Le fabbriche, in questo periodo, sono da un lato "non in agenda", quasi non esistenti, ma dall'altro fondamentali, il cuore dell'economia del sistema del capitale, della ripresa dei padroni dalla crisi.
Per gli interventi del governo Conte sono un terreno a parte, in cui fondamentale è non dare problemi ai padroni, facendo al massimo un colpo al cerchio, con la proroga fino a marzo del blocco dei licenziamenti, ma nello stesso tempo un colpo sostanzioso alla botte di Confindustria, prorogando una cassintegrazione totalmente gratis per le aziende, senza neanche porre l'anticipazione da parte dei padroni della cig, nè alcuna integrazione alla miseria di indennità che taglia di quasi il 50% dei salari.
Ugualmente non in agenda sono le fabbriche sul fronte delle misure sanitarie, che richiederebbero quantomeno tamponi per tutti i lavoratori, postazioni mediche nelle fabbriche o nelle zone industriali, riduzione dei ritmi di lavoro, distanziamenti, ecc. Ma su questo fronte, per i lavoratori la questione non ha alternative: o c'è la massima sicurezza o se non c'è sicurezza non si lavora.
Il 5 novembre è stato indetto lo sciopero e una mobilitazione dei metalmeccanici per il rinnovo del CCNL da parte di Fim, Fiom, Uilm. E' di fatto un mezzo sciopero, fatto con modalità che lo contengano il più possibile.
Ma questo sciopero, che riguarda il settore principale della classe operaia, però deve essere usato dai lavoratori per riprendere con forza la lotta sulle proprie rivendicazioni, e dove è possibile trasformare la giornata in una effettiva giornata di lotta e di visibilità degli operai.
Occorre essere presenti nello scontro non solo contro Bonomi, che rappresenta la sintesi quello che oggi i padroni vogliono e pretendono: tutto per l'azienda, e niente ai lavoratori, cancellazione dei diritti sindacali, fino alla stessa presenza sindacale; ma anche rispetto alla “pochezza” (chiamiamola “pochezza”...) delle richieste dei sindacati confederali: parlare di 145 euro di aumento in 3 anni è veramente un'offesa a fronte del fatto che gli operai stanno perdendo alla grande, il salario si è abbassato anche per la questione del covid, della cassintegrazione ridotta, fermo restando che già da prima era stato ridotto, in particolare per l'ultimo contratto che ha di fatto sostituito gli aumenti salariali con i benefit welfare, mentre in questi anni è aumentata la produttività, lo sfruttamento, e di conseguenza i salari sono stati relativamente impoveriti.
La mobilitazione dei metalmeccanici è un terreno importante per portare nelle fabbriche, nella lotta degli operai la piattaforma e la proposta del Patto d'azione:
Sì al salario no al welfare; forte aumento salariale sganciato dalla produttività; contro cassintegrazione perenne, contro licenziamenti, contro l'aumento dei ritmi, riduzione dell'orario di lavoro a parità di paga, che nella fase attuale è anche una difesa della salute, anti covid (il governo dice che la gente deve stare meno tempo all'aperto, nei bar, ristoranti, ecc. e poi non pone l'urgenza della riduzione dell'orario di lavoro lì dove i lavoratori stanno assiepati per 8 ore e più); difesa dei diritti e agibilità sindacale (oggi anche informare o denunciare problemi di sicurezza si rischia il licenziamento).
Il 5 e dopo occorre fare il "nostro". Non andiamo solo per denunciare Cgil, Cisl, Uil ecc., il rapporto non deve diventare tra il PdA e i dirigenti sindacali, ma tra il PdA e gli operai, dentro, fuori dai sindacati confederali; andiamo a portare, in autonomia, le parole d’ordini del Patto, le rivendicazioni che possano spostare in avanti i rapporti di forza attualmente negativi per gli operai.
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