare la battaglia generale perchè
tutta la nostra vita deve cambiare.
Facciamo
appello a sostenere attivamente e in ogni forma possibile le lotte
delle lavoratrici, precarie, disoccupate. Queste lotte oggi, sono
ancora più importanti anche per indebolire l’azione del governo
che verrà.
Andremo
in posti di lavoro e luoghi significativi sul piano delle lotte
delle lavoratrici/donne, con due scopi, far conoscere con iniziative
pubbliche il percorso che stiamo facendo, creare conoscenza,
collegamento; portare le ragioni di quale femminismo è necessario
oggi per la maggioranza delle donne/lavoratrici/ che può e deve
essere in sintonia con la condizione di oppressione della
maggioranza delle donne, un femminismo di classe proletario e
rivoluzionario, perché la lotta delle donne lavoratrici è
inconciliabile con il riformismo perché mette sul piatto
un’oppressione che è a 360 gradi posta/imposta da questo sistema
sociale capitalista che deve essere rovesciato per una vera
liberazione sociale.
Se
sarà una donna fascista come la Meloni alla presidenza del
consiglio, sarà una opportunità, perchè questo mostrerebbe in
modo chiaro che le donne non sono tutte uguali, le donne al potere,
le padrone, le ricche, le politicanti sono la faccia più
concentrata e feroce del potere capitalista e imperialista.
C’è
un femminismo borghese, un femminismo piccolo borghese e un
femminismo proletario, è la classe e non il genere che distingue o
unisce le donne e ogni forma di femminismo che non sottolinei questo
elemento è parte della dittatura borghese e patriarcale. Sarà la
maniera concreta per mostrare che la contraddizione di classe è
alla base e che la ribellione, la lotta delle donne proletarie deve
essere il cuore e la forza nella lotta rivoluzionaria per un vero
cambiamento sociale.
Poichè
l’oppressione delle donne è “oppressione senz'altro”, la
lotta della maggioranza delle donne oppresse che si pone nella
prospettiva di abolire “tutte le oppressioni”, di tutti, anche
degli uomini, anche dei lavoratori, per una umanità nuova, è
centrale per una nuova società, che chiamiamo socialismo, e deve
essere compreso da tutti quanto sia centrale.
MFPR