Lo hanno deciso gli operai dello stabilimento, i portuali solidali con i loro rappresentanti sindacali che sembrano decisi. I motori non devono partire, sono una garanzia nelle mani dei licenziati. L’unico scambio che si può fare: ritiro dei licenziamenti, ripresa produttiva e libera circolazione delle merci.
Wärtsilä
Italia Spa è il più grande gruppo per le produzioni di motori per
navi e per generatori europei, la Grandi Motori Trieste passò alla
Wärtsilä nel 1997. La fabbrica di Trieste è stata ed è parte
della storia della città di Trieste e delle lotte operaie che nel
corso del tempo si sono sviluppate e sono state protagoniste di
intere stagioni di contrasti tra operai e padroni. A metà luglio i
vertici Wärtsilä hanno comunicato alle organizzazioni sindacali
l’intenzione di chiudere la produzione nella fabbrica di Bagnoli
della Rosandra a Trieste per trasferire l’intera produzione in
Finlandia. Nella realtà il licenziamento riguarderebbe per ora i
circa 450 operai addetti alla produzione più, naturalmente, altri
200 operai circa dell’indotto che perderebbero di colpo
l’occupazione. Mentre, per ora, non si parla di licenziare anche la
parte impiegatizia della fabbrica. Gli operai della Wärtsilä hanno
da subito incominciato a scioperare ed a presidiare la fabbrica
attuando un presidio permanente dal 23 di luglio. Per ora non hanno
nessuna intenzione di mollare e stanno mostrando la loro forza ai
padroni della Wärtsilä al punto che la società Seadock, incaricata
del trasporto fino al canale navigabile per l’imbarco sulla nave
Uhl Fusion, ha deciso di non garantire la movimentazione dei motori
dalla fabbrica alla banchina di imbarco. Oltre al presidio della
fabbrica la solidarietà dei portuali addetti al carico della nave è
stata immediata. Le organizzazioni sindacali degli operai delle
banchine del porto di Trieste hanno dichiarato lo stato di agitazione
per tutti gli operai addetti all’imbarco dei 12 grandi motori della
Wärtsilä, destinati alla coreana Daewoo. I portuali incaricati
dell’imbarco e del rizzaggio potranno così astenersi dal lavoro,
anche per la singola operazione, in segno di solidarietà, senza
incappare in sanzioni dovute alla legge 146/1990 sull’esercizio del
diritto di sciopero nei servizi pubblici essenziali. Il 18 agosto i
tre rappresentanti della Daewoo si sono rivolti alla prefettura di
Trieste per ottenere lo sblocco delle merci. Il Viceprefetto vicario,
Alessandra Vinciguerra, per ora non ha ancora deciso che fare mentre
appare alquanto sibillina la dichiarazione dell’assessore al lavoro
della regione Friuli, Alesia Rosolen, presente all’incontro in
video collegamento che ha detto: “ irricevibile qualsiasi tentativo
di addossare responsabilità a lavoratori e istituzioni” [per il
blocco delle merci, ndr], aggiungendo : “…quella tra Daewoo e
Wärtsilä è una questione di tipo commerciale in cui la Daewoo
pretende giustamente”. Un chiaro esempio di come le istituzioni
intendano difendere i diritti dei padroni.
Lo scontro in questi
giorni potrebbe avere una svolta ancora più radicale dato che
l’arrivo della nave Uhl Fusion (nave che dovrebbe caricare i motori
ed ora in navigazione verso Trieste) è previsto per la serata di
sabato 27 agosto, con la prospettiva di essere nel canale navigabile
già domenica mattina. Mentre tutte le istituzioni, come al solito,
si prepareranno a tuonare con paroloni roboanti contro il lavoro che
se ne va e contro la prospettiva che la città perda “ la sua
caratteristica produttiva” nella realtà, come già fatto ventilare
dall’assessore al lavoro, si prodigheranno a sostenere che il
diritto “sacrosanto” dei padroni di prendersi i 12 motori non
venga mai negato.
Per non parlare poi di tutte le sigle
sindacali che, mentre per ora hanno dato pieno sostegno alla lotta,
nella realtà, come nella maggioranza delle lotte, si prepareranno a
piegare la testa di fronte agli interessi dei padroni tentando di
prodigarsi per ottenere un accordo al ribasso che non fermerà la
chiusura della fabbrica. L’unica alternativa perché ciò non
accada sta, come sempre, nella capacità di resistenza degli operai
della Wärtsilä e nella rete solidale degli operai del porto che per
primi dovranno dare luogo ad una serie di scioperi per impedire che
le navi partano con i preziosi motori.
Staremo a vedere.
D.C.
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