lunedì 30 novembre 2020

 ASSEMBLEA LAVORATRICI E LAVORATORI COMBATTIVI

operaio Tenaris Dalmine Bg all'assemblea lavoratori combattivi invita a ricordare il 200° di Engels e parla di fabbrica- lotta-percorso verso lo sciopero generale

lo riproponiamo all'ascolto perché a nostro giudizio è una valida indicazione per tutti i lavoratori d'avanguardia presenti 

 


 
 
 

sabato 28 novembre 2020

29 novembre - SECONDA ASSEMBLEA NAZIONALE DELLE LAVORATRICI E DEI LAVORATORI COMBATTIVI DOMENICA 29 NOVEMBRE ORE 10,00





28 novembre - 1820/2020 Celebriamo il bicentenario della nascita di Friedrich Engels, maestro del proletariato mondiale

 

celebrazione nazionale, in presenza in alcune città e 

telematica, dalle 16 in poi. Partecipa-intervieni-segui

https://meet.google.com/ttp-vfog-idi



venerdì 27 novembre 2020

27 novembre - CELEBRAZIONE ENGELS: MIGLIAIA DI DEPLIANTS NELLE MANI DEGLI OPERAI DI FABBRICA DA NORD A SUD

 


27 novembre - CELEBRAZIONE ENGELS: SUI MURI DALLE FABBRICHE AI POSTI DI LAVORO AI QUARTIERI

 SUL RAPPORTO UOMO NATURA

SUL COMPITO STORICO

SUL RUOLO DELLO STATO
UN NUOVO MONDO È POSSIBILE E NECESSARIO
SULL'ODIO DI CLASSE
SULL'ALTRA METÀ DEL CIELO

27 novembre - Engels nelle mani degli operai e fuso con la formazione operaia

  Fate circolare e partecipate


 


27 novembre - 200 ANNI: CELEBRIAMO ENGELS, ovvero l'edificazione della Scienza, Teoria, Prassi Rivoluzionaria della classe operaia e del proletariato

 


26 novembre - FORMAZIONE OPERAIA - IL CAMMINO DELL'UMANITA' PER UNA SCIENZA AL SERVIZIO DEL POPOLO - Leggiamo Engels

 

Siamo in un'epoca storica di transizione tra un sistema sociale, capitalista/imperialista, morente, che ormai non può dare nulla di progressivo, ma solo distruzione, pandemie, ecc; che non può risolvere alcuno dei gravi problemi dell'umanità perchè esso stesso ne è il principale responsabile; e un nuovo sistema sociale, socialista, in cui con il potere proletario viene abolito lo sfruttamento, il lavoro salariato, l'oppressione di classe, la divisione di classe e si pongono le effettive basi/condizioni per una società dell'umanità nuova, il comunismo, in cui vi è un nuovo rapporto tra l'uomo e la natura.

Non sappiamo attualmente quando questa transizione - che non può essere pacifica, ma violenta/rivoluzionaria perchè la classe borghese non se ne va via tranquillamente e cerca con le guerre, le armi, la repressione di massa, le sue leggi, di mantenere il suo nero potere - quanto durerà, potranno volerci anche vari anni, ma essa è inevitabile. 

Ma già in questo sistema l'umanità si muove e si attrezza. 

Sia pure in maniera contorta - con passi avanti e passi indietro, a volte in modo non scientifico - pone potenzialmente anche le soluzioni per risolvere i gravi problemi dell'umanità. Certo non è un movimento lineare, finchè il proletariato, la nuova classe, non si organizza e non prende il potere; ma l'umanità non sta mai ferma. Questo vale anche in questa fase di crisi pandemica, che sembra senza via d'uscita (perchè a dominare anche nelle vaccinazioni è il profitto e la concorrenza tra i paesi imperialisti).  Ma la concezione materialistico dialettica ci dice che si troverà la strada anche ora. Certo, essa non sarà definitiva, non risolverà definitivamente la/le pandemie di questo sistema capitalista/imperialista; ma difenderà le forze popolari che dovranno rovesciare questo sistema e dare alla scienza, alla medicina la loro giusta collocazione al servizio del popolo.

Su questa concezione ci aiuta lo studio di Engels.

Riportiamo questo breve stralcio, dalla Nota storica del libro "Dialettica della natura" di Engels, che nel parlare del passaggio tra il sistema feudale e la borghesia, mette in luce come anche la "scienza naturale moderna", di cui nell'epoca precedente vi erano delle avvisaglie, potè venire alla luce nella rivoluzione.

"...La scienza naturale moderna - l'unica alla quale convenga il nome di scienza, all'opposto delle geniali intuizioni dei greci e delle ricerche sporadiche e prive di connessione tra di loro degli arabi -comincia con quell'epoca possente che ruppe ad opera della borghesia il sistema feudale - mostrò sullo sfondo della battaglia tra la borghesia cittadina e la nobiltà feudale, i contadini ribelli e dietro i contadini gli inizi rivoluzionari del moderno proletariato, la bandiera rossa già in mano e il comunismo sulle labbra - ruppe la dittatura spirituale del papa, chiamò di nuovo in vita l'antichità greca e con essa il più alto sviluppo artistico dell'età moderna, infranse i limiti dell'antico orbis e scoprì la Terra in modo effettivo per la prima volta.
Fu la più grande rivoluzione che la terra avesse fino a quel momento vissuto. Anche la scienza naturale visse e operò in questa rivoluzione, fu rivoluzionaria fino in fondo, marciò la mano nella mano con la filosofia moderna che si ridestava, e lasciò i suoi martiri sul rogo e nelle carceri..."


giovedì 26 novembre 2020

26 novembre - Lavoratrici in lotta il 25 novembre

 Oggi (ieri 25 novembre) queste lavoratrici, che hanno partecipato alle nostre assemblee, sono state impegnate in una lunga trattativa sindacale che ha visto anche momenti di lotta duri, con l'assessore bloccato dalle lavoratrici al palazzo dell'Assessorato, in merito alla ripresa del servizio di assistenza igienico- personale nelle scuole di Palermo e provincia 

Così le lavoratrici di Piazza Armerina (EN) che dopo un battaglia di mesi contro il Comune stanno rientrando gradualmente nelle scuole

https://www.palermotoday.it/cronaca/assistenti-igienico-sanitari-proteste-precari.html?fbclid=IwAR0yrMZOev1IaFn4_SPSglx8h9OV0KvQ5CjYWxo9te1lv4q1eLK5NNBhkbw

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In questo 25 novembre sembra proprio che nessuna di noi sia rimasta in casa, le lotte non si sono fermate, come per le lavoratrici precarie igienico-personale di Palermo, come le lavoratrici di Bologna della Yoox, e la lotta avviata da tempo delle lavoratrici dell'Hotel Gallia.

https://www.rivistapaginauno.it/milano-hotel-gallia-chi-ce-dietro-gli-appalti/

https://www.facebook.com/1403450086591035/posts/2798360280433335/








26 novembre - DIFENDIAMO I LAVORATORI DELLA SANITA’ PUBBLICA. Come Slai Cobas sc Sanità MI appoggiamo questo appello e....

 

 ...tutte le iniziative che si metteranno in campo, a partire da quella del 14 dicembre. Invitiamo ad aderire e partecipare alle iniziative promosse dal Patto d'Azione per un fronte anticapitalista per l'11 e 12 dicembre, declinandole in Lombardia con presidi e iniziative verso Regione Lombardia, per un assedio continuo e condiviso degli operatori sanitari di tutta la sanità pubblica, dei comitati per la difesa della salute come bene collettivo, sindacati di lotta, per CACCIARLI.

Slai Cobas sc Sanità Milano

cobasint@tiscali.it 


 
da milanoinmovimento

Cosa succede al San Paolo e al San Carlo? Le convulsioni della sanità lombarda 

Il più grosso problema di Fontana
in questo momento ha un nome e un cognome:
operatori sanitari”.

Iniziamo questo articolo citando una frase abbastanza lungimirante di qualche mese fa di un giornalista di Radio Popolare. Sì, perché in questo momento, al netto di tutte le considerazioni sull’agibilità politica e la possibilità di mobilitarsi in piena pandemia, sembra che gli scossoni più preoccupanti per potere della destra in Lombardia stiano venendo dal mondo dei lavoratori della sanità. Scricchiolii che creano molta apprensione se si pensa che da almeno 25 anni il comparto sanitario è il regno incontrastato del potere ciellino-leghista (Formigoni-Maroni-Fontana) nonché gallina dalle uova d’oro, nonché strumento di creazione di consenso politico e voti.



Uno schema sulla spartizione dei ruoli di dirigenza nella sanità lombarda pubblicato dal Corriere della Sera

26 novembre - info: [SPREAFICO] Vittoria dei lavoratori: solo la lotta paga, ottenuto reintegro degli 89 compagni e accordo nazionale per tutta la filiera

Novembre 25, 20200

Grazie allo sciopero dei lavoratori, vittoria operaia alla Spreafico di Dolzago (LC), dove l’azienda ha messo in cassa integrazione Covid 110 lavoratori, rei di aver scioperato contro sfruttamento e caporalato, e nel frattempo utilizza lavoratori interinali. Lo sciopero, cominciato due giorni fa e che ha portato nella notte alla Prefettura di Lecco alla firma di un primo accordo con la controparte (che ha dovuto riconoscere le rivendicazioni della lotta accettando di realizzare le richieste dei lavoratori organizzati col S.I. Cobas) è quindi riuscito, nonostante il vergognoso crumiraggio della Cgil e il pericoloso tentativo padronale di far scoppiare una guerra tra poveri (sotto gli occhi complici delle forze dell’ordine, intervenute in assetto antisommossa) aizzando alcuni lavoratori contro gli scioperanti – non solo a Dolzago ma anche dai cancelli picchettati negli altri magazzini. Infatti, lo sciopero ha visto i lavoratori e le lavoratrici di altri 6 magazzini della filiera scendere in campo con un’azione di protesta coordinata, con i picchetti da tutti i cancelli per rivendicare un accordo di carattere nazionale.

26 novembre - info solidale: [GLS] Minuto di silenzio dei lavoratori per Mohamed, ultimo di una lunga serie di compagni morti di Covid

 

Mohamed, nostro delegato a Gls Bologna, è solo l’ultimo di una lunga serie di compagni morti di Covid, sacrificati sull’altare della avidità padronale.

La stessa avidità che ciclicamente prova a servirsi di ogni scusa per attentare alla stabilità occupazionale dei 77 lavoratori, tutti aderenti al S. I. Cobas, impiegati nel sito di Piacenza, una delle roccaforti dei diritti sindacali in Italia, con accordi migliorativi avanzatissimi che costituiscono una vera spina nel fianco per la multinazionale.

Ieri i lavoratori del S. I. Cobas hanno voluto ricordare con un minuto di silenzio Mohamed e le altre vittime sacrificali morte per lavorare.

15 nazionalità diverse, ma un’unica coscienza che dichiara di non volersi arrendere e che promette di difendere i diritti conquistati e di vendicare la morte dei compagni persi da marzo in avanti.

24 novembre

S.I. Cobas Piacenza

Qui, un video del minuto di silenzio del magazzino con cui i lavoratori Gls di Piacenza hanno ricordato Mohamed, il compagno recentemente morto di Covid:

https://www.facebook.com/1639279296323889/videos/201424454776239


mercoledì 25 novembre 2020

25 novembre - 25 NOVEMBRE - Tutta la vita deve cambiare! La piattaforma delle donne.

 

Oggi, 25 NOVEMBRE in varie città metteremo striscioni contro la violenza contro noi donne e porteremo la piattaforma in ogni posto di lavoro possibile, e in iniziative di piazza di donne e ragazze combattive (non in quelle che si ricordano solo oggi di "uscire di casa").


CHIUSE IN CASA NON CI STIAMO - MORIRE NON VOGLIAMO!

CONTRO LA VOSTRA VIOLENZA E OPPRESSIONE - SCATENIAMO LA NOSTRA RIBELLIONE!

Il 25 novembre è nostro Nessuno ce lo sporchi!

IL NOSTRO 25 NOVEMBRE

La violenza su noi donne non fa che proseguire la discriminazione, l’ingiustizia, il doppio sfruttamento e oppressione di cui siamo vittime in questa società capitalista, impregnata di patriarcalismo, di maschilismo, di odio fascista verso chi si ribella.

In questo 25 novembre non vogliamo sentire sporchi, ipocriti messaggi. Noi donne proletarie diciamo:

alla vostra violenza, oppressione noi rispondiamo con la nostra ribellione su tutto e dappertutto, contro padroni, governo, Stato, uomini che odiano le donne!

Per questo in questo 25 novembre, se pur non possiamo scendere in tante nelle piazze, lanciamo la nostra piattaforma a 360° - PERCHE’ TUTTA LA NOSTRA VITA DEVE CAMBIARE!

- Lavoro per tutte le donne - NO al ritorno a casa. Lavoro significa per noi donne anche indipendenza economica dall’uomo, dalla famiglia.

Se, ora anche per il covid, siamo le prime ad essere licenziate DOBBIAMO ESSERE LE PRIME AD ESSERE OCCUPATE;

- Legge straordinaria per l’assunzione delle lavoratrici che hanno perso il lavoro per il lockdown; massicce assunzioni nella sanità, nella scuola; nessun sgravio, incentivo alle aziende senza divieto di licenziamento e obbligo di riassunzione a TI;

- No ad interventi: smart working – bonus casalinghe, ecc. - che vogliono conciliare famiglia e lavoro, aggravando il doppio lavoro di noi donne e rafforzano il ruolo di questa famiglia che per tante di noi significa uccisioni; NOI A CASA NON CI STIAMO, MORIRE NON VOGLIAMO!

- Contro la precarietà: trasformazione a tempo indeterminato dei contratti precari; internalizzazione dei servizi essenziali; nei part time orario non inferiore a 30 ore settimanali;

- Salario garantito per tutte le donne;

- Pari salario per pari lavoro; - abbassamento età pensionabile come riconoscimento del doppio lavoro;

- NO a discriminazioni legate allo stato familiare, maternità, razza, all’orientamento sessuale, nelle assunzioni, licenziamenti, e nella vita lavorativa;

- Aumento delle pause, riduzione dei ritmi e dei carichi di lavoro nelle fabbriche e in tutti i luoghi di lavoro;

- Riduzione orario di lavoro contro licenziamenti e per la difesa della salute

- imponiamo sui posti di lavoro le massime misure di sicurezza per la pandemia, ALTRIMENTI CI FERMIAMO! ASSEMBLEE DI SOLE DONNE SUI POSTI DI LAVORO

- Condizioni di lavoro e ambienti di lavoro (compreso servizi igienici – vicini alla postazione lavorativa) a tutela della salute, anche riproduttiva, delle donne e della dignità delle lavoratrici;

- In agricoltura parità salariale contrattuale con gli uomini; divieto di pagamento per trasporto, caporale, servizi, sanzionando, colpendo le aziende; case alle lavoratrici migranti;

- No all’uso di prodotti pericolosi per le persone; strutture mediche vicino ai luoghi di lavoro;

- Contro gli abusi e violenze sessuali – delegate nei campi delle lavoratrici;

- Permessi di soggiorno, diritto di residenza, cittadinanza, case, NO Cpr/centri lager; uguali diritti lavorativi, salariali e normativi per le immigrate; abrogazione totale dei decreti sicurezza contro migranti e lotte delle lavoratrici e lavoratori;

- Nessuna persecuzione delle sexi worker, diritto di tutte ai servizi sociali, sanitari, al salario garantito;

- Allontanamento dai luoghi di lavoro per capi, padroni, ecc. responsabili di molestie, ricatti, violenze sessuali, atteggiamenti razzisti, sessisti - tutela delle lavoratrici denuncianti;

- Divieto di permanenza in casa di uomini violenti;

- case rifugio, centri antiviolenza, case delle donne, consultori laici - gestiti e controllati dalle donne;

- Procedura d’urgenza nei processi per stupro, stalking, molestie sessuali e femminicidi e accettazione delle parti civili di organizzazioni di donne, con patrocinio gratuito per le donne;

- Socializzazione dei servizi domestici essenziali;

- Accesso gratuito ai servizi sanitari, aumento di asili e servizi di assistenza anziani gratuiti;

- Diritto di aborto libero, gratuito e assistito, in tutte le strutture pubbliche, abolizione dell’obiezione di coscienza; contraccettivi gratuiti - potenziamento della ricerca per contraccettivi sicuri per la salute.

- Abolizione nella pubblicità, nei mass media, nei testi scolastici, ecc. di ogni contenuto offensivo, sessista discriminatorio, fascista, razzista, contro le donne; repressione degli atti machisti e dei luoghi di loro ritrovi.

MA SOPRATTUTTO, DICIAMO ALLE DONNE/LAVORATRICI, ALLE RAGAZZE RIBELLI:

UNIAMOCI, ORGANIZZIAMOCI.

Noi l’abbiamo cominciato a fare con assemblee differenti in cui finalmente sono le donne proletarie le vere protagoniste. 

ARRIVEDERCI A GENNAIO PER UNA “GIORNATA D’AZIONE”!

Dall’ASSEMBLEA NAZIONALE DONNE/LAVORATRICI del 19 novembre

per contatti: Lavoratrici Slai cobas sc - Movimento femminista proletario rivoluzionario -

mfpr.naz@gmail.com

25.11.20


25 novembre - COMUNICATO SULL'ASSEMBLEA TELEMATICA DONNE/LAVORATRICI DEL 19 NOVEMBRE 2020

 COMUNICATO DEL 19 NOV 20

In termini di partecipazione l'assemblea del 19 novembre è andata anche meglio della prima.

Questa importante e nuova iniziativa, di assemblee di donne/lavoratrici, da un lato si consolida e dall'altro si rinnova con nuove presenze, alcune significative.

Infatti, nella seconda assemblea, da un lato vi è stata una continuità, sempre necessaria, di testimonianze dalle realtà di posti di lavoro, dalle lotte, di denuncia viva della condizione di sfruttate, discriminate, dall'altro lato, vi sono stati interventi più vari, su nuovi temi. Questo ha arricchito la tematica delle questioni poste, ha espresso nei fatti il discorso che facciamo su: 360°, "tutta la vita deve cambiare".

Tanti sono stati gli interventi e le testimonianze:

interventi appassionati come quello della ex operaia, per 32 anni nelle fonderie, ultimamente nell'azienda ospedaliera di Verona, che ha fortemente denunciato la repressione in fabbrica verso le transessuali, chiamando tutti ad una diversa visione di "donne e uomini"; gli interventi delle sempre determinate operaie della Montello che lottano con forza anche contro le discriminazioni con i lavoratori maschi: più ore agli uomini e meno alle donne, per prime in cig anche se il lavoro c'è ma per i maschi, col rischio di essere le prime licenziate o di essere escluse da alcuni lavori, quando, come ha detto un'operaia, "noi siamo pronte a fare tutto"; ancora, è stata fortemente denunciata da Campagne in lotta la brutale, ricattatoria condizione generale delle lavoratrici immigrate, soggette spesso a violenze sessuali, sia nelle campagne, negli altri posti di lavoro, come nella vita nei campi/lager; così come il rapido peggioramento, con la scusa della situazione covid, della condizione di lavoro delle lavoratrici precarie, delle pulizie, passate, per esempio in Calabria, da 8 ore di lavoro al giorno a 2 ore per soli 3 giorni la settimana; è stata denunciata la condizione delle sex worker che purtroppo, è stato detto, "vengono additate anche da compagne della sinistra". Ieri poi nell'assemblea è "entrato il covid", ma anche qui si è dimostrata la forza delle donne in lotta, delle compagne che non hanno aggiunto lamenti ma hanno trasmesso – con l'intervento della lavoratrice di Palermo – la volontà di lottare, resistere anche in questa "guerra", dicendo: "ne uscirò più vittoriosa di prima!". Sulla situazione nella scuola è stato detto da insegnanti un chiaro SI alla loro riapertura, nella massima sicurezza, e l'assemblea ha espresso il sostegno a tutte le iniziative in corso di studenti, insegnanti di violazione dei divieti del governo e regioni. Nello stesso tempo si sono poste alcune basi per portare avanti battaglie unitarie a livello nazionale; da Taranto, per esempio, è venuta la proposta delle lavoratrici degli asili di fare una lotta unita per la internalizzazione dei servizi essenziali e per imporre sui luoghi di lavoro le misure di sicurezza contro il rischio continuo, in questa seconda fase in particolare, di prendersi il covid. Nelle denunce delle varie condizioni di lavoro delle donne, delle immigrate, alcuni interventi hanno criticato il feminismo piccolo borghese non classista e non realmente antirazzista, e quindi non anticapitalista. E' stata messa, da lavoratrici dei settori pubblici, in evidenza un'altra faccia della politica dello smartworking, oltre lo sfruttamento mascherato ma che in realtà rafforza il doppio lavoro delle donne, il suo uso ideologico nel rafforzare la cultura della famiglia come centrale, che per le donne significa oppressione e spesso anche morte. Costante la denuncia/attacco ai sindacati confederali, per cui giustamente un operaia ha ricordato gli anni 70 come avvio della concertazione, ma anche le grandi lotte di quella stagione.

E' stata un'assemblea ricca, un pò più complessa, perchè pur nella varietà e allargamento degli argomenti dovevamo tenere la rotta. E la rotta era: sia continuare a dare priorità agli interventi delle lavoratrici; perchè le nostre assemblee, come abbiamo detto, sono "differenti", in esse sono le lavoratrici che "prendono la scena", che fanno interventi che danno il segno proletario all'assemblea. Quindi, un allargamento non a scapito della "classe". D'altra parte, come abbiamo verificato anche in questa seconda assemblea, gli interventi delle lavoratrici, di compagne proletarie condizionano in positivo anche altri interventi e li chiamano a misurarsi con la realtà delle donne più sfruttate e oppresse; sia riproporre e mantenere al centro lo scopo di questa seconda assemblea: la piattaforma, il suo significato, come farla agire; "passare dalla denuncia all'azione". L'assemblea, quindi, ha mantenuto il filo con il 17 settembre ma ha fatto un passo avanti, soprattutto nel porre appunto la necessità di "passare all'azione", introducendo nuovi punti fermi e discriminanti:

- La nuova parola d'ordine: Se lotta una lottano tutte, cioè fare di ogni lotta la lotta di tutte;

- e soprattutto si sono poste tre questioni discriminanti per affermare/imporre la lotta e la piattaforma delle donne: ORGANIZZAZIONE – AUTONOMIA/SEPARAZIONE – INVASIONE-CONTAMINAZIONE IN TUTTI I CAMPI E LOTTE.

La piattaforma richiede organizzazione e lotta autonoma delle donne/lavoratrici; perchè solo così la “marcia in più” delle donne proletarie, che nasce da una condizione di attacco a 360° e di “oppressione senz'altro” che raccoglie tutte le oppressioni, è riconoscibile e riconosciuta. La condizione, e i bisogni delle donne, è stato detto, non possono essere un punto di una piattaforma generale o un capoverso di un documento generale anche di sindacati di base combattivi. Noi diciamo: assumete la piattaforma delle lavoratrici, non inserite solo alcune nostre rivendicazioni. Ieri in alcuni interventi, di Milano soprattutto, sono state criticate sia forme di maschilismo, di sottovalutazione della ricchezza/forza delle lavoratrici, presente anche nei sindacati di base combattivi, in cui pur se a volte vengano dette parole d'ordini che sembrano uguali si resta concentrati sul “protagonismo maschile”; sia il maschilismo tra gli stessi compagni di lavoro, come hanno detto in particolare le operaie di Montello, che favorisce la divisione e discriminazione operata dal padrone. L'unità tra uomini e donne nelle lotte diventa solo una parola se le donne, le lavoratrici non pongono come prioritaria la questione della visibilità, dell'esistenza del soggetto donna; e questa “esistenza” richiede organizzazione, lotta anche separata. La forma più visibile di questa autonomia è lo sciopero delle donne, produttivo e riproduttivo, a cui bisogna tornare, come forma di difesa e attacco, come è stato detto; ma occorre ora accumulare le forze e che le proletarie riprendano nelle loro mani lo sciopero delle donne come sciopero effettivo nelle fabbriche, sui posti di lavoro, e non solo come manifestazioni serali, generalmente inoffensive per padroni, governo, Stato. Una volta che si assume come battaglia separata a partire dalle donne proletarie, è giusto invadere i campi, “contaminare”:, dalle lotte per il rinnovo dei CCNL multiservizi, metalmeccanici, ecc., alle iniziative di lotta sindacali e sociali, ai sindacati di base, ecc.

Sulla piattaforma. Vari interventi hanno esplicitamente espresso il loro accordo sull'insieme della piattaforma. Alcuni interventi di compagne rivoluzionarie hanno posto l'accento sulla necessità dell'azione diretta di lotta per conquistarsi i diritti, non delegando alle leggi ma basandoci sulle nostre forze; e, soprattutto sulla lotta contro le violenze, molestie sessuali sui posti di lavoro, come per la salute, autorganizzarci, formare “comitati di donne” in grado di intervenire. Questa piattaforma, come abbiamo fatto nello sciopero dei metalmeccanici del 5 novembre, come si sta facendo sulle questioni sicurezza, salute, va chiaramente articolata secondo le situazioni di lotta - nella piattaforma vanno inserite più specificatamente in questa fase le rivendicazioni per la sicurezza anti-covid; come nuove indicazioni che vengono dalle lotte (esempio rivendicare/fare assemblee sindacali di sole donne sul posto di lavoro, come hanno fatto le lavoratrici delle pulizie sanità della Dussmann). Ma va mantenuto il suo carattere integrale perchè espressione della necessità della lotta delle donne perchè tutta la vita deve cambiare, nella prospettiva del rovesciamento di questo sistema di doppio sfruttamento e doppia oppressione. Questa piattaforma delle donne non è costruita a “tavolino”, non è la piattaforma “perfetta”, ma è frutto dei bisogni, delle lotte che già le donne proletarie esprimono, ed è legata alla realtà concreta di effettive possibilità di lotta e di poter strappare risultati. Anche ciò che oggi è prioritario nella lotta delle donne non si può decidere dall'alto. Per es. una cosa è la rivendicazione di avere un reddito per mangiare/vivere nel momento in cui tu mi togli il lavoro (come ha detto una lavoratrice di Palermo), altra cosa è una sorta di sostituzione della rivendicazione del salario messa come unica rivendicazione che di fatto si sostituisce al lotta per il lavoro che in tante parti le donne, licenziate, precarie, disoccupate stanno già facendo, anche perchè per le donne il lavoro è sempre motivo di emancipazione, di unità con altre donne; così cosa è, quanto deve essere il salario garantito, per non essere astratte, deve tener conto dei rapporti di forza.

L'assemblea ha visto anche interventi su altre importanti tematiche:

- sulla repressione delle lotte delle lavoratrici, mettendo in evidenza soprattutto la solidarietà che si è espressa da varie città verso le lavoratrici di Italpizza di Modena come verso le lavoratrici assistenti igienico personale di Palermo che hanno detto: “non bisogna guardare solo al proprio orticello... noi siamo una goccia dello stesso mare”, e hanno denunciato anche il carattere “vile” della repressione quando attacca chi lotta per il lavoro, salario, ecc. “ma – ha detto – non ci possono far zittire!”. Nell'assemblea si è sentita forte anche la denuncia della condizione nelle carceri delle detenute, sotto il nuovo attacco del covid, una condizione che per le donne è doppiamente nascosta dallo Stato borghese – qui si è letta anche una lettera proveniente da una compagna anarchica detenuta. E' stato poi proposto e raccolto dall'assemblea l'appello per la “libertà di Dana” No Tav.

- sulla necessaria battaglia della difesa dell'aborto, che torna ad essere centrale nella lotta tra reazione e bisogno di libertà, di rivoluzione, e che è il primo punto di attacco da parte dei governi moderno fascisti, a livello internazionale e nazionale: “Siamo tutte polacche!” è stato detto;

-sull'importanza della teoria rivoluzionaria per armare testa, cuore e braccia della donne, per una concezione scientifica della condizione delle donne contro concezioni idealiste piccolo borghesi; su questo – è stato detto – cominciamo da Engels, di cui il 28 novembre cade il 200° anniversario della sua nascita, che con il libro “L'origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato” ha posto le basi storico materialistiche dell'origine della condizione di subordinazione della donna, ma anche del suo superamento. La compagna di Palermo ha proposto che organizziamo incontri specifici sulla formazione rivoluzionaria.

Sulla base dell'intervento di Alice di Londra, su come fare l'inchiesta che, come ha detto, è un modo di passare all'azione, di far “parlare i fatti”, di rendere protagoniste le lavoratrici, e non parlare “su” le lavoratrici, si chiederà ad Alice di preparare un testo per fare inchiesta sui posti di lavoro. Si sono, infine, ricordate e si è solidarizzato con la battaglia delle donne a livello internazionale. Oltre la forte lotta delle donne, femministe polacche che sta mobilitando tutti i settori popolari, i democratici; compagne dell'associazione Jin hanno ricordato la lunga battaglia delle donne curde, e l'mfpr le grandi manifestazioni in Messico contro la “guerra di bassa intensità” contro le donne, fatta di violenze sessuali, dieci femminicidi al giorno.

Al termine dell'assemblea la parola d'ordine di passare dalle denunce all'azione si è concretizzata in alcune proposte/indicazioni:

- essere visibili con propri materiali, strumenti, striscioni, interventi nelle giornate di lotta a dicembre (11 e 12) del Patto d'azione anticapitalista – con la parola d'ordine: “Noi la crisi non la paghiamo – le doppie catene unite spezziamo”

- fare un volantino con la piattaforma da diffondere in primis sui posti di lavoro, nelle lotte;

- preparare per gennaio una GIORNATA D'AZIONE delle donne/lavoratrici:

IL 25 novembre riempire le città di striscioni e diffondere la piattaforma nei luoghi di lavoro, e dovunque è possibile.

Chiuse in casa non ci stiamo, morire non vogliamo!”

Contro la vostra violenza e oppressione, scateniamo la nostra ribellione!”

ASSEMBLEA NAZIONALE DONNE/LAVORATRICI - 19 novembre 2020


25 novembre - Dalla Lombardia 700.000 euro per oratori e loro valorizzazione

  Mentre la pandemia continua ad imperversare in Regione Lombardia e la maggior parte delle scuole continuano a stare chiuse con grave carico per le famiglie e, in primis per le donne, la giunta lombarda finanzia gli oratori invece che implementare nidi e servizi pubblici che possano alleggerire il carico di lavoro di cura delle donne

 Slai Cobas sc Scuola Milano

cobasdiclasse.mi@gmail.com

Venerdì 20 novembre 2020 - 12:33

Dalla Lombardia 700.000 euro per oratori e loro valorizzazione

Piani: hanno funzione sociale e educativa preziosa

Milano, 20 nov. (askanews) – La Giunta regionale della Lombardia ha deciso per il 2020 uno stanziamento di 700.000 euro a favore degli oratori e della loro valorizzazione. Il contributo sarà liquidato secondo la suddivisione territoriale riportata dal decreto pubblicato oggi, 20 novembre, sul Burl (Bollettino Ufficiale Regione Lombardia). I criteri di riparto del finanziamento sono determinati dai Protocolli d’Intesa stipulati tra Regione Lombardia e le diocesi (Bergamo, Brescia, Como, Crema, Cremona, Lodi, Milano, Mantova, Pavia, Vigevano, Tortona) e prevedono che il 30% della disponibilità annuale sia ripartito sulla base della popolazione delle 11 diocesi, il 40% in base al numero delle parrocchie e il restante 30% sia attribuito alla Regione Ecclesiastica Lombardia per attività interdiocesane.

24 novembre - COVID-19: “HO SCELTO DI FARE L’INFERMIERE, NON MI SONO ARRUOLATO”. Caro Mariano ti scrivo da Slai Cobas sc Milano

 

Nella tua lettera a Bresciaoggi, giustamente tu dici che hai scelto di fare l’infermiere e che non ti sei Arruolato, visto che l’aggettivo Eroe, come ci hanno chiamati da Fontana a Conte, da mass media a Confindustria, ti suona come un linguaggio “bellico” (e che ha dato fastidio alla maggioranza di tutti gli operatori sanitari e servizi annessi) non consono al lavoro a cui eravamo, e siamo, chiamati a svolgere: combattere un’emergenza sanitaria e non una guerra. In linea teorica tutto giusto, ma ci sono dei ma che è necessario comprendere. Nella prima ondata della pandemia e non a caso questo termine, EROI, è stato usato, Fontana in testa, per dire che “che stavamo combattendo una guerra contro il virus” associandolo alla fake “un fulmine a ciel sereno”. Quindi, che piaccia o no, di fatto ci siamo trovati proiettati in uno scenario di guerra. Solo che i termini “guerra” e “fulmini a ciel sereno”, non solo non erano casuali, fuorvianti e disinformativi, ma che in parte era vero che era, ed è, in corso una guerra. Mi spiego meglio: non vi è stato nessun fulmine o tsunami: primo perché, sappiamo o dovremmo sapere bene, che le pandemie non sono un incidente di percorso, ma il frutto di

questo sitema di produzione capitalista; secondo perché la sanità pubblica, intesa come bene collettivo, non sfugge alle leggi di mercato, e di conseguenza la giunta Fontana ha usato questo termine per “giustificare” la devastazione della sanità pubblica in nome e per conto dei profitti dei padroni della sanità privata e della loro corruzione. Ma anche il termine guerra non è poi tanto inappropriato, PERCHÈ? Perché l’averci fatto lavorare a “mani nude” come “carne da macello” è stata la scelta criminale di chi ha trasformato una pandemia in strage; perché Fontana e company conoscevano bene il disastro che avevano prodotto; perché non avevano approntato, dopo la Sars del 2003, il piano prevenzione; perché durante la prima ondata hanno continuato nello sfascio della sanità pubblica e lucrare personalmente (do you remenber la vicenda camici di famiglia?). Da questo si deduce che di fatto SI una guerra era, ed è, in corso, ma una guerra di classe. E questo nella seconda ondata è ancor più evidente, dove tutti gli operatori sanitari, con la criminale direttiva Trivelli, si trovano senza i rafforzamenti promessi (assunzioni massicce; DPI per tutti; Tamponi e screaning di massa e a tappeto; riapertura delle strutture chiuse, in questi 30 anni, da Regione Lombardia), costretti a lavorare da contagiati ma asintomatici, dopo che ci hanno negato i tamponi nella prima fase e farci passare oggi per UNTORI, e ridotti allo stremo delle forze, fisiche e mentali. E si caro Mariano una guerra è in corso. Una guerra da chiamare con nome e cognome: GUERRA DI CLASSE, tra una minoranza di ricchi che si possono curare nelle loro cliniche private e la maggioranza dell’umanità, a partire dai lavoratori/lavoratrici della sanità uniti a operai e i lavoratori degli altri settori, che sono nelle stesse nostre condizioni: costretti a lavorare, contagiarsi e contagiare senza tutele, a morire, zittiti perché se rivendichi diritti vieni represso, senza una prospettiva di cambiamento. Quindi che piaccia o meno siamo costretti a ragionare e passare per un buco stretto: ARRUOLARSI O NO! Non per fare gli eroi ma per costruire collettivamente la forza necessaria, non solo per resistere ma per organizzarci e costruire l’unica alternativa possibile e necessaria: UN CAMBIAMENTO SOCIALE, dove allora si ha un senso la SALUTE E SICUREZZA COME BENE SOCIALE. È ORA DI ARRUOLARSI E SCEGLIERE DA CHE PARTE STARE!

Gaglio Giuseppe Slai Cobas sc Sanità Milano - cobasint@tiscli.it

da Radio Onda D'urto

Mariano De Mattia, infermiere presso gli Spedali Civili di Brescia, ha scritto una lettera al direttore del Bresciaoggi dal titolo “Ho scelto di fare l’infermiere, non mi sono arruolato”. Il suo intervento, pubblicato sull’edizione di mercoledì 18 novembre 2020, propone una riflessione intorno all’utilizzo massiccio, in questi mesi, sui media, nei discorsi dei politici, e dunque nel discorso pubblico in generale, di un lessico di guerra per parlare in realtà di salute, di sanità e cura, nel contesto della pandemia di Covid-19.

24 novembre - Se L'Aquila è oggi come Bergamo a marzo, Marsilio e Biondi peggio di Fontana

 

Comunicato stampa

Se l’Aquila oggi è come Bergamo a marzo, Marsilio si deve dimettere!

Beninteso, la sanità abruzzese non era un’isola felice neanche prima del coronavirus. I tagli progressivi alla sanità pubblica dopo decenni di privatizzazioni, decentramento e malagestione di servizi essenziali come la salute pubblica hanno fatto sì che ora, di fronte alla pandemia, i pochi presidi sanitari pubblici siano al collasso.

Mancano i reagenti per i tamponi, gli stessi dipendenti ospedalieri attendono per giorni che la risposta arrivi da Pescara e nel frattempo devono continuare a lavorare perché loro non hanno diritto all’isolamento fiduciario!

E nel frattempo aumentano in maniera più che esponenziale gli incassi dei laboratori di analisi privati.

E i pazienti non covid? Diventano clienti, perché se devono fare un qualsiasi

intervento chirurgico, sempre che sia ritenuto urgente, devono pagare una sessantina di euro per fare il tampone in tempi brevi, e in tempi di crisi economico-pandemica, 60 euro pesano nelle tasche di lavoratori e disoccupati! Ma già, i ristori sono previsti soltanto per gli untori, per chi, ancora una volta, fa pagare la crisi a chi di essa colpa non ne ha, a chi è costretto ad andare a lavorare senza curarsi troppo se nel suo luogo di lavoro il virus corre come gli indici di borsa, a consumare, uno sopra l’altro, il suo misero stipendio come in tempi di guerra. Ma Marsilio si deve dimettere perché non ha fatto proprio nulla di quel che avrebbe dovuto e potuto fare tra la prima e la seconda ondata, perché il suo schieramento politico, e quello del sindaco Biondi (Fratelli d’Italia), se di preoccupazioni ne ha avute, sono state quelle di continuare a sostenere per tutta l’estate che il covid è un’invenzione e che “l’economia non si può fermare”. Noi crediamo invece che l’unica soluzione alla crisi economico-pandemica sia rimettere al centro una politica anticapitalistica a partire dalla Salute, intesa non come una merce, ma come un bene sociale da preservare dalle criminali leggi di mercato, che rappresentano la reale radice della situazione catastrofica in cui tutti siamo costretti a vivere, ammalarci e morire. Il vero virus è il capitalismo!

Per una sanità pubblica, universale, gratuita, umana, preventiva ed efficace, rafforzare i presidi territoriali! Assumere nuovo personale sanitario! Requisire strutture, strumentazioni e personale sanitario privato!

Slai Cobas s.c. L’Aquila

No, L'Aquila non è Bergamo: la seconda ondata era annunciata e ci si è fatti trovare impreparati. Ecco gli interventi previsti da mesi e non ancora realizzati 

  Di Nello Avellani

24 novembre - La guerra di classe dei padroni contro i lavoratori combattivi prosegue... ma non passa

 

DUE LICENZIAMENTI POLITICI AL MAGAZZINO ARCAPLANET DI TORTONA!

ORA BASTA!

Dopo il delegato sindacale Youssef, licenziato per aver partecipato a un picchetto di sciopero, altri due lavoratori hanno ricevuto ieri la lettera di licenziamento dall’azienda MG Srl, che attraverso contestazioni disciplinari futili e inconsistenti, colpisce i lavoratori più attivi sindacalmente dentro il magazzino.
Altri due lavoratori licenziati perché colpevoli anche loro di aver partecipato al picchetto di sciopero, con l’aggravante per uno di loro di aver consultato il telefono per qualche minuto durante il lavoro.
Questo é il clima da caserma che MG e Arcaplanet vogliono far respirare dentro il magazzino!
Devi venire a lavorare a testa bassa, per due soldi e se vuoi iscriverti al sindacato… quale lo sceglie il padrone!
Condizioni contrattuali assurde e continue pressioni dei responsabili non possono essere messe in discussione, altrimenti prima ti riempiamo di lettere di contestazione e poi ti licenziamo!
Si approfitta dell’emergenza sanitaria e del silenzio istituzionale per licenziare e impedire ogni libertà sindacale sul luogo di lavoro facendo rappresaglia anti-sindacale, contestando ai lavoratori anche l’assenza “ingiustificata” durante le giornate di sciopero!

REINTEGRO IMMEDIATO DEI LAVORATORI LICENZIATI POLITICI E APPLICAZIONE DEL CCNL LOGISTICA PER TUTTI I LAVORATORI!

19 novembre

da S.I. Cobas Alessandria e Tortona


martedì 24 novembre 2020

24 novembre - aggiornamento dal blog trarantocontro: AGLI OPERAI - no all'ennesimo sciopero farsa di FIM/FIOM/UILM .. piattaforma operaia e sciopero vero – Slai Cobas per il sindacato di classe Taranto

 


24 novembre - MORTI AMIANTO AL TEATRO ALLA SCALA. info Comunicato

 

MORTI PER AMIANTO AL TEATRO ALLA SCALA DI MILANO

Il processo per i morti d’amianto che vede imputati 5 dirigenti del Teatro alla Scala (oltre ai responsabili civili Fondazione Teatro alla Scala e Centro Diagnostico Italiano) per la morte di 8 lavoratori si avvia verso le battute finali.

Oggi sono stati sentiti davanti alla presidente della 9° Sezione del Tribunale, giudice Mariolina Panasiti e al Pm. Maurizio Ascione gli ultimi due testimoni delle difese, due medici: il prof.Cottica e il dott. Liscalzi. Come nelle scorse udienze anche oggi i consulenti dei padroni hanno sostenuto la tesi che i lavoratori del Teatro non hanno respirato le fibre di amianto sul posto di lavoro se non in piccolissime dosi, bensì quelle provenienti dall’ambiente della città di Milano. I lavoratori del Teatro alla Scala morti per mesotelioma, tumori polmonari o asbestosi - secondo questi medici sul libro paga del padroni (in tutti i processi per i morti d’amianto sono consulenti dei padroni) - avrebbero respirato l’amianto prima di essere assunti al Teatro. Esaminando ognuno dei lavoratori uccisi dall’asbesto i due medici hanno sottolineato che essi avevano lavorato prima di essere assunti al Teatro come edili, falegnami, meccanici, coibentatori, secondo loro tutte lavorazioni in cui poteva essere presente amianto. Non solo: secondo questi “luminari” i lavoratori morti potrebbero essersi ammalati per le fibre contenute negli attrezzi usati nella vita domestica: phon asciugacapelli, tostapane, oppure dall’uso di apparecchi radio o durante il servizio militare. In un caso hanno avuto la faccia tosta di affermare che uno dei lavoratori morto per mesotelioma, che ha lavorato quasi 30 anni al teatro alla Scala, da bambino ha abitato per circa dieci anni a Casale Monferrato e due a Porto Marghera.  

La prossima udienza si terrà venerdì 27 novembre sempre al palazzo di Giustizia di Milano, aula 9 (pianterreno), con l’arringa del Pubblico Ministero che formulerà la richiesta di condanna.  

lunedì 23 novembre 2020

23 novembre - IL DOCUMENTO AGGIORNATO DEL PATTO D'AZIONE DOPO L'ASSEMBLEA TELEMATICA DEL 22

LA PANDEMIA E' IL CAPITALISMO

RAFFORZARE IL PATTO D'AZIONE PER RILANCIARE L'OPPOSIZIONE DI CLASSE

Siamo giunti a questa assemblea nazionale nel pieno della seconda ondata pandemica di Covid 19.

La fine del clima diffuso di “unità nazionale“ che aveva contrassegnato la prima fase pandemica sta portando sempre più in superficie le contraddizioni e gli antagonismi di classe sinora sapientemente occultati dietro l'ipocrisia del comune richiamo al tricolore e l'inconciliabilità tra gli interessi dei padroni e quelli dei lavoratori e delle masse proletarie, resa quantomai evidente dal tracollo dei sistemi sanitari nella quasi totalità dei paesi occidentali.

Tutto ciò in un quadro di una crisi internazionale (al tempo stesso sanitaria, economica, sociale e politica), le cui dimensioni sono testimoniate dalle grandi lotte che attraversano il sistema capitalista ai quattro angoli del globo: dall'America latina ai grandi scioperi dell'India, alle lotte nel Maghreb e nel Medio Oriente, alle ribellioni in Europa del proletariato immigrato. Questi sommovimenti sono giunti negli ultimi mesi fin nel cuore dell'imperialismo USA, materializzandosi nelle rivolte e nelle mobilitazioni del movimento Black Lives Matters in risposta alle violenze razziste della polizia e alle politiche reazionarie dell'amministrazione Trump: un processo che si è poi riverberato anche sul piano istituzionale in concomitanza con le elezioni presidenziali, caratterizzate da un clima di polarizzazione e da una tensione sociale senza precedenti nella storia recente della democrazia borghese a stelle e strisce, al punto da portare non pochi lacchè nostrani a proclamare (a ragion veduta) la fine di un'intera epoca storica del capitalismo. Tali dinamiche si intersecano con lo sviluppo recente di grandi ampi movimenti su scala internazionale contro le devastazioni ambientali e con le lotte del movimento delle donne, che in queste settimane sta vedendo la Polonia come il principale epicentro delle mobilitazioni.

I dati e i fatti di questi mesi confermano inequivocabilmente le tesi da noi sostenute nelle assemblee di marzo e aprile, ossia:

  1. questa pandemia (così come le altre a cui abbiamo assistito in questi decenni) è il prodotto degli sconquassi determinati dal sistema capitalista sull'ambiente e sull'ecosostema, e la zoonosi (salto di specie del virus) è intimamente connessa col sistema predatorio di deforestazione e di sfruttamento intensivo delle risorse naturali che sono alla base dei disastri e delle catastrofi connesse al cambiamento climatico, ed è il prodotto di una crisi sistema da cui il capitale e le sue istituzioni sono incapaci di venire a capo;

  2. le politiche di tagli massicci e indiscriminati alla sanità, all'istruzione, al trasporto pubblico e alla spesa sociale perseguite negli ultimi decenni dai governi nazionali e sovranazionali in tutto l'occidente imperialista e senza soluzione di continuità, hanno smantellato e distrutto ogni possibile linea di difesa e di contenimento della pandemia, determinando in tempi record il collasso dei sistemi sanitari nazionali e la moltiplicazione esponenziale dei contagi;

  3. i governi nazionali, e in Italia il governo Conte, gli apparati statali e le amministrazioni regionali hanno perseguito, scientemente e sistematicamente, una politica di riduzione del danno improvvisata e raffazzonata, orientata quasi esclusivamente alla difesa senza se e senza ma dei profitti del grande capitale, e sacrificando sul suo altare la tutela dei salari, della salute e della vita stessa di milioni di proletari.

E' oramai noto che l'Italia fosse del tutto priva di un piano pandemico e come quest'ultimo non fosse più aggiornato dal 2006, ed è altrettanto noto che negli ultimi mesi del 2019, malgrado il Sars-Cov 2 fosse già ben presente in Cina, il governo Conte, il ministro Speranza e i vertici sanitari abbiano sistematicamente ignorato (fino al punto di secretarle) le segnalazioni e i dossier dei più autorevoli rappresentanti della comunità medico-scientifica internazionale, i quali sollecitavano una “terapia d'urto“ immediata per scongiurare decine di migliaia di morti.

23 novembre - PIATTAFORMA AGGIORNATA DEL PATTO D'AZIONE DOPO LA RIUNIONE TELEMATICA DEL 22

L'assemblea del Patto d'azione riunitasi in modalità telematica il 22 novembre 2020 aggiorna i punti della piattaforma di lotta nazionale come segue:

1. autodifesa della salute da parte dei lavoratori, per sé e per tutta la popolazione; revisione dei Protocolli del 24 aprile, con l'introduzione dell'obbligatorietà dello screening e dei tamponi a tutti i lavoratori e il varo norme e misure stringenti e vincolanti per la prevenzione dei contagi sui luoghi di lavoro, in cui sia espressamente prevista la possibilità di chiudere le aziende laddove non sia possibile garantire il diritto alla salute e alla vita degli operatori; creazione in tutte le aziende di comitati dei lavoratori che vigilino sul rispetto dei protocolli; piano nazionale straordinario di assunzione di infermieri e medici, con l'immediato esaurimento delle graduatorie degli idonei e la stabilizzazione di tutti/e i/le precari/e, senza nessuna discriminazione nei confronti del personale sanitario d'immigrazione; integrale riorganizzazione del servizio sanitario pubblico unico, universale, gratuito, dotato di una diffusa rete territoriale, con al centro l'obiettivo della prevenzione delle malattie e la tutela della salute sui luoghi di lavoro; requisizione senza indennizzo di tutte le cliniche private, anche oltre l’emergenza; abolizione dei sistemi di "welfare" sanitario aziendale e di ogni altra forma di finanziamento indiretto alla sanità privata.

2. Salario medio garantito per disoccupati, sottoccupati, precari e cassintegrati.

3. Riduzione drastica e generalizzata dell’orario di lavoro a parità di salario: lavorare meno, lavorare tutti; per il lavoro socialmente necessario.

4. I costi della pandemia e della crisi siano pagati dai padroni, a partire da una patrimoniale del 10% sul 10% più ricco della popolazione i cui proventi vanno destinati alla copertura al 100% di tutti i salari e al salario medio garantito per disoccupati e precari. Rifiuto del debito di stato come strumento per soffocare le rivendicazioni proletarie e sociali.

5. Libertà di sciopero e agibilità sindacale, contro i divieti delle questure, dei prefetti e della Commissione di garanzia sugli scioperi: se si lavora, si ha anche il diritto di svolgere attività sindacale e di scioperare.

6. Diritto al lavoro per tutte le donne, contro la precarizzazione e il lavoro a distanza; per il potenziamento dei servizi di welfare, contro la conciliazione tra lavoro domestico ed extra-domestico; contro il sessismo e la violenza sociale e domestica; per il diritto di aborto assistito e l’auto-determinazione delle donne.

7. Abrograzione dei decreti-sicurezza: no alla militarizzazione dei territori e dei luoghi di lavoro, contro ogni criminalizzazione delle lotte sociali e sindacali.

8. Contro la regolarizzazione-beffa Conte-Bellanova, permesso di soggiorno europeo a tempo indeterminato per tutti gli immigrati e le immigrate presenti sul territorio nazionale; completa equiparazione salariale, di diritti e di accesso ai servizi sociali; abolizione delle attuali leggi italiane ed europee sull'immigrazione e chiusura immediata dei CPR.

9. Drastico taglio alle spese militari (un F35 costa quanto 7113 ventilatori polmonari) e alle grandi opere inutili e dannose (quali Tav, Tap, Muos).

10. Contro le politiche di devastazione ambientale e il saccheggio indiscriminato della natura e dell'ecosistema in nome dei profitti e della speculazione.

11. Piano straordinario di edilizia scolastica e di assunzione di personale docente e non docente per garantire la salute nelle scuole e, appena possibile, la didattica in presenza. Abolizione dell’alternanza scuola-lavoro, programmi di formazione pagati a salario pieno. Critica della cultura, dell'arte e della scienza al servizio del profitto.

12. Blocco immediato degli affitti, dei mutui sulla prima casa e di tutte le utenze (luce, acqua, gas, internet) per i disoccupati e i cassintegrati; blocco a tempo indeterminato degli sgomberi per tutte le occupazioni a scopo abitativo.

13. Revoca di qualsiasi progetto di “Autonomia differenziata”, che penalizza i proletari e i lavoratori del Sud.

14. Amnistia e misure alternative per garantire la salute di tutti i proletari e le proletarie detenuti.





domenica 22 novembre 2020

22 novembre - oggi assemblea nazionale del Patto d'azione anticapitalista - documento proposto

 LA PANDEMIA E' IL CAPITALISMO

RAFFORZARE IL PATTO D'AZIONE PER RILANCIARE L'OPPOSIZIONE DI CLASSE

Giungiamo a questa assemblea nazionale nel pieno della seconda ondata pandemica di Covid 19. Sebbene in gran parte delle regioni lo scenario di emergenza sanitaria sia del tutto analogo a quello a cui abbiamo assistito durante il lockdown di marzo-aprile, dal punto di vista sociale sembrano trascorsi anni dalla scorsa primavera: all'accettazione passiva, e in larga parte convinta, delle misure di contenimento dettate dalle istituzioni con l'attesa ottimistica del “ce la faremo” e dell'”andrà tutto bene” che ha prevalso durante la prima ondata, sta facendo posto in queste settimane un senso diffuso di scoraggiamento, di frustrazione e, a tratti, di rabbia, frutto da un lato della consapevolezza che i governi nazionali e locali in questi sei mesi non hanno fatto nulla per prevenire e arginare un nuovo dilagare dei contagi, dall'altro che quelle stesse istituzioni hanno fatto poco e male per limitare il drammatico impatto economico della crisi sanitaria.

La fine del clima diffuso di “unità nazionale“ che aveva contrassegnato la prima fase pandemica sta portando sempre più in superficie le contraddizioni e gli antagonismi di classe sinora sapientemente occultati dietro l'ipocrisia del comune richiamo al tricolore, e la sempre più evidente inconciliabilità tra gli interessi dei padroni e quelli dei lavoratori e delle masse proletarie.

Tutto ciò in un quadro di una crisi internazionale (al tempo stesso sanitaria, economica, sociale e politica), le cui dimensioni sono testimoniate dallo scontro sociale e istituzionale in corso negli USA: uno scontro manifestatosi negli scorsi mesi con le rivolte e le mobilitazioni del movimento Black Lives Matters in risposta alle violenze razziste della polizia e alle politiche reazionarie dell'amministrazione Trump, e che nelle ultime settimane si è riversato sul piano istituzionale in concomitanza con le elezioni presidenziali, caratterizzate dapprima da un clima di polarizzazione e di tensione sociale senza precedenti nella storia recente della democrazia borghese a stelle e strisce, poi, a urne chiuse, sfociato in un empasse istituzionale e in un sostanziale dualismo di potere (tuttora in corso) tra i due contendenti alla casa bianca. Fatti, questi ultimi, talmente inediti da portare non pochi lacchè nostrani della “più grande democrazia del mondo“ a proclamare (a ragion veduta) la fine di un'intera epoca storica del capitalismo.

A dispetto dell'ampio spettro di varianti “di pancia“ (che vanno dall'ossessione securitaria all'esplicito negazionismo) con cui il disastro economico-sanitario viene percepito a livello “popolare“, i dati e i fatti di questi mesi confermano inequivocabilmente le tesi da noi sostenute nelle assemblee di marzo e aprile, ossia:

  1. questa pandemia (così come le altre a cui abbiamo assistito in questi decenni) è il prodotto degli sconquassi determinati dal sistema capitalista sull'ambiente e sull'ecosostema, e la zoonosi (salto di specie del virus) è intimamente connessa col sistema predatorio di deforestazione e di sfruttamento intensivo delle risorse naturali che sono alla base dei disastri e delle catastrofi connesse al cambiamento climatico;

  2. le politiche di tagli massicci e indiscriminati alla sanità, all'istruzione, al trasporto pubblico e alla spesa sociale perseguite negli ultimi decenni dai governi nazionali e sovranazionali in tutto l'occidente imperialista e senza soluzione di continuità, hanno smantellato e distrutto ogni possibile linea di difesa e di contenimento della pandemia, determinando in tempi record il collasso dei sistemi sanitari nazionali e la moltiplicazione esponenziale dei contagi;

  3. i governi nazionali, e in Italia il governo Conte, gli apparati statali e le amministrazioni regionali hanno perseguito, scientemente e sistematicamente, una politica di riduzione del danno improvvisata e raffazzonata, orientata quasi esclusivamente alla difesa senza se e senza ma dei profitti del grande capitale, e sacrificando sul suo altare la tutela dei salari, della salute e della vita stessa di milioni di proletari.