“Noi, costretti a vendere casa per non
perdere il lavoro”
Le linee di produzione saranno trasferite da Casale a Verona, i dipendenti
anche
VILLANOVA «Non mi trasferirò e sono
curioso di vedere quanti lo faranno». E’ categorico Mario Saldì, 39 anni di
Casale di fronte alla prospettiva avanzata dal gruppo Bauli di trasferimento di
tutti i lavoratori, che sono 115, a Castel d’Azzano, sede centrale della
multinazionale veronese che nel 2013 rilevò la Bistefani. L’annuncio è stato
infatti di chiudere le linee di produzione (Buondì, Girella, YoYo e krumiri
Bistefani) di Villanova che saranno trasferite nella sede centrale. «Come si fa
a proporre questa soluzione a 300 chilometri di distanza? Significa
rivoluzionare la propria vita.
Lo potrà fare solo chi ha bambini piccoli, o chi
è così giovane da non avere ancora radici familiari». Saldì il legame ce l’ha:
«ho una compagna - dice – e non me la sento di buttare tutto all’aria. Ma c’è
chi ha la moglie con lavoro part time e pensa al trasferimento o altri che
meditano di vendere tutto per andare a lavorare a Verona». Decisioni che non si
prendono su due piedi. Aspettando i lavoratori fuori dell’azienda dove il nome
Bauli non compare da nessuna parte, nessuno, per ora, ha espresso questa
volontà. affiora nella voce di Saldì:«sono l’ultimo lavoratore assunto dalla
Bauli. Suono a fisarmonica e a Natale l’azienda ha organizzato una festa,
chiedendomi di suonare. Dissi che ero preoccupato perché non sapevo se nel 2016
saremmo ancora stati in fabbrica, ma mi fu assicurato di sì. Ora, dopo
l’assemblea dellì’altro giorno ci è stata regalata una colomba e un uovo di
Pasqua. L’ho donata all’Anffas e spero che altri faranno altrettanto.
L’azienda, subentrata la Bauli, è stata svuotata dei macchinari: si pensava già
allora di trasferire la produzione?». Non è il solo a pensarla a questo
modo. Cinzia scappa via sfiduciata alla fine del turno delle 14 e scuote la
testa rassegnata. Franco Santoro dice che «non ho nessuna idea di trasferirmi,
come si fa ad andare così lontano?»; Antonio Bevilacqua gli fa eco:«vivo in
famiglia e non credo proprio che andrò a Verona. Vedremo cosa ci proporrà
l’azienda». Simone è più caustico:«si potrà giocare con il Tfr e l’incentivo ad
abbandonare, ma la sostanza rimane il licenziamento. E se dicessimo che tutti
ci trasferiamo a Castel d’Azzano? Sono certo che in quel caso gli incentivi
migliorerebbero».
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