non bastano le forme di lotte e la
partecipazione operaia per considerare una lotta di classe
Ilva: arriva la lettera, stop alla
protesta e
si stringe la mano alla polizia
Genova - La lettera di convocazione viene
mostrata con orgoglio agli occhi stanchi dei lavoratori Fiom dell’Ilva. La
giornata più lunga e ad alta tensione si conclude così poco dopo le 13.30 sulla
scalinata della Prefettura, con la lettura della missiva formale per l’incontro
a Roma con il sottosegretario allo sviluppo economico Simona Vicari,
accolta dagli applausi. «È una vittoria dei lavoratori, ma non abbassiamo la
guardia e non smobilitiamo, vogliamo risposte», grida Bruno Manganaro,
segretario Fiom, al termine di una mobilitazione iniziata sin dalle 7.30 fuori
dallo stabilimento di Cornigliano.
Quasi un migliaio di persone, un fiume di
operai con il caschetto dell’Ilva in testa e il rumore dei mezzi meccanici e
dei petardi a riempire le strade del ponente genovese, mentre sei camionette della
polizia si fermano in Lungomare Canepa, appena raggiunto dai lavoratori. I
lampeggianti blu tagliano il rosso dei fumogeni accesi dagli operai e
illuminano lo schieramento di agenti con scudi e manganelli anti-sommossa,
alcuni con le maschere anti-gas. «Ma cosa siamo al G8? Andatevene, noi non
siamo delinquenti, siamo lavoratori. Vergogna». La rabbia sembra destinata a
esplodere, solo una fila di transenne separa i manifestanti dalla polizia.
Serve tutta la capacità organizzativa del servizio d’ordine della Fiom per
riuscire a contenere gli animi e avvicinarsi, a mani alzate, allo schieramento
di polizia. È il primo gesto per dare il via a una trattativa, in contatto
diretto con la prefettura. Dopo due ore sul filo, il gesto che riesce ad
allentare la pressione, il casco tolto e la stretta di mano con un
lavoratore del vicequestore aggiunto Maria Teresa Canessa.
L’immagine simbolo che precede la deposizione degli scudi e anticipa i
segnali positivi che, alle 11.30, consentono ai lavoratori di proseguire in
corteo verso la prefettura. Le strade bloccate dal traffico per l’intera
giornata di martedì vengono percorse rapidamente dal migliaio di
lavoratori, verso la prefettura. Sulla scalinata di palazzo Spinola l’attesa
lettera ufficiale, l’impegno del governo per la partecipazione del
sottosegretario allo sviluppo economico al vertice del 4 febbraio.
Si ritorna a Cornigliano accompagnati da una leggera pioggia, tra gli
sguardi sfiniti e soddisfatti dei lavoratori. I “tre giorni dell’Ilva”
si concludono con i mezzi da lavoro che ripartono imponenti, condotti fin
dentro lo stabilimento. «Abbiamo vinto una tappa, forse quella più in salita.
Ma il “Giro” non è ancora nostro», avverte Armando Palombo, delegato rsu Fiom.
Tra una settimana a Roma le tute blu dell’Ilva chiederanno garanzie
sull’Accordo di programma, pronti a farsi sentire ancora, con ogni mezzo.
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