lunedì 5 ottobre 2020

 

6 settembre – AICO -RAVELLI, PALAZZOLO BS: COLLABORAZIONISMO FIOM E REPRESSIONE DALLA QUESTURA DI BRESCIA, TUTTI GLI OPERAI DEVONO FARCI I CONTI SULLA STRADA DELLA LOTTA DI CLASSE.

FIOM UNA MANO SEMPRE TESA AL PADRONE, CHE CHIEDE GLI STRAORDINARI CON LA CIG SPECIALE APERTA. LI MASCHERANO CON UN ACCORDO DI BANCA ORE CONTESTATI, A PARTIRE DAI NOSTRI DELEGATI IN ASSEMBLEA. NESSUNO ACCETTA ANCHE SE OFFRONO L’ELEMOSINA DEI TIKET MENSA. 2 ORE DOPO IL FUNZIONARIO FIOM E DELEGATI SONO IN UFFICIO E FIRMANO.

LA QUESTURA VIETA DI MANIFESTARE DAVANTI ALLA SEDE FIOM, OBIETTIVO SENSIBILE!

 

Aico-Ravelli e Fiom/Cgil in sintonia nello smantellamento della fabbrica

La doppia lotta innescata dall’iscrizione di un gruppo di operai allo Slai Cobas s.c. per tentare di salvare il salvabile e per la democrazia in fabbrica iniziando dal rendere esigibili gli accordi sindacali per tutti gli operai ha incrinato i piani del padrone.

L’azienda per timore della mobilitazione sindacale ha accelerato ogni programma,

iniziando a svuotare il magazzino di Palazzolo senza attendere la conclusione di un accordo complessivo, ma accontentandosi di un impegno di massima a non contrastare l’operazione da parte della Fiom. Come in effetti è avvenuto. Silenzio assenso.

In conseguenza si sono accelerati i tempi anche per l’invio delle stufe in Polonia. In fretta e furia tecnici polacchi si sono trasferiti in Italia per sedute full-immersion nei reparti produttivi della Aico a Palazzolo per cercare di carpire i nodi cruciali delle fasi di montaggio. Ma qualcosa non sta funzionando e la fretta non produce i risultati cercati. Molte stufe le devono temporaneamente fare ancora a Palazzolo.

Intanto si scoprono le carte. Un presidio di protesta indetto dallo Slai Cobas sc alla sede della Fiom di Palazzolo per avere i contratti aziendali firmati per la Cig e i trasferimenti, porta un risultato: i delegati Fiom consegnano ai delegati Slai Cobas gli accordi sindacali.

Nel frattempo la Questura di Brescia, compie una grave azione di repressione preventiva nei confronti degli operai in lotta e dei loro diritti, emettendo una prescrizione che vieta di tenere il presidio davanti alla sede della Fiom/Cgil. Si tratta di un’azione da stato di polizia, un tentativo per limitare la libertà degli operai a far valere le proprie ragioni.

Il presidio è venuto meno vista la consegna immediata dei documenti, ma questo conferma ancora di più la giustezza dell’iniziativa e rende evidente l’intervento della Questura di Brescia come di parte, per spuntare l’iniziativa dei lavoratori che vogliono difendere il lavoro.

GLI OPERAI NELLA LOTTA DI CLASSE DEVONO FARE I CONTI CON LA REPRESSIONE, ESPLICITA O MASCHERATA, DELLE FORZE DI POLIZIA CON I MANGANELLI, O DELLE ISTITUZIONI CHE USANO LE NORME E DENUNCIE CON LA STESSA FORZA PER OSTACOLARE LA LOTTA.

Con gli accordi in mano si è potuto appurare che quanto denunciato fin dallo sciopero del 3 agosto dallo Slai Cobas sc è scritto nero su bianco: l’intesa per lo smantellamento delle linee di produzione meno redditizie, tra Fiom e Aico è del 7 luglio. Nonostante le loro smentite.

Le stufe Air delocalizzate a luglio, svuotato ad agosto il magazzino di ogni elemento di valore presente in fabbrica, il grandissimo stabilimento è praticamente vuoto e non giustifica la residuale produzione delle Idro.

È stato pure confermata la sottoscrizione di un accordo per la cassa integrazione speciale che si giustifica per le ristrutturazioni.

Tecnicamente non sono possibili i contratti di solidarietà perché in presenza della dismissione delle linee.

Quindi un accordo contraddittorio.

invece della Cigs difendere la produzione in fabbrica, avviare i contratti di solidarietà con integrazione, per avere a disposizione un lungo periodo adatto a costruire alternative alla crisi attuale.

Invece tutto è pianificato, per fare della ristrutturazione una delocalizzazione, e perché dopo la cassa integrazione speciale gli operai trovino solo la fabbrica vuota e il licenziamento.

Ma non si accontentano mai.Hanno fatto la CIGS adesso hanno fatto un accordo contestuale di straordinari mascherato con la banca ore.

Il 14 settembre la Fiom convoca un’assemblea in fabbrica. A sorpresa annuncia un piano di straordinari per un ordine improvviso di 500 stufe che richiede due ore di straordinari al giorno con la promessa del tiket mensa per chi approva. Un piano da coprire con la banca ore per eludere la presenza della cassa integrazione straordinaria.

Nessun operaio approva il piano aziendale proposto dalla Fiom. In testa alle contestazioni i nostri delegati. 2 ore dopo i funzionari Fiom e i loro delegati con una fretta davvero sorprendente, firmano con la direzione Aico Ravelli, l’indecente piano di straordinari, mascherato con la banca ore per eludere la cassa integrazione straordinaria senza il consenso degli operai.

Per lo Slai Cobas sc, è un accordo illegittimo.

Tornado ai piani aziendali trasformati dalla fretta per fare tutto subito prima che le mobilitazioni crescessero: il piano di produzione di 500 stufe difficilmente può corrispondere ad un ordine improvviso (gli ordini industriali sono ben altra cosa che far la spesa)

Verosimilmente il trasferimento accelerato del magazzino interno e delle stufe in Polonia non ha trovato pronte le strutture produttive estere, non tutti i problemi sono ancora risolti sia dal punto di vista tecnico dell’efficienza della formazione operaia, fatto comunissimo in tutte le delocalizzazioni.

Da qui la necessità di utilizzare ancora gli impianti di Palazzolo.

In ogni caso l’accordo per due ore di straordinario in presenza di Cassa Integrazione Straordinaria, è oltre che incompatibile secondo lo Slai Cobas sc, totalmente ingiustificato per gli operai sulle linee, perchè un volume simile di produzione si può evadere, con i normali ritmi produttivi di Palazzolo in molto meno tempo e senza straordinari. Quindi oggi si fanno straordinari nonostante il lavoro sia pochissimo e viene prodotto molto meno che nelle otto ore di qualche settimana fa.

Quindi c’è del marcio alla Aico-Ravelli Fiom.

L’accordo maschera le necessità dell’azienda di produrre comunque mentre le linee di produzione in Polonia entrano a regime, e è fumo negli occhi per gli operai, alimentando false speranze di una ripresa che non è assolutamente voluta, con il contentino di due ore extra al giorno (che verranno comunque scontate con la Cigs).

Quanto denunciato sopra conferma che la dismissione di una fabbrica oggi, il più delle volte corrisponde alla volontà aziendale di fare più profitti rincorrendo gli operai dove riescono a pagarli di meno e ad averli senza tutele, non all’inevitabile perverso rimedio alle crisi del capitale che pur esistono.

Slai Cobas sc rilancia la lotta per il lavoro. La campagna contro i licenziamenti alla Aico Ravelli continua, anche se la fabbrica resta divisa in due e molto compromessa dalle scelte passate.


 

 

 

 

 

 

 

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