giovedì 8 maggio 2014

2 maggio: Istanbul corteo del 1° maggio vietato A Taksim è battaglia con la polizia

Per le strade in scena la rabbia e la protesta di una parte di società verso il primo
ministro Erdogan con tendenze sempre più autoritarie. Scontri anche a Ankara
marta ottaviani


Lo avevano assicurato: chi si sarebbe avvicinato a Piazza Taksim nel cuore di Istanbul, per partecipare al corteo del Primo Maggio, l’avrebbe pagata cara. Ma oggi, nella megalopoli sul Bosforo e nella capitale turca, Ankara, si sono viste scene di vera e propria guerriglia urbana, segno evidente che, nell’unico Paese della Mezzaluna a vocazione europea, la tenuta democratica presta il fianco a preoccupazioni sempre più serie. Le telvisioni in mattinata avevano diffuso il tradizionale messaggio del premier Recep Tayyip Erdogan come se niente fosse. Ma per le strade di Istanbul e di Ankara andava in scena la rabbia e la protesta di una parte di società civile verso un primo ministro con tendenze sempre più autoritarie. I disordini, ampiamenti previsti da giorni, si verificano ogni anno dal 2007 e sempre per lo stesso motivo: il rifiuto della prefettura di Istanbul e del governo a concedere Piazza Taksim ai manifestanti. Anche il motivo della richiesta è sempre lo stesso: poter commemorare le 36 vittime del 1977, morte in seguito a una sparatoria della polizia in piazza. Anni bui, nei quali furono coinvolti anche i servizi segreti americani. Anni in cui la Turchia era una democrazia a metà, con i militari sempre pronti a intervenire per difendere lo Stato laico fondato da Mustafa Kemal Ataturk. Anni di guerre fra bande, che la Mezzaluna sperava di essersi lasciata alle spalle e che invece negli ultimi mesi sono tornate in modo prepotente alla ribalta, complice anche l’atteggiamento del governo guidato da un Erdogan sempre più lanciato verso la presidenza della Repubblica e il potere assoluto e sempre meno disposto ad ascoltare la sua gente. A Istanbul interi quartieri sono stati isolati fin dalle prime luci dell’alba, impedendo ai residenti di uscire e costringedoli a passare la giornata barricati nelle loro case per sfuggire ai fumogeni. I poliziotti schierati sono stati oltre 40mila. I manifestanti si sono concentrati in zone circostanti la piazza, dove è scoppiata una vera e propria guerriglia urbana. A Besiktas, sul Bosforo, alcuni cittadini sono quasi stati asfissiati da tanti lacrimogeni sono stati sparati dalla polizia e sono scappati dalle loro case, cercando rifugio in altri quartieri. Molti manifestanti colpiti dai getti di idrante, hanno iniziato a lamentare forti bruciori e a togliersi i vestiti di dosso, lasciando intendere che nell’acqua erano contenute sostanze urticanti. In molte strade sono stati divelti i marciapiedi, spaccate macchine e vetrine. Una furia alla quale la polizia ha reagito con cariche, getti di idrnte a forte intensità, pioggia di lacrimogeni. Nella zona di Taksim, molti venditori ambulanti hanno continuato a fare il loro mestiere indossando maschere antigas. Non è andata meglio nella capitale Ankara, come Istanbul teatro di violenti scontri e dove la polizia, fra un selfie finito su tutti i siti internet, e veri e propri muri smontabili per bloccare le strade, ha iniziato anche a sparare proiettili di gomma a distanza ravvicinata contro i manifestanti, come ha riportato il quotidiano turco Hurriyet. Scene da una Turchia che da circa un anno è attraversata da forti tensione e dove il governo islamico-moderato, che ha vinto le ultime elezioni amministrative nonostante gli scandali che lo hanno travolto e le accuse di brogli, fatica a riportare la sicurezza interna sotto controllo. La Mezzaluna ha davanti mesi di fuoco. A fine maggio ricorrerò il primo anniversario della rivolta di Gezi Parki, quando milioni di persone scesero in piazza in tutta la Turchia contro il governo. Non solo. In quei giorni l’ex Basilica di Santa Sofia potrebbe essere riaperta al culto islamico dal premier Erdogan in persona. In agosto si terranno le elezioni presidenziali e il primo ministro, che sarà quasi sicuramente candidato, potrebbe vedersela con l’ex compagno d’armi, ora oppositore Abdullah Gul, attuale capo di Stato. Il pericolo, è che l’atmosfera nel Paese si surriscaldi.  




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