INDICE
IL SISTEMA DELL’INFORMAZIONE, LOCALE E NAZIONALE, È
SEMPRE PIÙ INTEGRATO NEL SISTEMA DI POTERE
Paola Armellini tramite mail@change.org
LETTERA APERTA A MATTARELLA: MAI PIU’ MORTI SOTTO I PALCHI!
Movimento
Femminista Proletario Rivoluzionario mfpr.naz@gmail.com
TRE TESTI BASE PER QUESTO 8 MARZO
IL GOVERNO INFORMI DEL REFERENDUM DEL 17 APRILE 2016 SULLE TRIVELLAZIONI IN MARE!
Muglia la
Furia fmuglia@tin.it
LAVORO
E TUTELA DELLE DONNE NEGLI ULTIMI 50 ANNI
Muglia la
Furia fmuglia@tin.it
INFORTUNI:
SPECIALE 8 MARZO!
Riccardo Antonini erreemmea@libero.it
COMUNICATO SULL’ASSEMBLEA DEL 4 MARZO A PISA
Ferrovieri Solidali cassadisolidarieta@gmail.com
COMUNICATO 3/2016 - RINGRAZIAMENTI
Change.org mail@change.org
AMIANTO: LA MANCANZA DI TRASPARENZA CHE ALIMENTA LA STRAGE
Tonino
Innocenti tonino.innocenti@email.it
VENERDI’
18 MARZO 2016 SCIOPERO GENERALE. CONTRO LE GUERRE, PER I DIRITTI VITALI
Posta
Resistenze posta@resistenze.org
IL LAVORO
DELLE DONNE NELLA CRISI
Patrizia Gentilini patrizia.gentilini@villapacinotti.it
REFERENDUM 17 APRILE: ISDE PER UN Si’ CONSAPEVOLE
COBAS Pisa confcobaspisa@alice.it
INFORTUNIO MORTALE A PONTEDERA
Muglia la
Furia fmuglia@tin.it
ISPEZIONI PER LA TUTELA DEI LAVORATORI:
TUTTO (E TUTTI) SOTTO CONTROLLO
Riccardo Antonini erreemmea@libero.it
SOLIDARIETA’ E SOSTEGNO A SANDRO GIACOMELLI
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From: MD Alessandria movimentodilottaperlasalute@medicinademocraticaalessandria.it
To:
Sent: Sunday, March 06, 2016 11:44 PM
Subject: IL SISTEMA DELL’INFORMAZIONE, LOCALE E
NAZIONALE, È SEMPRE PIÙ INTEGRATO NEL SISTEMA DI POTERE
Internet consente di fare controinformazione, il
nostro blog è un esempio.
Giovedì 10 marzo assemblea a Novi Ligure (AL) sulla
modifica del tracciato del TAV Terzo Valico
http://medicinademocraticaalessandria.blogspot.it/2016/03/giovedi-10-marzo-assemblea-novi-sulla.html
Controvertice in Valsusa in vista del vertice di
Venezia
http://medicinademocraticaalessandria.blogspot.it/2016/03/controvertice-in-valsusa-in-vista-del.html
17 Aprile scegli che futuro dare al Paese. Sei buoni
motivi per votare al referendum No Triv
http://medicinademocraticaalessandria.blogspot.it/2016/03/controvertice-in-valsusa-in-vista-del.html
Medicina democratica, Isde e Attac al convegno su TTIP
all’Università di Genova
Rossa e Riccoboni all’assalto del territorio: Angelo
Riccoboni, già Premio Attila 2013 non può per regolamento essere quest’anno
rivotato, La Rossa
sta scalando il primo posto nelle preferenze
Per vincere il Premio Attila 2015, basterà l’ultimo
posto in classifica nazionale sindaci (Il Sole24Ore) di gradimento dei
concittadini?
Più di 15.000 (quindici mila) a San Siro per la
partita, meno di 15 (quindici) in assemblea per i tumori nella Fraschetta
Solvay ripresenta la truffa della bonifica di Spinetta
Marengo, sputtanata su “Ambiente Delitto Perfetto”: la sfidiamo ad un confronto
scientifico e pubblico
Egregio professor Osella, si sta candidando al premio
Nobel per la chimica o lavora su commissione per Solvay?
Il professore ci contesta, ma è senza testa
Solvay, il maggior accaparratore di copie di “Ambiente
Delitto Perfetto”, finge di ignorare la sfida contenuta nel libro
Per la serie “Pappa e citti” il “Circolo della Stampa”,
pur essendo un circolo privato dei giornalisti brontosauri alessandrini, dal
Comune ha ricevuto gratis e a buon rendere una sede addirittura nella storica
semi inaccessibile Villa Guerci
http://medicinademocraticaalessandria.blogspot.it/2016/03/per-la-serie-pappa-e-citti-il-circolo.html
L’ISEE dopo le Sentenze del Consiglio di Stato
Della disabilità in sé non si ride
Giornata Mondiale delle Malattie Rare
http://medicinademocraticaalessandria.blogspot.it/2016/03/giornata-mondiale-delle-malattie-rare.html
Messaggio di pace e salute inviato a 14.562
destinatari da
Barbara Tartaglione
MEDICINA DEMOCRATICA - MOVIMENTO DI LOTTA PER LA SALUTE ONLUS
via dei Carracci 2 20100 Milano
SEZIONE PROVINCIALE
via Dante 86 15121 Alessandria
347 01 82 679
338 27 93 381
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To:
Sent: Monday,
March 07, 2016 1:16 PM
Subject: LETTERA
APERTA A MATTARELLA: MAI PIU’
MORTI SOTTO I PALCHI!
7 mar 2016
Egregio
Presidente,
mi
chiamo Paola Armellini e sono la madre di Matteo Armellini, deceduto a Reggio
Calabria il 5 marzo 2012.
Mio
figlio è una delle tantissime vittime degli incidenti sul lavoro. Infatti
Matteo è morto perché, mentre allestiva il palco per il concerto dell’artista
Laura Pausini, la struttura metallica è crollata, crollata (secondo quanto
emerso dalle consulenze espletate in giudizio) per errori di progettazione, di
montaggio e perché istallata presso il Pala Calafiore di Reggio Calabria
costruito e attrezzato per ospitare spettacoli sportivi.
Per
fortuna, per molte madri e giovani, la struttura metallica è crollata quando la
costruzione era ancora in fieri, altrimenti (nel caso in cui il palco fosse
crollato durante lo spettacolo dell’artista) vi sarebbe stata una tragedia che
a tutt’oggi il nostro paese ricorderebbe.
Magra
consolazione per una madre che ha perso l’unico figlio e che oggi, a quattro
anni dalla morte di Matteo, non ha visto ancora un provvedimento con il quale
sia stata sancita la responsabilità di coloro che avrebbero dovuto tutelare il
lavoratore ed espletare la propria attività nel rispetto delle leggi e delle
competenze professionali.
Infatti,
dopo quasi un anno e mezzo di istruttoria dibattimentale, il processo (nel
quale vengono contestati i reati di omicidio colposo determinato dalla
violazione delle norme sulla sicurezza sui posti di lavoro, di disastro colposo
aggravato dall’avverarsi dell’evento) quasi certamente subirà un arresto
determinato dal trasferimento a un’altra sede giudiziaria del Giudice che fino
a ora ha istruito il processo.
Tale
circostanza determinerà l’assegnazione del processo a un altro magistrato e
quindi la regressione del medesimo alla fase iniziale del dibattimento.
Mi
rivolgo a Lei Signor Presidente, nella Sua qualità di Presidente del Consiglio
Superiore della Magistratura, al fine di evidenziarLe come la tutela delle
vittime del reato possa vanificarsi con provvedimenti che, benché legittimi e
tesi a garantire la copertura dei posti di magistrati in tutte le sedi della
Corte di Appello, penalizzano il tempestivo svolgimento dei processi.
Confido
che Lei Signor Presidente, comprenda la necessità di una madre, cittadina
italiana, di ottenere almeno giustizia e ciò sarà possibile solo nella misura
in cui il processo verrà assegnato tempestivamente a un magistrato che possa
condurre un dibattimento e giungere a una sentenza che individui i
responsabili, sempre nel rispetto dei diritti e delle prerogative di tutte le
parti, in tempi brevi.
Matteo
è una delle vittime innocenti dell’assenza di rispetto delle norme sulla
sicurezza dei lavoratori, almeno per quanto contestato nel processo: aveva 30
anni e ha pagato con la vita il suo diritto al lavoro e dopo quattro anni dalla
sua morte non vi è ancora la parola fine al suo processo.
Nel
ringraziarLa per l’attenzione che vorrà riservare a questa mia comunicazione Le
porgo i miei più distinti saluti.
Paola
Armellini
Firma
la petizione “Sicurezza per gli operai degli spettacoli
live. Mai più morti sotto i palchi!” al link:
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From: Movimento Femminista Proletario
Rivoluzionario mfpr.naz@gmail.com
To:
Sent:
Tuesday, March 08, 2016 11:43 AM
Subject: TRE
TESTI BASE PER QUESTO 8 MARZO
In questo 8 marzo affermiamo nei paesi imperialisti nel fuoco della lotta di classe e in stretto legame con le masse, la linea e la pratica del Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario.
Che nell’8 marzo al centro delle
mobilitazioni siano le donne proletarie, le operaie, le lavoratrici più
sfruttate, discriminate, oppresse! Con la forte denuncia delle loro condizioni
che ogni giorno vanno peggiorando, ma soprattutto con le lotte, le varie forme
di protesta, di ribellione a tutto questo, che anche in questo anno si sono
espresse.
Un 8 marzo del femminismo proletario
rivoluzionario.
In chiaro
legame, continuità con il significato storico di questa
data che ha le sue radici nelle operaie sfruttate, in sciopero e uccise dai
padroni delle fabbriche, e che è nata nel movimento comunista internazionale
che, nel 1921 con Clara Zetkin, decise di adottare l’8 marzo come giornata
internazionale delle operaie, poi divenuta giornata di tutto il movimento di
lotta delle donne.
In chiaro
legame con la battaglia attuale delle donne, a livello nazionale e
internazionale, nei paesi imperialisti, come il
nostro, e nei paesi oppressi dall’imperialismo; donne sempre in prima fila,
dovunque si lotta, contro i padroni, i governi, lo Stato moderno fascista, l’imperialismo,
i suoi uomini ed i suoi eserciti stupratori, i regimi reazionari e
massacratori, contro “gli uomini che odiano le donne”; per porre fine a questo
sistema sociale borghese, in cui la maggioranza delle donne sono doppiamente
sfruttate e oppresse, schiacciate nella loro dignità, i loro corpi violentati,
uccisi, un sistema che non esita a reprimere con doppia ferocia, con odio e
violenza sessista, le donne che si ribellano e combattono in armi.
Un 8 marzo contro il femminismo borghese
che vuole invece un misero potere e meschini miglioramenti per sé, mentre
sempre più la maggioranza delle donne vive una condizione da “moderno medioevo”.
Le donne
proletarie devono prendere nella loro mani la lotta per il loro destino e una
vera liberazione, ed essere un riferimento di tutte le donne oppresse,
assumendone tutti i bi/sogni.
In questa battaglia, lo sciopero delle donne è un’arma pratica,
per tradurre oggi nei fatti il protagonismo delle proletarie, operaie,
lavoratrici, disoccupate, immigrate, per unire le loro lotte singole e imporre,
far diventare egemone il punto di vista generale, le doppie ragioni delle
donne, l’intreccio tra le ragioni di classe e di genere.
Le donne hanno
bisogno di autorganizzarsi e lottare in maniera anche separata dal movimento di
lotta generale, per darsi forza, coraggio, rompere i
freni, pratici e ideologici, le tante forme di oppressione sia esterne, sia
familiari, le doppie catene, per scatenare la ribellione delle donne come forza
poderosa della rivoluzione dei proletari e dei popoli in ogni parte del mondo.
Chi nega questo, anche se parla di “rivoluzione”,
vuole impedire il vento dirompente, di trasformazione, pratico, teorico,
ideologico che la “rivoluzione nella rivoluzione” delle donne, la maggioranza
delle masse, porta nella battaglia generale.
In questo, lo sciopero delle donne è una
tappa importante.
Abbiamo fatto un primo riuscito sciopero
delle donne il 25 novembre 2013,
in questi 2 anni abbiamo portato avanti l’organizzazione
e la mobilitazione delle donne, iniziative verso le fabbriche e posti di lavoro
di donne, da Palermo a Taranto, a Milano, a Melfi, ecc. fino alla novità della
marcia dell’11 e 12 dicembre; anni in cui sempre più si sono fatte sentire e
vedere le lotte, le proteste delle operaie, delle braccianti, delle lavoratrici
immigrate, delle precarie.
In questo 8
marzo facciamo un secondo sciopero delle donne, e cominciamo una marcia che via
via unisca e arrivi a tutte le realtà delle lavoratrici.
Le donne proletarie in questo 8 marzo
rilanciando la loro battaglia e la loro sfida, si uniscono alle donne
combattenti, dall’India, alla Palestina, al Kurdistan, alla Turchia, ecc., e
sono al fianco delle donne costrette a fuggire dalle guerre, dai regimi
assassini.
Infine,
diciamo chiaro: Noi siamo contro chi vuole cancellare l’8 marzo.
Lo vogliono cancellare i padroni, il
governo perchè giustamente temono che dietro le “mimose” appaia lo spettro
della lotta rivoluzionaria delle donne; ma lo vogliono cancellare anche coloro,
spesso femministe piccolo borghesi, che irridono questa data storica delle
donne e contribuiscono così a cancellare il suo carattere proletario, rosso e
rivoluzionario.
Noi invece è
questo 8 marzo che rivendichiamo!
Movimento
Femminista Proletario Rivoluzionario
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To:
Sent: Tuesday, March 08, 2016 2:14 PM
Subject: IL GOVERNO INFORMI DEL REFERENDUM DEL 17 APRILE 2016 SULLE TRIVELLAZIONI IN MARE!
Chiediamo al
Governo di informare sul referendum del 17 Aprile!
Il referendum del
17 Aprile viene tenuto segreto!
I mass media sono
obbligati a rendere reale una democrazia: devono informare sul referendum del
17 aprile!
Il servizio
pubblico faccia ciò che è nel suo obbligo: informi i cittadini del Referendum
da subito!
Il governo faccia
ciò che è in suo potere: informi gli italiani della scadenza referendaria.
Renzi faccia un
tweet al giorno!
L’11 giugno 2004, in relazione allo
svolgimento delle elezioni politiche europee del 12 e 13 giugno, L’allora
Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi “ricordò” agli italiani lo
svolgimento dell’appuntamento elettorale con un sms firmato “Presidenza del
Consiglio dei Ministri”.
Una cosa sbagliata
per un appuntamento politico, diviene un obbligo morale e sociale per un
appuntamento referendario, un appuntamento che la stampa, le televisioni
commerciali, il servizio pubblico, stanno ignorando.
Il governo invii un
SMS informativo ora attraverso i gestori di telefonia mobile per garantire la
conoscenza della scadenza referendaria.
Il Presidente della
Repubblica faccia un richiamo ufficiale al Governo, al Parlamento, alla RAI all’intero
mondo dell’informazione.
Il 17 Aprile 2016
gli italiani, infatti, saranno chiamati a votare per una cosa che raramente
accade: il modello del nostro sviluppo. Spesso cittadini, economisti, politici,
commentatori si sbizzarriscono nelle critiche e nelle constatazioni che il
mondo così com’è non possa andare avanti. Inquinamento, qualità dell’aria,
malattie, spesa sanitaria alle stelle, bombe d’acqua e siccità, clima “impazzito”
e industrializzazione della vita, drammi personali e collettivi, distruzione di
quelle poche certezze spesso costruite con i sacrifici di una intera vita. Ora
abbiamo la possibilità di scegliere!
Insomma, come per
il referendum sull’acqua, i cittadini possono dire finalmente la loro non su
questo e quel politico, su questo o quello schieramento, ma su un tema preciso:
dobbiamo ancora puntare sul modello di sviluppo basato sul petrolio e gli
idrocarburi e, nel fare questo, dobbiamo consentire alle industrie petrolifere
di far diventare il nostro mare un campo di estrazione petrolifera? Mettendo a
repentaglio la vita dei nostri mari e il nostro futuro?
L’informazione
relativa al referendum del 17 Aprile è negata ai cittadini. La Presidenza del Consiglio,
così solerte a informare su tutto, sembra scegliere la strada del
disinteressamento.
Per questo motivo,
è opportuno che ogni cittadino solleciti conoscenti ed amici a informare sulla
scadenza referendaria: utilizziamo i social, gli sms, le nostre bacheche per
informare i cittadini del loro diritto a votare sul loro futuro.
Un gesto di
autoinformazione della società in assenza di quello istituzionale.
Questo il testo del
messaggio che possiamo far circolare:
“Il 17 Aprile si
voterà per il referendum contro le trivellazioni petrolifere nei nostri mari.
Invia questo messaggio ad almeno 10 amici, pubblicalo sul tuo profilo social,
rilancialo sulle pagine dei giornali e dei siti di informazione”.
Firma la petizione “Il Governo informi del referendum del 17 aprile 2016 sulle trivellazioni in mare!” al link:
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To:
Sent: Tuesday, March 08, 2016 4:22 PM
L’ANMIL ha presentato lo scorso
3 marzo a Roma un volume dedicato al mondo del lavoro femminile, alle cause di
infortunio e malattie professionali che riguardano le lavoratrici, in un excursus che affronta sia il fenomeno infortunistico
sia l’evoluzione della tutela assicurativa degli anni ultimi cinquanta anni,
partendo dal Testo unico infortuni del 1965.
La pubblicazione analizza:
-
il
ruolo della donna nella evoluzione dell’occupazione e degli infortuni sul
lavoro nell’ultimo cinquantennio;
-
l’evoluzione
delle tutele assicurative e indennitarie: un excursus storico-giuridico;
-
storie
di donne infortunate sul lavoro.
Il punto di osservazione prescelto, pertanto, è quello degli strumenti
di tutela indennitaria o risarcitoria ex post, non già quello della tutela
prevenzionistica, tracciato a sua volta da una significativa evoluzione nel
periodo di indagine sopra citato e che riconosce nel D.Lgs. 81/08 (cosiddetto
Testo Unico di salute e sicurezza sul lavoro), la sua più compiuta espressione.
Il tutto, ovviamente, con la consapevolezza che i due ambiti di
riferimento sopra citati, sebbene abbiano percorso strade parallele, in
molteplici occasioni si sono intrecciati apportando l’uno all’altro linfa
vitale e hanno contribuito alla affermazione della salute del lavoratore come
quello “stato di completo benessere fisico, mentale e sociale, non consistente
solo in un’assenza di malattia o d’infermità” (articolo 2, comma 1, lettera o)
del D.Lgs. 81/08).
Lo studio dell’ANMIL “Il vecchio e il nuovo” è al link:
AUGURI A
TUTTE LE DONNE CHE TRA CASA E LAVORO....
Franco
Mugliari alias Muglia La Furia
mail: fmuglia@tin.it
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To:
Sent: Tuesday, March 08, 2016 4:22 PM
Subject: INFORTUNI:
SPECIALE 8 MARZO!
DONNE, NEL 2014 DENUNCIATI 238MILA INFORTUNI.
L’analisi condotta
alla vigilia dell’8 marzo dalla Consulenza statistico attuariale dell’INAIL
conferma forti differenze di genere. Nell’ultimo quinquennio le denunce delle
lavoratrici sono diminuite di quasi il 17%, ma il calo è molto più contenuto
rispetto a quello registrato tra gli uomini (-27,3%)
Nel 2014 sono state
oltre 238.000 le denunce di infortunio sul lavoro pervenute all’INAIL che hanno
riguardato le donne nelle tre gestioni principali industria e servizi,
agricoltura e per conto dello Stato. A queste si aggiungono i 33 casi
denunciati nel settore navigazione e i 703 della gestione autonoma casalinghe.
Le denunce di infortunio alle lavoratrici con esito mortale sono state invece
108, 72 delle quali sono state riconosciute positive dall’Istituto. Questi
alcuni dei dati più significativi che emergono dall’analisi condotta dalla
Consulenza statistico attuariale dell’INAIL alla vigilia dell’8 marzo.
I casi femminili pari a un terzo del totale. In Italia le donne
rappresentano il 52% della popolazione con più di 15 anni e il 42% del totale
degli occupati. Dopo la diminuzione registrata nel corso del 2013, nel 2014 le
lavoratrici sono tornate a crescere, anche se leggermente (+0,6%), e sono state
quantificate dall’ISTAT in 9,3 milioni. Le denunce di infortunio sul lavoro
pervenute all’INAIL che hanno visto coinvolte le donne sono state pari a poco
più di un terzo (35,9%) del totale (663.000). Nonostante il dato occupazionale
fosse in crescita, il 2014
ha registrato rispetto all’anno precedente un calo
infortunistico complessivo del 4,5%, che ha interessato sia i lavoratori
(-5,4%) sia le lavoratrici, ma queste ultime in misura più contenuta (-2,9%).
50.000 denunce in meno rispetto al 2010. Prendendo in
considerazione l’andamento infortunistico nel quinquennio precedente, le
denunce di infortunio al femminile sono passate dai 286.358 casi del 2010 ai
238.094 del 2014 (-16,9%), a fronte di una diminuzione dell’occupazione delle
donne limitata al 2% nello stesso periodo. Il calo infortunistico è stato,
però, molto più contenuto tra le lavoratrici rispetto a quello registrato nello
stesso arco di tempo tra i colleghi uomini (-27,3%). In flessione del 16,9% è
anche il numero delle denunce di infortuni con esito mortale occorsi alle
donne, passate dalle 130 nel 2010 alle 108 del 2014. Anche in questo caso,
però, la diminuzione percentuale è stata nettamente inferiore rispetto a quella
registrata tra gli uomini (-24,9%).
In itinere il 49,1% dei decessi. Rispetto al numero
complessivo delle denunce, la quota degli infortuni in itinere, avvenuti cioè
nel tragitto tra la casa e il posto di lavoro, per le donne è decisamente più
elevata rispetto agli uomini, sia in valore assoluto (rispettivamente 50.252
casi contro 45.974) che in percentuale (21,1% contro 10,8%). L’incidenza del “rischio
strada” sulle lavoratrici è ancora più marcata se si prendono in considerazione
le denunce dei casi mortali: per le donne, infatti, quasi un decesso su due
(49,1%) è avvenuto in itinere, mentre tra gli uomini lo stesso rapporto è di
circa uno su cinque (21,6%).
Incidenti stradali da “bollino nero”. Questo divario di
genere si conferma anche sommando le denunce dei casi mortali avvenuti in
itinere e quelli in occasione di lavoro con coinvolgimento di un mezzo di
trasporto: tra le donne, infatti, quasi due decessi su tre (65,7%) sono legati
al “rischio strada” rispetto al 38,9% degli uomini. Questo probabilmente perché
le donne sono occupate per oltre il 50% nel ramo dei servizi, in attività
solitamente meno pericolose di quelle industriali, ma comunque soggette al
rischio che si corre negli spostamenti tra l’abitazione e il luogo di lavoro,
anche molto frequenti e ripetuti in attività come quelle del personale
domestico e di assistenza sociale domiciliare, in cui prevale nettamente la
quota femminile.
Contusioni e lussazioni le conseguenze più
rilevanti.
L’incidenza degli infortuni delle lavoratrici è particolarmente elevata nei
settori dei servizi domestici e familiari (90,2% sul totale delle denunce),
della sanità e assistenza sociale (72,9%) e della confezione di articoli di
abbigliamento (71,8%). La caduta, inoltre, si conferma la prima causa d’infortunio
per le donne (31,6% sul totale dei soli casi codificati) e la seconda per gli
uomini (21,1%), seguita dalla perdita di controllo di macchine e utensili. Le
conseguenze più rilevanti risultano essere contusioni e lussazioni, con pesi
relativi maggiori per le lavoratrici (rispettivamente 35,7% contro il 28,5% dei
lavoratori e 32,3% contro 25,6%).
La fascia più colpita è quella tra i 50 e i 54 anni. Per le donne fino
a 50 anni tutte le fasce di età hanno registrato nel 2014 un decremento
infortunistico rispetto al 2013, mentre per le fasce più mature si è rilevato
un aumento. Con 32.405 casi, pari al 13,6% del totale delle denunce di
infortuni femminili, la fascia 50-54 anni risulta la più colpita in valore
assoluto. Particolarmente significativo è l’aumento delle denunce, osservabile
lungo tutto il quinquennio, per la fascia 60-64 anni, passate da seimila nel 2010 a 10mila nel 2014.
Anche per gli infortuni mortali il maggior numero di casi (17 denunce) riguarda
la fascia compresa tra i 50 e i 54 anni.
Il 12,1% delle infortunate sono straniere. Le denunce di
infortuni occorsi a lavoratrici straniere nel 2014 sono state 28.886, pari al
12,1% del totale delle donne infortunate: le più colpite sono state le
lavoratrici nate in Romania (5.665 casi), Albania (2.048) e Marocco (2.019). Venti
i casi mortali, pari al 12,6% delle 159 denunce di incidenti mortali occorsi ai
lavoratori stranieri di entrambi i sessi.
Meno casi anche tra le casalinghe. Nello stesso anno
le denunce legate alla polizza assicurativa contro gli infortuni delle
casalinghe e dei casalinghi (obbligatoria per tutte le persone di età compresa
tra i 18 e i 65 anni che lavorano in maniera abituale, esclusiva e gratuita
nell’ambito domestico) sono state complessivamente 720. La quasi totalità (703)
ha riguardato, come atteso, le donne, con un calo del 22% rispetto alle denunce
del 2013 (922, di cui 897 femminili). Per il 2014 sono stati indennizzati, al
31 ottobre 2015, 43 casi in rendita per menomazione permanente e due casi con
rendita ai superstiti per esito mortale dell’infortunio.
Malattie professionali: in cinque anni +31%. Le malattie
professionali denunciate dalle lavoratrici nel 2014 sono state quasi 17mila,
pari al 29% delle 57mila tecnopatie denunciate in totale. I dati complessivi
hanno confermato il trend in aumento degli ultimi anni, in controtendenza
rispetto all’andamento decrescente degli infortuni sul lavoro: dalle 51.827
denunce del 2013, infatti, si è passati alle 57.370 del 2014 (+11%). L’incremento
percentuale è identico anche prendendo in considerazione soltanto le denunce
delle lavoratrici, cresciute da 15.017 fino a 16.740. Rispetto alle 12.760
denunce del 2010, invece, l’aumento è del 31%, tre punti percentuali in meno
rispetto all’incremento dei casi di tecnopatie denunciati dai lavoratori
(+34%).
Nel Centro-Sud quasi due patologie su tre. A livello
territoriale, nel 2014 le denunce di malattie professionali femminili si sono
concentrate per un terzo al Centro e per il 28% nel Mezzogiorno, seguiti da
Nord-Est (27%) e Nord-Ovest (10%), con una distribuzione sensibilmente diversa
rispetto a quella degli infortuni sul lavoro delle donne, concentrati per oltre
il 60% nel Nord della penisola. A colpire i lavoratori sono soprattutto le
malattie del sistema osteo-muscolare e del tessuto connettivo, in particolare
tendiniti e dorsopatie, e la sindrome del tunnel carpale, che insieme
rappresentano quasi il 75% delle denunce. Questo risultato medio, però,
maschera una differenza ben marcata tra uomini e donne: se tali patologie
rappresentano il 67% delle denunce maschili, la stessa percentuale, infatti,
sale addirittura all’89% per le donne (circa 15mila delle loro 17mila denunce).
In particolare, la sindrome del tunnel carpale viene denunciata più dalle donne
che dagli uomini (3.229 denunce contro 2.992 nel 2014).
Franco
Mugliari alias Muglia La Furia
mail: fmuglia@tin.it
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From: Riccardo Antonini erreemmea@libero.it
To:
Sent: Tuesday,
March 08, 2016 8:10 PM
Subject: COMUNICATO
SULL’ASSEMBLEA DEL 4 MARZO A PISA
Di seguito
il comunicato che abbiamo inviato alla stampa dopo l’assemblea molto
partecipata di venerdì 4 marzo scorso.
ALLA RASSEGNAZIONE RISPONDIAMO CON LA LOTTA!
CHI LOTTA NON DEVE ESSERE MAI ABBANDONATO!
Da alcuni
mesi assistiamo ad un incremento di licenziamenti di lavoratori, lavoratrici e
delegati sindacali.
Licenziamenti
che colpiscono rappresentanti di sindacati di base e CGIL e che hanno un dato
in comune: l’incompatibilità con i soprusi sempre più diffusi dopo la “restituzione”
al padronato da parte di governi e sindacati concertativi: pensioni, articolo
18, Jobs Act, Testo unico sulla rappresentanza, CCNL...
Delegati e
delegate RSU/RLS/RSA che sviluppano lotte e iniziative per opporsi ai
licenziamenti, alla riduzione dei salari, a turni massacranti, a condizioni di
vita e di lavoro sempre più pesanti; che rivendicano, con scioperi e
mobilitazioni, diritti e tutele per restituire dignità, potere d’acquisto e di
contrattazione, per far sì che lavoratori e lavoratrici siano protagonisti del
presente e del loro futuro.
Per analizzare la situazione e
sostenere quanti vengono “sanzionati” per la loro attività in difesa di diritti
e conquiste, venerdì 4 marzo al
circolo Alhambra a Pisa oltre 70 lavoratori e compagni/e hanno partecipato all’assemblea
organizzata dai COBAS di Pisa e dall’area congressuale “Il sindacato è un’altra cosa - Opposizione CGIL” della Toscana,
alla presenza di Sandro Giacomelli e Francesco Doro, delegati licenziati in
queste settimane. Sandro è delegato COBAS di un’azienda in subappalto dell’indotto
Piaggio di Pontedera (Pi), Francesco è delegato FIOM CGIL di un’azienda
metalmeccanica di Padova.
Questa iniziativa unitaria e la
feconda discussione testimoniano come, da posizioni chiare e coerenti all’insegna
della solidarietà e del conflitto per affermare principi e tutele collettive,
si possano costruire pratiche di unità, al di là e al di sopra delle differenti
appartenenze sindacali.
L’apericena che ha preceduto l’assemblea
ha raccolto oltre 600 euro che, tolte spese e rimborsi, sono stati consegnati a
Sandro Giacomelli come contributo per la vertenza legale e per il suo sostegno.
L’assemblea
ha condiviso che, in questa fase di attacco padronale, sia necessario
organizzarsi e costruire pratiche concrete a sostegno di chi resiste e si
oppone, come avviene in ferrovia con la Cassa di solidarietà e resistenza.
L’assemblea
ha, quindi, deciso di costituire il Comitato per la reintegrazione di Sandro
Giacomelli, aperto a chi intende organizzare l’attività di sostegno al delegato
ed essere al suo fianco nella vertenza.
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Da:
Ferrovieri Solidali cassadisolidarieta@gmail.com
Inviato: lunedì 7
marzo 2016 16:26
A:
Oggetto: COMUNICATO 3/2016 - RINGRAZIAMENTI
Ai lavoratori delle officine di manutenzione di
Vicenza.
Carissimi colleghi,
vogliamo ringraziarvi in modo particolare per esservi insieme iscritti alla
Cassa di Solidarietà tra Ferrovieri: abbiamo visto che siete i colleghi delle
officine di Vicenza, compagni di lavoro di Ferdinando, che da tempo partecipa
alla Cassa. Lo abbiamo conosciuto durante una iniziativa promossa a Bassano del
Grappa sulla strage di Viareggio e sul licenziamento di Riccardo Antonini alla
quale hanno partecipato i famigliari delle vittime della strage di Viareggio e
Riccardo.
Incontri come quello servono a mantenere l’attenzione su questa vicenda, a
ricordare quanto avvenuto il 29 giugno 2009 e di chi sono le responsabilità, l’arroganza
di certa dirigenza e le sentenze-vergogna di certi giudici che hanno confermato
il licenziamento di Riccardo e a denunciare l’attuale stato della sicurezza in Ferrovia.
Ultimo, ma non ultimo, in queste occasioni ricordiamo sempre l’importanza
di strumenti quali la Cassa
di Solidarietà, auspicando che si rafforzi in FS e che Casse analoghe si
istituiscano anche in altri comparti lavorativi. Vedere la vostra iscrizione
così numerosi ci ha convinto a mantenere con ancora più vigore il nostro
impegno, certi dell’esistenza di colleghi consapevoli e responsabili come voi.
Inoltre, sempre a Bassano, il 30 maggio scorso è stato organizzato un
incontro e una cena-benefit per sostenere la Cassa.
Vogliamo rivolgervi un ringraziamento diretto: il vostro gesto ci aiuta a
superare alcuni momenti di difficoltà e ci conferma che più siamo e più potremo
raggiungere il nostro obiettivo: sicurezza sui luoghi di lavoro, difesa dei
nostri colleghi sanzionati, ritrovare quello spirito di categoria che impone
uno stop a quanti pensano di poter agire senza fare i conti con i lavoratori
che sui treni, sui binari e dentro le officine, ci stanno tutti i giorni.
Siamo quindi molto contenti di avervi con noi e tra di noi, la solidarietà
è un’arma potente!
“La solidarietà è il primo passo verso la
libertà!”
3 marzo 2016
Il
Direttivo della Cassa di Solidarietà tra Ferrovieri
Conto
Corrente postale 71092852
intestato
a Crociati Marco
via
dell’Acqua Acetosa 2/A
00043
Ciampino (RM)
e-mail:
cassadisolidarieta@gmail.com
internet:
http://www.casofs.org
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From: Change.org mail@change.org
To:
Sent: Wednesday, March 09, 2016 2:53 PM
Subject: AMIANTO: LA
MANCANZA DI TRASPARENZA CHE ALIMENTA LA STRAGE
Amianto:
la mancanza di trasparenza che alimenta la strage
Ma quanti
sono gli edifici industriali contaminati in Italia? Secondo i dati ufficiali
sono 779. Ma a Legambiente ne risultano 6.913. Perché?
Il caso dell’Emilia
Romagna.
Chiedi
trasparenza sull’amianto in Italia.
Firma la
petizione #AddioAmianto su Change.org:
Oltre 21.000 casi solo di mesotelioma maligno, il cancro marker causato
dalle fibre di amianto tra il 1993 e il 2012 in Italia, secondo il quinto Rapporto ReNAM di INAIL. Di essi
ben 4.215 vittime in Lombardia, 3.560 in Piemonte, 2.314 in Liguria, 2.016 in Emilia Romagna.
Un dramma
che si compie ogni giorno e può perpetuarsi anche alle nuove generazioni di
italiani ignare della sua diffusione nell’ambiente e della lunga latenza delle
malattie amianto correlate.
Il nostro paese ne è stato il maggior consumatore e il secondo produttore
in Europa, dopo la Russia,
con oltre 5 milioni e seicento mila tonnellate di amianto grezzo utilizzato in ogni settore industriale (INAIL
2015). Ed è uno dei più colpiti al mondo dall’epidemia delle malattie causate
dall’esposizione alle fibre killer, 1.300 volte più sottili di un capello umano
che arrivano a conficcarsi nei polmoni e negli organi interni.
Una strage silenziosa continua, con un risvolto ancora più drammatico: le
vittime sono, purtroppo, più di quelle identificate dalle statistiche
ufficiali. Secondo le
stime dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica nel 2015, sono almeno 3.000 le persone colpite da
tumori asbesto correlati ogni anno, così come avevamo denunciato nell’inchiesta
di Wired ”Il prezzo dell’amianto”.
Sempre secondo i dati di INAIL, ben il 23,1% delle persone vittime di
mesotelioma ha avuto un’esposizione alla fibra killer “non definita”. Cioè non riconducibile al tipo di
attività professionale o all’esposizione ambientale in luoghi contaminati.
Molti sono ancora i casi professionali sommersi, come ribadiscono, chiedendo
proprio in questi giorni un’audizione alla Commissione d’Inchiesta del Senato sugli infortuni sul lavoro e le
malattie professionali, l’Associazione Italiana Esposti Amianto (AIEA) e
Medicina Democratica che sono ricorsi alla Procura della Repubblica di Nuoro e Cagliari a tutela dei ex-operai degli
stabilimenti Enichem e Montefibre dell’area industriale di Ottana,
falcidiati da tumori polmonari e mesotelioma.
“Ai lavoratori dei siti industriali sardi non
sono state applicate le tutele previdenziali e sanitarie previste dalla legge
257 del 1992 che ha messo al bando l’amianto”, sottolinea il
vicepresidente di AIEA Mario Murgia. E i siti contaminati, come da
interrogazione parlamentare dell’onorevole Michele Piras (SEL) ai Ministri
della Sanità, del Lavoro e dell’Ambiente, non risultano nell’elenco nazionale
dei siti industriali in cui lavoratori erano esposti all’amianto.
Intanto, INAIL Sardegna non riconosce l’esposizione professionale
per chi ha lavorato in quella che è stata definita “la fabbrica dei tumori” perché le quantità di fibre erano
più basse rispetto ai valori determinati per legge. “Le domande per ottenere i benefici pensionistici in tutta l’area
industriale sono stati 1.441, ma
ne sono state accolte appena 12; quelle per la malattia professionale
sono state 77, e solo sei quelle accolte”, sottolineano da AIEA.
Eppure uno
studio tratto dallo speciale di Epidemiologia e Prevenzione, la rivista dell’Associazione
Italiana di Epidemiologia, sulla sorveglianza sanitaria per gli ex-esposti all’amianto,
ribadisce che “il rischio di
mesotelioma raggiunge valori estremamente marcati con le durate lavorative più
lunghe, mentre triplica in
queste stesse condizioni il rischio per il tumore del polmone. Le domande di prepensionamento sono molto
inferiori a quelle potenziali e il rischio non è risultato circoscritto a chi
ha avanzato domanda”.
E i
lavoratori venuti a contatto con l’asbesto nei luoghi di lavoro in Italia sono
stati oltre 560.000. Per solo 1.500 di
essi, sono in corso 50 processi, in tutta Italia. Da Olivetti di
Ivrea, all’Alfa Romeo di Arese, dal Teatro alla Scala, all’Enel Turbigo alla
Breda fino all’Ex-Isochimica di Avellino. In attesa che riprenda il processo
Eternit Bis, dopo la prescrizione in Cassazione ha annullato la giustizia per
le 2191 vittime di Casale Monferrato.
Nel
frattempo, su richiesta della Magistratura inquirente, alcune aree della zona
industriale di Ottana Sardegna sono state poste sotto sequestro, da Carabinieri
e Noe, lo scorso gennaio, per accertare i presunti reati di inquinamento
ambientale, omessa bonifica nonché smaltimento illecito di rifiuti.
Ma quanti sono gli edifici industriali ancora contaminati d’amianto nel
nostro Paese? Domanda che abbiamo posto l’anno scorso al
Ministero dell’Ambiente. Secondo la mappa ministeriale sono 779. Secondo i dati raccolti da
Legambiente, nel rapporto “Liberi dall’amianto” risultano, invece, 6.913. Numeri che spiegano, forse,
nonostante la mancanza di trasparenza su mappatura e siti contaminati, i grandi stanziamenti del Ministero dell’Ambiente
e di INAIL per le aziende che bonificheranno l’amianto nel 2016.
Il Collegato
Ambientale, approvato a dicembre 2015, istituisce infatti un credito d’imposta per le imprese che
effettueranno nell’anno 2016 interventi per la bonifica dell’amianto pari al 50% delle spese sostenute. Uno
stanziamento pari a 5,7 milioni di euro
per ciascuno degli anni 2017, 2018 e 2019. Così per il Bando ISI 2015 con il quale l’INAIL finanzierà le spese sostenute sempre
dalle imprese, anche individuali, per progetti di miglioramento dei livelli
di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, con l’inclusione dei progetti di
bonifica da amianto. Finanziamenti a fondo perduto, per un totale 276.269.986
euro fino al 65% dell’investimento
sostenuto.
Sugli oltre 300.000 edifici pubblici e privati e siti industriali da
bonificare in Italia stimati da Wired, sono almeno 2.400
le scuole ancora contaminate da amianto, come ha ricordato il Ministro
della Giustizia, Andrea Orlando all’Assemblea Nazionale Amianto dello scorso 30
novembre. Ma nonostante le rassicurazioni della Struttura di Missione per l’Edilizia
Scolastica della Presidenza del Consiglio dei Ministri non ci sono dati e
finanziamenti certi sulla mappatura nazionale e sul numero di interventi
effettuati dalla task force governativa.
Un caso tra
tutti, l’Emilia Romagna: nonostante le promesse di pubblicazione, le inchieste
della DIA per la contaminazione delle scuole post-terremoto a opera di aziende
in odor di ‘ndragheta e una nostra richiesta di accesso civico al Responsabile
della Trasparenza, le famiglie emiliane non hanno ancora dati certi sulla
presenza della fibra nelle scuole frequentate dai loro figli.
Ad aprile 2015 avevamo posto alla Presidenza del Consiglio con la
petizione #AddioAmianto su
Change.org cinque richieste di trasparenza: sul completamento della mappatura nazionale ancora incompleta, sulle
bonifiche più urgenti; sulla mancanza di finanziamento del Piano Nazionale Amianto; sul bisogno
di un costante aggiornamento dei dati
epidemiologici e sulla filiera pulita dello smaltimento dell’amianto, altro tasto dolente, che nell’Italia
delle ecomafie e senza Sistri, rimane un vero buco nero.
Un appello
ribadito dagli esiti della stessa Assemblea Nazionale Amianto del 30 novembre: a 23 anni dalla messa al bando, la
decontaminazione dalla fibra è fallita.
Appello
firmato da oltre 68 mila lettori e cittadini italiani, che è ancora possibile
sottoscrivere. E per cui attendiamo risposta.
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From: Tonino
Innocenti tonino.innocenti@email.it
To:
Sent: Wednesday, March 09,
2016 6:45 PM
Subject: VENERDI’ 18 MARZO 2016 SCIOPERO GENERALE. CONTRO LE GUERRE,
PER I DIRITTI VITALI
Sono 25 anni dai primi bombardamenti
USA in Iraq. La guerra in Iraq, in Libia ecc. non è la risposta al terrorismo,
che invece alimenta.
A
questa guerra si accompagna la guerra di classe all’interno scatenata da
banchieri dalle oligarchie sovranazionali e attuata dal governo Renzi con la politica
economica e sociale che impoverisce lavoratori, giovani e pensionati,
smantellando lo stato sociale, degradano i diritti.
La CUB chiama
alla lotta per i diritti vitali, la libertà nei luoghi di lavoro, nella società e di contrasto a ogni guerra e alle spese militari con l’appoggio
alla autodeterminazione dei popoli a partire dal sostegno alla Repubblica del
Rojava (Kurdistan siriano).
La CUB rivendica :
Lavoro
stabile e tutelato, riduzione
settimanale dell’orario di lavoro di 4 ore;
Salario:
rinnovo dei contratti con un aumento mensile di 500 euro;
Reddito
Garantito: di 1.000 euro mese per disoccupati, pensionati, esenzione dai
tickets, gratuità per luce, gas, trasporto locale;
Sanità:
diritto universale alla salute e alla cura; abolendo i tickets;
Pensioni:
età pensionabile a 65 anni col metodo retributivo, a 60 anni per lavori
usuranti; aumento delle pensioni; contributi aziendali dei fondi privati alla
previdenza pubblica;
Uguaglianza per i migranti;
Bonifica dei siti inquinati, messa in
sicurezza del territorio;
Democrazia
nei luoghi di lavoro: contro l’accordo truffa sulla rappresentanza, che assegna
al 50+1 degli iscritti o delle RSU/RSA il potere di firmare accordi e sanziona
ogni azione di contrasto, in alternativa i lavoratori devono eleggere
democraticamente i propri rappresentanti aziendali, decidere sulle piattaforme
e sugli accordi ecc.
Manifestazioni
contro le guerre e per i diritti vitali
Milano Largo Cairoli ore 9,30
Napoli Piazza Dante ore 9,30
---------------------
From: Posta
Resistenze posta@resistenze.org
To:
Sent: Thursday, March 10, 2016
1:12 AM
Subject: IL LAVORO DELLE DONNE
NELLA CRISI
Nonostante
le condizioni delle lavoratrici restino peggiori di quelle dei lavoratori per
salario, sottoccupazione e sovraistruzione, la crisi ha paradossalmente ridotto
il gap gender.
Nel
periodo 2007/2014 il tasso di occupazione maschile è passato dal 70% al 64%
mentre quello femminile si è mantenuto più o meno stabile dal 46,6% pre crisi
al 46,2%.
Nessun
paradosso e nessun miglioramento del lavoro delle donne, semplicemente la
condizione di lavoro maschile peggiora più di quella femminile.
E’
l’effetto dell’approfondimento del fenomeno di femminilizzazione del lavoro; la
progressiva riduzione del lavoro, nel suo complesso, a condizioni di precarietà
e di assenza di diritti che ha caratterizzato tradizionalmente il lavoro
femminile.
Le
donne continuano ad essere parte di quell’esercito di riserva del mercato del
lavoro e la svalutazione delle loro mansioni continua ad essere funzionale a
tenere bassi i salari e i diritti di tutta la classe lavoratrice.
La
tenuta dell’occupazione femminile negli anni della crisi è sostanzialmente
dovuta alla crescita delle occupate straniere; a quelle donne che entrano nel
mercato del lavoro a seguito della disoccupazione del partner e alle over 50
costrette al lavoro dall’allungamento dell’età pensionabile. È proprio nella
fascia delle ultra 50enni che cresce maggiormente l’occupazione che invece
diminuisce nella fascia 15-34.
Una
tenuta che si associa ad un drammatico peggioramento della qualità del lavoro,
attraverso la diffusione del part time involontario che già nel 2012 era
schizzato ad oltre il 54% rispetto al 38% dell’inizio della crisi. Una
situazione che accomuna l’Italia ai Paesi più duramente colpiti dalla crisi e
sottoposti alle politiche di austerità dell’Unione Europea: Portogallo,
Irlanda, Grecia e Spagna; i famigerati PIGS.
La
crisi economica ha ridisegnato il mercato del lavoro sviluppando forme di
lavoro atipico e non stabilizzate, dove maggiore è la percentuale delle donne.
La
bassa valorizzazione delle competenze e la segregazione occupazionale che
caratterizzano il lavoro femminile spiegano la disparità salariale che per le
donne si traduce in una retribuzione mensile inferiore di circa il 20% a quella
degli uomini.
Le
donne, insomma, lavorano di più ma in condizioni peggiori e per stipendi più
bassi.
Senza
contare che in Italia, paese ad alto tasso di welfare familistico, la mancanza
di garanzie nel mercato del lavoro, di servizi di sostegno al reddito e le
politiche di privatizzazione dei servizi pubblici perpetuano una cultura della
donna come unica responsabile della cura di anziani e bambini.
Se,
dopo quasi un decennio di crisi, la linea che separa la classe media e i
working poor dalla povertà assoluta si è notevolmente assottigliata per tutti,
sono però le donne, soprattutto madri single e con bassi livelli di istruzione
e prevalentemente al sud, che ingrossano le fila della vulnerabilità economica
verso la povertà e l’indigenza.
Sarà
quindi e ancora, un 8 marzo di lotta quello dell’Unione Sindacale di Base, con
tante mobilitazioni delle donne in diversi settori e città, per restituire a
questa giornata il suo senso più pieno e originario.
A
Roma e Milano le manifestazioni delle donne del commercio, uno dei settori a
più alto tasso di sfruttamento; a Roma, anche, la manifestazione interregionale
delle lavoratrici in appalto impegnate nelle pulizie delle scuole, in sciopero
per l’intera giornata per rivendicare la stabilizzazione e la
reinternalizzazione del servizio; al terminal 3 di Fiumicino un flash mob
contro il sessismo e le discriminazioni delle lavoratrici dell’Aeroporto;
sempre a Roma, nel pomeriggio, un’assemblea aperta alla cittadinanza delle
lavoratrici dei nidi e delle scuole d’infanzia contro la privatizzazione e il
licenziamento delle lavoratrici precarie.
L’8
marzo per noi continua ad essere una giornata in cui le donne saranno
protagoniste delle proprie lotte, per affermare che non ci siamo per nulla
rassegnate e siamo pronte al conflitto in ogni settore del mondo del lavoro.
---------------------
From: Patrizia
Gentilini patrizia.gentilini@villapacinotti.it
To:
Sent:
Thursday, March 10, 2016 2:07 PM
Subject: REFERENDUM
17 APRILE: ISDE PER UN Si’ CONSAPEVOLE
ASSOCIAZIONE
MEDICI PER L’AMBIENTE ISDE ITALIA
REFERENDUM
TRIVELLE: ISDE ITALIA PER UN Si’ CONSAPEVOLE
Il 17
Aprile prossimo, con il Referendum sulle trivelle, si è chiamati a esprimersi
sul quesito abrogativo che riguarda l’articolo 6, comma 17 del codice dell’ambiente:
“Volete che, quando scadranno le concessioni, vengano fermati i giacimenti in
attività nelle acque territoriali italiane anche se c’è ancora gas o petrolio?”.
Per
raggiungere la vittoria è necessario che il Sì contro le trivelle a mare entro
le 12 miglia
sia espresso dalla maggioranza dei votanti. La decisione del Governo e del
Presidente del Repubblica di non accorpare il Referendum con le Amministrative
(con un evidente aggravio di spese) e indirlo a così breve scadenza, può far sì
che il tempo per informare adeguatamente i cittadini non sia sufficiente. Va
tenuto conto che, per la prima volta, ci si misurerà con un quorum del 50%+1
degli aventi diritto al voto.
Inoltre,
va ricordato che il quesito referendario non tiene conto delle attività petrolifere
sulla terraferma e di quelle in mare situate oltre le 12 miglia dalla costa (22,2 km), tanto meno sono
presi in considerazione i permessi per le attività di sfruttamento delle
risorse geo-termiche ad alta entalpia e profondità. Tuttavia, sono ancora in
itinere i ricorsi di alcune regioni alla Corte Costituzionale che rivendicano
il diritto sancito dall’art. 117 della Costituzione di potere essere, loro
stesse, soggetti istituzionali attivi nella formulazione del “piano delle aree”
(strumento di pianificazione delle trivellazioni che prevede il coinvolgimento
delle regioni, abolito dal Governo con un emendamento alla Legge di Stabilità)
nonché nelle decisioni relative alla durata dei titoli per la ricerca e lo
sfruttamento degli idrocarburi, liquidi e gassosi, sulla terraferma.
ISDE auspica la più ampia partecipazione al
Referendum del 17 Aprile ed invita a votare SI.
ISDE
auspica inoltre che il 17 Marzo sia una occasione per una più ampia e profonda
riflessione circa l’inderogabile necessità e urgenza di cambiare il modello di
sviluppo ancor oggi basato sulla combustione dei fossili. Tale modello, oltre
agli alti costi sanitari imposti all’uomo e a tutta la biosfera per via dell’inquinamenti
delle varie matrici ambientali, appare sempre più fragile e insostenibile sul
piano economico. Negli ultimi 18 mesi il prezzo del greggio è calato circa del
70%: andare a cercare con accanimento e con tecniche sempre più costose e
impattanti una risorsa che perde sempre più valore, può contribuire, oltre al
danno alla salute e all’ambiente, a minare ulteriormente la tenuta economica
del Paese.
Vincenzo
Migaleddu, Referente ISDE Sardegna
Roberto Romizi, Presidente
ISDE Italia
Associazione Medici per l’Ambiente – ISDE Italia
Via della Fioraia, 17/19 52100 Arezzo
telefono: 0575 22 256
fax:
0575 28 676
mail:
isde@ats.it
web:
http://www.isde.it
---------------------
To:
Sent:
Thursday, March 10, 2016 5:59 PM
Subject: INFORTUNIO
MORTALE A PONTEDERA
comunicato Cobas
Valdera
Apprendiamo
con grande rabbia e dolore la notizia dell’ennesimo infortunio mortale sul
lavoro, questa volta a Pontedera.
La vittima è
un operaio/autista impiegato nel trasporto delle scenografie teatrali. Non
conosciamo l’esatta dinamica dell’incidente ma siamo certi che non si tratti di
mera casualità perchè le morti sul lavoro non sono mai casuali.
Spesso le cause
sono da ricercare:
-
nei ritmi e
nei tempi di lavoro con operazioni condotte in poco tempo senza sicurezza;
-
nel numero
ridottissimo degli operai addetti al trasporto delle scenografie;
-
nella
ricerca di abbassare il costo del lavoro ricorrendo a personale non
specializzato e senza formazione;
-
nei tempi di
guida del personale che tra carico e scarico del camion, prima e dopo uno
spettacolo teatrale, in molti casi resta senza dormire anche per 24 ore;
-
nel mancato
rispetto delle normative di sicurezza (in assenza di personale in numero
adeguato e di procedure di sicurezza da seguire alla lettera) durante il carico
e lo scarico.
Molti dei
lavoratori impiegati negli spettacoli sono pagati a giornata, i contratti sono
fermi da anni, la paga è bassa.
In assenza
di sicurezza, di rispetto delle normative, di un salario adeguato, di forza
lavoro in numero adeguato alle necessità crescono gli infortuni sul lavoro. Una
situazione sempre più drammatica acuita anche dai tagli del Governo alla
cultura.
COBAS Pisa
* * * * *
Da Il
Tirreno
MORTE SUL LAVORO AL TEATRO DI PONTEDERA, C’E’ UN INDAGATO
Pontedera, è il
titolare della ditta per la quale lavorava l’operaio rimasto sotto le
scenografie.
Omicidio colposo l’ipotesi
di reato
di Sabrina Chiellini
PONTEDERA
Lavorava al nero,
senza copertura assicurativa e senza alcuna tutela, Errico Formisano, l’operaio
di 37 anni (era nato a Torre del Greco il 30 luglio 1979) morto giovedì
pomeriggio travolto dalle scenografie di “Medea”, spettacolo prodotto e
distribuito dal Teatro stabile di Napoli e dalla Fondazione Teatro della
Toscana, con la regia di Gabriele Lavia.
I carabinieri di
Pontedera, intervenuti insieme al personale del dipartimento di prevenzione
dell’ASL (Medicina del lavoro) subito dopo la tragedia, hanno avuto molte
difficoltà, considerato anche le reticenze di chi si è trovato a dover
ammettere una scomoda verità, nel ricostruire il rapporto di lavoro che l’operaio
aveva con l’azienda “Liberato Massimo srl” di San Giorgio a Cremano, una delle
più conosciute nel settore dei trasporti per i teatri.
In passato la
vittima aveva svolto molti altri lavori a tempo determinato, ma da almeno tre
anni, stando alle dichiarazioni delle persone che i carabinieri hanno sentito
in questi giorni, lavorava in maniera continuativa per l’azienda di San Giorgio
a Cremano, anche se non per tutti i periodi il rapporto di lavoro risulta con
una formale assunzione e quindi regolarizzato. Di conseguenza, ora che la
tragedia ha portato alla luce alcune irregolarità nella gestione, i carabinieri
hanno inviato una segnalazione all’Ispettorato del Lavoro campano per le
verifiche di loro competenza.
Il
titolare dell’azienda “Liberato Massimo” è stato invece raggiunto da un avviso
di garanzia e indagato per il reato di omicidio colposo. Questo in vista dell’autopsia
sulla salma dell’operaio che è prevista domani all’istituto di Medicina Legale
a Pisa. L’imprenditore indagato potrà nominare un medico legale di fiducia che
partecipi alle operazioni del consulente del Pubblico Ministero incaricato di
fare luce sulle cause della morte sul lavoro.
Le
pesanti scenografie che erano caricate su un camion non erano state ben
ancorate e, quando la vittima ha cominciato le operazioni di scarico, che
invece avrebbe dovuto effettuare insieme ad altri colleghi, è stato travolto e
ucciso dall’enorme peso. I pannelli lo hanno spinto prima per terra, contro la “parete”
del camion, e poi si sono fermati sotto il suo mento, così da soffocarlo. Ogni
soccorso è stato quindi inutile.
La
ditta di trasporti era stata a Como a prendere gli allestimenti dello
spettacolo e doveva scaricarli a Pontedera nel magazzino che fino a poco tempo
fa era del Teatro di Pontedera e che ora è della Fondazione Teatro della
Toscana, nata dall’unione del teatro pontederese con La Pergola di Firenze.
Che la posizione
della vittima, per quanto riguarda contributi e contratti, potesse non essere
regolare era stato ipotizzato già nei minuti successivi alla tragedia.
Lentamente, poi, la verità è emersa. L’operaio, che abitava ad Ercolano, di
fatto aveva una collaborazione con l’impresa “Liberato Massimo”, anche se dai
resoconti del pagamento di stipendi e contributi non risulta la continuità
formale del rapporto. Ci sono poi aspetti dell’inchiesta che riguardano la
sicurezza nei luoghi di lavoro: anche questi sono al vaglio di carabinieri e ASL.
---------------------
To:
Sent: Friday,
March 11, 2016 4:05 PM
Subject: ISPEZIONI PER LA TUTELA DEI LAVORATORI:
TUTTO (E TUTTI) SOTTO CONTROLLO
ISPEZIONI PER LA TUTELA DEI LAVORATORI:
TUTTO (E TUTTI) SOTTO CONTROLLO
QUESTO L’OBIETTIVO DEL DISEGNO
DI LEGGE DELLA GIUNTA PROVINCIALE ALTOATESINA
Il giornale online “Buongiorno Suedtirol” pubblica un mio intervento di
denuncia contro l’attuale Amministrazione Provinciale che, mostrando una
notevole sensibilità rispetto alle richieste delle Associazioni Imprenditoriali e dimenticando quale sia il livello di
insicurezza sul lavoro (infortuni e malattie professionali) e sociale (lavoro
nero, tutela lavoratrici madri, minori) si registra sul territorio provinciale,
sta per intervenire con un Disegno di Legge con l’obiettivo di depotenziare
(per loro riorganizzare) i servizi di vigilanza. In questa sede ne riporto
alcuni stralci, ma invito tutti a leggere l’intero pezzo.
Il terzo comma dell’articolo 15 del Disegno di Legge
provinciale recita: “Con regolamento
di esecuzione sono individuate le violazioni amministrative che non danno luogo
a danni irreversibili e per le quali, in caso di accertamento di una
violazione, vengono emesse le prescrizioni di adeguamento, con il relativo
termine, per assicurare il rispetto delle norme violate...” mentre nei
primi due si dichiara la volontà di razionalizzare, semplificare anche
attraverso procedure informatizzate e, soprattutto, si invitano gli ispettori a
essere più collaborativi con le aziende (perché no, magari inviando una
telefonatina preventiva o una mail... tanto per non fare il viaggio a vuoto).
Tutti, o quasi, sanno che l’ordinamento civile e
penale, nonché la previdenza sociale sono (vedasi articoli 117 della
Costituzione) di esclusiva competenza dello Stato. Figuriamoci se ogni Regione
potesse definire, nelle materie interessate, quali siano gli illeciti
sanzionabili sul proprio territorio. Lavoro nero? A Bolzano no, in Veneto
figurarsi, in Toscana, si!
Tutto ciò significa il pieno controllo della politica
sull’attività di vigilanza.
Le quattro organizzazioni sindacali altoatesine hanno
ritrovato unità di intenti attorno a una proposta di modifica assurda. Nella
loro nota si propone di modificare il comma 3 precisando che l’accertamento
delle violazioni dovrà essere fatto “a
discrezione dell’Ispettore”.
Come dire che avremo gli ispettori buoni e quelli
cattivi, quelli che chiudono un occhio e quelli che li chiuderanno tutti due.
Avremo quelli che rischieranno una denuncia per omissione d’atti d’ufficio e
magari una condanna per danno erariale.
Per leggere l’intero articolo vedasi
Franco
Mugliari alias Muglia La Furia
mail: fmuglia@tin.it
---------------------
From: Riccardo Antonini erreemmea@libero.it
To:
Sent:
Saturday, March 12, 2016 8:33 AM
Subject: SOLIDARIETA’
E SOSTEGNO A SANDRO GIACOMELLI
I compagni dei COBAS di Viareggio hanno proposto ai compagni del Circolo “Partigiani
sempre” di Viareggio di poter organizzare nella loro sede una cena di
sottoscrizione a sostegno di Sandro.
Il Circolo ha accolto positivamente la proposta ed il 20 marzo si
terrà l’iniziativa. Per la sottoscrizione vi è anche una lotteria (a
1,50 euro a biglietto) e ovviamente, la stessa sera, vi sarà la più ampia
informazione sull’attività del Comitato per la reintegrazione di Sandro
Giacomelli.
Il costo della cena è 15 euro (cena a base di pesce). L’auspicio è che
anche altre realtà politiche oltre che sindacali, culturali, ecc. siano
disponibili a promuovere iniziative di solidarietà e sostegno.
Invito di partecipazione ed invito per la sottoscrizione.
Domenica 20 marzo alle ore 20.00
a Viareggio c/o il Circolo “Partigiani sempre”, via del
Terminetto 35, cena di solidarietà a sostegno del compagno delegato COBAS
Sandro Giacomelli, licenziato a dicembre dalla DNA, azienda della Piaggio di
Pontedera (Pi), per il suo impegno sindacale.
Il 9 marzo a Pisa si è costituito il Comitato per la reintegrazione di
Sandro Giacomelli.
Martedì 15 marzo diffusione del volantino alla Piaggio di Pontedera dalle
ore 12.30 alle ore 14.15
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