giovedì 7 gennaio 2016

3 gennaio - Fiom sempre più vicina alla firma sul contratto



Le critiche dell'opposizione interna



Fiom vicina alla firma del nuovo contratto nazionale dei metalmeccanici. La road map delle tute blu Cgil è questa: Comitato centrale il 7 e l'8 gennaio; poi, dall'11 gennaio gli attivi regionali dei delegati per arrivare al 21 dello stesso mese, giorno del prossimo round con Federmeccanica: “Abbiamo proposto a Cisl e Uil di lavorare assieme pur avendo due piattaforme diverse: è chiaro a tutti che oggi diventa importante ricercare un'azione unitaria che tenga conto delle diversità ma che valorizzi l'unità dei lavoratori”. Dopo due tornate contrattuali fuori dal giro, ora i metalmeccanici della Cgil sono pronti a rientrare. Il punto di maggiore distanza fra sindacati e imprese è il salario minimo di garanzia.

“C’è una cosa che non funziona nel salario minimo di garanzia: se il contratto nazionale stabilisce anche un solo euro di aumento, questo aumento deve andare a tutti i lavoratori, da qualsiasi parte essi siano. E invece, con la proposta di Federmeccanica, ne beneficerebbe soltanto una minima parte” (5%, ndr), spiega il leader della Fiom, Maurizio Landini. : Invece, la riforma dell'inquadramento, la sanità integrativa, l'estensione del diritto alla formazione sono tutti elementi che fanno dire alla Fiom che c’è un cambio di passo. “Tutti punti contenuti anche nella nostra piattaforma . aggiunge Landini - con la quale puntiamo a sperimentare la contrattazione annua del salario con la defiscalizzazione degli aumenti”. Quello che rende difficile l’accordo in tempi rapidi, insiste il leader della Fiom, “è l’idea di “rinnovamento del contratto”, come lo chiamano loro. Un’idea che mette in discussione il principio secondo cui i minimi del salario devono essere dati a tutti i lavoratori. Su  questo c'è un giudizio negativo di tutte e tre le organizzazioni sindacali”. Non è certamente facile arrivare a un accordo, c'è bisogno di trattare, di cambiare molti punti della piattaforma di Federmeccanica. Ma è vero che gli industriali hanno avanzato una proposta che chiede a tutte le organizzazioni sindacali una trattativa. Questa indubbiamente è una novità, vuol dire che la Fiom ha dimostrato in questi anni che quando è stata esclusa ha mantenuto la maggioranza dei consensi. Sul piano della rappresentanza la Fiom non ha perso niente, anzi è più forte di qualche anno fa e credo che questo elemento abbia pesato”, aggiunge Landini.
Sullo sfondo della trattativa c’è il governo e la sua ripetuta “minaccia” di intervenire con una legge sul salario minimo. “Vedo una diversità tra ciò che dice l’esecutivo e ciò che ha proposto Federmeccanica”, sottolinea l’esponente della Fiom. “Se il governo fa una legge che se ne sbatte di quello che dicono i contratti nazionali e fissa un salario minimo di legge a cinque o sei euro, questo vorrebbe dire un abbassamento generale del salario in Italia”. Sarebbe il completamente del disegno iniziato con il Jobs Act: “Da un lato hanno cancellato lo Statuto dei lavoratori, dall'altro hanno ridotto gli ammortizzatori sociali. Bisogna ricordarselo e su questo punto bisogna aprire una battaglia: non è vero che hanno esteso le tutele, le hanno ridotte anche a quelli che già ce li avevano”.
La parte della Fiom che si rifa alle posizioni di Sergio Bellavita, leader della componente “Il sindacato è un’altra cosa”, non ci sta ovviamente. “Avevano preannunciato che nell’incontro del 22 dicembre avrebbero presentato una loro proposta “organica” e così è stato”, scrive Paolo Brini in un suo articolo sul sito del gruppo. “I padroni di Federmeccanica in 7 pagine hanno messo nero su bianco quale deve essere non solo il prossimo contratto nazionale ma quali d’ora in avanti dovranno essere i principi fondanti del nuovo modello contrattuale. Se con la concertazione 22 anni fa si passò dal salario inteso come variabile indipendente al salario quale variabile dipendente attraverso l’abolizione della scala mobile e l’introduzione dei Premi di Risultato legati agli andamenti aziendali, oggi i padroni vogliono di più. O meglio vogliono tutto. Il loro obiettivo di fondo è arrivare ad avere non solo il salario, ma il lavoratore stesso, nella sua interezza, quale variabile subordinata, non  “alla” ma “della” Azienda. Al lavoratore viene cancellato il riconoscimento di qualsiasi identità e anche dal punto di vista formale o, come ha tenuto a sottolineare Federmeccanica, “culturale” egli diviene null’altro che una delle tante voci a bilancio. Quello coi lavoratori da accordo sindacale, si deve trasformare in un accordo di tipo commerciale come con qualsiasi altro fornitore”.
?Crediamo che sia stato profondamente sbagliato affermare che il negoziato potrà continuare se verrà sciolto il nodo del salario e continua Brini - . Così come riteniamo sia stata un’apertura fuori luogo aggiungere che al prossimo incontro la Fiom presenterà una propria controproposta altrettanto “organica”. Primo perchè è evidente che Federmeccanica non sta bluffando e quindi non ha nessuna intenzione di rimangiarsi quanto richiesto. Per questo annunciare di voler presentare una propria “controproposta” dà il segnale sbagliato di una disponibilità ad accettare comunque il loro campo di gioco per trovare un accordo. Dal momento che non stiamo parlando di una diatriba sulle quantità degli aumenti ma su un intero impianto ideologico oltre che sindacale, l’unica ipotesi per un accordo è accettare una mediazione inaccetabile partendo dalle loro condizioni”.


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