EX ILVA - SCIOPERO RIUSCITO NELL'APPALTO - BLOCCO STRADALE AL LUNGOMARE VICINO LA PREFETTURA
Il blocco stradale all'incrocio tra lungomare e via Regina Margherita durato circa un'ora è stato il momento più significativo di questa mattina.
Lo sciopero, fatto da Fiom, Fim, Uilm, mentre all'ArcelorMittal ha visto una partecipazione ridotta, è stato buono all'appalto, dove hanno scioperato sui 2500 operai - dove da tradizione si fa il blocco della portineria che invece non si fa mai alle portinerie dell'ex Ilva.
Mentre una parte di operai dell'appalto è rimasta a presidiare i cancelli delle Ditte, più di 250 operai ha fatto un lungo presidio alla Prefettura, a cui era stato chiesto l'incontro dai sindacati confederali.
Ma, siccome questo incontro non arrivava, i lavoratori, i delegati sindacali sono andati ad occupare la strada tra lungomare e via Regina Margherita, bloccando il traffico.
Questa iniziativa di protesta ha permesso l'incontro verso le 12, e, possiamo dire, solo per questo blocco stradale ai Tg nazionali di oggi si è cominciato a parlare degli operai, invece che di Mittal/Morselli e Governo/Giorgetti.
Ma chiaramente siamo ancora lontani dalla lotta reale - sia nelle forme che nei contenuti - che sarebbe necessaria e che possa far pesare gli interessi dei lavoratori contro gli interessi di padroni e governo.
Anche stamattina, a fronte di parole dei sindacalisti di alzare il livello della lotta, di continuarla, basta un impegno del prefetto a contattare Draghi affinchè si realizzi un incontro a breve giro - cosa abbastanza scontata da parte di un prefetto - perchè la montagna di parole partorisca un topolino sia rispetto a non decidere nuove iniziative (ora si aspetta la risposta del Prefetto/governo) sia nelle richieste:
far rientrare nell'arco del 2023/2025 gli operai in cig Ilva AS, ma aprendo già agli esuberi complessivi (sui 5000), chiedendo che si dica dove vanno a finire;
un'integrazione alla cassintegrazione del 10%, che è minima rispetto ad un taglio degli stipendi di circa il 50%;
la corresponsione del 3% del premio di produttività previsto dall'accordo del settembre 2018;
denuncia dell'appalto dato a ditte del nord per affidarlo solo alle ditte storiche (facendosi di fatto portavoci degli interessi dei padroni delle ditte, che scaricano i loro problemi sugli operai non pagando per mesi stipendio, 13°).
Rivendicazione giusta è la richiesta di togliere la fermata di cig per i 3500 operai dell'AM, dato che la stessa Morselli ha dichiarato più produzione e più utili.
Lo Slai Cobas è stato presente per tutta la mattinata al presidio alla prefettura e al blocco stradale, per parlare con gli operai e portare un'altra linea, visione e necessità di lotta prolungata.
Perchè se gli operai lottano, anche se all'inizio ancora in numeri bassi, se impongono le rivendicazioni che rispondono effettivamente alla difesa del lavoro per tutti, della salute e bonifiche, alla difesa del salario (No esuberi, rientro subito del cassintegrati Ilva AS per le bonifiche, riduzione dell'orario di lavoro a parità di paga, prepensionamenti, postazione ispettiva fissa in fabbrica, realizzazione subito di nuove tecnologie contro inquinamento), allora le cose possono cambiare.
Tra gli operai c'è ancora confusione, ci sono lamentele ma ancora non rabbia, hanno facile gioco le posizioni sbagliate dei sindacati confederali di critica al governo "perchè non fa", "si dimentica di Taranto", quando la questione è esattamente il contrario: il governo sta facendo eccome ma nell'interesse dei padroni.
Si sta realizzando esattamente quello che vuole Mittal: socializzazione dei costi, delle perdite e privatizzazione dei profitti; il governo mette soldi, e Giorgetti ha detto a Bari che ne metterà ancora per le bonifiche, e i padroni incassano i profitti.
Nello stesso tempo, però, una linea chiara, portata anche questa mattina dallo Slai Cobas, di denuncia dei sindacati confederali, principali responsabili del clima tra gli operai: è da due anni che non fanno scioperi (indetti e poi annullati) e non fanno assemblee, ma solo Tavoli romani o con l'azienda, fa subito strada tra i lavoratori.
Due cose sono comunque chiare tra gli operai:
che la battaglia sulla salute/ambiente è una battaglia degli operai (e non degli ambientalisti), i primi a subire inquinamento, rischi alla vita, ed è prioritaria come il lavoro e il salario;
che il presidente Emiliano e il Sindaco Melucci sono un problema, inutile e fastidioso, non la soluzione in questa battaglia ("Emiliano parla di chiusure con gli ambientalisti e di salvaguardia della fabbrica ai Tavoli romani").
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