Noi firmatari di questo Appello, sgomenti per
gli avvenimenti in corso nella “Striscia di Gaza”,
accusiamo i governanti
attuali di Israele, che nei confronti del popolo palestinese stanno portando
avanti una politica all’insegna dell’espansionismo coloniale, della pulizia
etnica, del massacro;
noi accusiamo i precedenti
governanti dello Stato di Israele, i quali hanno avviato la spoliazione
della terra, dei beni, della stessa memoria di un popolo vivente nella
Palestina da millenni;
noi accusiamo l’esercito
israeliano, e tutti gli altri corpi armati di quello Stato, che fanno ricorso
ai metodi più infami del colonialismo (quelli non a caso ereditati dal Terzo
Reich), usano armi proibite dalle convenzioni internazionali, e si comportano
come una forza coloniale di occupazione, trattando i palestinesi da esseri
inferiori, da espellere, e quando possibile, con il minimo pretesto, da
eliminare;
noi accusiamo la classe politica,
imprenditoriale e finanziaria degli Stati Uniti d’America, senza il cui
sostegno costante Israele non potrebbe neppure esistere, e che garantisce
l’impunità di cui lo Stato israeliano gode;
noi accusiamo governi e parlamenti
degli Stati aderenti all’Unione Europea, e il Parlamento e la Commissione
Europea, per complicità attiva o passiva con l’espansionismo coloniale, la
pulizia etnica, e massacri inferti popolo palestinese;
noi accusiamo l’ONU per la sua
incapacità di bloccare Israele, di fermare la sua arroganza, di applicare le
sanzioni di condanna (ad oggi 73) che nel corso degli anni sono state
promulgate dal Consiglio di Sicurezza, contro Israele, in particolare quelle
che impongono il rientro di Israele nei confini ante-1967 e il ritorno dei
700.000 profughi palestinesi;
noi accusiamo il sistema dei media
occidentale, del tutto succube a Stati Uniti e Israele, che fornisce una volta
di più una rappresentazione falsa e addirittura rovesciata della realtà,
presentando l’azione militare israeliana come una “legittima difesa”, tutt’al
più talora “sproporzionata”;
noi accusiamo il ceto intellettuale
internazionale troppo sordo e lento davanti al massacro in atto;
noi accusiamo le autorità religiose
del cristianesimo internazionale, a partire dalla Chiesa di Roma, che non
riescono a dire se non qualche flebile parola “per la pace”, trascurando di
dire chi sono le vittime e chi i carnefici;
noi accusiamo la società israeliana
nel suo complesso che, avvelenata dallo sciovinismo e dal razzismo, mostra
indifferenza o peggio nei confronti della tragedia del popolo palestinese e fa
pesare una grave minaccia sulla stessa minoranza araba;
mentre esprimiamo la nostra solidarietà
e ammirazione per le personalità della cultura e cittadini e cittadine del
mondo ebraico che, nonostante il clima di intimidazione, condannano le infamie
inflitte al popolo palestinese, noi accusiamo i gruppi dirigenti delle Comunità
israelitiche sparse per il mondo che spesso diventano complici del governo di
Tel Aviv, il quale sta diventando la principale fonte di una nuova,
preoccupante ondata di antisemitismo, che, nondimeno, noi respingiamo e
condanniamo in modo categorico, in qualsiasi forma esso si presenti.
Esprimiamo il nostro più grande
apprezzamento per quelle organizzazioni come la Rete “ECO (Ebrei contro
l’occupazione), che svolgono il difficile ma fondamentale compito di dimostrare
che non tutti gli ebrei condividono le scellerate politiche dei governi
israeliani e lottano per la libertà del popolo palestinese.
Perciò noi chiediamo che il mondo si
mobiliti contro Israele: non basta la pur importante e lodevole campagna
BDS (“Boycott Disinvestment Sanctions”);
RITENIAMO CHE SI DEBBA PORTARE LO STATO
DI ISRAELE DAVANTI A UN TRIBUNALE SPECIALE INTERNAZIONALE PER LA DISTRUZIONE
DELLA PALESTINA. Non singoli esponenti militari o politici, ma un intero Stato, (e i suoi complici):
il suo passato, il suo presente e il suo presumibile futuro. Se vogliamo
salvare con il popolo palestinese, la giustizia e la verità, dobbiamo agire
ora, fermando non solo il massacro a Gaza, ma il lento genocidio di un popolo.
Noi vogliamo lottare per la pacifica convivenza di arabi, ebrei, cristiani e
cittadini di qualsiasi confessione religiosa o provenienza etnica, respingendo
le pretese di qualsiasi Stato “etnicamente puro”.
Noi chiediamo
UNA NORIMBERGA PER ISRAELE
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