Innanzitutto si voleva informare l'assemblea di oggi che a Palermo è in corso la lunga e complessa lotta dei precari Coop Sociali, assistenti nelle scuole degli studenti disabili, che coinvolge in tutta la Sicilia circa 2000 precari, di cui la maggioranza è formata da donne, fuori dalle scuole dall'inizio del lockdown, senza salario, hanno ricevuto ora la cassa in deroga solo per il mese di marzo.
Riesplosa in modo più forte nel mese di giugno, questa lotta con alla testa la forza delle tante lavoratrici precarie in piazza quasi quotidianamente, è stata inserita nell'ottica del patto di azione inteso come la costruzione di un fronte di base effettivo, ma partendo appunto dalle lotte reali che si fanno, lavorando, e certamente non è facile, per estenderne la conoscenza e anche la solidarietà e per allargare le forze.
Da alcuni interventi dell'assemblea emerge però la sensazione che si torni indietro o si ricominci sempre daccapo: è necessario invece guardare ai fatti concreti che già si sono messi in campo. il 6 giugno per esempio è stato un primo passo a livello nazionale, nelle sue diverse diramazioni territoriali compreso Palermo, anche in termini di sviluppo di nodo territoriale come si è detto, in cui le cosiddette "vertenze" sono state calate nella dimensione del patto di azione con la prospettiva della costruzione di un fronte unico di classe anticapitalista.
Così l'iniziativa messa in campo come patto per il 19 Giugno contro la repressione delle lotte e sulla parola d'ordine "se toccano uno toccano tutti" (vedi il collegamento con gli operai della TNT Fedex ma non solo), non strettamente "vertenziale" e che ha visto in prima linea ad esempio quelle precarie e precari che ora qui lottano ogni giorno in difesa del lavoro, dà il senso di cosa deve essere il Patto che come ha detto il compagno slai di Bergamo deve contribuire a trasformare le lotte in "guerra di classe".
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Sulla questione donne non ci sembra assolutamente corretto porla soltanto come "questione di genere" . Nell'emergenza coronavirus le lavoratrici, le proletarie, in una condizione peggiorata dal lockdown di lavoro, non lavoro, chiuse in casa, sono emerse con forza da un lato ma in maniera anche drammatica dall'altro, vedi i casi dei femminicidi. Il governo non ha considerato la maggioranza delle donne nei vari Dpcm, se non rafforzare le catene nella/per la famiglia-lavoro di cura (la questione dello smart-working è emblematica).
L'emergenza Covid ha posto chiaramente in particolare sulla questione della condizione delle donne che è questo sistema capitalista la vera causa della doppia oppressione delle donne.
Le lavoratrici, le precarie, le proletarie, le migranti oggi stanno lottando: vedi le tante precarie Assistenti di Palermo/Sicilia, le operaie immigrate della Montello di Bergamo, le lavoratrici degli asili di Taranto, le lavoratrici degli alberghi e della ristorazione... e in queste lotte stanno esprimendo precisi obiettivi/piattaforme che sono più ampi perchè guardano all'intreccio della condizione di classe e della condizione di genere.
Sono lavoratrici che hanno fatto in buona parte lo sciopero delle donne del 9 marzo sfidando il primo illegale divieto di sciopero su una piattaforma scaturita dalle istanze, bi/sogni emersi dalle lotte reali, dalle inchieste dirette e indirette che pongono la necessità di lottare a 360 gradi, partendo sì da obiettivi concreti ma nella prospettiva rivoluzionaria che questo sistema sociale non è riformabile.
Un compagno all'assemblea ha richiamato l'importanza dello sciopero dell'8 marzo...
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