Usb. Finmeccanica cessi di
essere complice dei crimini israeliani
Giovedì, 07
Agosto 2014 17:08
Unione
Sindacale di Base
Ai 1900 i morti, si aggiungono oltre 9000 feriti, 285
mila sfollati, e centinaia di edifici distrutti, questi sono i numeri impressionanti
della catastrofe realizzata a Gaza da Israele. Vogliamo unirci a quanti oggi
ricordano e mettono sotto accusa la collaborazione commerciale e scientifica
tra Italia e Israele. Una collaborazione forte soprattutto nel
settore militare e ad alta tecnologia . Si tratta di sistemi e dotazioni che
l’esercito di Tel Aviv utilizza nel perpetrare l’occupazione e per operazioni
come questa che ha sprofondato Gaza nell’inferno.
Proprio mentre l’aviazione israeliana martellava Gaza,
l’Aermacchi consegnava a Tel Aviv i primi M346. Nel giro di affari che lega
Italia e Israele ci sono i sistemi di telecomunicazione sicura forniti da Selex
ES, i Satelliti Amos realizzati dalla Thales Alenia Space, lo sviluppo dei
programmi OPSAT 3000, Eitam e in prospettiva il ricco mercato dei droni e dei
sistemi di sorveglianza.
Le aziende Finmeccanica sono uno storico partner
commerciale di Israele, ma nelle presentazioni pubblicitarie non compaiono le
immagini strazianti di Gaza.
L’immagine patinata fornita dall’azienda, guidata da
Mauro Moretti e partecipata dal MEF, non può nascondere la realtà di una
vergognosa collaborazione con un paese denunciato per crimini di guerra.
In Finmeccanica come pure al Governo sanno bene di vendere armamenti ad uno
Stato che le armi le usa contro la popolazione civile e non si fa scrupoli di
colpire ambulanze, ospedali, scuole e centri per rifugiati dell’ONU.
Le complicità dirette non si fermano alle aziende
militari, ma coinvolgono gli stessi vertici delle forze armate, a
settembre nella base di Decimomannu, si terrà l’annuale esercitazione
congiunta dell’aviazione italiana e israeliana.
Diverse figure autorevoli in tutto il mondo hanno
denunciato Israele per i crimini commessi in quest’ennesima guerra che ha
devastato questo pezzo di Palestina. Un lembo di terra di 360 km², otto volte
più piccolo della provincia di Campobasso, lungo 45 km e largo al massimo 15
km, dove vivono circa 2 milioni di persone di fatto recluse a causa del blocco
israeliano.
Il bombardamento contro la popolazione civile è un
crimine senza alcuna giustificazione, tantomeno l’odiosa frottola degli scudi
umani dietro di cui si nasconde il Primo Ministro Netanyahu Appare evidente dal
numero dei raid aerei e dal cannoneggiamento che l’obiettivo era duplice:
terrorizzare la popolazione civile e causare il più alto numero di danni umani
e materiali.
Quello cui stiamo assistendo, è senza dubbio un
crimine contro il popolo palestinese e al tempo stesso un crimine contro
l’umanità, non intendiamo rimanere indifferenti e tanto meno essere complici di
questa barbarie. La legge 185 del 1990 se applicata impedirebbe la vendita di
armi a Israele sine die, poiché il dispositivo all’articolo 6 recita
chiaramente:
L'esportazione ed il transito di materiali di
armamento sono altresì vietati:
a) verso i Paesi in stato di conflitto armato, in
contrasto con i principi dell'articolo 51 della Carta
delle Nazioni Unite…
delle Nazioni Unite…
b) verso Paesi la cui politica contrasti con i
principi dell'articolo 11 della Costituzione;
c) verso i Paesi i cui governi sono responsabili di
gravi violazioni delle convenzioni internazionali in materia di diritti
umani, accertate dai competenti organi delle Nazioni Unite, dell'UE o del
Consiglio d'Europa;
Come Unione Sindacale di Base chiediamo la fine
delle forniture militari ad Israele e il blocco della cooperazione commerciale,
tecnica e scientifica.
Invitiamo gli organismi competenti ad intervenire per
bloccare, nell’immediato, tali forniture.
Denunciamo la responsabilità dei governi sin qui
succedutisi nel rifornire e sostenere militarmente ed economicamente
l’occupazione israeliana, in aperta violazione della legge 180/90,
dell’articolo 11 della costituzione e delle leggi internazionali.
Al tempo stesso invitiamo i lavoratori a non
collaborare con i programmi militari e con qualsiasi progetto o fornitura che
possa favorire l’occupazione israeliana.
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