Senza
una spinta dal basso, non cambierà mai nulla
Questo autunno è segnato dall’assenza di mobilitazioni generali promosse
dalla CGIL, un sostanziale immobilismo della confederazione e delle principali
categorie sul piano delle lotte. Nonostante la campagna referendaria, il tavolo
sulle pensioni e le tante vertenze aperte per i principali rinnovi contrattuali
pubblici e privati, non è stata indetta nessuna iniziativa di conflitto. Non
un’ora di sciopero. Non un corteo nazionale. Neanche un piano di manifestazioni
articolate nei territori.
Cosa sta aspettando la Cgil a intrecciare le varie vertenze e a lanciare
una mobilitazione che arrivi allo sciopero generale? Perché sulle pensioni,
dove pure raccoglierebbe senza dubbio la disponibilità dei lavoratori e delle
lavoratrici a mobilitarsi, ha firmato quel verbale di intesa (in cui
sostanzialmente viene scandalosamente proposta l’APE), invece che alzarsi dal
tavolo e aprire una stagione di lotte? Perché sui tavoli contrattuali si
inseguono le controparti, invece che contrastarle sul piano del conflitto? Le
ragioni ci sarebbero tutte. Quello che manca è la volontà di contrastare
davvero le scelte del governo e delle imprese.
Nelle prossime settimane sono comunque previste diverse occasioni di
sciopero e mobilitazione: i due scioperi generali indetti per venerdì 21
ottobre da USB,
UniCobas, USI e SI Cobas, per venerdì 4 novembre
da CUB, USI/AIT e SGB; la manifestazione nazionale a Roma del 22 ottobre per il NO RENZI DAY; la due giorni “NON UNA
DI MENO” del 26 e 27 novembre, corteo e assemblea nazionale
contro la violenza e lo sfruttamento sulle donne promossa da Rete IoDecido, D.i.Re e UDI; la manifestazione nazionale a Roma del 27 novembre indetta dall’assemblea
“C’E’ CHI DICE NO!” della Sapienza, che ha raccolto movimenti di lotta dei territori, per il
diritto all’abitare e studenteschi.
Le ragioni di tutte queste mobilitazioni e di tutti questi scioperi
intrecciano temi importanti: la riforma costituzionale, il governo Renzi e la
sua politica economica e sociale, la guerra, l’austerità europea, le leggi
Bossi-Fini e quella Fornero, lo sfruttamento delle donne e le devastazioni dei
territori. Pensiamo però che sarebbe stato più utile evitare sovrapposizioni
incomprensibili e divisioni autocentrate, come spesso è avvenuto negli appuntamenti
degli ultimi anni, riuscendo a far convergere in un unico percorso le diverse
lotte.
In ogni modo, riteniamo giuste le ragioni degli scioperi, tanto più in
assenza di una mobilitazione generale della CGIL (che non ci stancheremo di
chiedere). Per questo,
ci auguriamo che siano in molti a decidere di scioperare il 21 ottobre e il 4
novembre! Per questo, parteciperemo alla manifestazione al NO RENZI
DAY del 22 ottobre, come agli altri appuntamenti previsti.
Senza una spinta dal basso che costringa il movimento sindacale a uscire
dal pantano e a lottare sul serio, non cambierà mai nulla.
sindacatoaltracosa – OpposizioneCGIL
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