giovedì 7 settembre 2017

6 settembre - Amianto all'Alfa di Arese: le "motivazioni" del tribunale che ha assolto i dirigenti è una vera e propria legittimazione per i padroni di continuare ad uccidere in nome del profitto



Amianto, caso Alfa di Arese. Il giudice: "Non ci sono le prove della correlazione tra decessi e sostanza"


Non è stato "possibile accertare" se l'amianto presente nello stabilimento dell'Alfa Romeo di Arese tra la metà degli anni '70 e metà anni '90, "abbia causato, o concorso a causare, i decessi per tumore polmonare o mesotelioma pleurico dei 15 lavoratori" scrive il giudice nelle motivazioni della sentenza di assoluzione dell'ex ad e dell'ex presidente Fiat e di altri manager


04 settembre 2017
Non è stato "possibile accertare" se l'amianto presente nello stabilimento dell'Alfa Romeo di Arese (Milano), tra la metà degli anni '70 e metà anni '90, "abbia causato, o concorso a causare, i decessi per tumore polmonare o mesotelioma pleurico dei 15 lavoratori che" in quella fabbrica "hanno prestato per molti anni la loro attività, né a chi siano attribuibili tali decessi". E' un passaggio delle motivazioni della sentenza con cui, lo scorso maggio, il Tribunale di Milano ha assolto con formula piena Paolo Cantarella e Giorgio Garuzzo, rispettivamente ex ad e ex presidente di Fiat Auto, e altri 3 ex manager Alfa e Lancia, accusati di omicidio colposo nel processo con al centro una quindicina di casi di operai morti per forme tumorali provocate, secondo l'accusa, dall'esposizione alla sostanza cancerogena messa al bando negli anni '90.
Questi lavoratori, argomenta il giudice, sono stati esposti alla sostanza nociva non solo ad Arese, ma anche "in altre esperienze extralavorative, come Novara o Scaffidi, od occupazionali prima dell'assunzione in Alfa o in Fiat, e non si è potuto acclarare in alcun modo quanto ciascuno di essi abbia contratto irrimediabilmente e irreversibilmente la malattia, cioè quando si sia conclusa la fase di induzione non determinabile in termini di mesi o anni dalla prima esposizione". Il Tribunale ha assolto anche altri 3 imputati, ex manager Alfa Lancia.
Il verdetto di assoluzione, emesso dal giudice della nona sezione Paola Braggion, era stato in linea con gli altri recenti verdetti del Tribunale milanese che hanno assolto manager di grandi imprese che erano imputati per omicidio colposo e lesioni colpose per casi di lavoratori morti o ammalati per mesotelioma o altre forme tumorali dopo essere stati esposti senza misure di prevenzione, secondo l'accusa, all'amianto. Tra le assoluzioni più recenti quelle per il caso 'Pirellì in appello, il cosiddetto 'Pirelli bis' in primo grado e il processo agli ex manager dell'Enel di Turbigo in primo e secondo grado.
Il pm Maurizio Ascione aveva chiesto condanne a 3 anni per Cantarella e Garuzzo (ai due imputati veniva contestata la morte di due lavoratori), a 5 anni di reclusione per l'ex ad di Alfa Romeo Vincenzo Moro (la posizione di un altro ex ad Alfa, Corrado Innocenti, è stata stralciata) e l'assoluzione per l'ex presidente di Lancia Industriale spa Pietro Fusaro e per l'ex ad di Alfa Lancia Industriale Giovanni Battista Bazzelli. Secondo il pm, gli ex manager nel periodo al centro delle indagini, tra gli anni '70 e gli anni '90, non avrebbero adottato le necessarie misure di prevenzione per proteggere i lavoratori dal rischio amianto.


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