Oggi nel giorno e nell’ora in cui si è
svolto il funerale del nostro compagno Russo Bruno operaio della Breda Fucine
si è svolto anche il funerale del nostro compagno di lotta Marco Bonfanti,
operaio della Pirelli Bicocca di Milano con cui abbiamo condiviso tante
battaglie sia in fabbrica fin dagli anni settanta sia successivamente nelle
aule giudiziarie.
Riportiamo la testimonianza orale di Marco
fatta in tribunale nel 2014 e scritta nelle motivazioni della sentenza con cui
il giudice Raffaele Martorelli ha condannato in primo grado i manager Pirelli
con pene fino a 8 anni (sentenza poi ribaltata in appello con l’assoluzione
degli imputati) pubblicata nel libro AMIANTO: MORTI DI “PROGRESSO”. Per i padroni essere
indagati per aver fatto morire i propri lavoratori, anche se quasi mai ne
consegue una condanna, è di certo cattiva pubblicità: così nel bilancio 2006 la
Pirelli – storica azienda multinazionale produttrice di pneumatici e cavi -
accantonava 38 milioni di euro in previsioni di nuovi possibili problemi
giudiziari derivanti dall'uso dell'amianto per comprare e monetizzare la salute
e la vita umana, come fanno tutti i padroni.
Teste Bonfanti - Dipendente Pirelli viale Sarca dal
1968 al 1987 ai pneumatici con mansione di elettricista.
Girava tutti
i reparti e “c'era amianto dappertutto. I reparti erano molto polverosi,
soprattutto quelli di vulcanizzazione e delle mescole erano reparti infernali.
Gli operai però non sapevano con che tipo di materiali stavano a contatto,
nessuno li aveva resi edotti dei rischi derivanti dall'amianto. Gli operai
erano sottoposti a delle visite mediche periodiche, in occasione delle quali
venivano loro effettuati prelievi e radiografie, ma lui non era mai venuto a
conoscenza degli esiti delle sue visite mediche.
La
situazione dei reparti era rimasta immutata fino agli inizi degli i anni 90,
periodo in cui vennero effettuati alcuni miglioramenti, per esempio venne
aggiunto qualche aspiratore in più. Molti operai avevano la mascherina, ma è un
po' come l'aspirina per il cancro … eh!. parliamoci chiaro. Cioè o elimini le
sostanze, ma le mascherine lì sono quelle che vendono al supermercato, cosa
vuole che facciano... molti la mettevano, però bisogna anche tenere conto che
in certi momenti ti dà anche fastidio, fai fatica a respirare, specialmente
d'estate. Cioè in tutte le cose ci sono delle complicanze. Inoltre la
mascherine non erano munite di filtro".
Se gli
operai non mettevano le mascherine non venivano redarguiti dall'azienda perché
"all' azienda gli interessava che si faceva la produzione, di quelle cose
lì non gliene fregava niente".C'erano dei ventilatori a muro "tipo
quelli delle cucine", che servivano a cambiare l'aria ma non a purificarla
dalle impurità quindi erano sostanzialmente inutili.
Per quanto
riguarda le operazioni di pulizia e manutenzione, la Pirelli appaltava a
imprese esterne la manutenzione straordinaria, che veniva fatta da addetti
senza alcun tipo di protezione, e la stessa cosa valeva per le operazioni di
pulizia straordinaria, che comportavano per esempio il sollevamento di alcuni
macchinari: Quando si trattava di svolgere piccole riparazioni, ci pensavano
gli stessi operai della Pirelli, dotati di mascherine praticamente inutili,
perché non erano dotate di filtri e quindi in ogni caso inidonee a prevenire i
rischi dell'elevatissima polverosità dei reparti che si poteva generare. Agli
operai venivano forniti guanti, scarpe infortunistiche e mascherine, strumenti
che purtroppo, per le condizioni di lavoro che c'erano, non avevano una grande
utilità.
…..Le
tubature erano rivestite di amianto, che serviva ad evitare la dispersione di
calore. Quando c'era qualche problema alle tubature, gli addetti andavano a
tagliare il pezzo di tubo da tirare via con la fiamma ossidrica e poi lo
buttavano non si sa dove. I pezzi che cadevano per terra venivano rimossi con
la scopa. La maggior parte degli operai che erano adibiti a queste funzioni
sono morti”.
Il teste
aveva provato a fare personalmente richiesta per apportare migliorie ai locali:
gli era stato risposto che sarebbero stati presi provvedimenti, ma prima di
vedere effettivi cambiamenti l'impresa aveva fatto in tempo a chiudere. I
reparti sotterranei, dove gli era capitato di fare manutenzione, erano in
condizioni anche peggiori. L'amianto si sbriciolava dalle tubature e erano gli
operai che trascorrevano le loro giornate lì dentro.
Il Bonfanti
è affetto da nefrettomia bilaterale (cioè una rimozione di entrambi i reni. In tali casi
la vita è tecnicamente possibile, ma solo effettuando la dialisi
(emodialisi) almeno tre volte a settimana) e carcinoma urotediale.
Nessun commento:
Posta un commento