La speranza di vita a 67 anni di un ex lavoratore dipendente nel primo quinto della distribuzione, quindi più povero, è di quasi 5 anni inferiore a quella di un ex dirigente di impresa nel quinto più alto. “Per le donne le differenze sono minori, ma comunque importanti”.
Questo è quanto sottolinea il rapporto annuale dell’INPS, secondo il quale una residente in Campania nel primo quinto della distribuzione del reddito ha una speranza di vita di quasi 4 anni inferiore ad una residente in Trentino-Alto Adige con reddito nel quinto più alto”.
Il rapporto ricorda che il lavoro dipendente rappresenta il 78% dell’occupazione totale, con un aumento nei contratti a tempo indeterminato. Tuttavia – avvisa la commissaria dell’Inps, Gelera – “il mercato del lavoro italiano rimane complesso, con un declino persistente nell’occupazione autonoma e forti differenze tra il Nord e il Sud del Paese”.
Il numero di lavoratori poveri “certificati”, ossia i dipendenti privati con retribuzione inferiore al 60% della mediana, a ottobre 2022 erano 871.800, pari al 6,3% della platea di riferimento.
Alla fine del 2022, ha sottolineato nella sua relazione il commissario straordinario dell’Inps, i pensionati in Italia erano 16,1 milioni. Un numero di poco superiore a quello del 2021, di cui 7,8 milioni uomini e 8,3 milioni donne.
L’età media al pensionamento è cresciuta negli ultimi dieci anni. Quella degli uomini è passata da 62 del 2012 a 64,2 nel 2022, mentre quella delle donne da 61,3 a 64,7. Il superamento di quella degli uomini da parte di quella delle donne è legato alla diffusa discontinuità delle loro carriere che comporta ritardi nel raggiungimento dei requisiti contributivi per la pensione anticipata.
L’importo complessivamente erogato è stato pari a 322 miliardi di euro. Le donne, nonostante rappresentino il 52% dei pensionati, sono titolari di solo il 44% dell’importo totale.
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