giovedì 17 marzo 2016

15 marzo - Da M. Spezia: SICUREZZA SUL LAVORO: KNOW YOUR RIGHTS! “LETTERE DAL FRONTE” DEL 14/03/16



INDICE

IL SISTEMA DELL’INFORMAZIONE, LOCALE E NAZIONALE, È SEMPRE PIÙ INTEGRATO NEL SISTEMA DI POTERE

Paola Armellini tramite mail@change.org
LETTERA APERTA A MATTARELLA: MAI PIU’ MORTI SOTTO I PALCHI!

Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario mfpr.naz@gmail.com
TRE TESTI BASE PER QUESTO 8 MARZO

Sergio Bellucci tramite mail@change.org

IL GOVERNO INFORMI DEL REFERENDUM DEL 17 APRILE 2016 SULLE TRIVELLAZIONI IN MARE!


Muglia la Furia fmuglia@tin.it
LAVORO E TUTELA DELLE DONNE NEGLI ULTIMI 50 ANNI

Muglia la Furia fmuglia@tin.it
INFORTUNI: SPECIALE 8 MARZO!


Riccardo Antonini erreemmea@libero.it
COMUNICATO SULL’ASSEMBLEA DEL 4 MARZO A PISA

Ferrovieri Solidali cassadisolidarieta@gmail.com
COMUNICATO 3/2016 - RINGRAZIAMENTI

Change.org mail@change.org
AMIANTO: LA MANCANZA DI TRASPARENZA CHE ALIMENTA LA STRAGE

Tonino Innocenti tonino.innocenti@email.it
VENERDI’ 18 MARZO 2016 SCIOPERO GENERALE. CONTRO LE GUERRE, PER I DIRITTI VITALI

Posta Resistenze posta@resistenze.org
IL LAVORO DELLE DONNE NELLA CRISI

REFERENDUM 17 APRILE: ISDE PER UN Si’ CONSAPEVOLE
INFORTUNIO MORTALE A PONTEDERA

Muglia la Furia fmuglia@tin.it
ISPEZIONI PER LA TUTELA DEI LAVORATORI: TUTTO (E TUTTI) SOTTO CONTROLLO

Riccardo Antonini erreemmea@libero.it
SOLIDARIETA’ E SOSTEGNO A SANDRO GIACOMELLI

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To:
Sent: Sunday, March 06, 2016 11:44 PM
Subject: IL SISTEMA DELL’INFORMAZIONE, LOCALE E NAZIONALE, È SEMPRE PIÙ INTEGRATO NEL SISTEMA DI POTERE

Internet consente di fare controinformazione, il nostro blog è un esempio.

Giovedì 10 marzo assemblea a Novi Ligure (AL) sulla modifica del tracciato del TAV Terzo Valico
Controvertice in Valsusa in vista del vertice di Venezia
17 Aprile scegli che futuro dare al Paese. Sei buoni motivi per votare al referendum No Triv
Medicina democratica, Isde e Attac al convegno su TTIP all’Università di Genova
Rossa e Riccoboni all’assalto del territorio: Angelo Riccoboni, già Premio Attila 2013 non può per regolamento essere quest’anno rivotato, La Rossa sta scalando il primo posto nelle preferenze
Per vincere il Premio Attila 2015, basterà l’ultimo posto in classifica nazionale sindaci (Il Sole24Ore) di gradimento dei concittadini?
Più di 15.000 (quindici mila) a San Siro per la partita, meno di 15 (quindici) in assemblea per i tumori nella Fraschetta
Solvay ripresenta la truffa della bonifica di Spinetta Marengo, sputtanata su “Ambiente Delitto Perfetto”: la sfidiamo ad un confronto scientifico e pubblico
Egregio professor Osella, si sta candidando al premio Nobel per la chimica o lavora su commissione per Solvay?
Il professore ci contesta, ma è senza testa

Solvay, il maggior accaparratore di copie di “Ambiente Delitto Perfetto”, finge di ignorare la sfida contenuta nel libro
Per la serie “Pappa e citti” il “Circolo della Stampa”, pur essendo un circolo privato dei giornalisti brontosauri alessandrini, dal Comune ha ricevuto gratis e a buon rendere una sede addirittura nella storica semi inaccessibile Villa Guerci
L’ISEE dopo le Sentenze del Consiglio di Stato
Della disabilità in sé non si ride
Giornata Mondiale delle Malattie Rare

Messaggio di pace e salute inviato a 14.562 destinatari da
Barbara Tartaglione
MEDICINA DEMOCRATICA - MOVIMENTO DI LOTTA PER LA SALUTE ONLUS
via dei Carracci 2 20100 Milano
SEZIONE PROVINCIALE
via Dante 86 15121 Alessandria
347 01 82 679
338 27 93 381

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From: Paola Armellini tramite mail@change.org
To:
Sent: Monday, March 07, 2016 1:16 PM
Subject: LETTERA APERTA A MATTARELLA: MAI PIU’ MORTI SOTTO I PALCHI!

7 mar 2016
Egregio Presidente,
mi chiamo Paola Armellini e sono la madre di Matteo Armellini, deceduto a Reggio Calabria il 5 marzo 2012.
Mio figlio è una delle tantissime vittime degli incidenti sul lavoro. Infatti Matteo è morto perché, mentre allestiva il palco per il concerto dell’artista Laura Pausini, la struttura metallica è crollata, crollata (secondo quanto emerso dalle consulenze espletate in giudizio) per errori di progettazione, di montaggio e perché istallata presso il Pala Calafiore di Reggio Calabria costruito e attrezzato per ospitare spettacoli sportivi.
Per fortuna, per molte madri e giovani, la struttura metallica è crollata quando la costruzione era ancora in fieri, altrimenti (nel caso in cui il palco fosse crollato durante lo spettacolo dell’artista) vi sarebbe stata una tragedia che a tutt’oggi il nostro paese ricorderebbe.
Magra consolazione per una madre che ha perso l’unico figlio e che oggi, a quattro anni dalla morte di Matteo, non ha visto ancora un provvedimento con il quale sia stata sancita la responsabilità di coloro che avrebbero dovuto tutelare il lavoratore ed espletare la propria attività nel rispetto delle leggi e delle competenze professionali.
Infatti, dopo quasi un anno e mezzo di istruttoria dibattimentale, il processo (nel quale vengono contestati i reati di omicidio colposo determinato dalla violazione delle norme sulla sicurezza sui posti di lavoro, di disastro colposo aggravato dall’avverarsi dell’evento) quasi certamente subirà un arresto determinato dal trasferimento a un’altra sede giudiziaria del Giudice che fino a ora ha istruito il processo.
Tale circostanza determinerà l’assegnazione del processo a un altro magistrato e quindi la regressione del medesimo alla fase iniziale del dibattimento.
Mi rivolgo a Lei Signor Presidente, nella Sua qualità di Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura, al fine di evidenziarLe come la tutela delle vittime del reato possa vanificarsi con provvedimenti che, benché legittimi e tesi a garantire la copertura dei posti di magistrati in tutte le sedi della Corte di Appello, penalizzano il tempestivo svolgimento dei processi.
Confido che Lei Signor Presidente, comprenda la necessità di una madre, cittadina italiana, di ottenere almeno giustizia e ciò sarà possibile solo nella misura in cui il processo verrà assegnato tempestivamente a un magistrato che possa condurre un dibattimento e giungere a una sentenza che individui i responsabili, sempre nel rispetto dei diritti e delle prerogative di tutte le parti, in tempi brevi.
Matteo è una delle vittime innocenti dell’assenza di rispetto delle norme sulla sicurezza dei lavoratori, almeno per quanto contestato nel processo: aveva 30 anni e ha pagato con la vita il suo diritto al lavoro e dopo quattro anni dalla sua morte non vi è ancora la parola fine al suo processo.
Nel ringraziarLa per l’attenzione che vorrà riservare a questa mia comunicazione Le porgo i miei più distinti saluti.
Paola Armellini

Firma la petizione “Sicurezza per gli operai degli spettacoli live. Mai più morti sotto i palchi!” al link:

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From: Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario mfpr.naz@gmail.com
To:
Sent: Tuesday, March 08, 2016 11:43 AM
Subject: TRE TESTI BASE PER QUESTO 8 MARZO

In questo 8 marzo affermiamo nei paesi imperialisti nel fuoco della lotta di classe e in stretto legame con le masse, la linea e la pratica del Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario.

Che nell’8 marzo al centro delle mobilitazioni siano le donne proletarie, le operaie, le lavoratrici più sfruttate, discriminate, oppresse! Con la forte denuncia delle loro condizioni che ogni giorno vanno peggiorando, ma soprattutto con le lotte, le varie forme di protesta, di ribellione a tutto questo, che anche in questo anno si sono espresse.
Un 8 marzo del femminismo proletario rivoluzionario.
In chiaro legame, continuità con il significato storico di questa data che ha le sue radici nelle operaie sfruttate, in sciopero e uccise dai padroni delle fabbriche, e che è nata nel movimento comunista internazionale che, nel 1921 con Clara Zetkin, decise di adottare l’8 marzo come giornata internazionale delle operaie, poi divenuta giornata di tutto il movimento di lotta delle donne.
In chiaro legame con la battaglia attuale delle donne, a livello nazionale e internazionale, nei paesi imperialisti, come il nostro, e nei paesi oppressi dall’imperialismo; donne sempre in prima fila, dovunque si lotta, contro i padroni, i governi, lo Stato moderno fascista, l’imperialismo, i suoi uomini ed i suoi eserciti stupratori, i regimi reazionari e massacratori, contro “gli uomini che odiano le donne”; per porre fine a questo sistema sociale borghese, in cui la maggioranza delle donne sono doppiamente sfruttate e oppresse, schiacciate nella loro dignità, i loro corpi violentati, uccisi, un sistema che non esita a reprimere con doppia ferocia, con odio e violenza sessista, le donne che si ribellano e combattono in armi.
Un 8 marzo contro il femminismo borghese che vuole invece un misero potere e meschini miglioramenti per sé, mentre sempre più la maggioranza delle donne vive una condizione da “moderno medioevo”.
Le donne proletarie devono prendere nella loro mani la lotta per il loro destino e una vera liberazione, ed essere un riferimento di tutte le donne oppresse, assumendone tutti i bi/sogni.
In questa battaglia, lo sciopero delle donne è un’arma pratica, per tradurre oggi nei fatti il protagonismo delle proletarie, operaie, lavoratrici, disoccupate, immigrate, per unire le loro lotte singole e imporre, far diventare egemone il punto di vista generale, le doppie ragioni delle donne, l’intreccio tra le ragioni di classe e di genere.
Le donne hanno bisogno di autorganizzarsi e lottare in maniera anche separata dal movimento di lotta generale, per darsi forza, coraggio, rompere i freni, pratici e ideologici, le tante forme di oppressione sia esterne, sia familiari, le doppie catene, per scatenare la ribellione delle donne come forza poderosa della rivoluzione dei proletari e dei popoli in ogni parte del mondo.
Chi nega questo, anche se parla di “rivoluzione”, vuole impedire il vento dirompente, di trasformazione, pratico, teorico, ideologico che la “rivoluzione nella rivoluzione” delle donne, la maggioranza delle masse, porta nella battaglia generale.
In questo, lo sciopero delle donne è una tappa importante.
Abbiamo fatto un primo riuscito sciopero delle donne il 25 novembre 2013, in questi 2 anni abbiamo portato avanti l’organizzazione e la mobilitazione delle donne, iniziative verso le fabbriche e posti di lavoro di donne, da Palermo a Taranto, a Milano, a Melfi, ecc. fino alla novità della marcia dell’11 e 12 dicembre; anni in cui sempre più si sono fatte sentire e vedere le lotte, le proteste delle operaie, delle braccianti, delle lavoratrici immigrate, delle precarie.
In questo 8 marzo facciamo un secondo sciopero delle donne, e cominciamo una marcia che via via unisca e arrivi a tutte le realtà delle lavoratrici.
Le donne proletarie in questo 8 marzo rilanciando la loro battaglia e la loro sfida, si uniscono alle donne combattenti, dall’India, alla Palestina, al Kurdistan, alla Turchia, ecc., e sono al fianco delle donne costrette a fuggire dalle guerre, dai regimi assassini.
Infine, diciamo chiaro: Noi siamo contro chi vuole cancellare l’8 marzo.
Lo vogliono cancellare i padroni, il governo perchè giustamente temono che dietro le “mimose” appaia lo spettro della lotta rivoluzionaria delle donne; ma lo vogliono cancellare anche coloro, spesso femministe piccolo borghesi, che irridono questa data storica delle donne e contribuiscono così a cancellare il suo carattere proletario, rosso e rivoluzionario.
Noi invece è questo 8 marzo che rivendichiamo!

Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario

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From: Sergio Bellucci tramite mail@change.org
To:
Sent: Tuesday, March 08, 2016 2:14 PM

Subject: IL GOVERNO INFORMI DEL REFERENDUM DEL 17 APRILE 2016 SULLE TRIVELLAZIONI IN MARE!


Chiediamo al Governo di informare sul referendum del 17 Aprile!
Il referendum del 17 Aprile viene tenuto segreto!
I mass media sono obbligati a rendere reale una democrazia: devono informare sul referendum del 17 aprile!
Il servizio pubblico faccia ciò che è nel suo obbligo: informi i cittadini del Referendum da subito!
Il governo faccia ciò che è in suo potere: informi gli italiani della scadenza referendaria.
Renzi faccia un tweet al giorno!
L’11 giugno 2004, in relazione allo svolgimento delle elezioni politiche europee del 12 e 13 giugno, L’allora Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi “ricordò” agli italiani lo svolgimento dell’appuntamento elettorale con un sms firmato “Presidenza del Consiglio dei Ministri”.
Una cosa sbagliata per un appuntamento politico, diviene un obbligo morale e sociale per un appuntamento referendario, un appuntamento che la stampa, le televisioni commerciali, il servizio pubblico, stanno ignorando.
Il governo invii un SMS informativo ora attraverso i gestori di telefonia mobile per garantire la conoscenza della scadenza referendaria.
Il Presidente della Repubblica faccia un richiamo ufficiale al Governo, al Parlamento, alla RAI all’intero mondo dell’informazione.
Il 17 Aprile 2016 gli italiani, infatti, saranno chiamati a votare per una cosa che raramente accade: il modello del nostro sviluppo. Spesso cittadini, economisti, politici, commentatori si sbizzarriscono nelle critiche e nelle constatazioni che il mondo così com’è non possa andare avanti. Inquinamento, qualità dell’aria, malattie, spesa sanitaria alle stelle, bombe d’acqua e siccità, clima “impazzito” e industrializzazione della vita, drammi personali e collettivi, distruzione di quelle poche certezze spesso costruite con i sacrifici di una intera vita. Ora abbiamo la possibilità di scegliere!
Insomma, come per il referendum sull’acqua, i cittadini possono dire finalmente la loro non su questo e quel politico, su questo o quello schieramento, ma su un tema preciso: dobbiamo ancora puntare sul modello di sviluppo basato sul petrolio e gli idrocarburi e, nel fare questo, dobbiamo consentire alle industrie petrolifere di far diventare il nostro mare un campo di estrazione petrolifera? Mettendo a repentaglio la vita dei nostri mari e il nostro futuro?
L’informazione relativa al referendum del 17 Aprile è negata ai cittadini. La Presidenza del Consiglio, così solerte a informare su tutto, sembra scegliere la strada del disinteressamento.
Per questo motivo, è opportuno che ogni cittadino solleciti conoscenti ed amici a informare sulla scadenza referendaria: utilizziamo i social, gli sms, le nostre bacheche per informare i cittadini del loro diritto a votare sul loro futuro.
Un gesto di autoinformazione della società in assenza di quello istituzionale.
Questo il testo del messaggio che possiamo far circolare:
“Il 17 Aprile si voterà per il referendum contro le trivellazioni petrolifere nei nostri mari. Invia questo messaggio ad almeno 10 amici, pubblicalo sul tuo profilo social, rilancialo sulle pagine dei giornali e dei siti di informazione”.



Firma la petizione “Il Governo informi del referendum del 17 aprile 2016 sulle trivellazioni in mare!” al link:


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From: Muglia la Furia fmuglia@tin.it
To:
Sent: Tuesday, March 08, 2016 4:22 PM

L’ANMIL ha presentato lo scorso 3 marzo a Roma un volume dedicato al mondo del lavoro femminile, alle cause di infortunio e malattie professionali che riguardano le lavoratrici, in un excursus che affronta sia il fenomeno infortunistico sia l’evoluzione della tutela assicurativa degli anni ultimi cinquanta anni, partendo dal Testo unico infortuni del 1965.
La pubblicazione analizza:
-         il ruolo della donna nella evoluzione dell’occupazione e degli infortuni sul lavoro nell’ultimo cinquantennio;
-         l’evoluzione delle tutele assicurative e indennitarie: un excursus storico-giuridico;
-         storie di donne infortunate sul lavoro.
Il punto di osservazione prescelto, pertanto, è quello degli strumenti di tutela indennitaria o risarcitoria ex post, non già quello della tutela prevenzionistica, tracciato a sua volta da una significativa evoluzione nel periodo di indagine sopra citato e che riconosce nel D.Lgs. 81/08 (cosiddetto Testo Unico di salute e sicurezza sul lavoro), la sua più compiuta espressione.
Il tutto, ovviamente, con la consapevolezza che i due ambiti di riferimento sopra citati, sebbene abbiano percorso strade parallele, in molteplici occasioni si sono intrecciati apportando l’uno all’altro linfa vitale e hanno contribuito alla affermazione della salute del lavoratore come quello “stato di completo benessere fisico, mentale e sociale, non consistente solo in un’assenza di malattia o d’infermità” (articolo 2, comma 1, lettera o) del D.Lgs. 81/08).
Lo studio dell’ANMIL “Il vecchio e il nuovo” è al link:
AUGURI A TUTTE LE DONNE CHE TRA CASA E LAVORO....

Franco Mugliari alias Muglia La Furia

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From: Muglia la Furia fmuglia@tin.it
To:
Sent: Tuesday, March 08, 2016 4:22 PM

 

DONNE, NEL 2014 DENUNCIATI 238MILA INFORTUNI. 

L’analisi condotta alla vigilia dell’8 marzo dalla Consulenza statistico attuariale dell’INAIL conferma forti differenze di genere. Nell’ultimo quinquennio le denunce delle lavoratrici sono diminuite di quasi il 17%, ma il calo è molto più contenuto rispetto a quello registrato tra gli uomini (-27,3%)
Nel 2014 sono state oltre 238.000 le denunce di infortunio sul lavoro pervenute all’INAIL che hanno riguardato le donne nelle tre gestioni principali industria e servizi, agricoltura e per conto dello Stato. A queste si aggiungono i 33 casi denunciati nel settore navigazione e i 703 della gestione autonoma casalinghe. Le denunce di infortunio alle lavoratrici con esito mortale sono state invece 108, 72 delle quali sono state riconosciute positive dall’Istituto. Questi alcuni dei dati più significativi che emergono dall’analisi condotta dalla Consulenza statistico attuariale dell’INAIL alla vigilia dell’8 marzo.
I casi femminili pari a un terzo del totale. In Italia le donne rappresentano il 52% della popolazione con più di 15 anni e il 42% del totale degli occupati. Dopo la diminuzione registrata nel corso del 2013, nel 2014 le lavoratrici sono tornate a crescere, anche se leggermente (+0,6%), e sono state quantificate dall’ISTAT in 9,3 milioni. Le denunce di infortunio sul lavoro pervenute all’INAIL che hanno visto coinvolte le donne sono state pari a poco più di un terzo (35,9%) del totale (663.000). Nonostante il dato occupazionale fosse in crescita, il 2014 ha registrato rispetto all’anno precedente un calo infortunistico complessivo del 4,5%, che ha interessato sia i lavoratori (-5,4%) sia le lavoratrici, ma queste ultime in misura più contenuta (-2,9%).
50.000 denunce in meno rispetto al 2010. Prendendo in considerazione l’andamento infortunistico nel quinquennio precedente, le denunce di infortunio al femminile sono passate dai 286.358 casi del 2010 ai 238.094 del 2014 (-16,9%), a fronte di una diminuzione dell’occupazione delle donne limitata al 2% nello stesso periodo. Il calo infortunistico è stato, però, molto più contenuto tra le lavoratrici rispetto a quello registrato nello stesso arco di tempo tra i colleghi uomini (-27,3%). In flessione del 16,9% è anche il numero delle denunce di infortuni con esito mortale occorsi alle donne, passate dalle 130 nel 2010 alle 108 del 2014. Anche in questo caso, però, la diminuzione percentuale è stata nettamente inferiore rispetto a quella registrata tra gli uomini (-24,9%).
In itinere il 49,1% dei decessi. Rispetto al numero complessivo delle denunce, la quota degli infortuni in itinere, avvenuti cioè nel tragitto tra la casa e il posto di lavoro, per le donne è decisamente più elevata rispetto agli uomini, sia in valore assoluto (rispettivamente 50.252 casi contro 45.974) che in percentuale (21,1% contro 10,8%). L’incidenza del “rischio strada” sulle lavoratrici è ancora più marcata se si prendono in considerazione le denunce dei casi mortali: per le donne, infatti, quasi un decesso su due (49,1%) è avvenuto in itinere, mentre tra gli uomini lo stesso rapporto è di circa uno su cinque (21,6%).
Incidenti stradali da “bollino nero”. Questo divario di genere si conferma anche sommando le denunce dei casi mortali avvenuti in itinere e quelli in occasione di lavoro con coinvolgimento di un mezzo di trasporto: tra le donne, infatti, quasi due decessi su tre (65,7%) sono legati al “rischio strada” rispetto al 38,9% degli uomini. Questo probabilmente perché le donne sono occupate per oltre il 50% nel ramo dei servizi, in attività solitamente meno pericolose di quelle industriali, ma comunque soggette al rischio che si corre negli spostamenti tra l’abitazione e il luogo di lavoro, anche molto frequenti e ripetuti in attività come quelle del personale domestico e di assistenza sociale domiciliare, in cui prevale nettamente la quota femminile.
Contusioni e lussazioni le conseguenze più rilevanti. L’incidenza degli infortuni delle lavoratrici è particolarmente elevata nei settori dei servizi domestici e familiari (90,2% sul totale delle denunce), della sanità e assistenza sociale (72,9%) e della confezione di articoli di abbigliamento (71,8%). La caduta, inoltre, si conferma la prima causa d’infortunio per le donne (31,6% sul totale dei soli casi codificati) e la seconda per gli uomini (21,1%), seguita dalla perdita di controllo di macchine e utensili. Le conseguenze più rilevanti risultano essere contusioni e lussazioni, con pesi relativi maggiori per le lavoratrici (rispettivamente 35,7% contro il 28,5% dei lavoratori e 32,3% contro 25,6%).
La fascia più colpita è quella tra i 50 e i 54 anni. Per le donne fino a 50 anni tutte le fasce di età hanno registrato nel 2014 un decremento infortunistico rispetto al 2013, mentre per le fasce più mature si è rilevato un aumento. Con 32.405 casi, pari al 13,6% del totale delle denunce di infortuni femminili, la fascia 50-54 anni risulta la più colpita in valore assoluto. Particolarmente significativo è l’aumento delle denunce, osservabile lungo tutto il quinquennio, per la fascia 60-64 anni, passate da seimila nel 2010 a 10mila nel 2014. Anche per gli infortuni mortali il maggior numero di casi (17 denunce) riguarda la fascia compresa tra i 50 e i 54 anni.
Il 12,1% delle infortunate sono straniere. Le denunce di infortuni occorsi a lavoratrici straniere nel 2014 sono state 28.886, pari al 12,1% del totale delle donne infortunate: le più colpite sono state le lavoratrici nate in Romania (5.665 casi), Albania (2.048) e Marocco (2.019). Venti i casi mortali, pari al 12,6% delle 159 denunce di incidenti mortali occorsi ai lavoratori stranieri di entrambi i sessi.
Meno casi anche tra le casalinghe. Nello stesso anno le denunce legate alla polizza assicurativa contro gli infortuni delle casalinghe e dei casalinghi (obbligatoria per tutte le persone di età compresa tra i 18 e i 65 anni che lavorano in maniera abituale, esclusiva e gratuita nell’ambito domestico) sono state complessivamente 720. La quasi totalità (703) ha riguardato, come atteso, le donne, con un calo del 22% rispetto alle denunce del 2013 (922, di cui 897 femminili). Per il 2014 sono stati indennizzati, al 31 ottobre 2015, 43 casi in rendita per menomazione permanente e due casi con rendita ai superstiti per esito mortale dell’infortunio.
Malattie professionali: in cinque anni +31%. Le malattie professionali denunciate dalle lavoratrici nel 2014 sono state quasi 17mila, pari al 29% delle 57mila tecnopatie denunciate in totale. I dati complessivi hanno confermato il trend in aumento degli ultimi anni, in controtendenza rispetto all’andamento decrescente degli infortuni sul lavoro: dalle 51.827 denunce del 2013, infatti, si è passati alle 57.370 del 2014 (+11%). L’incremento percentuale è identico anche prendendo in considerazione soltanto le denunce delle lavoratrici, cresciute da 15.017 fino a 16.740. Rispetto alle 12.760 denunce del 2010, invece, l’aumento è del 31%, tre punti percentuali in meno rispetto all’incremento dei casi di tecnopatie denunciati dai lavoratori (+34%).
Nel Centro-Sud quasi due patologie su tre. A livello territoriale, nel 2014 le denunce di malattie professionali femminili si sono concentrate per un terzo al Centro e per il 28% nel Mezzogiorno, seguiti da Nord-Est (27%) e Nord-Ovest (10%), con una distribuzione sensibilmente diversa rispetto a quella degli infortuni sul lavoro delle donne, concentrati per oltre il 60% nel Nord della penisola. A colpire i lavoratori sono soprattutto le malattie del sistema osteo-muscolare e del tessuto connettivo, in particolare tendiniti e dorsopatie, e la sindrome del tunnel carpale, che insieme rappresentano quasi il 75% delle denunce. Questo risultato medio, però, maschera una differenza ben marcata tra uomini e donne: se tali patologie rappresentano il 67% delle denunce maschili, la stessa percentuale, infatti, sale addirittura all’89% per le donne (circa 15mila delle loro 17mila denunce). In particolare, la sindrome del tunnel carpale viene denunciata più dalle donne che dagli uomini (3.229 denunce contro 2.992 nel 2014).

Franco Mugliari alias Muglia La Furia

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From: Riccardo Antonini erreemmea@libero.it
To:
Sent: Tuesday, March 08, 2016 8:10 PM
Subject: COMUNICATO SULL’ASSEMBLEA DEL 4 MARZO A PISA

Di seguito il comunicato che abbiamo inviato alla stampa dopo l’assemblea molto partecipata di venerdì 4 marzo scorso.
ALLA RASSEGNAZIONE RISPONDIAMO CON LA LOTTA!
CHI LOTTA NON DEVE ESSERE MAI ABBANDONATO!
Da alcuni mesi assistiamo ad un incremento di licenziamenti di lavoratori, lavoratrici e delegati sindacali. 
Licenziamenti che colpiscono rappresentanti di sindacati di base e CGIL e che hanno un dato in comune: l’incompatibilità con i soprusi sempre più diffusi dopo la “restituzione” al padronato da parte di governi e sindacati concertativi: pensioni, articolo 18, Jobs Act, Testo unico sulla rappresentanza, CCNL...
Delegati e delegate RSU/RLS/RSA che sviluppano lotte e iniziative per opporsi ai licenziamenti, alla riduzione dei salari, a turni massacranti, a condizioni di vita e di lavoro sempre più pesanti; che rivendicano, con scioperi e mobilitazioni, diritti e tutele per restituire dignità, potere d’acquisto e di contrattazione, per far sì che lavoratori e lavoratrici siano protagonisti del presente e del loro futuro.
Per analizzare la situazione e sostenere quanti vengono “sanzionati” per la loro attività in difesa di diritti e conquiste, venerdì 4 marzo al circolo Alhambra a Pisa oltre 70 lavoratori e compagni/e hanno partecipato all’assemblea organizzata dai COBAS di Pisa e dall’area congressuale “Il sindacato è un’altra cosa - Opposizione CGIL” della Toscana, alla presenza di Sandro Giacomelli e Francesco Doro, delegati licenziati in queste settimane. Sandro è delegato COBAS di un’azienda in subappalto dell’indotto Piaggio di Pontedera (Pi), Francesco è delegato FIOM CGIL di un’azienda metalmeccanica di Padova.
Questa iniziativa unitaria e la feconda discussione testimoniano come, da posizioni chiare e coerenti all’insegna della solidarietà e del conflitto per affermare principi e tutele collettive, si possano costruire pratiche di unità, al di là e al di sopra delle differenti appartenenze sindacali.
L’apericena che ha preceduto l’assemblea ha raccolto oltre 600 euro che, tolte spese e rimborsi, sono stati consegnati a Sandro Giacomelli come contributo per la vertenza legale e per il suo sostegno.
L’assemblea ha condiviso che, in questa fase di attacco padronale, sia necessario organizzarsi e costruire pratiche concrete a sostegno di chi resiste e si oppone, come avviene in ferrovia con la Cassa di solidarietà e resistenza. 
L’assemblea ha, quindi, deciso di costituire il Comitato per la reintegrazione di Sandro Giacomelli, aperto a chi intende organizzare l’attività di sostegno al delegato ed essere al suo fianco nella vertenza.

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Da: Ferrovieri Solidali cassadisolidarieta@gmail.com
Inviato: lunedì 7 marzo 2016 16:26
A:
Oggetto: COMUNICATO 3/2016 - RINGRAZIAMENTI

Ai lavoratori delle officine di manutenzione di Vicenza.
Carissimi colleghi,
vogliamo ringraziarvi in modo particolare per esservi insieme iscritti alla Cassa di Solidarietà tra Ferrovieri: abbiamo visto che siete i colleghi delle officine di Vicenza, compagni di lavoro di Ferdinando, che da tempo partecipa alla Cassa. Lo abbiamo conosciuto durante una iniziativa promossa a Bassano del Grappa sulla strage di Viareggio e sul licenziamento di Riccardo Antonini alla quale hanno partecipato i famigliari delle vittime della strage di Viareggio e Riccardo.
Incontri come quello servono a mantenere l’attenzione su questa vicenda, a ricordare quanto avvenuto il 29 giugno 2009 e di chi sono le responsabilità, l’arroganza di certa dirigenza e le sentenze-vergogna di certi giudici che hanno confermato il licenziamento di Riccardo e a denunciare l’attuale stato della sicurezza in Ferrovia.
Ultimo, ma non ultimo, in queste occasioni ricordiamo sempre l’importanza di strumenti quali la Cassa di Solidarietà, auspicando che si rafforzi in FS e che Casse analoghe si istituiscano anche in altri comparti lavorativi. Vedere la vostra iscrizione così numerosi ci ha convinto a mantenere con ancora più vigore il nostro impegno, certi dell’esistenza di colleghi consapevoli e responsabili come voi.
Inoltre, sempre a Bassano, il 30 maggio scorso è stato organizzato un incontro e una cena-benefit per sostenere la Cassa.
Vogliamo rivolgervi un ringraziamento diretto: il vostro gesto ci aiuta a superare alcuni momenti di difficoltà e ci conferma che più siamo e più potremo raggiungere il nostro obiettivo: sicurezza sui luoghi di lavoro, difesa dei nostri colleghi sanzionati, ritrovare quello spirito di categoria che impone uno stop a quanti pensano di poter agire senza fare i conti con i lavoratori che sui treni, sui binari e dentro le officine, ci stanno tutti i giorni.
Siamo quindi molto contenti di avervi con noi e tra di noi, la solidarietà è un’arma potente!
“La solidarietà è il primo passo verso la libertà!”

3 marzo 2016
Il Direttivo della Cassa di Solidarietà tra Ferrovieri
Conto Corrente postale 71092852
intestato a Crociati Marco
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From: Change.org mail@change.org
To:
Sent: Wednesday, March 09, 2016 2:53 PM
Subject: AMIANTO: LA MANCANZA DI TRASPARENZA CHE ALIMENTA LA STRAGE

Amianto: la mancanza di trasparenza che alimenta la strage
Ma quanti sono gli edifici industriali contaminati in Italia? Secondo i dati ufficiali sono 779. Ma a Legambiente ne risultano 6.913. Perché?
Il caso dell’Emilia Romagna.
Chiedi trasparenza sull’amianto in Italia.
Firma la petizione #AddioAmianto su Change.org:
Oltre 21.000 casi solo di mesotelioma maligno, il cancro marker causato dalle fibre di amianto tra il 1993 e il 2012 in Italia, secondo il quinto Rapporto ReNAM di INAIL. Di essi ben 4.215 vittime in Lombardia, 3.560 in Piemonte, 2.314 in Liguria, 2.016 in Emilia Romagna.
Un dramma che si compie ogni giorno e può perpetuarsi anche alle nuove generazioni di italiani ignare della sua diffusione nell’ambiente e della lunga latenza delle malattie amianto correlate.
Il nostro paese ne è stato il maggior consumatore e il secondo produttore in Europa, dopo la Russia, con oltre 5 milioni e seicento mila tonnellate di amianto grezzo utilizzato in ogni settore industriale (INAIL 2015). Ed è uno dei più colpiti al mondo dall’epidemia delle malattie causate dall’esposizione alle fibre killer, 1.300 volte più sottili di un capello umano che arrivano a conficcarsi nei polmoni e negli organi interni.
Una strage silenziosa continua, con un risvolto ancora più drammatico: le vittime sono, purtroppo, più di quelle identificate dalle statistiche ufficiali. Secondo le stime dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica nel 2015, sono almeno 3.000 le persone colpite da tumori asbesto correlati ogni anno, così come avevamo denunciato nell’inchiesta di Wired ”Il prezzo dell’amianto”.
Sempre secondo i dati di INAIL, ben il 23,1% delle persone vittime di mesotelioma ha avuto un’esposizione alla fibra killer “non definita”. Cioè non riconducibile al tipo di attività professionale o all’esposizione ambientale in luoghi contaminati. Molti sono ancora i casi professionali sommersi, come ribadiscono, chiedendo proprio in questi giorni un’audizione alla Commissione d’Inchiesta del Senato sugli infortuni sul lavoro e le malattie professionali, l’Associazione Italiana Esposti Amianto (AIEA) e Medicina Democratica che sono ricorsi alla Procura della Repubblica di Nuoro e Cagliari a tutela dei ex-operai degli stabilimenti Enichem e Montefibre dell’area industriale di Ottana, falcidiati da tumori polmonari e mesotelioma.
Ai lavoratori dei siti industriali sardi non sono state applicate le tutele previdenziali e sanitarie previste dalla legge 257 del 1992 che ha messo al bando l’amianto”, sottolinea il vicepresidente di AIEA Mario Murgia. E i siti contaminati, come da interrogazione parlamentare dell’onorevole Michele Piras (SEL) ai Ministri della Sanità, del Lavoro e dell’Ambiente, non risultano nell’elenco nazionale dei siti industriali in cui lavoratori erano esposti all’amianto.
Intanto, INAIL Sardegna non riconosce l’esposizione professionale per chi ha lavorato in quella che è stata definita “la fabbrica dei tumori” perché le quantità di fibre erano più basse rispetto ai valori determinati per legge. “Le domande per ottenere i benefici pensionistici in tutta l’area industriale sono stati 1.441, ma ne sono state accolte appena 12; quelle per la malattia professionale sono state 77, e solo sei quelle accolte”, sottolineano da AIEA.
Eppure uno studio tratto dallo speciale di Epidemiologia e Prevenzione, la rivista dell’Associazione Italiana di Epidemiologia, sulla sorveglianza sanitaria per gli ex-esposti all’amianto, ribadisce che “il rischio di mesotelioma raggiunge valori estremamente marcati con le durate lavorative più lunghe, mentre triplica in queste stesse condizioni il rischio per il tumore del polmone. Le domande di prepensionamento sono molto inferiori a quelle potenziali e il rischio non è risultato circoscritto a chi ha avanzato domanda”.
E i lavoratori venuti a contatto con l’asbesto nei luoghi di lavoro in Italia sono stati oltre 560.000. Per solo 1.500 di essi, sono in corso 50 processi, in tutta Italia. Da Olivetti di Ivrea, all’Alfa Romeo di Arese, dal Teatro alla Scala, all’Enel Turbigo alla Breda fino all’Ex-Isochimica di Avellino. In attesa che riprenda il processo Eternit Bis, dopo la prescrizione in Cassazione ha annullato la giustizia per le 2191 vittime di Casale Monferrato.
Nel frattempo, su richiesta della Magistratura inquirente, alcune aree della zona industriale di Ottana Sardegna sono state poste sotto sequestro, da Carabinieri e Noe, lo scorso gennaio, per accertare i presunti reati di inquinamento ambientale, omessa bonifica nonché smaltimento illecito di rifiuti.
Ma quanti sono gli edifici industriali ancora contaminati d’amianto nel nostro Paese? Domanda che abbiamo posto l’anno scorso al Ministero dell’Ambiente. Secondo la mappa ministeriale sono 779. Secondo i dati raccolti da Legambiente, nel rapporto “Liberi dall’amianto” risultano, invece, 6.913. Numeri che spiegano, forse, nonostante la mancanza di trasparenza su mappatura e siti contaminati, i grandi stanziamenti del Ministero dell’Ambiente e di INAIL per le aziende che bonificheranno l’amianto nel 2016.
Il Collegato Ambientale, approvato a dicembre 2015, istituisce infatti un credito d’imposta per le imprese che effettueranno nell’anno 2016 interventi per la bonifica dell’amianto pari al 50% delle spese sostenute. Uno stanziamento pari a 5,7 milioni di euro per ciascuno degli anni 2017, 2018 e 2019. Così per il Bando ISI 2015 con il quale l’INAIL finanzierà le spese sostenute sempre dalle imprese, anche individuali, per progetti di miglioramento dei livelli di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, con l’inclusione dei progetti di bonifica da amianto. Finanziamenti a fondo perduto, per un totale 276.269.986 euro fino al 65% dell’investimento sostenuto.
Sugli oltre 300.000 edifici pubblici e privati e siti industriali da bonificare in Italia stimati da Wired, sono almeno 2.400 le scuole ancora contaminate da amianto, come ha ricordato il Ministro della Giustizia, Andrea Orlando all’Assemblea Nazionale Amianto dello scorso 30 novembre. Ma nonostante le rassicurazioni della Struttura di Missione per l’Edilizia Scolastica della Presidenza del Consiglio dei Ministri non ci sono dati e finanziamenti certi sulla mappatura nazionale e sul numero di interventi effettuati dalla task force governativa.
Un caso tra tutti, l’Emilia Romagna: nonostante le promesse di pubblicazione, le inchieste della DIA per la contaminazione delle scuole post-terremoto a opera di aziende in odor di ‘ndragheta e una nostra richiesta di accesso civico al Responsabile della Trasparenza, le famiglie emiliane non hanno ancora dati certi sulla presenza della fibra nelle scuole frequentate dai loro figli.
Ad aprile 2015 avevamo posto alla Presidenza del Consiglio con la petizione #AddioAmianto su Change.org cinque richieste di trasparenza: sul completamento della mappatura nazionale ancora incompleta, sulle bonifiche più urgenti; sulla mancanza di finanziamento del Piano Nazionale Amianto; sul bisogno di un costante aggiornamento dei dati epidemiologici e sulla filiera pulita dello smaltimento dell’amianto, altro tasto dolente, che nell’Italia delle ecomafie e senza Sistri, rimane un vero buco nero.
Un appello ribadito dagli esiti della stessa Assemblea Nazionale Amianto del 30 novembre: a 23 anni dalla messa al bando, la decontaminazione dalla fibra è fallita.
Appello firmato da oltre 68 mila lettori e cittadini italiani, che è ancora possibile sottoscrivere. E per cui attendiamo risposta.

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From: Tonino Innocenti tonino.innocenti@email.it
To:
Sent: Wednesday, March 09, 2016 6:45 PM
Subject: VENERDI’ 18 MARZO 2016 SCIOPERO GENERALE. CONTRO LE GUERRE, PER I DIRITTI VITALI

Sono 25 anni dai primi bombardamenti USA in Iraq. La guerra in Iraq, in Libia ecc. non è la risposta al terrorismo, che invece alimenta.
A questa guerra si accompagna la guerra di classe all’interno scatenata da banchieri dalle oligarchie sovranazionali e attuata dal governo Renzi con la politica economica e sociale che impoverisce lavoratori, giovani e pensionati, smantellando lo stato sociale, degradano i diritti.
La CUB chiama alla lotta per i diritti vitali, la libertà nei luoghi di lavoro, nella società e di contrasto a ogni guerra e alle spese militari con l’appoggio alla autodeterminazione dei popoli a partire dal sostegno alla Repubblica del Rojava (Kurdistan siriano).
La CUB rivendica :
Lavoro stabile e tutelato, riduzione settimanale dell’orario di lavoro di 4 ore;
Salario: rinnovo dei contratti con un aumento mensile di 500 euro;
Reddito Garantito: di 1.000 euro mese per disoccupati, pensionati, esenzione dai tickets, gratuità per luce, gas, trasporto locale;
Sanità: diritto universale alla salute e alla cura; abolendo i tickets;
Pensioni: età pensionabile a 65 anni col metodo retributivo, a 60 anni per lavori usuranti; aumento delle pensioni; contributi aziendali dei fondi privati alla previdenza pubblica;
Uguaglianza per i migranti;
Bonifica dei siti inquinati, messa in sicurezza del territorio;
Democrazia nei luoghi di lavoro: contro l’accordo truffa sulla rappresentanza, che assegna al 50+1 degli iscritti o delle RSU/RSA il potere di firmare accordi e sanziona ogni azione di contrasto, in alternativa i lavoratori devono eleggere democraticamente i propri rappresentanti aziendali, decidere sulle piattaforme e sugli accordi ecc.

Manifestazioni contro le guerre e per i diritti vitali
Milano Largo Cairoli ore 9,30
Napoli Piazza Dante ore 9,30
Confederazione Unitaria di Base
Milano viale Lombardia 20
telefono 02 70 63 18 04

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From: Posta Resistenze posta@resistenze.org
To:
Sent: Thursday, March 10, 2016 1:12 AM
Subject: IL LAVORO DELLE DONNE NELLA CRISI

Nonostante le condizioni delle lavoratrici restino peggiori di quelle dei lavoratori per salario, sottoccupazione e sovraistruzione, la crisi ha paradossalmente ridotto il gap gender.
Nel periodo 2007/2014 il tasso di occupazione maschile è passato dal 70% al 64% mentre quello femminile si è mantenuto più o meno stabile dal 46,6% pre crisi al 46,2%.
Nessun paradosso e nessun miglioramento del lavoro delle donne, semplicemente la condizione di lavoro maschile peggiora più di quella femminile.
E’ l’effetto dell’approfondimento del fenomeno di femminilizzazione del lavoro; la progressiva riduzione del lavoro, nel suo complesso, a condizioni di precarietà e di assenza di diritti che ha caratterizzato tradizionalmente il lavoro femminile.
Le donne continuano ad essere parte di quell’esercito di riserva del mercato del lavoro e la svalutazione delle loro mansioni continua ad essere funzionale a tenere bassi i salari e i diritti di tutta la classe lavoratrice.
La tenuta dell’occupazione femminile negli anni della crisi è sostanzialmente dovuta alla crescita delle occupate straniere; a quelle donne che entrano nel mercato del lavoro a seguito della disoccupazione del partner e alle over 50 costrette al lavoro dall’allungamento dell’età pensionabile. È proprio nella fascia delle ultra 50enni che cresce maggiormente l’occupazione che invece diminuisce nella fascia 15-34.
Una tenuta che si associa ad un drammatico peggioramento della qualità del lavoro, attraverso la diffusione del part time involontario che già nel 2012 era schizzato ad oltre il 54% rispetto al 38% dell’inizio della crisi. Una situazione che accomuna l’Italia ai Paesi più duramente colpiti dalla crisi e sottoposti alle politiche di austerità dell’Unione Europea: Portogallo, Irlanda, Grecia e Spagna; i famigerati PIGS.
La crisi economica ha ridisegnato il mercato del lavoro sviluppando forme di lavoro atipico e non stabilizzate, dove maggiore è la percentuale delle donne.
La bassa valorizzazione delle competenze e la segregazione occupazionale che caratterizzano il lavoro femminile spiegano la disparità salariale che per le donne si traduce in una retribuzione mensile inferiore di circa il 20% a quella degli uomini.
Le donne, insomma, lavorano di più ma in condizioni peggiori e per stipendi più bassi.
Senza contare che in Italia, paese ad alto tasso di welfare familistico, la mancanza di garanzie nel mercato del lavoro, di servizi di sostegno al reddito e le politiche di privatizzazione dei servizi pubblici perpetuano una cultura della donna come unica responsabile della cura di anziani e bambini.
Se, dopo quasi un decennio di crisi, la linea che separa la classe media e i working poor dalla povertà assoluta si è notevolmente assottigliata per tutti, sono però le donne, soprattutto madri single e con bassi livelli di istruzione e prevalentemente al sud, che ingrossano le fila della vulnerabilità economica verso la povertà e l’indigenza.
Sarà quindi e ancora, un 8 marzo di lotta quello dell’Unione Sindacale di Base, con tante mobilitazioni delle donne in diversi settori e città, per restituire a questa giornata il suo senso più pieno e originario.
A Roma e Milano le manifestazioni delle donne del commercio, uno dei settori a più alto tasso di sfruttamento; a Roma, anche, la manifestazione interregionale delle lavoratrici in appalto impegnate nelle pulizie delle scuole, in sciopero per l’intera giornata per rivendicare la stabilizzazione e la reinternalizzazione del servizio; al terminal 3 di Fiumicino un flash mob contro il sessismo e le discriminazioni delle lavoratrici dell’Aeroporto; sempre a Roma, nel pomeriggio, un’assemblea aperta alla cittadinanza delle lavoratrici dei nidi e delle scuole d’infanzia contro la privatizzazione e il licenziamento delle lavoratrici precarie.
L’8 marzo per noi continua ad essere una giornata in cui le donne saranno protagoniste delle proprie lotte, per affermare che non ci siamo per nulla rassegnate e siamo pronte al conflitto in ogni settore del mondo del lavoro.

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From: Patrizia Gentilini patrizia.gentilini@villapacinotti.it
To:
Sent: Thursday, March 10, 2016 2:07 PM
Subject: REFERENDUM 17 APRILE: ISDE PER UN Si’ CONSAPEVOLE

ASSOCIAZIONE MEDICI PER L’AMBIENTE ISDE ITALIA
REFERENDUM TRIVELLE: ISDE ITALIA PER UN Si’ CONSAPEVOLE
Il 17 Aprile prossimo, con il Referendum sulle trivelle, si è chiamati a esprimersi sul quesito abrogativo che riguarda l’articolo 6, comma 17 del codice dell’ambiente: “Volete che, quando scadranno le concessioni, vengano fermati i giacimenti in attività nelle acque territoriali italiane anche se c’è ancora gas o petrolio?”.
Per raggiungere la vittoria è necessario che il Sì contro le trivelle a mare entro le 12 miglia sia espresso dalla maggioranza dei votanti. La decisione del Governo e del Presidente del Repubblica di non accorpare il Referendum con le Amministrative (con un evidente aggravio di spese) e indirlo a così breve scadenza, può far sì che il tempo per informare adeguatamente i cittadini non sia sufficiente. Va tenuto conto che, per la prima volta, ci si misurerà con un quorum del 50%+1 degli aventi diritto al voto.
Inoltre, va ricordato che il quesito referendario non tiene conto delle attività petrolifere sulla terraferma e di quelle in mare situate oltre le 12 miglia dalla costa (22,2 km), tanto meno sono presi in considerazione i permessi per le attività di sfruttamento delle risorse geo-termiche ad alta entalpia e profondità. Tuttavia, sono ancora in itinere i ricorsi di alcune regioni alla Corte Costituzionale che rivendicano il diritto sancito dall’art. 117 della Costituzione di potere essere, loro stesse, soggetti istituzionali attivi nella formulazione del “piano delle aree” (strumento di pianificazione delle trivellazioni che prevede il coinvolgimento delle regioni, abolito dal Governo con un emendamento alla Legge di Stabilità) nonché nelle decisioni relative alla durata dei titoli per la ricerca e lo sfruttamento degli idrocarburi, liquidi e gassosi, sulla terraferma.
ISDE auspica la più ampia partecipazione al Referendum del 17 Aprile ed invita a votare SI.
ISDE auspica inoltre che il 17 Marzo sia una occasione per una più ampia e profonda riflessione circa l’inderogabile necessità e urgenza di cambiare il modello di sviluppo ancor oggi basato sulla combustione dei fossili. Tale modello, oltre agli alti costi sanitari imposti all’uomo e a tutta la biosfera per via dell’inquinamenti delle varie matrici ambientali, appare sempre più fragile e insostenibile sul piano economico. Negli ultimi 18 mesi il prezzo del greggio è calato circa del 70%: andare a cercare con accanimento e con tecniche sempre più costose e impattanti una risorsa che perde sempre più valore, può contribuire, oltre al danno alla salute e all’ambiente, a minare ulteriormente la tenuta economica del Paese.

Vincenzo Migaleddu, Referente ISDE Sardegna
Roberto Romizi, Presidente ISDE Italia
Associazione Medici per l’Ambiente – ISDE Italia
Via della Fioraia, 17/19 52100 Arezzo
telefono: 0575 22 256
fax: 0575 28 676

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From: COBAS Pisa confcobaspisa@alice.it
To:
Sent: Thursday, March 10, 2016 5:59 PM
Subject: INFORTUNIO MORTALE A PONTEDERA

comunicato Cobas Valdera
Apprendiamo con grande rabbia e dolore la notizia dell’ennesimo infortunio mortale sul lavoro, questa volta a Pontedera.
La vittima è un operaio/autista impiegato nel trasporto delle scenografie teatrali. Non conosciamo l’esatta dinamica dell’incidente ma siamo certi che non si tratti di mera casualità perchè le morti sul lavoro non sono mai casuali.
Spesso le cause sono da ricercare:
-         nei ritmi e nei tempi di lavoro con operazioni condotte in poco tempo senza sicurezza;
-         nel numero ridottissimo degli operai addetti al trasporto delle scenografie;
-         nella ricerca di abbassare il costo del lavoro ricorrendo a personale non specializzato e senza formazione;
-         nei tempi di guida del personale che tra carico e scarico del camion, prima e dopo uno spettacolo teatrale, in molti casi resta senza dormire anche per 24 ore;
-         nel mancato rispetto delle normative di sicurezza (in assenza di personale in numero adeguato e di procedure di sicurezza da seguire alla lettera) durante il carico e lo scarico.
Molti dei lavoratori impiegati negli spettacoli sono pagati a giornata, i contratti sono fermi da anni, la paga è bassa.
In assenza di sicurezza, di rispetto delle normative, di un salario adeguato, di forza lavoro in numero adeguato alle necessità crescono gli infortuni sul lavoro. Una situazione sempre più drammatica acuita anche dai tagli del Governo alla cultura.

COBAS Pisa

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Da Il Tirreno

MORTE SUL LAVORO AL TEATRO DI PONTEDERA, C’E’ UN INDAGATO

Pontedera, è il titolare della ditta per la quale lavorava l’operaio rimasto sotto le scenografie.
Omicidio colposo l’ipotesi di reato
di Sabrina Chiellini
PONTEDERA
Lavorava al nero, senza copertura assicurativa e senza alcuna tutela, Errico Formisano, l’operaio di 37 anni (era nato a Torre del Greco il 30 luglio 1979) morto giovedì pomeriggio travolto dalle scenografie di “Medea”, spettacolo prodotto e distribuito dal Teatro stabile di Napoli e dalla Fondazione Teatro della Toscana, con la regia di Gabriele Lavia.
I carabinieri di Pontedera, intervenuti insieme al personale del dipartimento di prevenzione dell’ASL (Medicina del lavoro) subito dopo la tragedia, hanno avuto molte difficoltà, considerato anche le reticenze di chi si è trovato a dover ammettere una scomoda verità, nel ricostruire il rapporto di lavoro che l’operaio aveva con l’azienda “Liberato Massimo srl” di San Giorgio a Cremano, una delle più conosciute nel settore dei trasporti per i teatri.
In passato la vittima aveva svolto molti altri lavori a tempo determinato, ma da almeno tre anni, stando alle dichiarazioni delle persone che i carabinieri hanno sentito in questi giorni, lavorava in maniera continuativa per l’azienda di San Giorgio a Cremano, anche se non per tutti i periodi il rapporto di lavoro risulta con una formale assunzione e quindi regolarizzato. Di conseguenza, ora che la tragedia ha portato alla luce alcune irregolarità nella gestione, i carabinieri hanno inviato una segnalazione all’Ispettorato del Lavoro campano per le verifiche di loro competenza.
Il titolare dell’azienda “Liberato Massimo” è stato invece raggiunto da un avviso di garanzia e indagato per il reato di omicidio colposo. Questo in vista dell’autopsia sulla salma dell’operaio che è prevista domani all’istituto di Medicina Legale a Pisa. L’imprenditore indagato potrà nominare un medico legale di fiducia che partecipi alle operazioni del consulente del Pubblico Ministero incaricato di fare luce sulle cause della morte sul lavoro.
Le pesanti scenografie che erano caricate su un camion non erano state ben ancorate e, quando la vittima ha cominciato le operazioni di scarico, che invece avrebbe dovuto effettuare insieme ad altri colleghi, è stato travolto e ucciso dall’enorme peso. I pannelli lo hanno spinto prima per terra, contro la “parete” del camion, e poi si sono fermati sotto il suo mento, così da soffocarlo. Ogni soccorso è stato quindi inutile.
La ditta di trasporti era stata a Como a prendere gli allestimenti dello spettacolo e doveva scaricarli a Pontedera nel magazzino che fino a poco tempo fa era del Teatro di Pontedera e che ora è della Fondazione Teatro della Toscana, nata dall’unione del teatro pontederese con La Pergola di Firenze.
Che la posizione della vittima, per quanto riguarda contributi e contratti, potesse non essere regolare era stato ipotizzato già nei minuti successivi alla tragedia. Lentamente, poi, la verità è emersa. L’operaio, che abitava ad Ercolano, di fatto aveva una collaborazione con l’impresa “Liberato Massimo”, anche se dai resoconti del pagamento di stipendi e contributi non risulta la continuità formale del rapporto. Ci sono poi aspetti dell’inchiesta che riguardano la sicurezza nei luoghi di lavoro: anche questi sono al vaglio di carabinieri e ASL.

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From: Muglia la Furia fmuglia@tin.it
To:
Sent: Friday, March 11, 2016 4:05 PM
Subject: ISPEZIONI PER LA TUTELA DEI LAVORATORI: TUTTO (E TUTTI) SOTTO CONTROLLO

ISPEZIONI PER LA TUTELA DEI LAVORATORI: TUTTO (E TUTTI) SOTTO CONTROLLO
QUESTO L’OBIETTIVO DEL DISEGNO DI LEGGE DELLA GIUNTA PROVINCIALE ALTOATESINA
Il giornale online “Buongiorno Suedtirol” pubblica un mio intervento di denuncia contro l’attuale Amministrazione Provinciale che, mostrando una notevole sensibilità rispetto alle richieste delle Associazioni Imprenditoriali e dimenticando quale sia il livello di insicurezza sul lavoro (infortuni e malattie professionali) e sociale (lavoro nero, tutela lavoratrici madri, minori) si registra sul territorio provinciale, sta per intervenire con un Disegno di Legge con l’obiettivo di depotenziare (per loro riorganizzare) i servizi di vigilanza. In questa sede ne riporto alcuni stralci, ma invito tutti a leggere l’intero pezzo. 

Il terzo comma dell’articolo 15 del Disegno di Legge provinciale recita: “Con regolamento di esecuzione sono individuate le violazioni amministrative che non danno luogo a danni irreversibili e per le quali, in caso di accertamento di una violazione, vengono emesse le prescrizioni di adeguamento, con il relativo termine, per assicurare il rispetto delle norme violate...” mentre nei primi due si dichiara la volontà di razionalizzare, semplificare anche attraverso procedure informatizzate e, soprattutto, si invitano gli ispettori a essere più collaborativi con le aziende (perché no, magari inviando una telefonatina preventiva o una mail... tanto per non fare il viaggio a vuoto).
Tutti, o quasi, sanno che l’ordinamento civile e penale, nonché la previdenza sociale sono (vedasi articoli 117 della Costituzione) di esclusiva competenza dello Stato. Figuriamoci se ogni Regione potesse definire, nelle materie interessate, quali siano gli illeciti sanzionabili sul proprio territorio. Lavoro nero? A Bolzano no, in Veneto figurarsi, in Toscana, si!
Tutto ciò significa il pieno controllo della politica sull’attività di vigilanza.
Le quattro organizzazioni sindacali altoatesine hanno ritrovato unità di intenti attorno a una proposta di modifica assurda. Nella loro nota si propone di modificare il comma 3 precisando che l’accertamento delle violazioni dovrà essere fatto “a discrezione dell’Ispettore”.
Come dire che avremo gli ispettori buoni e quelli cattivi, quelli che chiudono un occhio e quelli che li chiuderanno tutti due. Avremo quelli che rischieranno una denuncia per omissione d’atti d’ufficio e magari una condanna per danno erariale.

Per leggere l’intero articolo vedasi 

Franco Mugliari alias Muglia La Furia
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From: Riccardo Antonini erreemmea@libero.it
To:
Sent: Saturday, March 12, 2016 8:33 AM
Subject: SOLIDARIETA’ E SOSTEGNO A SANDRO GIACOMELLI

I compagni dei COBAS di Viareggio hanno proposto ai compagni del Circolo “Partigiani sempre” di Viareggio di poter organizzare nella loro sede una cena di sottoscrizione a sostegno di Sandro.
Il Circolo ha accolto positivamente la proposta ed il 20 marzo si terrà l’iniziativa. Per la sottoscrizione vi è anche una lotteria (a 1,50 euro a biglietto) e ovviamente, la stessa sera, vi sarà la più ampia informazione sull’attività del Comitato per la reintegrazione di Sandro Giacomelli.
Il costo della cena è 15 euro (cena a base di pesce). L’auspicio è che anche altre realtà politiche oltre che sindacali, culturali, ecc. siano disponibili a promuovere iniziative di solidarietà e sostegno.
Invito di partecipazione ed invito per la sottoscrizione.
Domenica 20 marzo alle ore 20.00 a Viareggio c/o il Circolo “Partigiani sempre”, via del Terminetto 35, cena di solidarietà a sostegno del compagno delegato COBAS Sandro Giacomelli, licenziato a dicembre dalla DNA, azienda della Piaggio di Pontedera (Pi), per il suo impegno sindacale.
Il 9 marzo a Pisa si è costituito il Comitato per la reintegrazione di Sandro Giacomelli.
Martedì 15 marzo diffusione del volantino alla Piaggio di Pontedera dalle ore 12.30 alle ore 14.15

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