Fim e Uilm già portavoci della politica aziendale e del Presidente Bruno
Ferrante, in questi giorni, in coincidenza dei primi provvedimenti sui
Parchi minerali da parte della magistratura, hanno ripreso una campagna
allarmista verso gli operai, di fatto per chiamarli a stare dalla parte dell'Ilva
sbandierando di nuovo il ricatto di chiusura della fabbrica.
Il segretario della Uilm ha espresso subito la sua "preoccupazione": "se si
fermano gli altoforni, si ferma tutto il resto. Se non ci sono i minerali,
non si può marciare".
Questa campagna poi è fatta anche di cose dette e non dette, di
dichiarazioni smentite il giorno dopo. Su questo la parte principale lo fa
la Fim; in questa settimana, su tutta la vicenda dei Parchi minerali prima
ha dichiarato, attraverso il suo segretario che: ".il sistema di bagnatura
dei Parchi. è stato più volte sollecitato dalla Fim-Cisl. L'azione
annunciata dall'azienda dà ragione alla politica di tutela dell'ambiente e
della salute portata avanti dalla Fim."; due giorni dopo dice: ". questi
interventi di miglioramento non possono rappresentare la soluzione
definitiva, che potrà avvenire solo con un sistema di copertura dei cumuli
delle materie prime presenti nell'area Parchi" Aggiungendo però subito dopo,
da buon servo: "L'impegno da parte dell'Ilva sul contenimento delle polveri
era stato assunto, insieme ad altri già ad agosto".
Chiamarli ancora "sindacati" è assolutamente improprio, all'Ilva sembrano
più una sorta di "capi ultras" che alimentano le "grida", a prescindere
anche dai fatti concreti.
La realtà è che continua il contrasto tra le disposizioni della magistratura
e l'azione del pres. dell'Ilva Ferrante, appoggiato in questo solermente da
Fim e Uilm.
Infatti, per la Procura i parchi che occupano 78 ettari - come se fossero 70
campi di calcio - devono essere coperti integralmente e in funzione di
questo ha imposto la sospensione del carico di materie prime, autorizzando
solo un modesto scarico per il funzionamento dell'altoforno, poi il blocco
sarà totale per ridurre i cumuli stoccati in attesa della soluzione
definitiva, le eventuali deroghe dovranno avere l'autorizzazione dei custodi
giudiziari. L'Ilva, invece, dal 10 settembre vuole solo attuare un sistema
di bagnatura 24h su 24, con incremento della turnistica, passando dai 14 ai
21 turni settimanali, bagnatura che oltre ad essere assolutamente
insufficiente e inefficace per il carico e scarico di minerale, può
peggiorare la situazione, con l'infiltrazione nel terreno dell'acqua piena
di minerali.
E siamo appena all'antefatto della messa a norma dell'area a caldo!
Questa si deve per forza fare. Punto e basta! Allo stato attuale è il non
farla che metterebbe a rischio i posti di lavoro. Ed è altrettanto chiaro
che farla significa che la fabbrica non può, non deve, andare come prima!
Che alcuni impianti si devono fermare, stabilendo un cronoprogramma, in cui
i tempi e gli interventi, quelli veri, devono essere fatti subito, come
subito devono essere messi dall'azienda molti, ma molti più soldi. Questo e
solo questo permetterebbe di salvare la fabbrica.
Fim e Uilm con la loro azione NON salvano la fabbrica, ma solo gli interessi
di Riva che chiaramente non vuole attuare le prescrizioni e vuole solo fare
interventi tampone, di facciata.
Fim e Uilm, invece di impegnarsi perché in questo percorso di messa in
sicurezza, di ristrutturazione/rinnovamento degli impianti, l'Ilva non metta
a rischio posti di lavoro e salario degli operai pretendendo che gli operai
vengano spostati in altri reparti o impegnati anch'essi nei lavori di messa
a norma, agiscano per creare tensioni interessate.
Anche le altre parti del fronte pro Riva si stanno facendo sentire in questi
giorni.
Monti in occasione della sua venuta a Bari ha incontrato Bruno Ferrante,
tranquillizzandolo, perché una soluzione si troverà, ricevendo il
ringraziamento del presidente dell'Ilva: "Monti ha avuto parole molto sagge
e di grande equilibrio", insieme alla richiesta di sgravi fiscali e
contributivi per l'Ilva.
Clini e Passera, invece di quantificare i soldi necessari per la bonifica,
hanno quantificato in 8 miliardi il danno "al paese" che potrebbe derivare
dalla chiusura dell'Ilva, perorando di fatto per una soluzione parziale
delle condizioni ambientali.
Il presidente della Regione, Vendola, per mettere a riparo da
manifestazioni, come quella del 17 agosto, ha convocato in luogo difficile
anche da raggiungere il vertice del 14 settembre.
In questa situazione, è la voce, il pensiero, l'azione autonoma degli operai
in fabbrica che tarda a farsi sentire.
Tra chi è preoccupato ma silente, chi va dietro l'ultima notizia, chi
"denuncia e lotta" in città ma dentro l'Ilva sta zitto (come gli operai dell'Apecar),
la situazione all'Ilva, per gli operai, non va bene. Ed è il rovesciamento
di questa situazione la questione centrale in questa importante battaglia.
dal blog proletari comunist
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