lunedì 20 novembre 2017

19 novembre - Un altro processo importante ai padroni assassini a Torino per il polo chimico



CRONACA - Per "disastro colposo" la Corte di Assise del tribunale di Alessandria aveva condannato, quasi due anni fa, a due anni e sei mesi di reclusione quattro manager e dirigenti del Polo Chimico di Spinetta Marengo per l'inquinamento scoperto attorno allo stabilimento. Si era parlato di "emergenza cromo", anche se le sostanze inquinanti trovate erano circa una ventina. Dal prossimo 7 febbraio 2018 torneranno davanti al tribunale della corte di Appello di Torino Francesco Boncoraglio, responsabile ambientale per i siti industriali Ausimont fino al 2002; Luigi Guarracino, direttore di
stabilimento fino al 2007; Giorgio Carimati, dipendente Solvay con funzioni di responsabilità sul controllo ambientate a partire dal 2004 e Giorgio Canti, responsabile ambientale per il sito di Spinetta fino al 2002, condannati in primo grado dalla Corte d'Assise di Alessandria. 

Il pubblico ministero, Riccardo Ghio, aveva portato in giudizio otto imputati con l'accusa di omessa bonifica e avvelenamento doloso della acque. Quattro i condannati, quattro gli assolti per non aver commesso il fatto (Carlo Cogliati, Bernard De Laguiche e Pierre Jaques Joris, Giulio Tommasi, unico sempre presente in aula). Oltre alla pena era stata stabilita anche la misura dei risarcimenti alle parti civili ammesse: Ministero dell'Ambiente, comune di Alessandria, Provincia di Alessandria, Cgil Camera del Lavoro, associazioni ambientaliste tra cui Legambiente, Wwf, Medicina democratica ed altre e un centinaio di privati cittadini, con risarcimenti che andavano da qualche migliaiai di euro per i privati a 50 mila euro per gli enti. Una sentenza che aveva scontentato un po' tutti, sia l'accusa (che chiedeva una condanna tra gli otto e i dieci anni non solo per inquinamento doloso ma anche per omessa bonifica), sia la difesa. Entrambe hanno quindi fatto ricorso in appello, insieme alle parti civili.
L'inchiesta era stata avviata nel 2008, dcon il ritrovamento nelle acque sottostanti il polo chimico e l'area dell'ex Zuccherificio sostanze chimiche pericolose ben oltre i limiti di legge: un inquinamento pregresso, si dirà durante il processo di primo grado, risalente probabilmente agli anni cinquanta e sessanta, quando nello stabilimento veniva ancora utilizzato il cromo nelle lavorazioni. Secondo la tesi della procura, i dirigenti che si sono succeduti alla guida dello stabilimento erano a conoscenza dei rischi per la presenza di discariche e perdite negli impianti, ma hanno taciuto di fronte agli enti preposti al controllo. Si torna, dunque, in aula, per un processo che partirà dagli atti prodotti nel primo grado: le testimonianze, i documenti raccolti nelle sedi delle aziende e depositate presso gli enti. 

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