COMUNICATO
DEL 19 NOV 20
In
termini di partecipazione l'assemblea del 19 novembre è andata anche
meglio della prima.
Questa
importante e nuova iniziativa, di assemblee di donne/lavoratrici, da
un lato si consolida e dall'altro si rinnova con nuove presenze,
alcune significative.
Infatti, nella
seconda assemblea, da un lato vi è stata una continuità, sempre
necessaria, di testimonianze dalle realtà di posti di lavoro, dalle
lotte, di denuncia viva della condizione di sfruttate, discriminate,
dall'altro lato, vi sono stati interventi più vari, su nuovi temi.
Questo ha arricchito la tematica delle questioni poste, ha espresso
nei fatti il discorso che facciamo su: 360°, "tutta la vita
deve cambiare".
Tanti
sono stati gli interventi e le testimonianze:
interventi
appassionati come quello della ex operaia, per 32 anni nelle
fonderie, ultimamente nell'azienda ospedaliera di Verona, che ha
fortemente denunciato la repressione in fabbrica verso le
transessuali, chiamando tutti ad una diversa visione di "donne e
uomini"; gli interventi delle sempre determinate operaie della
Montello che lottano con forza anche contro le discriminazioni con i
lavoratori maschi: più ore agli uomini e meno alle donne, per prime
in cig anche se il lavoro c'è ma per i maschi, col rischio di essere
le prime licenziate o di essere escluse da alcuni lavori, quando,
come ha detto un'operaia, "noi siamo pronte a fare tutto";
ancora, è stata fortemente denunciata da Campagne in lotta la
brutale, ricattatoria condizione generale delle lavoratrici
immigrate, soggette spesso a violenze sessuali, sia nelle campagne,
negli altri posti di lavoro, come nella vita nei campi/lager; così
come il rapido peggioramento, con la scusa della situazione covid,
della condizione di lavoro delle lavoratrici precarie, delle pulizie,
passate, per esempio in Calabria, da 8 ore di lavoro al giorno a 2
ore per soli 3 giorni la settimana; è stata denunciata la condizione
delle sex worker che purtroppo, è stato detto, "vengono
additate anche da compagne della sinistra". Ieri poi
nell'assemblea è "entrato il covid", ma anche qui si è
dimostrata la forza delle donne in lotta, delle compagne che non
hanno aggiunto lamenti ma hanno trasmesso – con l'intervento della
lavoratrice di Palermo – la volontà di lottare, resistere anche in
questa "guerra", dicendo: "ne uscirò più vittoriosa
di prima!". Sulla
situazione nella scuola è stato detto da insegnanti un chiaro SI
alla loro riapertura, nella massima sicurezza, e l'assemblea ha
espresso il sostegno a tutte le iniziative in corso di studenti,
insegnanti di violazione dei divieti del governo e regioni. Nello
stesso tempo si sono poste alcune basi per portare avanti battaglie
unitarie a livello nazionale; da Taranto, per esempio, è venuta la
proposta delle lavoratrici degli asili di fare una lotta unita per la
internalizzazione dei servizi essenziali e per imporre sui luoghi di
lavoro le misure di sicurezza contro il rischio continuo, in questa
seconda fase in particolare, di prendersi il covid. Nelle
denunce delle varie condizioni di lavoro delle donne, delle
immigrate, alcuni interventi hanno criticato il feminismo piccolo
borghese non classista e non realmente antirazzista, e quindi non
anticapitalista. E'
stata messa, da lavoratrici dei settori pubblici, in evidenza
un'altra faccia della politica dello smartworking, oltre lo
sfruttamento mascherato ma che in realtà rafforza il doppio lavoro
delle donne, il suo uso ideologico nel rafforzare la cultura della
famiglia come centrale, che per le donne significa oppressione e
spesso anche morte. Costante
la denuncia/attacco ai sindacati confederali, per cui giustamente un
operaia ha ricordato gli anni 70 come avvio della concertazione, ma
anche le grandi lotte di quella stagione.
E'
stata un'assemblea ricca, un pò più complessa, perchè
pur nella varietà e allargamento degli argomenti dovevamo tenere la
rotta. E
la rotta era: sia continuare
a dare priorità agli interventi delle lavoratrici; perchè le nostre
assemblee, come abbiamo detto, sono "differenti", in esse
sono le lavoratrici che "prendono la scena", che fanno
interventi che danno il segno proletario all'assemblea. Quindi, un
allargamento non a scapito della "classe". D'altra parte,
come abbiamo verificato anche in questa seconda assemblea, gli
interventi delle lavoratrici, di compagne proletarie condizionano in
positivo anche altri interventi e li chiamano a misurarsi con la
realtà delle donne più sfruttate e oppresse; sia riproporre
e mantenere al centro lo scopo di questa seconda assemblea: la
piattaforma, il suo significato, come farla agire; "passare
dalla denuncia all'azione". L'assemblea,
quindi, ha mantenuto il filo con il 17 settembre ma ha fatto un passo
avanti, soprattutto nel porre appunto la necessità di "passare
all'azione",
introducendo nuovi punti fermi e discriminanti:
-
La nuova parola d'ordine: Se
lotta una lottano tutte, cioè
fare di ogni
lotta la lotta di tutte;
-
e soprattutto si sono poste tre questioni discriminanti per
affermare/imporre la lotta e la piattaforma delle
donne: ORGANIZZAZIONE
– AUTONOMIA/SEPARAZIONE – INVASIONE-CONTAMINAZIONE IN TUTTI I
CAMPI E LOTTE.
La
piattaforma richiede organizzazione e lotta autonoma delle
donne/lavoratrici; perchè solo così la “marcia in
più” delle donne proletarie, che nasce da una
condizione di attacco a 360° e di “oppressione senz'altro” che
raccoglie tutte le oppressioni, è riconoscibile e
riconosciuta. La
condizione, e i bisogni delle donne, è stato detto, non possono
essere un punto di una piattaforma generale o un capoverso di un
documento generale anche di sindacati di base combattivi. Noi
diciamo: assumete la piattaforma delle lavoratrici, non inserite solo
alcune nostre rivendicazioni. Ieri
in alcuni interventi, di Milano soprattutto, sono state criticate sia
forme di maschilismo, di sottovalutazione della ricchezza/forza delle
lavoratrici, presente anche nei sindacati di base combattivi, in cui
pur se a volte vengano dette parole d'ordini che sembrano uguali si
resta concentrati sul “protagonismo maschile”; sia il maschilismo
tra gli stessi compagni di lavoro, come hanno detto in particolare le
operaie di Montello, che favorisce la divisione e discriminazione
operata dal padrone. L'unità
tra uomini e donne nelle lotte diventa solo una parola se le donne,
le lavoratrici non pongono come prioritaria la questione della
visibilità, dell'esistenza del soggetto donna; e questa “esistenza”
richiede organizzazione, lotta anche separata. La
forma più visibile di questa autonomia è lo sciopero delle donne,
produttivo e riproduttivo, a cui bisogna tornare, come forma di
difesa e attacco, come è stato detto; ma occorre ora accumulare le
forze e che le proletarie riprendano nelle loro mani lo sciopero
delle donne come sciopero effettivo nelle fabbriche, sui posti di
lavoro, e non solo come manifestazioni serali, generalmente
inoffensive per padroni, governo, Stato. Una
volta che si assume come battaglia separata a partire dalle donne
proletarie, è giusto invadere i campi, “contaminare”:,
dalle lotte per il rinnovo dei CCNL multiservizi, metalmeccanici,
ecc., alle iniziative di lotta sindacali e sociali, ai sindacati di
base, ecc.
Sulla
piattaforma. Vari interventi hanno esplicitamente espresso
il loro accordo sull'insieme della piattaforma. Alcuni interventi di
compagne rivoluzionarie hanno posto l'accento sulla necessità
dell'azione diretta di lotta per conquistarsi i diritti, non
delegando alle leggi ma basandoci sulle nostre forze; e, soprattutto
sulla lotta contro le violenze, molestie sessuali sui posti di
lavoro, come per la salute, autorganizzarci, formare “comitati di
donne” in grado di intervenire. Questa
piattaforma, come abbiamo fatto nello sciopero dei metalmeccanici del
5 novembre, come si sta facendo sulle questioni sicurezza, salute, va
chiaramente articolata secondo le situazioni di lotta - nella
piattaforma vanno inserite più specificatamente in questa fase le
rivendicazioni per la sicurezza anti-covid; come nuove indicazioni
che vengono dalle lotte (esempio rivendicare/fare assemblee sindacali
di sole donne sul posto di lavoro, come hanno fatto le lavoratrici
delle pulizie sanità della Dussmann). Ma va mantenuto il suo
carattere integrale perchè espressione della necessità della lotta
delle donne perchè tutta la vita deve cambiare, nella prospettiva
del rovesciamento di questo sistema di doppio sfruttamento e doppia
oppressione. Questa
piattaforma delle donne non è costruita a “tavolino”, non è la
piattaforma “perfetta”, ma è frutto dei bisogni, delle lotte che
già le donne proletarie esprimono, ed è legata alla realtà
concreta di effettive possibilità di lotta e di poter strappare
risultati. Anche ciò che oggi è prioritario nella lotta delle donne
non si può decidere dall'alto. Per es. una cosa è la rivendicazione
di avere un reddito per mangiare/vivere nel momento in cui tu mi
togli il lavoro (come ha detto una lavoratrice di Palermo), altra
cosa è una sorta di sostituzione della rivendicazione del salario
messa come unica rivendicazione che di fatto si sostituisce al lotta
per il lavoro che in tante parti le donne, licenziate, precarie,
disoccupate stanno già facendo, anche perchè per le donne il lavoro
è sempre motivo di emancipazione, di unità con altre donne; così
cosa è, quanto deve essere il salario garantito, per non essere
astratte, deve tener conto dei rapporti di forza.
L'assemblea
ha visto anche interventi su altre importanti tematiche:
-
sulla repressione delle lotte delle lavoratrici,
mettendo in evidenza soprattutto la solidarietà che si è espressa
da varie città verso le lavoratrici di Italpizza di Modena come
verso le lavoratrici assistenti igienico personale di Palermo che
hanno detto: “non bisogna guardare solo al proprio orticello... noi
siamo una goccia dello stesso mare”, e hanno denunciato anche il
carattere “vile” della repressione quando attacca chi lotta per
il lavoro, salario, ecc. “ma – ha detto – non ci possono far
zittire!”. Nell'assemblea si è sentita forte anche la denuncia
della condizione nelle carceri delle detenute, sotto il nuovo attacco
del covid, una condizione che per le donne è doppiamente nascosta
dallo Stato borghese – qui si è letta anche una lettera
proveniente da una compagna anarchica detenuta. E' stato poi proposto
e raccolto dall'assemblea l'appello per la “libertà di Dana” No
Tav.
-
sulla necessaria battaglia della difesa dell'aborto, che
torna ad essere centrale nella lotta tra reazione e bisogno di
libertà, di rivoluzione, e che è il primo punto di attacco da parte
dei governi moderno fascisti, a livello internazionale e nazionale:
“Siamo tutte polacche!” è stato detto;
-sull'importanza
della teoria rivoluzionaria per armare testa, cuore e
braccia della donne, per una concezione scientifica della condizione
delle donne contro concezioni idealiste piccolo borghesi; su questo –
è stato detto – cominciamo da Engels, di cui il 28 novembre cade
il 200° anniversario della sua nascita, che con il libro “L'origine
della famiglia, della proprietà privata e dello Stato” ha posto le
basi storico materialistiche dell'origine della condizione di
subordinazione della donna, ma anche del suo superamento. La compagna
di Palermo ha proposto che organizziamo incontri specifici
sulla formazione rivoluzionaria.
Sulla
base dell'intervento di Alice di Londra, su come fare l'inchiesta
che, come ha detto, è un modo di passare all'azione, di far “parlare
i fatti”, di rendere protagoniste le lavoratrici, e non parlare
“su” le lavoratrici, si chiederà ad Alice di preparare un testo
per fare inchiesta sui posti di lavoro. Si
sono, infine, ricordate e si è solidarizzato con la battaglia delle
donne a livello internazionale. Oltre la forte lotta delle donne,
femministe polacche che sta mobilitando tutti i settori popolari, i
democratici; compagne dell'associazione Jin hanno ricordato la lunga
battaglia delle donne curde, e l'mfpr le grandi manifestazioni in
Messico contro la “guerra di bassa intensità” contro le donne,
fatta di violenze sessuali, dieci femminicidi al giorno.
Al
termine dell'assemblea la parola d'ordine di passare dalle denunce
all'azione si è concretizzata in alcune proposte/indicazioni:
-
essere visibili con propri materiali, strumenti, striscioni,
interventi nelle giornate di lotta a dicembre (11 e 12) del Patto
d'azione anticapitalista – con la parola d'ordine: “Noi
la crisi non la paghiamo – le doppie catene unite spezziamo”
-
fare un volantino con la piattaforma da diffondere in primis sui
posti di lavoro, nelle lotte;
-
preparare per gennaio una GIORNATA D'AZIONE delle donne/lavoratrici:
IL
25 novembre riempire le città di striscioni e diffondere la
piattaforma nei luoghi di lavoro, e dovunque è possibile.
“Chiuse
in casa non ci stiamo, morire non vogliamo!”
“Contro
la vostra violenza e oppressione, scateniamo la nostra ribellione!”
ASSEMBLEA
NAZIONALE DONNE/LAVORATRICI - 19 novembre 2020