domenica 8 novembre 2020

8 novembre - COVID E OPERAI: UNA DENUNCIA DA FCA MELFI

 

Alla Fca di Melfi fra operai e lavoratori oltre 60 contagiati al Covid 19. Il padrone ha comunicato ieri 34 positivi e 24 guariti, ma già oggi ha reso noto che ci sono altri sei casi. I contagi continuano a salire, tanto che il padrone Fca ha comunicato di voler assumere 50 operai, tutti giovani e forti, salvo poi ritrattare, dichiarando che non si possono più assumere perché a causa della pandemia si vendono meno auto.
La Basilicata dal presidente del governo, il signor Conte, è stata classificata zona gialla, ma alcuni paesi, per adesso Irsina e Genzano, sono stati classificati zona rossa dal governatore Bardi. Gli operai che risiedono in questi due comuni non potrebbero lasciare il paese, a causa del grosso contagio venutosi a creare, per recarsi nei luoghi di lavoro, e tantissimi di essi lavorano alla Fca. Questi operai attualmente fermi nelle zone rosse sono giustificati per la loro assenza, ma non sanno se verranno e come verranno retribuiti, poiché la Fca come tante altre aziende dell’indotto ha chiuso da tempo la cassa integrazione per Covid. In alcune fabbriche dell’indotto l’organizzazione del lavoro è diversa dalla Fca, si è chiusa la cassa integrazione legata alla questione Covid, si fa anche straordinario per produrre per Fca e non si può nemmeno aprire la cassa integrazione ordinaria.

Molti operai vanno sbattendo da un posto all’altro per cercare di trovare una soluzione. Il sindaco di Genzano di Lucania in base all’ordinanza del governatore regionale Bardi dice che gli operai sono cittadini e devono restare nel paese, il padrone afferma che presso la fabbrica si lavora. Il sindaco dice deve essere il sindacato a fare in modo che il padrone paghi in qualche modo gli operai che non possono recarsi al lavoro, il sindacato dice che deve essere l’istituzione regionale a pagare gli operai. Il grosso degli operai, sono quelli in Fca, per il momento resta a casa, non sa se e come verrà retribuito, altri nell’indotto hanno avuto la documentazione dal padrone per poter lasciare la zona rossa e recarsi in fabbrica. Sembra che i contatti stretti con i contagiati al Covid 19 siano molti di più di quelli dichiarati dai padroni. In alcune fabbriche dell’indotto i delegati sindacali assoggettati ai padroni, in cambio di favori, di aiuto a far tessere per foraggiare le parrocchie sindacali ed aumentare il proprio potere personale, di decidere sulle assunzioni di interinali, di staff leasing, tendono a nascondere i casi di operai che si sentono male, di non denunciarne l’accaduto, continuando ad avere un rapporto complice con il padrone. In molti posti i tamponi non vengono fatti ai stretti contatti dei contagiati evidenziati in fabbrica, si invitano gli operai a farli a proprie spese, facendo in modo che il tutto risulti scaturito fuori dalla fabbrica. Tutto deve apparire non collegato alle responsabilità e alla voracità dei profitti del padrone. E intanto non è certamente un caso che i comuni ad alta concentrazione operaia vengano dichiarati zone rosse. E’ molto probabile che il contagio si sia diffuso prima nelle fabbriche e poi nei paesi.

Crocco, operaio di Melfi

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