martedì 5 settembre 2023

5 settembre - VERCELLI RASSEGNA STAMPA, info

 LA VOCE DI NOVARA

Operai morti a Brandizzo, al corte di Vercelli anche i sindacati di Novara

Elena Ugazio, segretaria Cisl Piemonte Orientale: «Michael era un nostro iscritto, va fatta formazione». Attilio Fasulo, segretario Cgil: «Serve che il governo si attivi»

A meno di una settimana dall’incidente ferroviario di Brandizzo, avvenuto nella notte fra il 30 e il 31 agosto, e costato la vita a cinque operai, circa 2 mila persone provenienti da tutto il Piemonte e anche da Liguria, Emilia Romagna e Lombardia, esponenti delle associazioni di categoria, del mondo politico e delle istituzioni, si sono unite ieri, 4 settembre, al corteo silenzioso organizzato da Cgil, Cisl e Uil a Vercelli.Una manifestazione per commemorare i cinque operai travolti dal treno durante i lavori di manutenzione ai binari, ma anche per lanciare un messaggio chiaro al governo. Per i sindacati lo slogan è uno solo “Non abbiamo più parole”. «Michael Zanera era un nostro iscritti, così come il papà di Kevin Laganà, e questo rende la tragedia ancora più difficile per noi – racconta Elena Ugazio, segretaria Cisl Piemonte Orientale, tra gli organizzatori del corteo -. C’era tutta la città e questo è stato il segnale dell’unità di intenti. La manifestazione è stata organizzata per dimostrare vicinanza alle famiglie colpite, ma riteniamo che questa vicinanza vada dimostrata ogni giorno parlando di salute e sicurezza, L’incontro con il prefetto è stato molto proficuo: la nostra richiesta di metterci intorno a un tavolo per fare prevenzione, cultura e formazione sulla sicurezza è stata ben condivisa. Tutti dobbiamo capire che la sicurezza non è un costo ma un investimento». «Una reazione importante che però non basta: di manifestazioni ne abbiamo fatte tante e spesso stancano chi ha subito una tragedia come questa – commenta il segretario provinciale Cgil Novara e Vco che ha accompagnato il segretario nazionale Maurizio Landini -. Le chiamano morti bianche, ma hanno nomi e cognomi: si chiamano profitto che nasce nel sottobosco dei subappalti dove ci sono persone costrette a lavorare in condizioni disagevoli e con misure di sicurezza ridotte. Ora si deve fare luce sul caso e poi aprire una discussione. Prima dell’estate abbiamo avuto un incontro con il governatore Cirio portando 25 esposti nei confronti di note aziende piemontesi che non rispettano i dettami della 626. Non ci sono abbastanza controlli, non c’è personale che dovrebbe vigilare e sanzionare: serve che il governo si attivi».

CORRIERE DELLA SERA (TORINO)

Brandizzo, gli alert inascoltati: «Deve passare un treno in ritardo». Poi la risposta choc: «Sono tutti morti»

Gli operai occuparono i binari e vennero travolti da quell'ultimo treno in programmazione.  Poco dopo, la dirigente avrebbe richiamato il dipendente di Rfi Massa, che sotto choc le ha risposto: «Sono tutti morti» È in corso da questa mattina alle 10, in Procura a Ivrea, l'audizione della dirigente movimentazione della centrale di Chivasso che mercoledì sera era in contatto telefonico con Antonio Massa, il dipendente di Rfi referente per i lavori in corso sulla linea ferroviaria alla stazione di Brandizzo. La dirigente era demandata a monitorare il traffico ferroviario e ad annunciare il blocco della linea. 

Gli alert inascoltati

Quella notte, la donna per ben tre volte - secondo le telefonate registrate dal server di Rfi - comunicò a Massa che il permesso per i lavori sui binari non c’era: «Deve passare un treno in ritardo»; «non potete farlo (i lavori, ndr) prima di mezzanotte»; e «aspetta che chiedo». Alert che sarebbero rimasti inascoltati. La cronaca racconta che gli operai della Sigifer occuparono i binari e vennero travolti da quell'ultimo treno in programmazione quella sera.  Poco dopo, la dirigente avrebbe richiamato Massa, che sotto choc le ha risposto: «Sono tutti morti»

Gli indagati

La testimonianza della donna  rappresenta un passaggio chiave dell'inchiesta.  La dirigente era accompagnata da un collega, che sarebbe stato con lei in servizio nella stazione di Chivasso. La Procura di Ivrea procede per omicidio plurimo e disastro nella formula del dolo eventuale.  Due al momento gli indagati: il dipendente Rfi, Massa, e il capo squadra della Sigifer Andrea Girardin Gibin.

Brandizzo, il giallo del dispositivo di sicurezza: «Quella notte i circuiti di binario non funzionarono»

Indagini sul sistema che avvisa se il binario è già occupato. L'inchiesta si concentra anche sulle prassi dell'azienda coinvolta nell'incidente, nel quale sono morti 5 operai

IVREA - L’audio delle telefonate tra il dirigente movimento di Chivasso e il collega di Rfi sul campo e le immagini della telecamera sul binario uno, restituiscono una scena di una tranquilla tragicità: ben prima dell’orario previsto, mezzanotte, la squadra di operai viene mandata sui binari, e inizia a lavorare, appena passato quello che si pensava l’ultimo treno, come fosse la cosa più normale del mondo. Ora la Procura di Ivrea, che indaga sull’incidente di Brandizzo, vuole capire se questo modus operandi è una sciagurata eccezione o una terribile consuetudine (delle aziende): così, già oggi, potrebbero essere sentiti come persone informate sui fatti colleghi ed ex colleghi dei cinque lavoratori della Sigifer, uccisi nella notte tra mercoledì e giovedì scorsi.

Il modulo «M40»

Dopodiché, al di là dell’errore umano, i magistrati vogliono verificare le procedure di sicurezza e i sistemi di protezione della linea, in caso di cantieri. Partendo dall’ipotesi verso la quale convergono finora tutti gli indizi: l’interruzione della circolazione non fu mai data e, quindi, neppure il nulla osta per l’inizio dei lavori. Motivo per il quale l’ufficio diretto dal Procuratore Gabriella Viglione ha indagato Antonio Massa, 46 anni, la «scorta ditta» di Rfi al fianco degli operai, e Andrea Girardin Gibin, caposquadra della Sigifer: entrambi, con le accuse di disastro ferroviario e omicidio plurimo con dolo eventuale. I lavoratori furono invece fatti andare sui binari, nonostante mancasse l’ok, da riportare, per «iscritto e da firmare», con fonogramma, il cosiddetto modulo «M40».

Il corto circuito di sicurezza che non scattò

L’inchiesta, coordinata dai pubblici ministeri Giulia Nicodemi e Valentina Bossi, si chiede anche cosa succeda in caso di disattenzione. Di errore umano, insomma. «E in questo caso il corto circuito di sicurezza non è partito, vedremo», ragionava un investigatore, impegnato in un sopralluogo sul binari. Il riferimento è ai «Circuiti di binario, i CdB»: circuiti elettrici costituiti da sezioni di binario, dette «controllate», che hanno lo scopo di segnalare la presenza di rotabili sul tratto. «Una delle tipologie di sensori del sistema Ccs (Controllo, comando e segnalamento), sono fondamentali per la sicurezza della circolazione», spiega Rfi nei documenti della sezione «Sicurezza e tecnologia». Circuiti che, generalmente, sono ubicati in determinati punti della linea e nelle stazioni. In assenza di rotabili, la corrente elettrica alternata immessa nel binario in un punto si richiude in un altro, attivando un dispositivo, detto ricevitore, che segnala il CdB come «libero». La presenza di un locomotore o di un vagone, attraverso i suoi assi, offre invece una via di richiusura alla corrente, creando un «cortocircuito», spegnendo il ricevitore: e il CdB risulta occupato. 

Il meccanismo dovrebbe funzionare anche in caso di lavori su un unico binario, ma con l’uso di determinati attrezzi metallici o, va da sé, se un pezzo di binario fosse smontato dalla linea. In ogni caso, il sistema non scattò: se per un malfunzionamento o meno, è un altro punto che accerterà l’inchiesta.

Maurizio Landini durante il corteo per i morti di Brandizzo: «Subito una Procura nazionale per la sicurezza sul lavoro»

La manifestazione promossa dai sindacati a Vercelli dopo l'incidente ferroviario costato la vita a 5 operai. I parenti delle vittime: «Non vogliamo funerali di Stato, fanno schifo»

Sfila per le strade di Vercelli il corteo organizzato da Cgil, Cisl e Uil per la morte dei cinque operai della Sigifer travolti da un treno mentre stavano lavorando sui binari alla stazione di Brandizzo

La marcia ha avuto inizio da piazza Roma e raggiungerà la Prefettura. Tra le bandiere dei sindacati spunta anche la foto di Michael Zanera, una delle cinque vittime. L'ha portata la cugina Samantha, che partecipa alla manifestazione insieme ad alcuni amici e parenti: «Siamo qui per chiedere giustizia, non si può morire in questo modo». 

I parenti di Zanera e Laganà rifiutano ogni tipo di funerale collettivo. Alla domanda cosa ne pensate dell'ipotesi di funerali di Stato, arriva la risposta secca e sdegnata di un familiare: «Fanno schifo».

Il segretario della Cgil

Al corteo è presente anche il leader della Cgil, Maurizio Landini: «È venuto il momento di un cambiamento radicale, investire sulle reti delle ferrovie è il modo vero per avere rispetto per le persone che ci hanno rimesso la vita». E aggiunge: «Basta caricare tutto sulla pelle dei lavoratori.  È il momento di fare investimenti per potenziare l'Ispettorato del lavoro e tutto ciò che è prevenzione.  Qualsiasi cantiere o macchina che viene progettata dev’essere pensata anche per prevenire morti sul lavoro».  Landini ha rimarcato che oggi più che mai «è indispensabile creare la Procura nazionale per la sicurezza sul lavoro».

Gli operai della Sigifer

In coda al corteo, poco dietro ai familiari delle vittime, c'è un gruppo di operai della Sigifer. C'è poca voglia di parlare. Hanno voluto esserci per rispetto dei colleghi che hanno perso la vita. Nessuno riesce a darsi una spiegazione di quanto accaduto. «Quando andiamo a lavorare siamo sereni. Non ci andiamo con la paura, perché la regola è di iniziare a lavorare quando la linea è bloccata». Non c'è rabbia nelle loro parole. Nessun rancore nei confronti dei due sopravvissuti indagati dalla Procura di Ivrea: «Non c'è un perché, è successo. Non ci sono parole, li conosciamo. Sapendo come si lavora non può esserci rabbia».

Sicurezza e Lavoro, Quirico: accertare responsabilità strage Brandizzo

“Occorre però uscire dalla logica dell’emergenza e del sensazionalismo”

Torino – Erano almeno duemila le persone presenti questa mattina a Vercelli alla manifestazione indetta dai sindacati in solidarietà alle vittime di Brandizzo e a denuncia delle morti sul lavoro.

«Vedere così tante persone in piazza a Vercelli per manifestare la propria solidarietà ai familiari delle cinque vittime della strage di Brandizzo e per chiedere più diritti e tutele sul lavoro – dichiara il direttore di Sicurezza e Lavoro, Massimiliano Quirico – è sicuramente un fatto positivo.

Occorre però uscire dalla logica dell’emergenza e del sensazionalismo. La salute e la sicurezza sul lavoro devono essere una priorità ogni giorno, sul lavoro, in strada, a scuola. Ci sono ogni anno in Italia migliaia di morti e infortunati sul lavoro silenziosi, che non fanno notizia».

«Mi auguro anche – conclude Quirico – che l’ennesima strage sul lavoro rinnovi l’attenzione quotidiana sull’incolumità di lavoratori e lavoratrici e la renda quotidiana.

E speriamo che venga fatta rapidamente giustizia, per offrire un minimo conforto a chi ha perso i propri cari, ma anche per dare un segnale forte a imprese e istituzioni, affinché rivedano le procedure e incrementino le tutele per lavoratori e lavoratrici, in particolare per quanto riguarda appalti e subappalti, e si possano così evitare altri lutti».

QUOTIDIANO PIEMONTESE (VERCELLI)

A Vercelli manifestazione dei sindacati per la strage di Brandizzo

Il corteo si è fermato davanti alla sede della Prefettura di Vercelli

Vercelli – In tanti, almeno duemila, si sono uniti questa mattina alla manifestazione indetta dai sindacati in solidarietà alle vittime di Brandizzo e a denuncia delle morti sul lavoro. Presenti i segretari generali e Maurizio Landini.

Solo qualche giorno fa il Piemonte, e l’intero Paese, sono rimasti sconvolti dalle ennesime morti sul lavoro. Una vera e propria strage, quella di Brandizzo, in cui a perdere la vita sono stati cinque operai falciati da un treno: Kevin Laganà, Michael Zanera, Giuseppe Lombardo, Giuseppe Sorvillo e Giuseppe Aversa.

Il corteo di manifestanti, partito da piazza Roma, è arrivato alla sede della Prefettura di Vercelli; presenti anche i familiari di Michael Zanera.

Una delegazione è stata ricevuta dal prefetto, tra le questioni ataviche affrontate anche il funzionamento dei subappalti e le ore di lavoro richieste agli edili.

“Serve rispetto per le 1.090 persone che hanno perso la vita sul lavoro nel 2022, oltre 500 sono già morti nei primi 6 mesi di quest’anno: numeri che indicano una strage. Negli ultimi 20 anni i morti sono più di 20.000, la metà degli abitanti di Vercelli.

Il punto vero è la prevenzione. Qualsiasi cantiere, qualsiasi macchina che progetti deve essere pensata per non fare morire nessuno sul lavoro. È venuto il momento di un cambiamento radicale”, le parole di Maurizio Landini riportate da Cgil Piemonte.

Due gli indagati per l’incidente ferroviario di Brandizzo: uno dei due è Antonio Massa, l’addetto di Rfi al cantiere e che aveva il compito come “scorta-ditta” di comunicare il nulla osta del passaggio dei treni, o in caso contrario fermare i lavori. L’altro è Andrea Girardin Gibin, caposquadra della Sigifer.

La Procura di Ivrea indaga per i reati di disastro ferroviario e omicidio plurimo.

INFO VERCELLI 24

Duemila persone da tutto il Piemonte

Manifestazione dei sindacati in memoria delle vittime di Brandizzo - Hanno chiesto più controlli, più rispetto per la vita umana. - Familiari in silenzio

Duemila persone (da tutto il Piemonte e anche da altre regioni) alla manifestazione indetta dai sindacati confederali in memoria delle vittime della strage di Brandizzo.

In fondo al corteo (che ha sfilato dalla stazione fino davanti alla Prefettura) una delegazione di lavoratori della Si.gi.fer di Bovorgovercelli, la ditta per cui lavoravano in cinque lavoratori deceduti. Tanto loro quanto i familiari delle vittime hanno partecipato in silenzio.

Al corteo ha partecipato gente di tutte le età: tanti pensionati e tanti giovani (per lo più di gruppi provenienti da fuori Vercelli); con loro anche le istituzioni vercellesi (sindaco, arcivescovo, consiglieri comunali, rappresentanti dei partiti politici e storici sindacalisti attivi sul territorio).

Davanti al corteo il leader della Cgil Maurizio Landini, che prima dell'inizio della manifestazione ha chiesto una procura nazionale che si occupi di incidenti sul lavoro: «E' il momento di fare una procura nazionale sulla sicurezza e mettere insieme le persone che hanno le competenze, bisogna investire sugli ispettorati sul lavoro, sulla sicurezza. Il governo si renda conto che è necessario aprire tavoli di confronto serio». 

Davanti alla Prefettura hanno preso la parola tre lavoratori che hanno chiesto più controlli, più sicurezza, più rispetto per la vita umana.

Una delegazione è poi salita, per un incontro con Lucio Parente, prefetto di Vercelli: più di un'ora di colloquio, alla presenza dell'arcivescovo Marco Arnolfo, del sindaco Andrea Corsaro, dei rappresentanti di Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza.

«Abbiamo chiesto maggiori controlli sul fronte della sicurezza e ottenuto un impegno importante, da parte delle forze dell'ordine, per una collaborazione stretta sul fronte della verifica delle segnalazioni raccolte tra i lavoratori», dice Valter Bossoni, segretario della Camera del Lavoro, al termine dell'incontro.

Foto e video qui: https://www.infovercelli24.it/2023/09/04/leggi-notizia/argomenti/cronaca-10/articolo/migliaia-di-persone-da-tutto-il-piemonte.html





 

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