domenica 10 giugno 2012

all'ilva si muore e si lotta da novi ligure a taranto


lo slai cobas per il sindacato di classe ilva taranto era già ieri in lotta 
con presidi e comizi volanti alle portinerie e con un presidio alla
direzione ilva dalle 12 alle 15 nel quadro della giornata di lotta nazionale
contro la riforma per il lavoro, l'attacco all'art.18 ecc e dell'iniziativa
volta al riconoscimento dello slai cobas ilva in fabbrica - noinostante le
numerose adesioni la direzione ilva non vuole ancora riconoscere le
deleghe - e all'anticipo delle rsu, per verificare con il voto la presenza
dello slai cobas in fabbrica

quando ci è giunta la notizia della morte  all' Ilva di Novi ligure

abbiamo espresso immediata solidarietà e convocata una giornata di
mobilitazione per il 12 giugno, che a taranto e da anni una giornata
dedicata alle morti sul lavoro, che ricorda la morte di due giovani operai
per il crollo della gru in Ilva con iniziative dei familiari e di tutta la
città.......

lo slai cobas per il sindacato di classe ha promosso l'associazione
familiari 12 giugno, che oggi continua la sua attività come comitato vittime
del lavoro e successivamente la rete nazionale per la sicurezza in fabbrica

uno spettacolo molto bello è stato realizzato da una attrice romana
Alessandra magrini, Attricecontro,'se questo è un operaio' che è nato l'anno
successivo con l'attiva collaborazione dello slai cobas, operai e familiari
e che ha girato in tutta italia, contribuendo alla conoscenza e alla
denuncia della situazione all'ilva taranto e della lotta contro le morti
bianche

alessandra magrini è stata anche una delle fondatrici dell'associazione 12
giugno

lo spettacolo tornerà a taranto il 29 giugno e sarà rappresentato al teatro
turoldo, uno spettacolo che è parte della lotta contro gli omicidi bianchi,
la sicurezza sul lavoro, la lotta contro la morte da inquinamento nei
quartieri popolari

per assistervi bisogna ritirare gli inviti in fabbrica presso gli operai del
cobas ilva e presso la sede dello slai cobas taranto via rintone 22. nei
prossimi giorni l'invito si potrà ritirare anche presso altri punti di
sostegno

tel.347-5301704
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novi ligure Morto un operaio ma il lavoro continua

Pasquale La Rocca, un operaio di 31 anni perde la vita, schiacciato da un
«muletto» sprovvisto di porte di protezione. Il gruppo di Emilio Riva si
difende: «Nel reparto il la produzione si è interrotta subito». Ma i
sindacati attaccano e scioperano: «Non è vero gli operai costretti a
continuare, ma l'azienda doveva fermarsi».

Nessuno tocchi il mercato, la produzione non si deve fermare. Nemmeno se
muore un operaio, un capoturno di 31 anni. Succede all'Ilva di Novi Ligure
(Alessandria): sono da poco passate le 21 di giovedì quando, nello
stabilimento siderurgico, Pasquale La Rocca perde la vita, schiacciato da un
«muletto» sprovvisto di porte di protezione. E l'azienda che fa? «Non blocca
la produzione - denunciano i sindacati - per continuare a caricare le
lamiere sugli autotreni in attesa di partire». Pasquale giace a terra
coperto solo da un lenzuolo bianco. Pochi minuti prima, intorno alle 20.20,
stava compiendo una retromarcia spostando un carico. Il carrello che
guidava - secondo la ricostruzione dei vigili del fuoco - si è ribaltato, La
Rocca viene sbalzato dal mezzo, che successivamente gli cade addosso. I
primi a soccorrerlo sono i suoi compagni. Spostano il muletto utilizzando un
carro ponte, ma per Pasquale non c'è più nulla da fare, nemmeno quando
arrivano i volontari del 118 che tentano di rianimarlo. Muore poco dopo.

Il mancato stop della produzione scatena la protesta di lavoratori e
sindacati che proclamano subito lo sciopero del turno notte. Le braccia
delle tute blu sono rimaste incrociate anche ieri. Fim, Fiom e Uilm hanno
proclamato un'ora in tutto il comparto per «evidenziare la gravità
dell'incidente». Nel picchetto a oltranza fuori dallo stabilimento, il
dolore si mescola alla rabbia: «Perché ai turnisti, tra l'altro sotto choc,
è stato chiesto di continuare a lavorare? Perché nessuno denuncia che
lavoriamo senza sponde protettive?».

Pasquale La Rocca viveva a Lerma, a pochi chilometri da Ovada, con la moglie
Nadia e un figlio di pochi mesi. Lo ricordano tutti come un giovane tenace e
volenteroso. Era diventato capoturno in un'azienda storica del territorio
alessandrino. L'Ilva, parte del gruppo Riva, conta attualmente 600
lavoratori, un tempo quando era pubblica e si chiamava Italsider arrivava
fino a 2 mila dipendenti. «L'Ilva - spiega Fausto Dacio, alessandrino, della
Fiom Piemonte - come altre aziende a a parole affronta molto bene il tema
sicurezza, ma spesso restano chiacchiere. Quando un incidente mortale viene
considerato un effetto collaterale, rispetto alle esigenze dei mercati, non
ci sono più giustificazioni. Non vengono rispettate in pieno le norme di
sicurezza». La Fiom sottolinea: «Non solo si continua a morire sul lavoro,
ma si continua a morire novi ligure

08.06.2012 -
Operaio muore schiacciato, ma il lavoro prosegue: polemica all'Ilva

I compagni di lavoro di Pasquale La Rocca
L'infortunio ieri sera. La vittima aveva 31 anni.  I sindacati: una
barbarie. L'azienda: l'attività si è fermata subito nell'area dove è
avvenuto l'incidente

G. FO.

Schiacciato da un muletto sprovvisto delle porte di protezione. Così è morto
ieri sera Pasquale La Rocca, capoturno del reparto spedizioni dello
stabilimento Ilva. L’uomo, 31 anni, di Lerma, era sposato e aveva un figlio
di 18 mesi.

E ora è il momento delle polemiche.   Le Rsu hanno indetto lo sciopero anche
per i turni di questa mattina e del pomeriggio  perché la produzione nello
stabilimento non è stata immediatamente sospesa.

Si registrano però dubbi e pareri contrastanti. Antonello dell’Omo,
segretario provinciale della Uilm che ha proposto, oltre allo sciopero dello
stabilimento insieme ai colleghi di Fiom e Fim, anche un’ora in tutto il
settore metallurgico del territorio,  continua a sostenere che nell’immediatezza
lo stabilimento doveva fermarsi. Invece, si sarebbe continuato a lavorare
quasi sino a fine turno "a causa di una cattiva informazione".

L’azienda ha ribadito che "l’attività si è fermata subito nell’area dove è
avvenuto l’incidente". "In situazioni gravissime come questa - hanno
aggiunto i rappresentanti della Rsu - è possibile che in uno stabilimento di
un milione e 350 mila metri quadrati la notizia della morte del collega sia
arrivata alla spicciolata. Siamo molto attenti agli aspetti legati alla
sicurezza e, a caldo, si pensa che l’incidente sia frutto di una fatalità"

Novi Ligure, muore operaio all'Ilva
ma la fabbrica non si ferma
Immediata la reazione dei sindacati che hanno proclamato sciopero. L'uomo,
di 31 anni, è stato schiacciato da un muletto
dall'inviato MEO PONTE

Novi Ligure, muore operaio all'Ilva ma la fabbrica non si ferma Lo
stabilimento Ilva di Novi Ligure

"Di certo i capiturno sono entrati nonostante il loro collega fosse appena
morto" dicono ora gli operai dell'Ilva raccolti in un picchetto ad oltranza
davanti agli ingressi dello stabilimento di Novi Ligure.

Anche oggi in fabbrica non si lavora, gli operai hanno incrociato le braccia
ieri sera, subito dopo la morte di Pasquale La Rocca, capoturno del reparto
spedizioni, schiacciato dal muletto su cui stava lavorando. Lo sciopero
indetto dai sindacati subito dopo la tragedia proseguirà sino alle 22 di
stasera, inizio del terzo e ultimo turno di lavoro. Sulla morte dell'operaio
la Procura della Repubblica di Alessandria ha aperto un'inchiesta ma ciò che
agita i dipendenti dell'Ilva è il comportamento dei vertici dell'azienda
nell'immediatezza della morte di Pasquale La Rocca.

I più arrabbiati giurano che la produzione è continuata come se niente fosse
accaduto. Mirko, un compagno di lavoro della vittima, però sottolinea: "No
ci siamo fermati immediatamente anche per prestare soccorso a Pasquale,
naturalmente abbiamo dovuto mettere in sicurezza il reparto". In quel
momento i settanta addetti del reparto stavano caricando tre camion. "Non è
possibile far uscire i camion mezzi pieni - spiega Claudio, un altro
spedizioniere - o escono vuoti o pieni. Per cui si è dovuto completare il
carico".

Sulla scarsa sensibilità dell'azienda che non avrebbe interrotto la
produzione dopo la morte del capoturno del reparto Spedizioni hanno

indagato i rappresentanti delle Rus. "L'incidente è accaduto poco dopo le
otto e venti. Un'ora dopo abbiamo proclamato lo sciopero per questa ennesima
morte sul lavoro. Devo dire che quando ho attraversato i padiglioni lo
stabilimento era tutto bloccato. Date le dimensioni della fabbrica però può
essere accaduto che nei padiglioni più lontani non sapendo che cosa era
accaduto abbiamo continuato a lavorare" ricorda Massimiliano Repetto. Resta
il mistero del perchè del silenzio dei vertici dell'aziendali. "Il direttore
Orlando Rotondi è uno che sa in in tempo reale qualsiasi cosa accada nei
reparti -lamentano gli operai - possibile che non abbia saputo subito della
morte di Pasquale e non abbia preso al decisione di bloccare tempestivamente
il lavoro?".

Secondo i meno arrabbiati però i vertici aziendali in quel momento erano
occupati a rispondere alle domande del magistrato e dei carabinieri e quindi
come ipotizza Moreno Vacchina, un altro rappresentante Rsu, "Può darsi che
fossero talmente preoccupati da quanto accaduto che tra di loro nessuno ha
pensato a fermare la produzione". La preoccupazione dei vertici Ilva
d'altronde è comprensibile. Sulle spalle hanno già una condanna conseguente
alla morte di un operaio all'interno della fabbrica che in un primo tempo
era stata invece addebitata ad un malessere ed era invece frutto di un
incidente in reparto.

Il direttore Orlando Rotondi però non parla e la sua segreteria per
qualsiasi comunicazione rimanda all'Ufficio Stampa a Milano. L'Ilva con un
comunicato stampa esprime cordoglio per la morte di Pasquale La Rocca ma la
vicenda nel frattempo ha già originato un'interpellanza parlamentare.

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