Amianto all'Alfa di Arese,
assolti ex vertici Fiat. La figlia di un operaio morto: "Vergogna"
Paolo
Cantarella e Giorgio Garuzzo, rispettivamente ex ad e ex presidente di Fiat
Auto, assolti insieme ad altri 3 imputati: il pm aveva chiesto 3 anni
12 maggio
2017
Sono stati
assolti con formula piena Paolo Cantarella e
Giorgio Garuzzo,
rispettivamente ex ad e ex presidente di Fiat Auto, accusati di omicidio
colposo nel processo con al centro 10 casi di operai morti per forme tumorali
provocate dall'esposizione all'amianto dopo aver lavorato nello stabilimento
dell'Alfa Romeo di Arese, alle porte di Milano.
Il tribunale ha assolto anche altri 3 imputati, ex manager Alfa Lancia. Subito dopo la lettura della sentenza la figlia di un operaio morto ha gridato "vergogna" e fuori dall'aula ha espresso tutta la sua amarezza: "E' una vergogna, uno schifo, mio padre allora è morto per la gloria". Tra le parti civili, oltre ai familiari di alcuni lavoratori morti, figuravano la Regione Lombardia, il Comune di Arese (in aula era presente anche il sindaco Michela Palestra), l'Associazione italiana esposti amianto e il sindacato Slai Cobas.
La sentenza di assoluzione emessa
oggi dal giudice della nona sezione penale, Paola Braggion, è in linea con i
recenti verdetti del tribunale milanese (di altre sezioni e altri giudici) che
hanno assolto manager di grandi imprese che erano imputati per omicidio colposo
e lesioni colpose per casi di lavoratori morti o ammalati per mesotelioma o
altre forme tumorali dopo essere stati esposti senza misure di prevenzione,
secondo l'accusa, all'amianto. Tra le assoluzioni più recenti quelle per il
caso 'Pirelli' in appello, il cosiddetto 'Pirelli bis' in primo grado e il
processo agli ex manager dell'Enel di Turbigo in primo e secondo grado.Il tribunale ha assolto anche altri 3 imputati, ex manager Alfa Lancia. Subito dopo la lettura della sentenza la figlia di un operaio morto ha gridato "vergogna" e fuori dall'aula ha espresso tutta la sua amarezza: "E' una vergogna, uno schifo, mio padre allora è morto per la gloria". Tra le parti civili, oltre ai familiari di alcuni lavoratori morti, figuravano la Regione Lombardia, il Comune di Arese (in aula era presente anche il sindaco Michela Palestra), l'Associazione italiana esposti amianto e il sindacato Slai Cobas.
Il pm Maurizio Ascione aveva chiesto condanne a 3 anni per Cantarella e Garuzzo (ai due imputati veniva contestata la morte di due lavoratori), a 5 anni di reclusione per l'ex ad di Alfa Romeo Vincenzo Moro (la posizione di un altro ex ad Alfa, Corrado Innocenti, è stata stralciata) e l'assoluzione per l'ex presidente di Lancia Industriale spa Pietro Fusaro e per l'ex ad di Alfa Lancia Industriale Giovanni Battista Bazzelli. Oggi il giudice ha assolto tutti e 5 gli imputati con le formule "perché il fatto non sussiste" e "per non aver commesso il fatto" per le varie imputazioni (le motivazioni arriveranno tra 90 giorni). Secondo il pm, gli ex manager nel periodo al centro delle indagini, tra gli anni '70 e gli anni '90, non avrebbero adottato le necessarie misure di prevenzione per proteggere i lavoratori dal rischio amianto. Nel corso della requisitoria il pm aveva affermato che anche prima della legge di messa al bando dell'amianto, in vigore dal 1991, "esisteva un apparato normativo che stabiliva che l'uso dell'amianto doveva essere cautelato" e che quindi andavano adottate una serie di misure concrete contro i rischi a cui andavano incontro i lavoratori.
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