Con la firma del Ministro dell’Economia, Vittorio Grilli, al decreto per
55mila esodati, che comprende anche 200 lavoratori dell’Irisbus, cogliamo l’
occasione per analizzare lo stato della vertenza dello stabilimento di Valle
Ufita.
Facciamo solo qualche numero: a novembre 2011, cioè alla chiusura dello
stabilimento, in Irisbus eravamo poco più di 650 unità lavorative e tutti,
politica e sindacato, ci hanno detto che si aveva l’intenzione di continuare a
lottare perché quella fabbrica, strategica per l’Italia, continuasse a
mantenere quella produzione e almeno quelle unità lavorative, solo così
potevamo preservare anche l’indotto e il lavoro in un territorio, già molto
provato sotto il profilo occupazionale.
Intanto sembra che le parole le abbia
portate via il vento, sembra che in nome del rigore montiano tutti abbiano
abdicato al ruolo che ad ognuno a suo modo competeva per difendere questa terra
da continui scippi e i lavoratori da disarmanti sacrifici in nome dello spread.
Diciamo questo sulla base dei numeri che in queste settimane sono venuti
fuori, infatti di quei 658 lavoratori (dichiarati dalla Fiat al MISE il 14
dicembre 2011) circa 120 sono stati sistemati tra trasferimenti e pensioni, ora
sembra che altri 200 siano rientrati nel decreto esodati firmato venerdì,
perciò se la matematica non è un’opinione attualmente ci sarebbero da sistemare
altri 338 lavoratori, ma sicuramente durante il secondo anno di cassa
integrazione il numero diminuirà ancora. Per cui con questi “tagli” sarà
difficilissimo poter continuare a parlare di fabbrica strategica, di piano
autobus.
Ma queste sono cose a cui forse nessuno ha mai creduto veramente visto che si
è sempre cercato di remare da un’altra parte! Peccato, era un’occasione questa
per riscattare l’Irpinia, la sua classe dirigente politica e sindacale ed
invece si è preferito il fallimento. Quella che poteva essere un’idea diversa
di programmazione industriale e quindi di società è diventata una sconfitta,
costruita a tavolino da tutti i soggetti che contano. Quale territorio ci sarà
più? Quale prospettive all’orizzonte? Dopo un anno di lotta e di sacrificio
abbiamo una fabbrica che da 700 unità arriva a circa 300, quale killer peggiore
poteva esserci un anno fa… il “lavoro sporco” di cui si è tanto parlato non lo
ha più fatto Di Risio, ma la politica e il sindacato.
Noi, per l’ostinazione e la caparbietà che ci ha contraddistinto in questi
mesi continueremo la nostra lotta affinché questa triste storia possa cambiare
rotta perché continuiamo ad essere convinti che quella fabbrica è nostra e che
come operai, come irpini e come italiani meritiamo una giustizia diversa. Noi
continueremo a lottare per produrre autobus in Italia in quello stabilimento
con lo stesso numero di unità lavorative che avevamo il 7 luglio del 2011 e chi
vuole unirsi alla nostra battaglia è ancora il ben venuto!
Resistenza Operaia
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