giovedì 5 novembre 2020

5 novembre - Taranto, un operaio AM scrive lo Slai Cobas sc risponde: Risposta ad un operaio ArcelorMittal - "Comprendo ma non mi adeguo..."

 Un operaio di AM nei giorni scorsi ci ha scritto:
"Salve sono dipendente della Arcelor Mittal da marzo in cassa integrazione....ho preso parte a numerosi incontri tra noi operai, senza bandiera sindacale (non sono iscritto con nessuno ma ex USB) posso garantirvi che gran parte delle nostre manifestazioni era anche per chiedere l’incentivo all’esodo, nessuno o pochissimi vogliono rientrare in quella fabbrica, le condizioni strutturali sono compromesse da parecchio, non si può pretendere di rientrare sapendo che certamente non sei in sicurezza in alcuna attività! Nell’allegato (il modulo su cui lo Slai Cobas sta raccogliendo le firme per una piattaforma operaia - ndr) potreste inserire che vogliamo un cospicuo incentivo all’esodo

Ho fatto per 23 anni il pronto intervento elettrico in CCO1 e CCO5 area ACC1..." 

Come anni fa in una trasmissione televisiva diceva un personaggio, diciamo anche noi: "Comprendo ma non mi adeguo...". Sicuramente, infatti, comprendiamo lo spirito di questo operaio, come di altri operai. Lavorare in queste condizioni, quando "ti va bene" e stai in fabbrica devi stare con la paura, l'angoscia che ti possa accadere qualcosa per la tua salute, per la tua vita ed essere un "numero", delle "braccia" senza diritti, a rischio pure di contestazioni disciplinari; quando "ti va male", vieni messo fuori in cassintegrazione, devi vivere con poco più del 50% del salario e non sai cosa ti aspetta. Ma ci possiamo adeguare al fatto che l'unica strada debba essere quella di ritirarsi, di fare una scelta individuale? - perchè tale è prendersi l'incentivo e andarsene, anche se questo lo vogliono o lo fanno molti lavoratori. Vorrebbe dire che anche lo Slai Cobas - che è differente totalmente dai sindacati confederali, ma anche dall'Usb - si adegua alla situazione, rinuncia, senza impegnarsi in ogni modo, anche solo per alcuni aspetti, per cambiarla. E qui viene, per questa battaglia, l'altro grosso problema. Un sindacato di classe, combattivo, e soprattutto i cobas, non può contare niente senza gli operai, senza la lotta degli operai.

 Noi non vogliamo la chiusura di questa fabbrica e che tutti gli operai vadano comunque via, non certo perchè non abbiamo piena coscienza che lavorare lì dentro è un inferno (noi l'abbiamo vista dal 1968 e in tutti gli anni), ma perchè pensiamo che solo una lotta vera degli operai può rendere una fabbrica "inferno" in una fabbrica viva, in cui è anche bello andarci perchè si vede quanto possano pesare gli operai. Noi, questo, nei decenni passati l'abbiamo già visto realmente, anche all'Ilva. Certo, tu dirai: ma ora è diverso, gli stessi operai non vogliono lottare… Ma: primo, non si è in questi ultimi anni voluto provare una strada effettivamente diversa - che non vuol dire qualche sciopero una tantum, o qualche presidio tranquillo; secondo, noi non possiamo rassegnarci a questo andazzo, altrimenti è meglio che ce n'è andiamo a casa anche noi. Per questo, puoi capire perchè non abbiamo inserito nella piattaforma operaia, che esprime i bisogni operai e punta a cambiare, "un cospicuo incentivo all'esodo"; mentre abbiamo messo la questione dei prepensionamenti, che "25 anni bastano in una fabbrica siderurgica".

PS. Poi, per quanto possa essere cospicuo l'incentivo, al massimo ora darebbero il 100% lordo iniziale, con cui se non hai già un secondo lavoro o prospettiva di reddito, campi al massimo 4 anni. 

Comunque continuiamo a parlarne.

Slai Cobas per il sindacato di classe

 

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