da
Operai
Contro 2
Il
passaggio all’elettrico è pagato dagli operai con trasferte
forzate, intensificazione dei ritmi, licenziamenti mascherati.
Le transizioni tecnologiche che si sono succedute hanno sempre
creato cambiamenti e il passaggio all’elettrico è uno di questi.
Ma siamo solo all’inizio e Stellantis sta esercitando uno
strapotere come se fossimo già ad uno stato avanzatissimo di questo
processo.
Era difficile pensare di poter peggiorare rispetto a
come stavamo in Fca, ma con Stellantis è successo. Nelle fabbriche
Stellantis come ci spiegano i lavoratori della logistica, non si
lavora più a Just in time nei magazzini ma si fanno grandi accumuli
di materiale con il risultato che anche per prendere un solo pacco di
viti i mulettisti e carrellisti devono fare il doppio della fatica
togliendo prima le cataste messe in disordine e accumulate. Con
l’aiuto di sindacati padronali impongono trasferte di tre mesi, non
volontarie ma coatte, per fare abituare i lavoratori all’accettazione
del lavoro di breve durata e negli stabilimenti dove si concentra di
più al momento la produzione. E ci riescono benissimo perché i
lavoratori lasciati soli, senza un’organizzazione, si rassegnano e
accettano i tre mesi di spostamenti forzati.
Si tratta per l’azienda
di omologare gli stabilimenti italiani a quelli francesi, dove un
gran numero di operai è a contratto determinato, con scadenze brevi,
trimestrali o quadrimestrali e per continuare a lavorare è obbligato
ad accettare il trasferimento negli stabilimenti dove serve più
manodopera. Ma le trasferte obbligatorie hanno anche un’altra
funzione, quella di rendere stanchi i lavoratori di questo sistema e
di spingerli ad accettare il licenziamento con incentivo. La
riduzione dell’organico rappresenta un obiettivo dichiarato
dell’azienda. E infatti a Melfi corrono sempre più insistentemente
le voci che l’organico rimarrà di 1500 addetti. Intanto, tutti i
sindacati acconsenzienti, per evitare l’ennesimo linciaggio
mediatico, fanno da portavoce di Stellantis dicendo che per produrre
auto elettriche non serve molto personale. Chiunque, anche un
bambino, capisce che un polo produttivo tra i primi in Europa ridotto
a 1500 dipendenti non riuscirebbe a produrre neanche frigoriferi, con
le migliori tecnologie, a produzione elevata. È chiaro che questo è
un “accompagnamento” alla morte lenta di un sito produttivo come
quello di Melfi. Ma niente viene fatto capire apertamente e anzi, per
fare stare tutti tranquilli e buoni, vengono annunciati fantomatici
nuovi modelli elettrici con date approssimative. Gli operai
dovrebbero prendere in mano la situazione con un piano ben preciso
per bloccare lo strapotere di Stellantis e soprattutto lontano da
questi sindacati che hanno accompagnato alla rovina migliaia di
lavoratori e famiglie.
Diavolillo,
operaio
Stellantis di Pomigliano
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