I giornali borghesi in questi giorni hanno dedicato diversi articoli alla questione della riapertura delle scuole, dell'inizio del nuovo anno scolastico. E da un lato mettendo anche in luce alcuni i problemi che ci sono nella scuola e che sono rimasti tutti non risolti, dall'altro, in particolare anche la stampa più asservita al governo Meloni o i giornali più allineati con gli interessi dei padroni, vedi per esempio Il Sole 24 ore, per dare spazio e voce al ministro Valditara, che nelle interviste ha parlato di una scuola che funziona, di una scuola all'avanguardia, di una scuola dove alcuni problemi sono stati risolti e che ha grandi obiettivi, vedi per esempio la riforma dei percorsi scolastici degli studenti.
In realtà questo quadro di Valditara è assolutamente falso, non corrispondente alla realtà concreta che si vive nel mondo della scuola, che è ricominciata all'insegna di tutti i problemi che alcuni giornali borghesi sono stati costretti a dovere dire che sono rimasti tutti non risolti, anzi addirittura si aggravano e che sono sotto gli occhi di tutti.
Questa scuola, infatti, è ripartita all'insegna di studenti che sono rientrati in classe ma non hanno trovato in buona parte i docenti, i professori in cattedra, perché le assunzioni sono state assolutamente insufficienti e una cattedra su due è rimasta vacante. Scuola dove gli studenti disabili ancora una volta
sono stati discriminati con l'insufficiente numero di docenti di sostegno assegnati e l'esclusione di figure importanti che coadiuvano i docenti nell'insegnamento come gli assistenti all'igienico sanitario, all'autonomia e comunicazione che, tra l'altro, in questi giorni in alcune città del Sud stanno protestando, in particolare in Sicilia, a Palermo, appunto per questo non rientro nelle scuole e quindi contro il nuovo attacco al diritto al lavoro - si tratta di lavoratori precari – ma anche in difesa del diritto allo studio degli studenti disabili.
Questa è una scuola anche che si è riaperta all'insegna del precariato, che non è stato affatto risolto. È inutile che il ministro Valditara si vanta dicendo che con questo governo avrebbero diminuito il numero dei precari che sarebbero pari ora a 130.000, perché gli stessi sindacati confederali hanno. denunciato che i precari in realtà sono all'incirca 200.000 in Italia e forse anche di più, e stiamo parlando solo dei docenti, perché dovremmo aggiungere tutta la parte relativa al personale ATA, assolutamente insufficiente, i cui organici sono rimasti totalmente non potenziati, con segreteria allo sbando, collaboratori scolastici insufficienti per le esigenze reali delle scuole. E in tutto questo i docenti precari hanno dovuto subire nuovamente l'inferno, il girone infernale dell'algoritmo illegale per l'assegnazione delle supplenze, con tanti errori che si sono ripetuti: blocchi di graduatorie, illegittimità varie e oltre il danno, in buona parte soprattutto docenti del Sud, hanno subito la beffa, perché dopo aver accettato supplenze al Nord, in realtà hanno dovuto rifiutare il lavoro, rinunciare al lavoro perché si sono resi conto che con i bassi salari che ci sono nel mondo della scuola, a dispetto dei proclami ipocriti di quest'estate, alla firma dell'ultimo contratto tra Valditara e i sindacati confederali, si sono resi conto che non avrebbero potuto di fatto campare, visti gli altissimi costi degli affitti. Anzi su questa questione degli affitti proprio in questi giorni ci sono anche gli studenti universitari che stanno protestando e hanno rimesso di nuovo in alcune città le tende davanti le università anch'essi contro il il caro alloggi, la mancanza di studentati con una denuncia forte contro il governo che non ha fatto un emerito “nulla” relativamente anche a quegli impegni che aveva preso quando questi studenti avevano protestato mesi addietro con queste tende davanti le università. Oggi sono di nuovo in protesta e naturalmente queste proteste vanno sostenute.
Ora, nella fase in cui viviamo, in cui i costi economici e sociali di una crisi economica che si aggrava ogni giorno, sempre di più in questo sistema capitalistico in cui viviamo, costi che vengono scaricati appunto sulle spalle, sulla pelle, di lavoratori, operai, precari, disoccupati, masse popolari, più povere e che si amplificano oggi anche per la guerra imperialista, con un governo che toglie risorse alle scuole, alla sanità, ai servizi e devia sempre più soldi per le armi, per le spese militari, per le spese della guerra imperialista, accade che ci sono anche centinaia di migliaia di famiglie che non riescono a reggere i costi legati anche alle spese scolastiche, dal caro libri, al caro-trasporti, vedi tutti gli studenti pendolari, ai costi che aumentano delle mense scolastiche, ai costi legati anche alla frequenza dei bambini, agli asili nido che restano comunque assolutamente insufficienti. Famiglie - che appunto, in un paese che tra l'altro risulta a livello europeo uno di quei paesi che ha tra i più bassi tassi di occupazione, in cui le le politiche sempre più antioperaie antiproletari e antipopolari del governo Meloni, da quando si è insediato, hanno sferrato pesanti attacchi ai lavoratori, ai precari, vedi il decreto lavoro che lo dobbiamo definire “del non lavoro” o ai disoccupati con la cancellazione del reddito di cittadinanza - tantissime famiglie proletarie per i bassi salari, per i lavori precari, per le situazioni di non lavoro, non riescono materialmente a far fronte a queste spese scolastiche, rischiano di non poter neanche garantire ai loro figli uno dei diritti basilari, che tra l'altro viene sancito anche dalla Costituzione borghese, che è quello, appunto, dello studio.
Su questo il governo non dà assolutamente risposte né soluzioni, anzi, avanti all'interno della marcia rapida in cui vuole avanzare marcia, che noi definiamo moderno fascista, per avanzare verso un regime moderno sempre più aperto, anche la scuola viene inserita in questo percorso, in questa marcia, una scuola che diventa quindi sempre più classista, una scuola che di fatto esclude sempre di più le fasce più povere della popolazione, le famiglie più proletarie. Ma perché deve essere anche una scuola che da un lato deve essere sempre più collimata e allineata agli interessi del capitale dei padroni, di cui questo governo garantisce ogni interesse, i cosiddetti padroni che devono essere liberi di continuare a sfruttare e arricchirsi, e dall'altro lato, in questa fase specifica, deve essere una scuola sempre più al servizio della guerra imperialista. In questo senso i decreti che il governo, il Consiglio dei ministri, si accinge a discutere sin da oggi e a varare che riguardano la riforma appunto dell'istruzione tecnico-professionale degli studenti con cioè nell'indirizzare gli studenti verso gli studi tecnici, gli studi professionali, con le nuove figure, anche dei docenti tutor e dei docenti orientatori che hanno questa funzione proprio di indirizzare gli studenti verso questi percorsi formativi, proprio perché devono essere al servizio delle fabbriche dei padroni e dello sfruttamento in fabbrica. E Valditara questo lo dice chiaramente sul sul Sole 24 ore, per esempio, leggiamo - e qui in realtà, non senza giri di parole, ecco, diciamo che in questo senso è sincero dal punto di vista di quella che è la natura di questo governo - quando dice che “ è una scuola che sicuramente deve potenziare il dialogo con il mondo del lavoro, che vuole dare un futuro ai giovani...ma perché serve spingere la competitività del nostro sistema produttivo che altrimenti rischia una brusca frenata ed è una scuola che deve guardare al fatto che ci sia un milione di posti di lavoro scoperti e questo è inaccettabile” . Quindi è una scuola che deve guardare alle esigenze dei padroni che hanno bisogno di manodopera fresca da sfruttare in fabbrica per il profitto, una manodopera che si deve già fruttare sin da quando gli studenti vanno a scuola, quindi il potenziamento dei PCTO dell'alternanza scuola lavoro, quell'alternanza scuola lavoro che è arrivata a uccidere alcuni studenti - ma il percorso del governo questo è, non sono le morti di questi studenti che possono fermare il governo nel nell'obiettivo di andare avanti rapido su questa strada - e dall'altro lato la questione invece della guerra e quindi il potenziamento dei protocolli con l'esercito, con la Marina militare: anche lì il potenziamento dell'alternanza scuola-lavoro nelle caserme, nelle Basi. Il tutto naturalmente inserito in un percorso che deve avanzare rapido anche di irregimentazione degli studenti, di allineamento degli studenti, di disciplinamento degli studenti, soffocando il dissenso, la ribellione, la libertà di pensiero e anche di critica. In questo senso si inserisce anche il nuovo decreto che il governo si accinge pure a discutere, a varare, che è quello che reintroduce il voto del 6 come voto di condotta che che fa media, i provvedimenti di sospensione, i provvedimenti disciplinari e anche i percorsi di recupero degli studenti attraverso attività socio-educative, con verifiche finali eccetera, in una logica repressiva, su cui questo governo sta avanzando in ogni ambito e che adesso deve investire anche la scuola, al fine che tutto sia finalizzato all'obiettivo, al problema vero che preme questo governo e cioè quello di collimare la scuola alle esigenze dei padroni e alle esigenze della guerra.
Contro tutto questo bisogna organizzarsi e lottare. Alcuni segnali positivi arrivano già dagli studenti, notizia che in proprio in questi giorni all'apertura della scuola, per esempio a Torino ci sono state prime proteste degli studenti, con gli studenti che hanno contestato il governo sulle politiche sull'istruzione, sulle politiche di guerra imperialista, specialmente con riferimento in particolare all'Ucraina.
Che queste proteste degli studenti si possano estendere in tutte le città di questo paese.
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