Massa-Carrara - Un presidio in solidarietà dei
lavoratori e delle lavoratrici del Cup, da settimane in stato di
agitazione per scongiurare una nuova gara d'appalto e ottenere così
la stabilizzazione dei loro contratti. Ieri mattina, fuori dal centro
di via Bassa Tambura, alcuni cittadini, in particolar modo militanti
della sinistra, hanno realizzato un sit in per manifestare la propria
vicinanza ai lavoratori coinvolti nella vertenza.
«Basta appalti, basta esternalizzazioni e
precarietà. I servizi al cittadino per la sanità pubblica non
possono poggiare su sfruttamento dei lavoratori e contratti umilianti
- scrivono in una nota i lavoratori e le lavoratrici autorganizzati
di Massa-Carrara - Questi lavoratori stanno lottando perché da anni
la Asl li tratta come lavoratori fantasmi, esistono, lavorano,
rischiano ma non sono come gli altri lavoratori, nonostante svolgano
un servizio essenziale per il servizio sanitario come abbiamo avuto
modo di constatare chiaramente nei giorni dello sciopero con la
paralisi di molti servizi sanitari. Non può esserci una sanità
pubblica efficiente senza un servizio di prenotazione e di sportello
efficiente. Il lavoro deve essere sempre rispettato senza
distinzione». «Questa vertenza è l'ennesima dimostrazione delle
contrattazioni a ribasso dei diritti del lavoro – commenta Andrea
Guadagnucci del Pci – Ai continui elogi agli eroi della sanità non
è seguito il degno riconoscimento del lavoro svolto in questo
periodo di emergenza».
Un riconoscimento inoltre che non arriverà, secondo Nicola Cavazzuti del Partito della Rifondazione Comunista, a meno che non venga radicalmente cambiato il sistema di assunzione dei lavoratori del servizio pubblico: «La lotta del Cup è la lotta dei precari, la lotta di un sistema sanitario sbagliato alla radice che non va nemmeno riformato, ma radicalmente cambiato. Questa è l'idea che abbiamo dal 2015 quando presentammo un referendum, bocciato in Regione, sulla legge regionale alla sanità. Una legge che ha portato alle privatizzazioni, ai tagli, e che sotto stress, nel periodo del Covid, ha mostrato tutte le sue fragilità. Si deve tornare alla legge del 78 e ai presidi locali sul territorio». A partecipare al presidio anche i Carc: “La battaglia per rimettere in piedi la sanità – aggiunge Elena Tartarini – parte dalle internalizzazioni”.
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