La strage di Brandizzo è ancora calda. L'inchiesta è appena partita. Ma, a proposito: è mai possibile che nessun provvedimento, di nessun genere, sia stato preso subito verso il padrone della Sigifer? E’ possibile che finora gli unici indagati siano i compagni di lavoro che sono sopravvissuti alla strage? Un'inchiesta dettagliata dovrà stabilire le altre responsabilità, ma si poteva già indicare nel padrone della Sigifer - e chiaramente nella grande madre dell’appalto FF.SS, - dei responsabili per lo meno oggettivi di questa strage.
Un articolo del Fatto Quotidiano dice: “quanto percepivano di maggiorazione per lavorare tra le 22 e le 6 i cinque operai travolti dal treno?”: percepivano 2 euro e 60 centesimi in più a l'ora rispetto alla paga base, per lavorare di notte sui binari! E’ questa è la “maggiorazione notturna” che percepivano gli operai della Sigifer”, e questo lo si rileva dalla busta paga. Scavavano con le pale i pietrischi dei binari quando sono stati travolti e le buste paghe ci stanno a raccontare qual’era l'effettiva condizione salariale: €2 lordi a l’ora per lavorare in questa fascia assai pericolosa. Una elemosina!
L'inquadramento poi di questi lavoratori: delle cinque vittime uno era un manovale al primo livello, due erano operai comuni di secondo livello e due erano operai specializzati di terzo livello. Ebbene, tutti per il tipo di lavoro dovevano essere almeno di terzo, di quarto o quinto livello, per il grado di professionalità che richiedeva, oltre che per il grado di pericolosità.
I lavoratori sono in questa maniera oltremodo ricattabili ed è chiaro che pur di aumentare il loro salario accettano condizioni di lavoro, contratti e livelli inferiori a quelli che gli toccavano. Ma questo spiega che obiettivamente il padrone della Sigifer, per il solo fatto di essere colui che pagava questi salari e stabiliva questi livelli, è il primo responsabile di queste morti, è il primo responsabile che doveva essere colpito. Poi vediamo quanto, l'appalto tra Sigifer e le Ferrovie, condiziona tutto questo ciclo.
Gli operai alla strage di Brandizzo hanno risposto con alcuni scioperi, con alcune iniziative.
Abbiamo raccontato molto nei dettagli nell'altra Controinformazione lo sciopero alla Dalmine indetto dallo Slai Cobas sc. Alcune cose bisogna dire. Lo Slai Cobas sc è stato l'unico sindacato che ha indetto
uno sciopero in questa fabbrica, ci sono da sempre i confederali maggioritari; c'erano anche i sindacati di base, ma nessuno si è unito allo sciopero; ed è chiaro che questo si inserisce nelle contraddizioni, nelle divisioni, nei livelli di coscienza esistenti oggi nelle fabbriche.
Ciononostante è stato positivo che si sia scioperato alla Stellantis ad Acciaierie Arvedi, alla ST Microelectronics, alla Marcegaglia, alla Piaggio, alla Bonfiglioli, G.D, Titan, Magna, CordenPharma. Vale a dire, in alcune fabbriche uno sciopero del USB ha visto una parziale adesione di operai.
Vanno salutate le due ore di sciopero indette dal Si.Cobas che hanno influito su tanti posti di lavoro e magazzini e prodotto il fermo, la partecipazione, di tanti lavoratori. Il SiCobas dice: “uno sciopero vero, reale, praticato da lavoratori e lavoratrici in carne e ossa, protagonisti in questi anni delle battaglie contro la logica degli appalti e i sistemi a scatole cinesi delle cooperative” .
Questo sciopero ci interessa anche perché esso è sicuramente parte, come quello della Dalmine, della campagna lunga per lo sciopero generale del 20 ottobre in cui tutte le energie dei proletari classisti e combattivi delle fabbriche e dei luoghi di lavoro possono essere unite, in cui le lotta contro le morti sul lavoro sia importante e centrale, insieme alle questioni del salario, dell’attacco alle condizioni di lavoro.
Non basta la lotta in fabbrica per tutto questo, sarà necessario costruire, come viene proposto, una Rete nazionale per la salute e la sicurezza nei posti di lavoro, perché tutte le energie possibili per una guerra quotidiana sui posti di lavoro si mettano assieme ai lavoratori e diano più potere agli RLS, che permetta di far rispettare quello straccio di leggi che ci sono. Altre leggi servono, certo servono, ma il problema è con quale forza materiale oggi queste leggi possono essere fatte rispettare per “ridurre il danno” di un sistema che comunque produce morte sul lavoro per ragioni di sistema, perché è un sistema capitalista fondato sullo sfruttamento dei lavoratori e sul massimo sfruttamento che significa il minimo della sicurezza?
La Rete Nazionale porta avanti una battaglia politica perché questo governo è dalla parte dei padroni, dalla parte di chi uccide sul lavoro con la legge sugli appalti e con l'attività che quotidianamente indirizza a favore dei padroni e al massimo sfruttamento dei lavoratori su tutti i terreni. Per questo serve l'estensione della lotta con la Rete Nazionale per il salute e la sicurezza sui luoghi di lavoro e nei territori, parte della battaglia politica per rovesciare i governi che peggiorano su tutti i terreni la condizione operaia e in particolare sul terreno della sicurezza sul posto di lavoro.
Nelle grandi fabbriche la lotta operaia è difficile, per questo tutte le potenzialità di scontro e conflitto che si vanno a creare all'interno del gruppo Stellantis devono essere conosciute dai lavoratori, sostenuti dall'insieme della classe operaia e ogni organizzazione sindacale di base, ogni attivista classista e combattivo deve lavorare perché ciò che avviene nelle fabbriche Stellantis siano delle scintille, dei focolai che incendino tutta la prateria del gruppo.
In particolare segnaliamo 2 scioperi che sono abbastanza riusciti. Di uno ne parlano i compagni dello Slai cobas di Pomigliano: lo sciopero che ha fermato la produzione il 2 settembre è stato positivo perché si sono fermati sia operai di Pomigliano sia quelli trasferiti dalla Stellantis di Melfi. E’ quindi uno sciopero che ha unito ciò che l'azienda vuole dividere, i trasferimenti servono a mettere operai contro operai, servono a mettere in contratto di solidarietà i lavoratori, gli operai di Pomigliano e invece a continuare la produzione in condizioni di massimo sfruttamento con gli operai trasfertisti da Melfi.
E' chiaro quindi che ogni focolaio di lotta su questo terreno deve essere sostenuto e conosciuto e che tutti dobbiamo lavorare in questa direzione.
Gli operai di Melfi hanno scioperato sul primo e sul secondo turno contro l'aumento dei carichi di lavoro al montaggio che al rientro delle ferie di agosto sono ulteriormente peggiorati. Vale a dire, gli operai a Melfi vengono ridotti di numero a causa delle trasferte coatte a Pomigliano, a Termoli, che coinvolgono una grossa fetta di loro e invece poi, per quelli che restano all'interno della Stellantis di Melfi, ci sono gli aumenti di carico di lavoro.
E' frutto di una sola logica: la logica del padrone, la logica del massimo sfruttamento con meno operai, dell'aumento dei carichi di lavoro.
E questo oggi in cui il gruppo Stellantis dichiara che è in una fase di transizione all'elettrico, che il futuro sarà radioso attraverso la produzione elettrica, e quindi dice: accettate queste condizioni di transizione, con i sindacati confederali complici di questo perché la produzione elettrica che viene annunciata, anche chi sta studiando i fatti sa bene che ridurrà nettamente l'occupazione: si parla di 1.500 operai impegnati quando sarà fatta la trasformazione all'elettrico dello stabilimento di Melfi, quindi sicuramente un taglio occupazionale è previsto.
Oggi più sfruttamento, meno salari, più contratti di solidarietà, cassa integrazione, per un futuro in cui meno lavoro e più sfruttamento saranno ancora una volta le caratteristiche.
Per questo la lotta deve cominciare oggi, attraverso una linea che salvaguardi l'unità degli operai, perché mettere gli stabilimenti l'uno contro l'altro, mettere gli operai l'uno contro l'altro, utilizzare la divisione sindacale per dividere gli operai è ciò che vuole il padrone e a questo non c'è alternativa che l'autorganizzazione e la lotta dal basso. E a questo bisogna lavorare e sicuramente lo faranno, nei limiti delle loro possibilità, a Melfi come alla Stellantis di Mirafiori, i compagni e i lavoratori dello Slai Cobas sc e di proletari comunisti.
Ma non bastava questo, c'è stato anche l'attacco alla mensa e la ribellione degli operai all'abolizione al diritto alla mensa. Anche la questione della mensa è una scintilla che può incendiare gli stabilimenti. Noi "soffiamo sul fuoco" perchè questo vogliamo.
Sosteniamo la lotta dei lavoratori di Mondo Convenienza.
I lavoratori sono in lotta da tempo, hanno provato a sgomberarli, hanno resistito. E’ in corso una settimana di lotta in tutto l'arcipelago di Mondo Convenienza che va sostenuta ovunque ci siano le condizioni.
Così come va sostenuta la resistenza e la lotta sviluppata dai lavoratori, dai disoccupati, precari, per il salario e il lavoro a Napoli, un focolaio importante di lotta contro l'attacco del governo al reddito di cittadinanza e al rifiuto del salario minimo garantito.
I lavoratori si preparano: “lavoro o non lavoro dobbiamo campare”, “lavorare tutti e meno, salario garantito, lavoro stabile ed utile socialmente, il 20 andremo a Roma”- il movimento di lotta disoccupati 7 novembre e Cantiere 167 di Scampia.
I lavoratori, i precari, i disoccupati di questo movimento non si sono limitati a lottare a Napoli ma hanno lanciato un appello perché nascano su tutto il territorio nazionale una rete di comitati per la difesa e l'estensione del reddito, una rete che ci vuole oggi per scontrarsi col Governo e contro l'attacco generale che su questo terreno viene fatto. La manifestazione di Roma del 20 è l'inizio di un autunno che speriamo caldo e che si possa ulteriormente riscaldare in funzione del mese dopo, dello sciopero generale sciopero generale in cui devono convogliarsi tutte le lotte in corso.
Anche da Palermo si sviluppa da alcuni giorni la protesta - il posto di lavoro non si tocca - come precari, assistenti sociali, assistenti igienico-personali per gli studenti, che stanno scendendo quotidianamente in lotta contro i Palazzi del potere, rivendicando con forza il lavoro, la tutela del lavoro, la fine della precarietà, che in questo caso si tratta anche di un servizio socialmente utile, indispensabile agli studenti disabili.
Tutte queste lotte devono essere conosciute e unite in prospettiva del 20 ottobre che possa segnare un passo in avanti della mobilitazione unitaria di lavoratori, precari, disoccupati.
Tutto il contrario è ciò che svolgono i sindacati confederali, il falso movimento di Landini e delle segreterie confederali, tutto il contrario di quello che risponde alle esigenze effettive di lotta dei lavoratori.
Su questo vanno approfonditi sia temi che piattaforme e va chiarito che l'unità dei lavoratori passa dall'affermazione di una linea di classe, di un sindacalismo classista e combattivo, di una linea con forti basi tra le masse che organizzi i settori più combattivi dei lavoratori
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