Le critiche dell'opposizione interna
Fiom vicina alla firma del nuovo contratto nazionale
dei metalmeccanici. La road map delle tute blu Cgil è questa: Comitato centrale
il 7 e l'8 gennaio; poi, dall'11 gennaio gli attivi regionali dei delegati per
arrivare al 21 dello stesso mese, giorno del prossimo round con Federmeccanica:
“Abbiamo proposto a Cisl e Uil di lavorare assieme pur avendo due piattaforme
diverse: è chiaro a tutti che oggi diventa importante ricercare un'azione
unitaria che tenga conto delle diversità ma che valorizzi l'unità dei
lavoratori”. Dopo due tornate contrattuali fuori dal giro, ora i metalmeccanici
della Cgil sono pronti a rientrare. Il punto di maggiore distanza fra sindacati
e imprese è il salario minimo di garanzia.
“C’è una cosa che non funziona nel salario minimo di
garanzia: se il contratto nazionale stabilisce anche un solo euro di aumento,
questo aumento deve andare a tutti i lavoratori, da qualsiasi parte essi siano.
E invece, con la proposta di Federmeccanica, ne beneficerebbe soltanto una
minima parte” (5%, ndr), spiega il leader della Fiom, Maurizio Landini. :
Invece, la riforma dell'inquadramento, la sanità integrativa, l'estensione del
diritto alla formazione sono tutti elementi che fanno dire alla Fiom che c’è un
cambio di passo. “Tutti punti contenuti anche nella nostra piattaforma .
aggiunge Landini - con la quale puntiamo a sperimentare la contrattazione annua
del salario con la defiscalizzazione degli aumenti”. Quello che rende difficile
l’accordo in tempi rapidi, insiste il leader della Fiom, “è l’idea di “rinnovamento
del contratto”, come lo chiamano loro. Un’idea che mette in discussione il
principio secondo cui i minimi del salario devono essere dati a tutti i
lavoratori. Su questo c'è un giudizio
negativo di tutte e tre le organizzazioni sindacali”. Non è certamente facile
arrivare a un accordo, c'è bisogno di trattare, di cambiare molti punti della
piattaforma di Federmeccanica. Ma è vero che gli industriali hanno avanzato una
proposta che chiede a tutte le organizzazioni sindacali una trattativa. Questa
indubbiamente è una novità, vuol dire che la Fiom ha dimostrato in questi anni
che quando è stata esclusa ha mantenuto la maggioranza dei consensi. Sul piano
della rappresentanza la Fiom non ha perso niente, anzi è più forte di qualche
anno fa e credo che questo elemento abbia pesato”, aggiunge Landini.
Sullo sfondo della trattativa c’è il governo e la sua
ripetuta “minaccia” di intervenire con una legge sul salario minimo. “Vedo una
diversità tra ciò che dice l’esecutivo e ciò che ha proposto Federmeccanica”,
sottolinea l’esponente della Fiom. “Se il governo fa una legge che se ne sbatte
di quello che dicono i contratti nazionali e fissa un salario minimo di legge a
cinque o sei euro, questo vorrebbe dire un abbassamento generale del salario in
Italia”. Sarebbe il completamente del disegno iniziato con il Jobs Act: “Da un
lato hanno cancellato lo Statuto dei lavoratori, dall'altro hanno ridotto gli
ammortizzatori sociali. Bisogna ricordarselo e su questo punto bisogna aprire
una battaglia: non è vero che hanno esteso le tutele, le hanno ridotte anche a
quelli che già ce li avevano”.
La parte della Fiom che si rifa alle posizioni di
Sergio Bellavita, leader della componente “Il sindacato è un’altra cosa”, non
ci sta ovviamente. “Avevano preannunciato che nell’incontro del 22 dicembre
avrebbero presentato una loro proposta “organica” e così è stato”, scrive Paolo
Brini in un suo articolo sul sito del gruppo. “I padroni di Federmeccanica in 7
pagine hanno messo nero su bianco quale deve essere non solo il prossimo
contratto nazionale ma quali d’ora in avanti dovranno essere i principi
fondanti del nuovo modello contrattuale. Se con la concertazione 22 anni fa si
passò dal salario inteso come variabile indipendente al salario quale variabile
dipendente attraverso l’abolizione della scala mobile e l’introduzione dei
Premi di Risultato legati agli andamenti aziendali, oggi i padroni vogliono di
più. O meglio vogliono tutto. Il loro obiettivo di fondo è arrivare ad avere
non solo il salario, ma il lavoratore stesso, nella sua interezza, quale
variabile subordinata, non “alla” ma “della”
Azienda. Al lavoratore viene cancellato il riconoscimento di qualsiasi identità
e anche dal punto di vista formale o, come ha tenuto a sottolineare
Federmeccanica, “culturale” egli diviene null’altro che una delle tante voci a
bilancio. Quello coi lavoratori da accordo sindacale, si deve trasformare in un
accordo di tipo commerciale come con qualsiasi altro fornitore”.
?Crediamo che sia stato profondamente sbagliato
affermare che il negoziato potrà continuare se verrà sciolto il nodo del
salario e continua Brini - . Così come riteniamo sia stata un’apertura fuori
luogo aggiungere che al prossimo incontro la Fiom presenterà una propria
controproposta altrettanto “organica”. Primo perchè è evidente che
Federmeccanica non sta bluffando e quindi non ha nessuna intenzione di rimangiarsi
quanto richiesto. Per questo annunciare di voler presentare una propria “controproposta”
dà il segnale sbagliato di una disponibilità ad accettare comunque il loro
campo di gioco per trovare un accordo. Dal momento che non stiamo parlando di
una diatriba sulle quantità degli aumenti ma su un intero impianto ideologico
oltre che sindacale, l’unica ipotesi per un accordo è accettare una mediazione
inaccetabile partendo dalle loro condizioni”.
Nessun commento:
Posta un commento