(Dalla
Repubblica)
Dopo il caso dei voucher utilizzati dalla categoria dei
pensionati dell’Emilia-Romagna, un autentico boomerang per chi si sta battendo
per l’abolizione dei buoni lavoro e che ha raccolto le firme per un referendum
abrogativo, la Cgil corre ai ripari. Ieri la segreteria nazionale ha diramato
una mail a tutti i dirigenti delle categorie, nazionali e regionali. La
cosiddetta “nota alle strutture” è un vademecum sul come, anche, rispondere
agli organi di stampa sulla questione. “L’obiettivo che dobbiamo perseguire in
queste ore delicate anche in relazione alla prossima espressione della Corte
sulla ammissibilità dei quesiti referendari – scrivono Tania Scacchetti e Nino
Baseotto, membri della segreteria nazionale – deve essere quello di rilanciare
la validità delle nostre ragioni, supportate da milioni di firme raccolte nei
mesi scorsi, evitando i processi ed evitando di alimentare fratture nella
organizzazione e nella sua immagine pubblica”.
Ed è anche comprensibile la
voglia di “evitare i processi”. Perché il problema dell’utilizzo dei voucher per pagare i propri collaboratori è un problema esteso e
non relegato a una sola regione. I casi sono diversi: dallo Spi di Bergamo a
quello di Milano (dove nei mesi scorsi un’ispezione interna portò a pesanti provvedimenti
disciplinari, compresa
l’espulsione, per dei dirigenti), solo per citarne alcuni. “Certamente meglio
sarebbe stato usare maggiore attenzione sulla questione, specie una volta
avviata la nostra campagna di raccolta firme. Tuttavia, anche nella relazione
con la stampa locale, il fenomeno va circoscritto a quello che è, un utilizzo
per limitate attività meramente occasionali svolte da soli pensionati”,
continua il messaggio dei due dirigenti del sindacato. Insomma, minimizzare.
Confinare la questione spinosa ai soli pensionati. Ma in realtà dentro la
Confederazione l’utilizzo dei voucher è solo la punta dell’iceberg del capitolo
legato al lavoro interno alle strutture non sempre regolare. “Un sistema
ampiamente utilizzato per retribuire alcuni collaboratori – racconta un
funzionario della Cgil di una struttura del sud – è quello del finto
volontariato. Poi di solito attraverso la richiesta di rimborsi spese
chilometrici fasulle, che vengono presentati alla tesoreria provinciale o
territoriale, si percepisce una sorta di compenso mensile”. Un chilometro, 0,31
centesimi: si elenca una serie di tratte, si arriva alla cifra concordata e il
gioco è fatto. Lo stesso avviene un po’ ovunque ed è il segreto di Pulcinella
all’interno dell’organizzazione sindacale. “Non è pertanto accettabile che sia
strumentalizzata la posizione della Cgil che per mesi, nel silenzio assordante
di tutto il Paese, ha fatto denunce e raccolto milioni di firme affinché il
tema avesse la giusta attenzione. La Cgil non nega l’esigenza di uno strumento
che possa rispondere al lavoro occasionale; nega che questo strumento siano i
voucher come li conosciamo oggi”, si legge ancora nella mail interna di
Scacchetti e Baseotto che si chiude così: “Auspichiamo pertanto che questi
possano essere i contenuti che saranno diffusi ad attivisti e delegati oltre
che alla stampa locale quando interpellati sulla questione”. Prima che venisse
inviata la mail, uno storico dirigente della Cgil emiliana, Bruno Papignani, su
Facebook si era espresso così: “Non siamo di fronte ad un brutto accordo, siamo
di fronte ad una cosa legittima, motivata, ma che politicamente non si può
fare. Credo che ogni giustificazione peggiori il giudizio. Anche perché persino
i peggiori sfruttatori se andiamo a intervistarli hanno la loro
giustificazione…”.
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