Alla Fca di Melfi fra operai e lavoratori oltre 60 contagiati al
Covid 19. Il padrone ha comunicato ieri 34 positivi e 24 guariti, ma
già oggi ha reso noto che ci sono altri sei casi. I contagi
continuano a salire, tanto che il padrone Fca ha comunicato di voler
assumere 50 operai, tutti giovani e forti, salvo poi ritrattare,
dichiarando che non si possono più assumere perché a causa della
pandemia si vendono meno auto.
La Basilicata dal presidente del
governo, il signor Conte, è stata classificata zona gialla, ma
alcuni paesi, per adesso Irsina e Genzano, sono stati classificati
zona rossa dal governatore Bardi. Gli operai che risiedono in questi
due comuni non potrebbero lasciare il paese, a causa del grosso
contagio venutosi a creare, per recarsi nei luoghi di lavoro, e
tantissimi di essi lavorano alla Fca. Questi operai attualmente fermi
nelle zone rosse sono giustificati per la loro assenza, ma non sanno
se verranno e come verranno retribuiti, poiché la Fca come tante
altre aziende dell’indotto ha chiuso da tempo la cassa integrazione
per Covid. In alcune fabbriche dell’indotto l’organizzazione del
lavoro è diversa dalla Fca, si è chiusa la cassa integrazione
legata alla questione Covid, si fa anche straordinario per produrre
per Fca e non si può nemmeno aprire la cassa integrazione ordinaria.
Molti operai vanno sbattendo da un posto all’altro per cercare di
trovare una soluzione. Il sindaco di Genzano di Lucania in base
all’ordinanza del governatore regionale Bardi dice che gli operai
sono cittadini e devono restare nel paese, il padrone afferma che
presso la fabbrica si lavora. Il sindaco dice deve essere il
sindacato a fare in modo che il padrone paghi in qualche modo gli
operai che non possono recarsi al lavoro, il sindacato dice che deve
essere l’istituzione regionale a pagare gli operai. Il grosso degli
operai, sono quelli in Fca, per il momento resta a casa, non sa se e
come verrà retribuito, altri nell’indotto hanno avuto la
documentazione dal padrone per poter lasciare la zona rossa e recarsi
in fabbrica. Sembra che i contatti stretti con i contagiati al Covid
19 siano molti di più di quelli dichiarati dai padroni. In alcune
fabbriche dell’indotto i delegati sindacali assoggettati ai
padroni, in cambio di favori, di aiuto a far tessere per foraggiare
le parrocchie sindacali ed aumentare il proprio potere personale, di
decidere sulle assunzioni di interinali, di staff leasing, tendono a
nascondere i casi di operai che si sentono male, di non denunciarne
l’accaduto, continuando ad avere un rapporto complice con il
padrone. In molti posti i tamponi non vengono fatti ai stretti
contatti dei contagiati evidenziati in fabbrica, si invitano gli
operai a farli a proprie spese, facendo in modo che il tutto risulti
scaturito fuori dalla fabbrica. Tutto deve apparire non collegato
alle responsabilità e alla voracità dei profitti del padrone. E
intanto non è certamente un caso che i comuni ad alta concentrazione
operaia vengano dichiarati zone rosse. E’ molto probabile che il
contagio si sia diffuso prima nelle fabbriche e poi nei paesi.
Crocco, operaio di Melfi
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