martedì 16 ottobre 2012

SICUREZZA SUL LAVORO: KNOW YOUR RIGHTS! "LETTERE DAL FRONTE" DEL 15/10/12


INDICE


Sinistra per Pisapia GC.SinistraPerPisapia@comune.milano.it

SALUTE E SICUREZZA NEI POSTI DI LAVORO


Alteralias alias.alter@gmail.com

ILVA: LA TESTIMONIANZA DI UN OPERAIO NEL 2008


Lavoro & Politica lavoro&politica@partito-lavoro.it

TRA CRISI E BARBARIE: TORNA IL LAVORO MINORILE?



ANCORA IN MARCIA ! redazione@ancorainmarcia.it

FERROVIE: CONTRATTO TOSSICO, TRENI FERMI SABATO E DOMENICA PER SCIOPERO 
MACCHINISTI



Gino Carpentiero ginocarpe@teletu.it

STEFANIA DIVERTITO A MATTEO RENZI PER IL SOTTOATTRAVERSAMENTO DI FIRENZE



COBAS SC Ravenna cobasravenna@libero.it

IMPORTANTE RIUNIONE DELLA RETE



Associazione Italiana Esposti Amianto aiea.mi@tiscali.it

LETTERA ASSOCIAZIONI PER CONFERENZA NAZIONALE GOVERNATIVA AMIANTO



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Da: Sinistra per Pisapia GC.SinistraPerPisapia@comune.milano.it

A:
Inviato: Giovedì 27 Settembre 2012 11:42

Oggetto: SALUTE E SICUREZZA NEI POSTI DI LAVORO


Si trasmette il testo dell'interrogazione presentata dalla consigliera Anita 
Sonego (Sinistra per Pisapia - Federazione della Sinistra) in merito ad una 
segnalazione riguardante il rispetto della salute e della sicurezza nei 
posti di lavoro.

INTERROGAZIONE
Oggetto: rispetto della salute e della sicurezza nei posti di lavoro

Da una segnalazione di un sindacato dei lavoratori del Comune di Milano, 
apprendo di un sopralluogo effettuato nel Palazzo Comunale di Via Pirelli 
per verificare il rispetto delle norme previste in applicazione del 
D.Lgs.81/08.

In esito a tale verifica parrebbe siano state riscontrate diverse nuove 
problematiche in aggiunta a quelle segnalate negli anni scorsi ai tempi 
della ristrutturazione del palazzo, avvenuta con la presenza del personale, 
con il riscontro di una presenza di materiali contenenti fibre di materiali 
ritenuti pericolosi per chi ne fosse venuto a contatto, come segnalato 
dall'ASL.

Ad oggi sembrerebbe sia stata rilevata nuova presenza di materiali edili 
ammalorati con evidenti segni di sbriciolamento, depositati in zone di 
transito di lavoratori e utenti, in esito a ulteriori lavori di effettuati 
nel palazzo, che, si sospetta, siano costituiti da fibre nocive per la 
salute, per le quali l'ASL ha effettuato prelievo di campionature per 
effettuare le dovute analisi.

Alla luce di quanto sopra la sottoscritta consigliera comunale interroga il 
Signor Sindaco e gli assessori competenti per sapere, qualora risultasse 
confermato quanto segnalato quali provvedimenti si intendano assumere per il 
rispetto delle norme previste e la conseguente tutela della salute dei 
lavoratori e degli utenti che si recano al Palazzo Comunale di via Pirelli.

Anita Sonego



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Da: Alteralias alias.alter@gmail.com

A:
Date: 09 ottobre 2012 13:24

Oggetto: ILVA: LA TESTIMONIANZA DI UN OPERAIO NEL 2008


Quella che segue è una lettera scritta da un operaio dell'ILVA sotto 
pseudonimo per paura del licenziamento.

La cosa rimarchevole è che l'operaio si rivolge non ad un sindacato, non ad 
un partito della sinistra istituzionale, non ad un comitato di difesa 
ambientale, ma al blog di Beppe Grillo...(Amara lectio, sed lectio).

Illuminante, ancor oggi, quello che l'operaio descrive dei comportamenti 
aziendali, sindacali e dei medici legali che effettuano i controlli sui chi 
si ammala gravemente per cause professionali. Il clima di terrore non è 
stato in alcun modo denunciato dai sindacati, e chi, come l'autore della 
lettera, vi si è iscritto, si è trovato esposto a tutte le ritorsioni 
dell'azienda senza nessuna tutela. Le formazioni della sinistra 
istituzionale - Rifondazione Comunista per prima - non hanno mosso un dito.

Inutile oggi chiedersi perché Vendola non si sia accorto di nulla, visto che 
a mettere la testa sotto la sabbia per decenni, prima di lui, sono stati 
tutti gli aggregati di quella sinistra italiota che, come giustamente 
rilevava McSilvan, era tutta concentrata a soppesare l'adeguatezza delle 
posizioni altrui su questioni di lana caprina, senza guardare le proprie 
macroscopiche inadeguatezze, i propri colpevoli ritardi e le proprie 
criminose latitanze.



da Operaio Acciaieria ILVA

Egregio Sig. Grillo,

le scrivo perché si è tanto detto sulla Thyssen Krupp, ma si tace forse 
volontariamente sulle Acciaierie ILVA di Taranto, se non per qualche sparuto 
articolo...

Sicuramente le saranno pervenute migliaia di e-mail di denunce per svariati 
motivi, da diventare oramai routine per lei certe denunce, ma ho voluto 
ugualmente scriverle per dare sfogo (prima che la mia rabbia per un certo 
sistema sbagliato di vivibilità lavorativa oramai omertosamente accettato 
dalle autorità locali e dai sindacati per un oramai noto Ricatto 
Occupazionale, mi porti a commettere delle sciocchezze irreversibili) a un 
malessere lavorativo che molti sociologi e psicologi definiscono mobbing!

A causa delle continue vessazioni psicologiche a cui io e i miei colleghi 
siamo sottoposti dai vari preposti aziendali mi vedo costretto, Sig. Grillo, 
a mantenere l'anonimato scrivendole con uno pseudonimo, mi scuso per questo 
mio stratagemma da operetta, ma le assicuro che se l'Azienda per cui lavoro 
sapesse che un suo dipendente denuncia le vessazioni quotidiane cui noi 
operai siamo sottoposti durante le ore lavorative le conseguenze per quel 
determinato operaio sarebbero catastrofiche.

Tutto ha inizio otto anni fa, quando dopo aver superato il contratto a tempo 
determinato, ritenni fisiologico (anche per una questione ideologica) 
aderire al Sindacato (per correttezza non specifico l'Associazione 
sindacale), anche se nel biennio di contratto a termine vi era una anomalia 
mai denunciata dalle organizzazioni sindacali: vigeva la regola, non tanto 
velata, dell'Azienda di astenersi da iscrizioni sindacali e da assenze per 
malattia.

Come le dicevo Sig. Grillo, i miei problemi coincidono con la mia tessera al 
sindacato, nei primi tempi non accade nulla di eclatante, anche se i primi 
segni si cominciavano a intravedere, tipo appelli verbali a rientrare nella 
giusta via (cancellandomi dal sindacato) poste sotto forma di chiacchierate 
amichevoli, atte a farmi rinsavire da parte dei preposti aziendali.

I veri problemi cominciarono ad arrivare con i primi scioperi per il rinnovo 
del contratto o per chiedere più sicurezza sul lavoro, le chiacchierate 
divennero minacce, e i primi provvedimenti non tardarono a mancare, 
soprattutto quando cominciarono le mie prime assenze causa malattia, tali 
avvenimenti furono vissuti dai preposti aziendali come atti di sfida che io 
lanciavo nei loro confronti.

Il culmine della mia tragedia lavorativa è avvenuta nel momento in cui io 
con i miei colleghi abbiamo cominciato a pretendere più sicurezza sugli 
impianti, rifiutandoci a volte di compiere delle operazioni (che oramai 
venivano quotidianamente svolte da anni, diventate norma all'interno dello 
stabilimento, anche se tali operazioni ci mettevano a rischio) che non erano 
in sicurezza. Da quel momento la mia vita lavorativa è diventata un 
semi-calvario, ripetuti spostamenti di mansione (continuando sempre a 
mantenere lo stesso stipendio e lo stesso incarico, ma con mansioni sempre 
meno qualificanti, anzi degradanti per un diplomato), vessazioni di ogni 
genere mi sono piovute sulla testa, con una mirata campagna denigratoria nei 
confronti miei e dei colleghi sindacalizzati, per sminuirci 
professionalmente agli occhi dei colleghi non tesserati alle organizzazioni 
sindacali.

Nonostante tutto abbiamo tenuto duro, eleggendo addirittura un nostro 
collega di reparto come Rappresentante sindacale (definito dagli stessi 
organi dirigenziali del sindacato, un Mastino), il collega eletto prese a 
cuore il suo incarico di rappresentante, anche provenendo da una formazione 
politica non propriamente di sinistra: divenne l'incubo di tutti i preposti 
aziendali che non riuscivano né a corromperlo (nonostante gli svariati 
tentativi per convincerlo ad assumere delle posizioni più soft), né a 
tenergli testa sul piano verbale, naturalmente le vessazioni divennero 
quotidiane anche verso i sostenitori del nostro rappresentante, la tensione 
aumentò sfociando in alcune denunce fatte alla procura di Taranto da ambo le 
parti.

All'inizio del 2005 ho scoperto di essere affetto da dei noduli tumorali e 
richiesi (questa volta io) per motivi di salute di essere sposato di reparto 
verso delle aree meno inquinanti, parlai anche con un preposto aziendale che 
mi fece credere nella loro buona fede e di pazientare qualche mese per il 
mio spostamento, ma venni per l'ennesima volta raggirato dall'Azienda come 
poi mi accorsi a mie spese a distanza di poco tempo: venni sì spostato dal 
mio reparto, ma a una mansione non certamente leggera ne tanto meno svolta 
in area non inquinata.

Dopo una ennesima battaglia svoltasi all'interno del nuovo reparto per farmi 
riconoscere la mia affezione, non compatibile con la mia nuova mansione, con 
l'aiuto del Responsabile sindacale (il Mastino), mi assegnarono una mansione 
più leggera, ma rimasi ugualmente nello stesso reparto saturo di sostanze 
inquinanti, con la promessa da parte dell'Ufficio del personale di spostarmi 
non appena si fosse liberato un posto più consono al mio stato di salute.

Come dicevo nel 2008 mi sono sottoposto ad un intervento chirurgico dovendo 
quindi assentarmi per un lungo periodo dal mio posto di lavoro, anche in 
questo caso tale mia assenza è stata vista come una defezione verso 
l'Azienda, quindi un motivo in più per agire scorrettamente contro la mia 
persona a livello professionale, non sono mancate le telefonate anonime di 
pochi minuti fatte tramite i cellulari dei preposti aziendali con ID 
nascosto (senza ricevere parola dall'altro capo del telefono) per verificare 
la mia presenza al mio domicilio fuori dalle fasce orarie di controllo INPS. 
Per non parlarvi del Medico Fiscale dell'INPS mandato dall'Azienda per 
controllare il mio stato di malattia, utilizzato come un arma, una sorta di 
Longa Manus, mandato più volte nell'arco della settimana a verificare la mia 
presenza al domicilio (tutto naturalmente a norma di legge, ma che crea 
sempre tensione psicologica e che mette in luce un certo accanimento verso 
la mia persona), culminato con, chiamiamola così, una disattenzione da parte 
dell'Ufficio del personale nell'invio del Medico Fiscale anche in un giorno 
di ferie. Tale trattamento è riservato a quasi tutti i tesserati, ma anche a 
coloro che per motivi di salute hanno fatto lunghe assenze per malattia.

Ma tali atteggiamenti sono solo la punta dell'iceberg, visto che lo scopo 
dell'Azienda è annullare ogni forma di solidarietà tra operai, e non si 
ferma neanche dinnanzi alla morte, come è accaduto a un nostro collega 
gravemente ammalatosi (morto pochi giorni fa) bisognoso di cure mediche 
costosissime: il Sindacato si era fatto promotore di una raccolta fondi per 
la famiglia versando dalla propria paga una quietanza (come si è sempre 
fatto in tutti i luoghi di lavoro civile) subito ostacolata dall'Azienda, 
che non ha permesso tale raccolta. Si è dovuto aggirare l'ostacolo versando 
privatamente (chi se la sentiva) una quota a un collega che ha fatto da 
intermediario tra noi operai e la famiglia. Questo atteggiamento austero 
dinnanzi a un tale episodio, è motivato dal fatto che l'Azienda vuole in 
tutti i modi dissociare gli episodi di malattia grave che colpiscono noi 
operai, causati dall'inquinamento, prendendo le distanze.

Inoltre, sempre restando a norma di legge, mentre si vive quotidianamente su 
impianti oramai vecchi e fatiscenti, i preposti aziendali addetti al 
controllo e alla vigilanza sulle norme di sicurezza si accaniscono contro 
gli operai scoperti a lavorare senza utilizzare la giacca della tuta o il 
casco antinfortunistico, ignorando, questi ultimi, di lavorare su passerelle 
vecchie degli anni '70 (mai sostituite), o di operare con attrezzature o 
impianti vetusti o a volte modificati (per allungarne la loro vita 
operativa) che non garantiscono più nessuna sicurezza per chi li maneggia. 
Si continua ad accanirsi verso coloro che non portano gli indumenti di 
sicurezza individuali, fioccano così i provvedimenti disciplinari, altro 
strumento di terrore (legale) in mano ai preposti aziendali, dove i veri 
puniti alla fin fine sono solamente coloro che posseggono la tessera, o 
rientrano nella lista dei "Sensibili".

Altra leggenda metropolitana sono i "Sensibili" (così chiamati 
dall'Azienda), cioè persone scomode ai diversi preposti aziendali, che dopo 
una chiacchierata con un amico che lavora in Direzione è diventata una 
terribile realtà.

Questo caro amico, dopo essermi lamentato per il trattamento che l'Azienda 
mi riservava, mi raccomandava di mantenermi calmo, perché esiste una lista 
di Sensibili compilata dalla Direzione atta a segnalare a tutti i preposti 
aziendali che un determinato operaio o impiegato è scomodo all'Azienda, una 
volta segnalato il numero di matricola aziendale del singolo dipendente 
tramite la rete informatica interna è impossibile tirarsene fuori.

Inoltre il personale delle aree a caldo (cioè tutti gli operai che operano a 
diretto contatto con l'acciaio liquido) sono soggetti ad alte temperature e 
ad un affaticamento fisico notevole, non percependo un centesimo in più di 
altri metalmeccanici del territorio nazionale, non si tiene conto del lavoro 
usurante che tale personale svolge quotidianamente. Eppure studi svolti nel 
2007 dall'Università di Venezia, condotta da Agar Brugiavini, Jacopo Canello 
e Stefano Marchiante, parla chiaro: "il personale soggetto a turni 
lavorativi, o ad ambienti lavorativi nocivi per la salute, sono soggetti a 
rischio di malattie tumorali, e si consiglia un turnover del personale 
soggetto a lavori usuranti atto alla salvaguardia della salute 
dell'operaio", mentre nella nostra acciaieria ILVA il personale svolge 
ininterrottamente anche per 30 anni la stessa mansione usurante in area a 
caldo, nelle condizioni sopraccitate, senza alcuna agevolazione.

Che dirle più Sig.Grillo, a volte la realtà supera la fantasia, io oramai ho 
la nausea per questo sistema lavorativo, ma è l'unico posto certo in un Sud 
Italia oramai alla deriva.

Lei immagini cosa possa accadere in aziende molto più piccole della mia, 
inoltre la legge Biagi e tutte le successive modifiche fatte con il tacito 
consenso dei Sindacati, hanno trasformato i nostri posti di lavoro in 
semi-lager.

Qui al Sud essere operaio precario significa non avere nessun diritto.



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From: Lavoro & Politica lavoro&politica@partito-lavoro.it

To:

Sent: Wednesday, October 10, 2012 7:34 AM

Subject: TRA CRISI E BARBARIE: TORNA IL LAVORO MINORILE?



TRA CRISI E BARBARIE: TORNA IL LAVORO MINORILE?

di SILVIA GARAMBOIS

Un bambino di 13 anni "sorpreso" dalla Guardia di Finanza mentre si 
arrampicava su una scala, indumenti e guanti da lavoro già sporchi di 
grasso, per montare la struttura metallica di una giostra itinerante. A 
Verona. Un lavoro classificato come "usurante".

E' facile immaginarsi la scena: il bambino avrà avuto paura, magari tentato 
la fuga, quello che fanno i bambini quando si sentono in colpa. Dopotutto, 
stava marinando la scuola...

Una scena da fine '800.

Ma una notizia così, quasi senza importanza, deve invece suonare come un 
campanello d'allarme: nell'Italia senza lavoro, lavorano di nuovo i bambini?

Si sa poco del lavoro minorile nel nostro Paese (vietato per legge fino ai 
16 anni, che è il limite dell'obbligo scolastico). Terreno difficile da 
investigare. In uno studio pilota dell'Istat di dieci anni fa si calcolava 
che i bambini al lavoro - contro una media europea del 2% - nel nostro Paese 
fossero intorno al 3%, ma tutto veniva derubricato sotto il titolo "lavori e 
lavoretti": era un aiuto al lavoro della famiglia, soprattutto, nel 
commercio o in campagna, che poteva anche avere risvolti educativi.

Nelle interviste i giovanissimi dichiaravano di aver fatto i dog-sitter, o 
di aver dato ripetizioni a cugini... Poi una inchiesta della Cgil aveva 
aggiustato il tiro, "scovando" circa 300mila minori impegnati nel settore 
della ristorazione e del settore edile: camerieri, magari a stagione, e 
manovali nei cantieri.

E' ancora così? Oggi i minori più "esposti" al lavoro - spesso costretti ad 
abbandonare la scuola - sono i figli dei lavoratori migranti.

Una indagine di "Save the Children" del 2006 ha alzato i numeri: oltre 
400mila minori italiani e 80mila immigrati al lavoro, nei laboratori 
artigiani, per strada, oltre che a casa e in attività commerciali. I minori 
stranieri, infatti, sono per lo più ingaggiati come ambulanti (se non per 
l'accattonaggio); diversa la realtà cinese, dove i bambini lavorano per lo 
più in ambito familiare. Per questo l'ILO (l'organizzazione internazionale 
del lavoro) aveva lanciato qualche anno fa lo slogan della "educazione 
flessibile", per consentire anche a questi giovanissimi di avere 
un'istruzione tale da potersi costruire un futuro migliore.

Come è andata, in Italia, lo sappiamo: la scuola non è certo diventata 
flessibile, piuttosto sono sempre più flessibili - anzi precari - gli 
insegnanti. La crisi ha cancellato da ogni agenda il problema del lavoro 
minorile, tema ormai confinato in una "giornata" internazionale di convegni 
e dibattiti. Dati più recenti sul fenomeno, soprattutto in tempi di crisi, 
non ci sono: vedremo se l'Istat riuscirà ad avere qualche numero in più 
dall'ultimo censimento, ma poiché si tratta sempre di lavoro sommerso sarà 
compito arduo (in Italia la percentuale di lavoro sommerso è considerata 
intorno al 26%, di cui circa il 15% riguarderebbe il lavoro di minori).

Il bambino di Verona (che classe doveva frequentare? La prima media, la 
seconda?) non stava servendo pizze al sabato sera, né portando la calce ai 
muratori: il suo, a 13 anni, era un lavoro da specializzato. Di 
responsabilità. Difficile e gravoso. A 13 anni non si riesce neppure a 
immaginare che paga gli venisse data: quanti spiccioli si danno a un 
ragazzino?

Non possiamo consentire che la crisi aggredisca anche i diritti dei bambini.

(da www.radioarticolo1.it)



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A sciopero ormai concluso pubblico il comunicato di ANCORA IN MARCIA!, in 
quanto riporta i contenuti del nuovo contratto "tossico".

Marco Spezia



From: ANCORA IN MARCIA ! redazione@ancorainmarcia.it

To:

Sent: Wednesday, October 10, 2012 9:48 AM

Subject: FERROVIE: CONTRATTO TOSSICO, TRENI FERMI SABATO E DOMENICA PER 
SCIOPERO MACCHINISTI



ancora IN MARCIA !

GIORNALE DI CULTURA, TECNICA E INFORMAZIONE POLITICO SINDACALE, DAL 1908


CONTRATTO TOSSICO: UNO SCIOPERO NECESSARIO PER I MACCHINISTI E PER TUTTI I 
FERROVIERI
Macchinisti Uniti contro un contratto che peggiora la vita ed il lavoro di 
tutti i ferrovieri. Ma che contiene elementi veramente "insostenibili" 
soprattutto per chi lavora sui treni.

SE 10 ORE VI SEMBRAN POCHE

L'aumento dell'orario settimanale a trentotto ore, quello giornaliero a 
dieci, quello notturno a otto, l'allungamento delle ore di condotta, la 
riduzione delle ore di riposo, i turni individuali e l'accattonaggio 
aziendale che ci riduce anche i pasti e la prospettiva di lavorare in queste 
condizioni fino a 66 anni; sono queste le ragioni principali che ci fanno 
scioperare. Lamentarsi tra di noi per quanto sta accadendo purtroppo non 
basta, occorre farsi sentire e - pur nell'ambito di uno scenario economico e 
sociale di crisi di cui siamo per primi consapevoli - abbiamo il diritto ed 
il dovere di difenderci da quelle modifiche più insidiose che intaccano la 
nostra salute e la possibilità di avere una normale vita familiare e 
sociale.

NON SONO SOLO 38 ORE

Macchinisti e capitreno hanno diritto a maggiori tutele sull'orario di 
lavoro rispetto alla generalità degli altri lavoratori: non solo perché il 
lavoro "mobile" sui treni comporta alcuni disagi ineliminabili, ma 
soprattutto perché oltre alle 38 ore di lavoro settimanale, noi siamo a 
disposizione dell'azienda - con i turni su due giornate e riposo fuori 
residenza - per almeno altre 10-12 ore medie settimanali.

LE RAGIONI DELLO SCIOPERO

Dopo l'entrata in vigore dei turni che rispecchiano la nuova normativa 
sull'orario di lavoro e utilizzano il sistema IVU, non crediamo ci sia 
bisogno di spiegare tra di noi le ragioni per scioperare: vi è ormai anche 
la consapevolezza che i peggioramenti subiti dai ferrovieri - passati 
attraverso il cavallo di troia del contratto NTV - non sono serviti a 
migliorare il trasporto ferroviario, ma ne accompagnano il declino. 
Soppressioni di linee e di treni, trasporto merci che chiude mentre si 
inganna il paese con proclami sul suo rilancio, i pendolari e il Sud sempre 
più abbandonati, mentre vengono dirottate sull'AV tutte le risorse 
disponibili e l'attenzione alla qualità del servizio offerto.

INGANNATI E OFFESI

Questo sciopero è un appuntamento importante per tutti i ferrovieri ma in 
particolare per macchinisti e capitreno, una sorta di verifica sulla 
"tenuta" di una categoria, ingannata, offesa e ferita dall'entrata in vigore 
di un CCNL estremamente penalizzante con peggioramenti significativi su 
tutti gli aspetti lavorativi, con particolare riguardo all'aumento 
dell'orario di lavoro, alla riduzione dei riposi e all'estremizzazione delle 
flessibilità di utilizzazione.

L'IPOCRISIA E LE PATETICHE LETTERINE SINDACALI

Lo spettro degli esuberi si sta materializzando iniziando dal sud e le 
interpretazioni unilaterali sul CCNL si sprecano; è insopportabile assistere 
all'ipocrisia delle sigle sindacali compiacenti, che prima di firmare non 
hanno mai affrontato i problemi occupazionali ed hanno siglato norme non 
chiare che si prestano alle prepotenze aziendali. Oggi pietiscono incontri 
con patetiche letterine di supplica ai vertici aziendali, ma i ferrovieri 
hanno visto troppe volte questi giochi per non sapere che si tratta, se va 
bene, di incapacità, altrimenti del preludio di altri scambi inconfessabili 
che in gergo vengono chiamati "marchette".

RISPUNTA LA FISAFS

In questo quadro abbastanza desolante si è aggiunto un ulteriore problema, 
tutto interno al fronte dei lavoratori ma forse con lo "zampino" dei vertici 
aziendali: rispuntano in una parte dell'Orsa Ferrovie, organizzazione 
composta da sindacati dei vari settori federati tra loro, alcuni elementi di 
una cultura concertativa e subalterna caratteristica della vecchia Fisafs, 
sindacato autonomo che fino a qualche anno fa era addirittura considerato 
"giallo" dai suoi detrattori. E' infatti in atto un confronto interno 
durissimo tra le varie posizioni, rispetto all'adesione o meno al CCNL già 
firmato da Cgil, Cisl, Uil, Ugl e Fast, ed in particolare tra il settore 
macchinisti dell'Orsa fermamente contrario alla firma del contratto e i 
vertici degli altri settori. Il patto federativo col quale si è costituita 
l'Orsa prevede - a garanzia di tutte le specificità professionali - che per 
firmare un CCNL occorra l'assenso di tutti i settori. L'intero settore 
macchinisti, assieme a moltissimi iscritti degli altri settori, è contrario 
pertanto l'Orsa non potrà firmare a meno di forzature e illegittimità 
statutarie che aprirebbero nuovi scenari nel nostro panorama sindacale.

RISCHIO FRAMMENTAZIONE

Mentre tra i macchinisti il dissenso (il referendum tra iscritti e non 
iscritti ha visto oltre il 90% di no nella categoria) trova la sua giusta 
rappresentazione grazie al sistema di verifica democratica dei 
rappresentanti nazionali con le periodiche elezioni "di base" previste dallo 
statuto, negli altri settori pur interni all'Orsa, il sistema di 
rappresentanza è molto meno efficace anche a causa della cristallizzazione 
di posizioni da troppo tempo lontane dalla produzione e quindi dal sentire 
dei lavoratori. Tra i semplici ferrovieri degli altri settori il dissenso 
alla firma del contratto non trova quindi la giusta rappresentazione col 
rischio di una frammentazione a macchia di leopardo dell'unica 
Organizzazione sindacale che, pur interna alle relazioni industriali, fino 
ad oggi aveva rappresentato un punto di vista alternativo e un punto di 
riferimento per moltissimi lavoratori.

APPELLO ALL'UNITA', ALLO SCIOPERO E ALLA PARTECIPAZIONE

Non basterà certo scioperare i giorni dall'11 al 14 ottobre prossimo per 
risolvere i nostro problemi ma l'adesione deve essere massiccia e 
generalizzata, occorre ritrovare l'unità, oltre le artificiose distinzioni 
di tessera sindacale per lanciare un fermo messaggio a chi vuole continuare 
a calpestare la nostra vita e per tentare, tutti insieme, di recuperare 
vivibilità e salute eliminando almeno gli elementi più critici di questo 
orribile contratto.

9 ottobre 2012



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From: Gino Carpentiero ginocarpe@teletu.it

To:

Sent: Wednesday, October 10, 2012 11:18 PM

Subject: STEFANIA DIVERTITO A MATTEO RENZI PER IL SOTTOATTRAVERSAMENTO DI 
FIRENZE



Dall'Associazione IDRA idrafir@tin.it

Matteo Renzi promise in campagna elettorale per le elezioni a sindaco che 
avrebbe rimesso in discussione il sottoattraversamento di Firenze: caro 
Matteo-PINOCCHIO le promesse non mantenute si pagano.

Saluti

GC



Stefania Divertito si rivolge a Matteo Renzi, candidato al governo del 
Paese...

UNA DOMANDA AL CANDIDATO RENZI: PERCHÈ CONSENTI DI FAR TRIVELLARE FIRENZE?
Una talpa forerà il sottosuolo di Firenze, l'attraverserà sottoterra, per 
costruire un tratto di ferrovia ad Alta Velocità e una nuova stazione 
cittadina che si chiama Foster, dal famosissimo studio di architetti che ha 
vinto la gara per la sua costruzione.

Il sindaco di Firenze Matteo Renzi ha firmato il suo sì una mattinata di 
inizio agosto dell'anno scorso. Il progetto, contestato per la sua 
invasività e per la sua oggettiva scarsa utilità (secondo studi universitari 
servirebbe a recuperare circa 5 minuti nella tratta Roma-Milano: è proprio 
necessario?), ha un'altra problematica, non certo secondaria: le terre di 
scavo. Se ne produrranno a centinaia di tonnellate e da sempre sono 
considerate rifiuti speciali.

Ora, con il decreto 10 agosto 2012, n. 161 entrato in vigore sabato, le 
terre di scavo in determinate condizioni sono da considerare sottoprodotti e 
non rifiuti speciali. Potranno essere riutilizzate o smaltite in "normali 
discariche". E', tra l'altro, la risposta ministeriale alla diatriba in 
corso tra le amministrazioni toscane e che bloccava gli scavi: dove mettiamo 
tutto lo smerino? Ecco, ora i problemi sono stati annullati, per decreto.

Ma per fortuna esiste, a Firenze, una "zanzara", che punge le 
amministrazioni, che insiste e dà fastidio.

E lo fa per il bene di noi tutti. questa zanzara (ce ne fossero in ogni 
città) si chiama Idra, è un'associazione alla quale non scappa nulla, ed è 
stata tra le prime, ad esempio, a denunciare lo scempio della Tav nel 
Mugello, che ha portato la ferrovia nelle valli, rubando 53 km di corsi 
d'acqua.

Girolamo Dell'Olio è un prof che dedica il suo tempo libero a questo 
esercizio di educazione civica applicata che è Idra. Su questa storia delle 
terre di scavo trasformate per decreto ha interpellato vari parlamentari 
europei (tra i quali l'attivissimo Andrea Zanoni) e direttamente il 
commissario europeo all'ambiente Janez Potocnik, che ha inviato una loquace 
risposta proprio in questi giorni scritta direttamente dal commissario: i 
suoi servizi "non mancheranno di dare riscontro all'esposto 
dell'associazione Idra", su cui il deputato europeo Andrea Zanoni aveva 
sollecitato il 20 luglio scorso l'attenzione del commissario.

Nella risposta trasmessa a Zanoni, Potocnik aggiunge, quasi a rispondere 
indirettamente alla Regione Toscana: "La informo inoltre che, qualora le 
Autorità italiane disciplinassero lo smaltimento delle terre e rocce da 
scavo in modo incompatibile con la direttiva 2008/98/CE, la Commissione non 
esiterà ad adottare le iniziative necessarie per garantire il rispetto del 
diritto UE da parte della Repubblica italiana".

Caro commissario, troppo tardi, quel progetto oggi è decreto. L'analisi 
della UE dovrà procedere diversamente, analizzando la compatibilità di 
questa nuova legge con i regolamenti europei. E se dovesse risultare 
incompatibile? Potrebbe scattare una procedura di infrazione. A scavi già 
avviati, a città già devastata, dovremmo fermare tutto.

Idra ha trasmesso immediatamente la nota del commissario europeo 
all'Ambiente al presidente della giunta regionale toscana Enrico Rossi e 
agli assessori Annarita Bramerini e Luca Ceccobao.

Accompagnando l'invio del documento con questa riflessione: "Noi temiamo che 
se la Regione Toscana persevererà nel considerare di fatto 'approvato' il 
regolamento proposto dal governo italiano, a validazione europea ancora 
sospesa, dalle conseguenze di tale scelta potrebbero derivare gravi 
pregiudizi per l'erario: un'opera di durata così imponente come il doppio 
tunnel TAV nella città patrimonio mondiale dell'Unesco, con annessa stazione 
sotterranea in fregio al subalveo del torrente Mugnone, rischierebbe di 
essere avviata e poi interrotta per effetto di una procedura di infrazione 
comunitaria.

Un'ipotesi non del tutto peregrina, tenuto conto dei provvedimenti adottati 
in passato dall'Europa nei confronti della legislazione italiana in materia 
di rifiuti, dei quali il commissario europeo all'Ambiente ha ovviamente 
contezza.

Non è difficile immaginare come lo stravolgimento dell'equilibrio 
contrattuale che potrebbe derivare dalla modifica di alcuni fondamentali 
elementi caratterizzanti le soluzioni progettuali approvate per il Nodo AV 
di Firenze, di importanza strategica per la realizzazione delle opere 
affidate al General Contractor, sarebbe suscettibile di determinare 
variazioni significative nelle tempistiche convenute e nei costi stimati.

Non parliamo poi del danno sociale che verrebbe indotto da uno stop degli 
scavi 'a cuore aperto' nella città di Firenze: ne risentirebbero 
pesantemente, temiamo, l'economia, l'ambiente, la fruibilità della città e 
la sua stessa immagine nel mondo, oltre che la credibilità delle istituzioni 
rappresentative che avessero avallato con soverchia leggerezza la 
cantierizzazione".

Sindaco Matteo Renzi, lei che si candida a governare il principale partito 
di centro-sinistra, e poi il Paese intero, dia un segno di discontinuità 
rispetto al partito del cemento e degli affari. Fermi lo scempio, oggi che è 
ancora in tempo.



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From: COBAS SC Ravenna cobasravenna@libero.it

To:

Sent: Thursday, October 11, 2012 8:54 AM

Subject: IMPORTANTE RIUNIONE DELLA RETE



COMUNICATO RIUNIONE RETE NAZIONALE PER LA SICUREZZA SUI POSTI DI LAVORO

Si è riunita il 6 ottobre, a Roma, nella sede dell'Unicobas gentilmente 
concessa, la Rete nazionale per la sicurezza sui posti di lavoro; presenti 
il Comitato 5 aprile di Roma e operai e lavoratori responsabili dei nodi 
della Rete di Milano, Bergamo, Ravenna, Taranto, Marghera-Venezia, da 
Palermo è giunto un intervento, ha dato il suo sostegno alla riunione 
"Legami d'acciaio" di Torino Thyssen Krupp, è intervenuto l'Avvocato Bonetto 
che ha curato i processi di Torino Thyssen Krupp - Eternit. Presenti come 
aderenti alla Rete e alla sua attività Slai cobas per il sindacato di 
classe, USI, Snater e rappresentanti dell'Unicobas.

La riunione è stata aperta dai compagni di Taranto che hanno fatto una 
relazione sulla questione Ilva che era al centro dell'ordine del giorno. La 
relazione - che sarà contenuta in un più ampio resoconto - è partita dal 
rivendicare alla Rete nazionale con la riuscita manifestazione nazionale 
tenutasi a Taranto il 18 aprile 2009 la lotta per salute e sicurezza 
all'Ilva e sul territorio contro le morti da lavoro e da inquinamento, che 
aprì la battaglia che oggi si conduce e rese la questione Ilva questione 
nazionale; per arrivare alla proposta che questa battaglia vada ripresa come 
la Rete l'ha portata avanti contro padron Riva, governo, istituzioni, unendo 
operai dell'Ilva che giustamente difendono il lavoro e la sicurezza in 
fabbrica e popolazione, in particolare del quartiere Tamburi, che dicono con 
chiarezza "basta morti e basta inquinamento per i profitti del padrone".

Sulla questione sono intervenuti tutti i diversi compagni della Rete, 
approfondendola, sulla linea che lavoro e salute sono battaglie congiunte di 
operai e masse popolari, in fabbrica e sul territorio.

La Rete ha deciso di organizzare un convegno nazionale a Taranto che 
definisca anche tramite dibattito, analisi, confronto, tra tutti i 
partecipanti la piattaforma e data di una manifestazione nazionale a Taranto 
nel fuoco della lotta in corso a Taranto e in stretto rapporto con gli 
operai Ilva-indotto e le realtà territoriali in lotta. Il convegno promosso 
dalla Rete sarà aperto a tutte le realtà sociali, sindacali e politiche che 
vogliano contribuirvi, a Taranto come a livello nazionale.

Il Convegno si terrà ai primi di dicembre e entro il 27 ottobre sarà tenuta 
una riunione organizzativa per definire la data precisa con appello e 
manifesto di convocazione.

L'Avvocato Bonetto ha portato l'esperienza di come si è costruita la 
partecipazione operaia ai processi di Torino, per proporre la realizzazione 
di un modello simile ai processi Ilva per operai e popolazioni.

Il secondo punto all'ordine del giorno ha recepito il documento preparato 
dai compagni del comitato 5 aprile e ha espresso adesione alla campagna in 
corso contro le nuove modifiche peggiorative (Bozza Decreto sulla 
semplificazione) del D.Lgs.81/08 sulle disposizioni di tutela della salute e 
della sicurezza nei luoghi di lavoro, che ne vogliono ulteriormente 
snaturare la funzione e finalità.

Altri compagne e compagni sono intervenuti sulle condizioni di insicurezza 
in altre realtà lavorative, in particolare nella scuola dove studenti e 
insegnanti rischiano anche la vita per lo stato di pericolosità delle 
scuole, frutto diretto delle politiche e dei tagli dei governi.

La Rete con questa riunione si assume le sue responsabilità di ridare a 
tutti uno strumento nazionale di elaborazione e lotta, a partire - come è 
già stato per Testo Unico, Thyssen Krupp, Ilva, strage di Molfetta, rapporto 
precarietà/morti sul lavoro, ecc. - dalla questione più calda oggi: l'Ilva 
di Taranto, dimostrando sul campo, con il convegno nazionale e la possibile
manifestazione nazionale, l'indispensabile necessità di questo strumento.

RETE NAZIONALE PER LA SICUREZZA SUI POSTI DI LAVORO

bastamortisullavoro@gmail.com

Roma 6 ottobre 2012



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From: Associazione Italiana Esposti Amianto aiea.mi@tiscali.it

Sent: Friday, October 12, 2012 11:01 AM

To:

Subject: LETTERA ASSOCIAZIONI PER CONFERENZA NAZIONALE GOVERNATIVA AMIANTO



A seguire la lettera inviata al Ministro Balduzzi da parte di Fulvio Aurora 
a nome di tutto il Coordinamento in preparazione della Conferenza Nazionale 
Amianto



* * *



Al Sig. Ministro della Salute Prof. Renato Balduzzi Ministero della Salute

Al Direttore Generale dott. Fabrizio Oleari Ministero della Salute

Al Direttore Generale Dott. Giuseppe Ruocco Ministero della Salute

p.c.

al Senatore Felice Casson Senato della Repubblica

OGGETTO: SECONDA CONFERENZA NAZIONALE AMIANTO - LE ASPETTATIVE DELLE 
ASSOCIAZIONI

Sig. Ministro

Sigg. Direttori,

Al seguito dell'incontro delle associazioni avvenuto a Casale Monferrato il 
17 settembre u.s. il coordinamento delle associazioni si è ulteriormente 
riunito a Roma il 1 ottobre presso la CGIL nazionale insieme ai sindacati 
confederali. E' in preparazione un documento comune che associazioni e 
sindacati invieranno al Ministero della Salute nei prossimi giorni.

Le Associazioni delle vittime e degli esposti ed ex esposti all'amianto 
ritengono, però, primariamente, di esprimere le loro esigenze e le loro 
aspettative dalla celebrazione della Seconda Conferenza Nazionale 
sull'Amianto che si terrà a Venezia nei giorni 22/23/24 novembre non senza 
avere preso atto dell'impegno e del lavoro di coordinamento profuso dal Sig. 
Ministro, prof. Balduzzi, per l'indizione della Conferenza e per ciò stesso 
lo ringraziano.

La Conferenza ha avuto il suo prologo con la presentazione del Quaderno del 
Ministero della Salute: "Stato dell'arte e prospettive in materia di 
contrasto alle patologie asbesto correlate", presentato sempre a Casale 
Monferrato il 17 settembre. Si ritiene che la sintesi dei diversi problemi 
in esso contenuti sia condivisibile, come è condivisibile ed appropriata 
l'analisi della legislazione in tema di amianto che ha messo in luce quanto 
ancora deve essere applicato e messo in atto. Ed è rispetto a queste 
criticità che le associazioni si aspettano una precisa presa di posizione 
del Governo fattiva e concreta. In altri termini, considerando la prossima, 
vicina scadenza elettorale si ritiene che la Conferenza, quindi i Ministeri 
interessati debbano annunciare in quali modi, in quali tempi, con quali 
strumenti, e, non ultimo, con quali finanziamenti, intendono fare fronte 
agli inadempimenti e alle criticità così bene evidenziate nella 
pubblicazione testé rammentata.

Ed è questo lo scopo principale che ha spinto il presente coordinamento 
delle associazioni a chiedere che si svolga una Conferenza governativa dopo 
averne organizzate due non governative (Monfalcone 2004, Torino 2009).

Facciamo riferimento alla mozione (Casson) approvata all'unanimità dal 
Senato della Repubblica il13 settembre u.s.

Da essa dovrebbero derivare iniziative amministrative e, se del caso, di 
proposta legislativa da parte del Governo perché, finalmente, entro 
l'attuale legislatura, al problema amianto venga dato una risposta 
definitiva, pur scandita in tempi tanto necessari, quanto precisi. In altri 
termini: un documento di intenti, come quello scaturito dalla Prima 
Conferenza nazionale del 1999 non è quello che ci aspettiamo.

Per quanto ci riguarda, come coordinamento delle associazioni saremmo lieti 
di intervenire alla Conferenza su tutti i temi, ed in particolare su quelli 
della ricerca e sorveglianza sanitaria, nonché, per esporre considerazioni e 
ragioni della presenza delle associazioni, quali parti civili, in non pochi 
procedimenti penali in tema di rischi e danni da amianto.

A seguire la mozione Casson con alcuni puntuali commenti e proposte.

Si ringrazia per l'attenzione e si resta a disposizione

Per il Coordinamento delle Associazioni

Fulvio Aurora c/o Ass. italiana esposti amianto (AIEA)

Via dei Carracci, 2 20149 Milano tel. 3392516050

Milano, 11 ottobre 2012



* * *



MOZIONE CASSON

Atto n. Senato 1-00680

Pubblicato il 12 settembre 2012, nella seduta n. 792

Esame concluso nella seduta n.680 dell'Assemblea (13/09/2012)

Casson, Blazina, Fontana, Galperti, Roilo, Antezza, Filippi, Marino, 
Garraffa, Di Giovan Paolo, Pegorer, De Luca, Donaggio, Adragna, Adamo, 
Nerozzi, Vita, Granaiola, Scanu, Mariatti, Chiuruzzi, Passoni, Carloni

Premesso che:

nel novembre 2004 si è svolta a Monfalcone (Gorizia) la Conferenza nazionale 
sull'amianto, nel corso della quale sono stati indicati gli obiettivi da 
perseguire in questa, al contempo, nuova e ultima fase della lotta per la 
completa eliminazione della fibra killer dall'Italia entro il 2015;

secondo l'Ufficio internazionale del lavoro, sono circa 120.000 i decessi 
causati nel mondo ogni anno da tumori provocati dall'esposizione all'amianto 
e sono circa 4.000 quelli risultanti in Italia;

nei prossimi decenni, stante il lungo periodo di latenza della malattia, che 
può superare anche i 30 anni, si avrà, anche in Italia, un ulteriore forte 
incremento dei decessi provocati dall'amianto, incremento che raggiungerà 
l'apice tra il 2015 e il 2025 (e, secondo alcuni esperti, addirittura nel 
2040);

il 29 aprile 2008 è stato presentato il disegno di legge "Disposizioni a 
favore dei lavoratori e dei cittadini esposti ed ex esposti all'amianto e 
dei loro familiari, nonché delega al Governo per l'adozione del testo unico 
in materia di esposizione all'amianto" (Atto Senato 173);

già il 27 maggio 2006 si era svolto a Venezia un convegno internazionale 
sull'amianto, nel corso del quale sono state rinnovate le segnalazioni e le 
proteste per i mancati doverosi e solleciti interventi della magistratura, 
soprattutto penale, a tutela dei lavoratori ex esposti ad amianto o dei loro 
familiari superstiti, soprattutto per le regioni del Veneto (Porto Marghera 
in particolare) e del Friuli-Venezia Giulia (Monfalcone in particolare) e 
sono assai ripetuti gli interventi pubblici e le denunce in ordine ai 
ritardi della magistratura in materia (da ultimo, ai convegni di 
Venezia-Mira del 27 giugno 2011 e di Roma del 30 giugno 2011);

considerato che:

nella seduta del 7 febbraio 2012, il Senato ha già approvato quasi 
all'unanimità una risoluzione (6-00121, Casson ed altri 27 firmatari) che 
impegnava il Governo in ordine ai sei specifici seguenti punti:

1) modificare il decreto emanato dal Ministro del lavoro e previdenza 
sociale in data 12 gennaio 2011 in attuazione della legge finanziaria del 
2008 (n. 244 del 2007), al fine di garantire il funzionamento del Comitato 
organizzatore e la gestione del Fondo per le vittime dell'amianto, 
disciplinare le procedure e le modalità di erogazione delle prestazioni a 
favore di tutte le persone (civili e militari, lavoratori e non lavoratori), 
che abbiano contratto patologie asbesto-correlate per esposizione 
all'amianto a qualsiasi titolo, in situazioni lavorative, domestiche o 
ambientali e, in caso di premorte, in favore degli eredi. A tal fine occorre 
prioritariamente valutare la piena conformità del decreto ministeriale in 
questione con le previsioni di cui alla legge n. 244 del 2007, anche al fine 
di proporre eventuali modifiche alla normativa primaria di riferimento;

2) istituire un apposito Fondo per realizzare, in accordo con il 
coordinamento degli assessori regionali alla salute, un programma di 
indirizzo e coordinamento e messa in rete dei programmi delle singole 
regioni, in materia di "Sorveglianza sanitaria, diagnosi precoce e terapie 
efficaci" delle persone dichiaratesi esposte all'amianto e per le persone 
che hanno ricevuto e riceveranno dall'Istituto nazionale per l'assicurazione 
contro gli infortuni sul lavoro (INAlL) e/o dalle Aziende unità sanitarie 
locali (AUSL) l'attestato di avvenuta esposizione all'amianto;

3) istituire, presso il Ministero dell'economia e delle finanze, un Fondo 
nazionale per il risanamento degli edifici pubblici, per il finanziamento 
degli interventi finalizzati ad eliminare i rischi per la salute pubblica 
derivanti dalla presenza di amianto negli edifici pubblici e nelle strutture 
e mezzi di trasporto pubblico, prevedendo prioritariamente la messa in 
sicurezza degli edifici scolastici ed universitari, delle strutture 
ospedaliere, degli uffici aperti al pubblico e delle caserme e delle navi 
militari;

4) favorire l'instaurazione di un quadro interpretativo omogeneo il quale 
risulti idoneo ad assicurare il tempestivo rilascio delle certificazioni di 
esposizione all'amianto in favore dei lavoratori esposti e agli ex esposti, 
al fine di consentire loro l'accesso ai benefici e alle prestazioni 
sanitarie previste dalla normativa vigente;

5) provvedere alla riapertura del termine del 15 giugno 2005, di cui al 
decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali del 27 ottobre 
2004, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 295 del 17 dicembre 2004, in 
attuazione di quanto previsto dal decreto-legge n. 269 del 2003, convertito, 
con modificazioni, dalla legge n. 326 del 2003, riapertura già sollecitata 
con Atto Senato n. 2141 del 28 aprile 2010;

6) provvedere alla indizione e organizzazione della Conferenza Nazionale 
sulle patologie asbesto-correlate nonché sulla conoscenza, prevenzione e 
bonifica dei siti contaminati da amianto;

rilevato che su tali impegni risulta che il Governo abbia risposto 
positivamente solo in ordine al sesto punto, concernente la organizzanda 
Conferenza nazionale governativa sull'amianto;

ritenuto di dover riproporre al Governo tutte le ricordate inevase 
questioni, unitamente a quelle concernenti la lentezza dei processi e delle 
indagini relativi alle persone decedute a causa dell'amianto;

considerato che:

nel corso del mese di novembre 2012 si terrà a Venezia la seconda conferenza 
nazionale governativa sull'amianto nel corso della quale dovranno 
valutarsi - tra l'altro - i problemi relativi alla gestione dei processi 
(civili e penali) da amianto;

considerato che i richiesti interventi della magistratura, a tutela delle 
parti offese (per i casi di malattie asbesto-correlate), devono ritenersi 
obbligatori e prioritari a norma del codice penale e di procedura penale, 
anche perché la recente normativa annovera questa tipologia di reati 
(infortuni sul lavoro e malattie professionali) tra quelli che devono essere 
trattati, dopo quelli concernenti le più gravi forme di criminalità 
organizzata, con criteri di precedenza rispetto agli altri;

gli obblighi di tutela dei lavoratori (e dei loro familiari superstiti) si 
rinvengono finanche nella Carta costituzionale, che fa costantemente 
richiamo ai doveri di solidarietà sociale;

non pare, in effetti e di fatto, che i vari uffici giudiziari funzionalmente 
e territorialmente competenti (soprattutto le Procure della Repubblica) 
soddisfino con celerità e priorità tali esigenze relative all'istruzione e 
trattazione dei procedimenti concernenti le morti a causa del lavoro (in 
particolare quelle da amianto), sulle quali peraltro già nel corso delle 
Legislature XIV e XV il Senato aveva istituito una specifica Commissione 
d'inchiesta, rilevando la notevole vastità e gravità del fenomeno;

considerato inoltre che tali segnalazioni di lentezza o di inerzia, 
incomprensibili e inaccettabili, riguardano situazioni in particolare del 
Veneto;

sottolineato che lentezze ed inerzie conducono di continuo a vergognose 
prescrizioni dei reati,

impegna il Governo:

1) a dare sollecita attuazione al complesso degli impegni contenuti nella 
richiamata risoluzione 6-00121, già approvata dal Senato;

2) a verificare quante denunce e/o segnalazioni di qualsiasi genere, ma 
attinenti ad esposizioni ad amianto e a patologie asbesto-correlate, siano 
pervenute a tutte le singole Procure della Repubblica italiana, dall'anno 
2000 ad oggi;

3) a verificare quante di tali denunce e/o segnalazioni (per ogni singolo 
ufficio giudiziario) siano state archiviate, siano ancora pendenti o siano 
state concluse con passaggio del fascicolo al giudice per il giudizio e 
quante di queste ultime si siano già concluse con sentenze di primo o di 
secondo grado, ovvero siano divenute definitive;

4) a sollecitare per quanto di competenza la trattazione dei fascicoli 
"dormienti" in materia di soggetti esposti alle fibre-killer di amianto;

5) a promuovere la ricerca e sorveglianza epidemiologica, con riferimento 
alle persone che hanno contratto patologie asbesto-correlate per esposizione 
all'amianto;

6) a promuovere, d'intesa con le regioni, la realizzazione di una struttura 
di rete che raccolga ed analizzi i dati relativi alle patologie 
asbesto-correlate emersi a livello territoriale e in particolare dai 
registri tumori.



INDICAZIONI E COMMENTI

"1) Modificare il decreto emanato dal Ministro del lavoro e previdenza 
sociale in data 12 gennaio 2011 in attuazione della legge finanziaria del 
2008 (n. 244 del 2007), al fine di, garantiti il funzionamento del Comitato 
organizzatore e la gestione del Fondo per le vittime dell'amianto, 
disciplinare le procedure e le modalità di erogazione delle prestazioni a 
favore di tutte le persone (civili e militari, lavoratori e non lavoratori), 
che abbiano contratto patologie asbesto-correlate per esposizione 
all'amianto a qualsiasi titolo, in situazioni lavorative, domestiche o 
ambientali e, in caso di premorte, in favore degli eredi. A tal fine occorre 
prioritariamente valutare la piena conformità del decreto ministeriale in 
questione con le previsioni di cui alla legge n. 244 del 2007, anche al fine 
di proporre eventuali modifiche alla normativa primaria di riferimento."

Lo scopo primo per cui è stato chiesto il Fondo per le Vittime è stato 
quello di dare una risposta di riconoscimento, di giustizia, quindi 
economica, a chi non ha avuto e non può avere nulla, ovvero alle vittime (o 
i loro eredi) colpite da malattie asbesto correlate in situazioni non 
lavorative. Un risultato che, probabilmente, si può ottenere questo 
risultato per via amministrativa; sarà però il Governo ad individuare e ad 
annunciare le modalità più opportune, in tempi certi e pure celeri.

"2) Istituire un apposito Fondo per realizzare, in accordo con il 
coordinamento degli assessori regionali alla salute, un programma di 
indirizzo e coordinamento e messa in rete dei programmi delle singole 
regioni, in materia di «Sorveglianza sanitaria, diagnosi precoce e terapie 
efficaci» delle persone dichiaratesi esposte all'amianto e per le persone 
che hanno ricevuto e riceveranno dall'INAlL e/o dalle AUSL l'attestato di 
avvenuta esposizione all'amianto."

L'iniziativa deve essere del Ministro della Salute che riunisce le Regioni 
e, con il loro accordo, predispone un piano che deve essere seguito su tutto 
il territorio nazionale. Tale piano può essere discusso ed approvato alla 
Conferenza Nazionale. Se per la sorveglianza sanitaria non sembra esistano 
difficoltà per fornire le opportune indicazioni, diverso è il problema per 
ciò che attiene alla diagnosi precoce e alle terapie efficaci. In effetti 
per le malattie più gravi asbesto correlate non esiste allo stato attuale né 
diagnosi precoce, ne terapie che portano a guarigione.

L'esigenza di porre in essere o di rafforzare la ricerca è fondamentale, 
considerando la differenza fra la ricerca, che segue appositi criteri, e l' 
intervento terapeutico, pure e per primo dovuto, pur in presenza di una 
malattia inguaribile. Il Ministero della Salute è impegnato a relazionarsi 
con le reti europee di ricerca, ma al tempo stesso deve coordinare le 
ricerche in atto e, pure, esprimere giudizi sulla congruità delle stesse. 
Indispensabile è quindi fare conoscere le ricerche esistenti e i risultati, 
una volte concluse, queste hanno determinato.

"3) Istituire, presso il Ministero dell'economia e delle finanze, un Fondo 
nazionale per il risanamento degli edifici pubblici, per il finanziamento 
degli interventi finalizzati ad eliminare i rischi per la salute pubblica 
derivanti dalla presenza di amianto negli edifici pubblici e nelle strutture 
e mezzi di trasporto pubblico, prevedendo prioritariamente la messa in 
sicurezza degli edifici scolastici ed universitari, delle strutture 
ospedaliere, degli uffici aperti al pubblico e delle caserme e delle navi 
militari."

E' evidente che la priorità riguarda gli edifici e le strutture pubbliche in 
generale, ma ciò non è esaustivo. L'amianto non lo possiamo lasciare dov'è, 
anche se si tratta di ambienti privati. I dati dei censimenti dei siti 
spiegano come la legge e i decreti ministeriali relativi, non siano stati 
applicati se non a macchia di leopardo.

Il Ministro dell'Ambiente deve dare indicazioni sulle vecchie e sulle nuove 
forme di smaltimento dell'amianto, in un contesto di chiarezza, considerando 
i territori, le obiezioni e la partecipazione dei cittadini interessati. In 
particolare va considerato necessario verificare le possibilità di 
inertizzazione dei rifiuti di amianto, che non può essere considerata 
l'unica, ma è certamente importante per eliminare la grande quantità di 
amianto friabile ancora presente. Non è accettabile che il 72 % del 
materiale contenente amianto sia smaltito in Germania. Non ultimo, un tema 
che sembra essere collaterale, ma non lo è, deve essere affrontato e 
risolto. Le cave di pietre verdi (contenenti amianto) devono essere, 
conformemente alla legge 257/92 che ne vieta l'estrazione , definitivamente 
chiuse.

L'emergenza sanitaria causata dall'amianto non permette ulteriori ritardi 
nella pianificazione e realizzazione di interventi efficaci di risanamento e 
bonifica, che devono avvenire su due livelli, nazionale e locale, a partire 
dai siti inseriti nel Programma nazionale di bonifica del Ministero 
dell'ambiente, dove, nonostante l'urgenza sanitaria, le bonifiche vanno 
ancora a rilento.

Per accelerare gli interventi di bonifica occorre prevedere adeguate risorse 
economiche per co-finanziare la rimozione e la bonifica delle strutture 
contaminate di proprietà dei Comuni, ma anche dei cittadini. Un ottimo 
strumento, grazie al quale si sono rimossi migliaia di mq di coperture di 
eternit su tutto il territorio nazionale era l'extra-incentivo di 5 
centesimi a kwh, previsto dal IV conto energia, per chi sostituiva le 
coperture in eternit con pannelli fotovoltaici. L'attuale sistema di 
incentivazione recentemente approvato con il V conto energia invece lo ha 
sostituito con un sistema che ha delle evidenti criticità, che hanno, di 
fatto, causato una drammatica battuta di arresto della realizzazione degli 
impianti FV e delle bonifiche.

È necessaria un'adeguata pianificazione per la realizzazione di una 
impiantistica di trattamento e smaltimento a supporto delle operazioni di 
bonifica.

Non ultimo va affrontato il tema dei sostituti dell'amianto, per verificare 
se questi sono i materiali messi in commercio e utilizzati hanno le 
caratteristiche di innocuità per l'uomo e per l'ambiente.

"4) Favorire l'instaurazione di un quadro interpretativo omogeneo il quale 
risulti idoneo ad assicurare il tempestivo rilascio delle certificazioni di 
esposizione all'amianto in favore dei lavoratori esposti e agli ex esposti, 
al fine di consentire loro l'accesso ai benefici e alle prestazioni 
sanitarie previste dalla normativa vigente.

5) provvedere alla riapertura del termine del 15 giugno 2005, di cui al 
decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali del 27 ottobre 
2004, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 295 del 17 dicembre 2004, in 
attuazione di quanto previsto dal decreto-legge n. 269 del 2003, riapertura 
già sollecitata con Atto Senato n. 2141 del 28 aprile 2010."

E' un argomento sul quale si è a lungo discusso e che ha costituito una 
delle maggiori discriminazioni per molti lavoratori ex esposti. I cosiddetti 
"benefici" (quale beneficio per essere stato esposto all'amianto?) 
previdenziali sono stati erogati nelle maniere più diverse, e, in molti 
casi, non pochi aventi diritto ne sono stati privati. La vertenzialità 
giuridica è stata massima. Ora, tale filone sembra si sta esaurendo per 
stanchezza o perché il tempo ha determinato decadenza del diritto. Sarebbe 
necessario uno scatto di giustizia da parte governativa: a uguale 
esposizione uguale diritto, indipendentemente dai luoghi, dagli ambienti di 
lavoro pubblici o privati purché l'esposizione fosse dimostrata. Anche in 
questo caso, non necessariamente è necessaria una nuova legge, sarebbero 
sufficienti uno o più atti di indirizzo.

Ciò da adito a mettere in discussione le modalità operative di funzionamento 
e decisioni dell'INAIL a partire dalle differenze di comportamento nei 
territori, ma più in profondità il criterio assicurativo prima del criterio 
sociale.

Occorre trovare un modo per risolvere il problema senza bisogno che INAIL e 
INPS costringano gli aventi diritto a rivolgersi ai tribunali. Ad esempio 
deve essere ammesso che anche le A-USL possano definire i riconoscimenti. 
D'altro canto anche per il riconoscimento delle malattie professionali 
esiste una grossa ingiustizia, sia per la mancanza di denuncia da parte di 
chi ha l'obbligo di referto, sia per dovere, molto spesso, da parte dei 
lavoratori interessati, ricorrere in Tribunale.

E infine il governo è impegnato:

"1) a dare sollecita attuazione al complesso degli impegni contenuti nella 
richiamata risoluzione 6-00121, già approvata dal Senato;

2) a verificare quante denunce e/o segnalazioni di qualsiasi genere, ma 
attinenti ad esposizioni ad amianto e a patologie asbesto-correlate, siano 
pervenute a tutte le singole Procure della Repubblica italiana, dall'anno 
2000 ad oggi;

3) a verificare quante di tali denunce e/o segnalazioni (per ogni singolo 
ufficio giudiziario) siano state archiviate, siano ancora pendenti o siano 
state concluse con passaggio del fascicolo al giudice per il giudizio e 
quante di queste ultime si siano già concluse con sentenze di primo o di 
secondo grado, ovvero siano divenute definitive;

4) a sollecitare per quanto di competenza la trattazione dei fascicoli 
"dormienti" in materia di soggetti esposti alle fibre-killer di amianto;

5) a promuovere la ricerca e sorveglianza epidemiologica, con riferimento 
alle persone che hanno contratto patologie asbesto-correlate per esposizione 
all'amianto;

6) a promuovere, d'intesa con le regioni, la realizzazione di una struttura 
di rete che raccolga ed analizzi i dati relativi alle patologie 
asbesto-correlate emersi a livello territoriale e in particolare dai 
registri tumori."

Al governo si chiede di raccogliere i dati su tutto ciò che è il dovere 
della magistratura: quali denunce e quali segnalazioni, quale seguito queste 
hanno avuto; quali processi sono stati implementati e con quale esito. 
Pensiamo alle mancate denunce delle malattie professionali da parte di chi 
detiene l'obbligo di referto, pensiamo anche alle archiviazioni delle 
denunce, ai processi iniziati e non conclusi causa la prescrizione dei 
reati. E' solo un problema di organizzazione o si tratta di scelte che si 
sono incancrenite nel tempo e che non si vuole rimuovere? Forse è per questo 
che la proposta del Procuratore Raffaele Guariniello di istituzione della 
Procura Nazionale sulla salute e sicurezza sul lavoro viene rifiutata. I 
benefici di giustizia che potrebbe portare ai lavoratori e ai cittadini ex 
esposti o esposti all'amianto e alle altre sostanze tossiche e cancerogene 
corrispondono alle responsabilità che verrebbero perseguite. E questo non 
piace, ancora di più in tempo di crisi.



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