AUMENTA
IL NUMERO DELLE OPERAIE CHE PARTECIPA ALLE CONTESTAZIONI DAVANTI ALLA
SEDE DELLA CGIL E SI ALLARGA LA PORTATA DELLA DENUNCIA…
MA
IL LAVORO DURO È IN FABBRICA, PER ROMPERE LA SOTTOMISSIONE AD UN
SISTEMA SINDACALE AZIENDALISTA E PATRIARCALE
Una cinquantina le
operaie davanti alla sede della Cgil di Bergamo per la terza protesta
in pochi giorni contro un nuovo accordo di cassaintegrazione, pronto
per la firma di funzionari confederali e loro delegati, che è stato
trattato sottobanco
Alla Montello spa,
si tratta lo smaltimento e il riciclo dei rifiuti. Non ha mai fermato
le linee di selezione dei rifiuti durante la pandemia, non essendo
mai mancata la materia prima per una produzione che è comunque a
ciclo continuo, 365 giorni l’anno.
Poco credibile agli
occhi delle operaie la notizia di una possibile crisi.
I timori sono per un
piano di ristrutturazione che l’azienda possa affrontare attraverso
lo strumento flessibile della cassaintegrazione, gestita
unilateralmente e in modo molto mirato proprio a seguito delle
trattative sotterranee in corso.
In questo modo la
cassa integrazione viene usata in modo selettivo per recuperare
produttività, per estromettere le operaie ritenute meno produttive
per età o per eventuali limitazioni, in maniera repressiva contro le
avanguardie di lotta.
Chiare le parole
d’ordine delle operaie organizzate con lo Slai Cobas sc, che stanno
allargando la base di consenso e di unità nella lotta anche ad ex
delegate Cgil e loro iscritte:
ogni trattativa in
corso deve essere fermata;
ogni bozza o accordo
raggiunto cancellato;
convocazione di
un’assemblea generale in fabbrica, per tutte le operaie, per tutti
i sindacati presenti nello stabilimento;
messa a conoscenza
degli operai del presunto stato di crisi invocato dall’azienda o
dei motivi per la nuova richiesta di Cig, discussione e decisione in
assemblea delle iniziative in risposta da adottare;
nessun licenziamento
è gistificato, nessun piano deve portare agli esuberi;
l’eventuale
ricorso alla cassa integrazione deve essere a rotazione, sotto il
controllo dei delegati approvati in assemblea, con anticipo e
integrazione da parte dell’azienda, quindi senza perdiata di
salario.
Quando le lotte
partono non si sa dove si possano fermare e questo è un bene. Sotto
accusa è finito anche un vergonoso accordo di conciliazione tombale
che la Cgil aveva gestito nel 2018 con una forte penalizzazione
economica e normativa per le operaie.
Il materiale che sta
emergendo deve essere attentamente valutato, ma le operaie denunciano
senza mezzi termini pressioni per la firma, documenti modificati o
non spiegati… firme fatte in sedi diverse o addirittura mancanti
nelle copie consegnate alle operaie.
Di sicuro quanto
stanno facendo i delegati fedeli allal Cgil che da giorni passano
freneticamete tra le linee per dire alle operaie ‘ricordati che hai
aderito volontariamente alla conciliazione’, sta solo alimentando
il fuoco di questa protesta, dato che sono ancora impresse nella
memoria di molte le parole ‘se non firmi sei licenziata…’
Prendere
nelle mani la lotta per gli operai, a partire dal potere di decidere
e di organizzarsi su base di classe, è stato uno dei detonatori
dell’autonno caldo. Anche per questo la lotta delle operaie della
Montello parla alle operaie e agli operai di tutte le fabbriche.
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