- Alle firme raccolte alla fabbriche dallo Slai Cobas sc sulla piattaforma operaia che ha al primo punto la "cassintegrazione al 100% del salario - no cig-covid e rientro dei cassintegrati, che ha raccolto finora 300 firme e continua anche domani alle portinerie di ArcelorMittal;
- alla denuncia fatta all'Inps - che riportiamo in calce - per l'illegittimità da parte di una fabbrica come AM che non ha mai chiuso, che ha sempre prodotto e i cui problemi vengono dalla crisi del mercato dell'acciaio di richiedere e avere autorizzata la cig-covid;
Ora è tempo di passare all'azione! Nei prossimi giorni indicheremo alcune iniziative
Il governo, l'Inps non possono tutelare chi si difende i suoi profitti non pagando i salari operai, sfruttando chi rimane in fabbrica e continuando ad attaccare la salute e mettere a rischio la sicurezza. Mentre il governo concede proroga della cig-covid a costo zero per le aziende, non fa nulla per i lavoratori e le loro famiglie.
La cig con motivazione covid non deve essere autorizzata;
ci deve essere una integrazione all'indennità di cigo perchè copra il 100% del salario perso;
la cig deve essere anticipata dai padroni.
DALLA DENUNCIA ALL'INPS, ALLA PROCURA, ALL'ISPETTORATO DEL LAVORO:
"...La
scrivente ritiene, alla luce delle motivazioni e fatti di seguito
esposti, che l’utilizzo di ammortizzatori sociale previsti per
Covid sia illegittimo e costituisca una truffa da parte
dell’azienda ai danni dello Stato e una violazione delle norme a
tutela dei diritti dei lavoratori.
1) La cassintegrazione
era stata già programmata come ordinaria e attuata da ArcelorMittal
dal 1 luglio 2019, indipendentemente, quindi, dall'emergenza
pandemia, per crisi del mercato dell’acciaio. Pertanto gli operai
interessati erano già in cassintegrazione ordinaria prima del
lockdown.
2) ArcelorMittal ha continuato – da luglio 2019 a
metà marzo 2020 - a prorogare la cassintegrazione ordinaria; con
l'uscita del decreto “Cura Italia”, in data 25.3.20 ha comunicato
che la cig, senza soluzione di continuità, passava da
cassintegrazione ordinaria a cassintegrazione per Covid-19,
proseguita poi fino a tutto il 2.8.20, e interessando tutti gli
8152 lavoratori in forza nello stabilimento
di Taranto.
3) Mentre AM poneva in cig Covid, chiedeva ed otteneva in data 4 aprile 2020 la deroga per continuare a produrre, e poi a commercializzare, nel pieno periodo di lockdown. Unica fabbrica in Europa che, non facendo produzione essenziale, ha continuato a far lavorare ben 5000 lavoratori (3000 diretti e 2000 appalto)
Pertanto, da un lato ha continuato a produrre, ponendo a rischio i lavoratori (alcuni sono risultati positivi al COVID), dall'altro ha utilizzato la cig per Covid.
L'insistenza con cui ArcelorMittal ha chiesto nei Tavoli in Prefettura di Taranto di continuare la produzione - ponendo il solito “ricatto”: o produco e commercializzo o vado via - mostra, a parere della scrivente, che l'emergenza pandemia non ha costituito una situazione di crisi nuova e rilevante, né una caduta degli ordini normali, tali che giustificasse la richiesta di Cig Covid.
La crisi di sovrapproduzione dell'acciaio a livello mondiale, la crisi di mercato vi sono da molti anni; ArcelorMittal, invece, da cambio da cig ordinaria a cig covid ha inteso, arbitrariamente, addebitare unicamente all'emergenza pandemica, tali difficoltà.
Lo stesso rallentamento produttivo era già previsto, fin dall'accordo del 6 settembre 2018 – entrata di ArcelorMittal – e successivi accordi e Tavoli precedenti il lockdown e relativo alle ragioni di crisi di mercato e di organizzazione della produzione già indicati.
LA REALTA' E' CHE MENTRE ARCELORMITTAL, UNICA FABBRICA IN ITALIA E IN EUROPA, CONTINUAVA A PRODURRE E A FAR LAVORARE 5MILA (tra diretti e appalto), QUINDI MENTRE ERA AL RIPARO DAL LOCKDOWN CHE HA INVECE INTERESSATO TANTE REALTA' LAVORATIVE COSTRETTE A CHIUDERE, METTEVA IN CIG COVID UNA PLATEA A REGIME DI 8152 OPERAI DIRETTI.
4) Per gli operai posti
in cassintegrazione Covid, questo cambio di motivazione (da ordinaria
a Covid) ha comportato un pesante taglio dell’indennità di cig,
arrivando a percepire solo il 58%, con pesanti e in alcuni casi anche
drammatiche conseguenze sulle condizioni di vita proprie e dei
familiari.
L'uso della cig Covid risulta pertanto, a parere
della scrivente, fatto al solo scopo di risparmiare, di evitare le
procedure normative previste per la cig ordinaria, come di evitare
eventuali verifiche da parte dell’Inps previste nelle richieste di
cassa ordinaria. Ma, soprattutto, ha avuto lo scopo di allungare
il periodo complessivo di cassintegrazione, beneficiando della cassa
Covid per tutto il periodo possibile, e subito dopo riagganciare una
nuova cassa integrazione ordinaria già programmata – AM
infatti ha già comunicato la ripresa della cassintegrazione
ordinaria per la platea di tutti gli 8152 lavoratori dal 3.8.20 e per
13 settimane – con la motivazione di sempre e unica: crisi di
mercato.
In questo modo il periodo complessivo di
cassintegrazione si allunga per i lavoratori e viene perpetrata una
truffa ai danni dello Stato.
ArcelorMittal anche senza l'emergenza coronavirus avrebbe comunque posto in cig lo stesso numero degli operai, ma ha sfruttato a suo vantaggio le norme a tutela di lavoratori di aziende realmente bloccate per il lockdown, utilizzando arbitrariamente fondi pubblici e sottraendo, quindi, dalle casse dello Stato fondi per la cig Covid, che comunque erano limitati, e interessavano altri lavoratori sospesi dal lavoro.
Nello stesso tempo, ha aggravato la situazione di ingolfamento di richieste e pratiche per cig Covid all'Inps, con conseguente ritardo nelle corresponsione degli importi - ancora in questi giorni, lavoratori per esempio delle pulizie di aziende chiuse per covid non possono ancora ricevere gli ammortizzatori sociali...".
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