giovedì 6 ottobre 2016

3 ottobre - da M. Spezia: SICUREZZA SUL LAVORO: KNOW YOUR RIGHTS! “LETTERE DAL FRONTE” DEL 29/09/16



INDICE
Assemblea 29 Giugno assemblea29giugno@gmail.com
VIAREGGIO: PROCESSO AI 33 IMPUTATI E ALLE 9 SOCIETÀ

Slai Cobas per il Sindacato di Classe slaicobasta@gmail.com
DOCUMENTO DIFFUSO DALLO SLAI COBAS PER IL SINDACATO DI CLASSE AI PRESIDI OGGI

Muglia La Furia muglialafuria@gmail.com
MUGLIA LA FURIA VA IN PENSIONE. MA ESPEHANN IN GALERA CI VA O NO?

NEWSLETTER MEDICINA DEMOCRATICA

Posta Resistenze posta@resistenze.org
LA FSM DENUNCIA L’OMICIDIO DEL SINDACALISTA DELL’USB ABD ELSALAM AHMED ELDANF

Posta Resistenze posta@resistenze.org
PAME CONDANNA L’ASSASSINIO DI UN LAVORATORE SCIOPERANTE IN ITALIA

Posta Resistenze posta@resistenze.org
NEL PAESE DEGLI SFRUTTATORI L’OMICIDIO PADRONALE E’ UN DIRITTO

Daniele Barbieri pkdick@fastmail.it
NICOLETTA DOSIO: I DOMICILIARI CHE NON RISPETTERO’


Alessandra Cecchi alexik65@gmail.com
DIOXINITY DAY

La Città Futura noreply@lacittafutura.it

PIACENZA 17 SETTEMBRE: SIAMO TUTTI EL SALAM


Teoria & Prassi teoriaeprassi@yahoo.it
OMICIDI SUL LAVORO E LOTTA DI CLASSE

Teoria & Prassi teoriaeprassi@yahoo.it
IMBROGLI SULLA PELLE DEI LAVORATORI: I LAVORI USURANTI

USB Ospedale Gaslini ospedalegaslini.sanita@usb.it
COMUNICATO STAMPA APPALTI AL GASLINI: CHI CONTROLLA?

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From: Assemblea 29 Giugno assemblea29giugno@gmail.com
To:
Sent: Tuesday, September 20, 2016 10:19 PM
Subject: VIAREGGIO: PROCESSO AI 33 IMPUTATI E ALLE 9 SOCIETÀ

Oggi, 20 settembre, dopo 6 giorni di requisitoria, i Pubblici ministeri hanno emesso le richieste di condanna e di assoluzione.
Alcune richieste sono “interessanti”, altre sono deboli. Ma non è questo l’aspetto principale. Il fatto è che la magistratura requirente (quella che formula le richieste al giudice) e il GUP (Giudice dell’Udienza Preliminare che già li ha rinviati a giudizio), ritengono questi “signori” responsabili della strage ferroviaria di Viareggio.
Qualche avvocato degli imputati non vuol sentire la parola “strage”. Glielo ripeteremo fino alla conclusione di questo lunghissimo processo. Un processo difficile e complicato perché sul banco degli imputati siedono poteri forti, semplice e palese per le gravi responsabilità acclarate.
Per il comune sentire è stata una strage. Perché il 29 giugno 2009 a Viareggio vi è stato un incidente ferroviario, trasformatosi nel disastro ferroviario che ha provocato 32 vittime.
Dovremmo occultare l’amara realtà di una strage annunciata?!
La sentenza è prevista per la metà novembre.
Singolare è il fatto che Riccardo Antonini per essersi schierato incondizionatamente a fianco dei familiari sia stato licenziato e “particolari” giudici hanno confermato il licenziamento per aver violato l’ “obbligo di fedeltà”. Fedeltà a chi? A coloro (Moretti, Elia …) che, a detta di magistrati, hanno pesanti e gravi responsabilità? Questi imputati, in questi anni, sono stati promossi e premiati. Sconcertante è il fatto che il cavalier Moretti proprio oggi, nelle ore in cui veniva richiesta la sua condanna, veniva premiato per l’operato in Finmeccanica.
Anche il Comune di Carrara ha approvato il documento presentato dall’Associazione dei familiari il 9 giugno scorso ai comuni della Versilia che a sua volta lo hanno approvato. Unica eccezione negativa il comune di Viareggio che in 38 giorni non ha avuto il coraggio, la responsabilità ed il rispetto di sottoscriverlo. Voci attendibili interne a quella maggioranza hanno riferito che uno dei punti fortemente controversi era la richiesta di reintegrazione in ferrovia di Riccardo.
Oggi in aula, nel giorno processualmente più importante, ovviamente dopo quello della sentenza di 1° grado, oltre ai familiari e ai membri di Assemblea 29 giugno, erano presenti un rappresentante della provincia di Lucca ed il sindaco di Camaiore.
Seguono le richieste dei Pubblici Ministeri:
-         Moretti: 16 anni;
-         Elia: 15 anni;
-         Margarita: 13 anni;
-         Galloni: 12 anni;
-         Kogelheide Rainer e Mansbart Johannes: 10 anni;
-         Andronico, Castaldo, Costa, Di Marco, Favo, Fumi, Koennecke, Linowsk, Marzilli: 9 anni;
-         Gobbi, Frattini: 8 anni e mezzo;
-         Lehmann, Mayer: 8 anni e 3 mesi;
-         Maestrini, Pizzadini, Soprano: 8 anni;
-         Schroter: 7 anni e mezzo;
-         Vighini: 7 anni;
-         Kriebel: 6 anni e 8 mesi;
-         Farneti: 6 anni e mezzo;
-         Pezzati: 5 anni e mezzo;
-         Di Venuta, Testa: 5 anni;
-         Barth, Carlsson, Pacchioni, Rossi: assoluzione;
-         sanzione amministrativa di 1 milione di euro a FS, RFI, Trenitalia, FS Logistica, Gatx Rail Austria, Jughenthal Gatx Germania.

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From: Slai Cobas per il Sindacato di Classe slaicobasta@gmail.com
To:
Sent: Wednesday, September 21, 2016 9:26 AM
Subject: DOCUMENTO DIFFUSO DALLO SLAI COBAS PER IL SINDACATO DI CLASSE AI PRESIDI OGGI

COMUNICATO
Lo Slai Cobas per il Sindacato di Classe aderisce allo sciopero generale nazionale indetto per mercoledì in tutte le fabbriche metalmeccaniche, per la morte del giovane operaio, Giacomo Campo, nell’appalto ILVA. Siamo consapevoli che ci vorrebbe molto di più in termini di ore e forme dello sciopero, e lì dove è possibile stanno andando oltre le indicazioni sindacali; ma questo sciopero nazionale è un punto di partenza e nasce dalla piena consapevolezza del valore nazionale per la classe operaia e per tutto il mondo del lavoro di ciò che sta succedendo all’ILVA e a Taranto.
L’ILVA è la più grande fabbrica del nostro paese, l’ILVA è la fabbrica col maggior numero di morti sul lavoro, da sempre, quando era fabbrica di Stato, Italsider, quando è stata nelle mani dirette di padron Riva, quando è come oggi una fabbrica nei fatti nelle mani del Governo e dei commissari da esso nominati. E’ la produzione per il profitto nelle mani dei padroni assassini e dello Stato dei padroni che produce morte e inquinamento. E’ mettere fine alla produzione per il profitto l’unica soluzione per mettere fine alla strage infinita.
Questo deve essere detto in tutte le fabbriche e in tutte le forme, oltre la necessaria solidarietà, oltre l’urgente necessità di misure immediate e concrete da rivendicare e ottenere all’ILVA come in tutte le fabbriche in materia di sicurezza sul lavoro e contro l’inquinamento.
Siamo per lo sciopero generale, ma non siamo per la linea e la prassi dei sindacati confederali.
I sindacati confederali sono stati in questi anni complici all’ILVA, dell’industria di Stato, di padron Riva e sono oggi complici dei decreti del governo Renzi e dei suoi commissari.
In questa fabbrica a tutela della salute e sicurezza e a freno delle emissioni inquinanti, il sindacato non c’è, manca il sindacato di classe, e di conseguenza mancano delegati, RLS in grado di contrastare quotidianamente quello che succede. Anche i sindacati non compromessi con l’azienda, si lamentano, strillano, denunciano, ma non fanno quello che c’è da fare, non lottano e rischiano in prima persona per fermare gli impianti quando mettono a rischio la vita, fermare il lavoro, come le leggi già esistenti consentono, non controllano i lavori prima, durante e dopo, e quindi anche coloro che si credono assolti sono anch’essi coinvolti.
Istituzioni, Prefettura, Enti di controllo fanno inutili Vertici, si inventano Task force che finora sono stati già fatti ma non hanno prodotto alcun miglioramento, mentre non si vuol fare ciò che chiediamo da anni: mettere impostazioni ispettive fisse all’interno della fabbrica, come controllo permanente, deterrenza e riferimento immediato per quei lavoratori e quei delegati che volessero davvero reagire subito, fare qualcosa prima che la morte arrivi. Questo si deve fare comunque, non c’è l’alibi di commissari, decreti, stato dell’ILVA. Ma questo non si fa.
E’ chiaro che è morto un giovane operaio delle ditte d’appalto, precario, dove si fa lavoro in ogni condizione imposto dal ricatto del contratto a tempo determinato e permesso da leggi dello Stato che istituzionalizzano la precarietà. Questa situazione deve essere rovesciata, cambiata, all’ILVA come in tutte le fabbriche italiane.
Certo, i commissari del Governo hanno aggravato la situazione, sono stati rispetto a Riva e al suo manager, un rimedio peggiore del male; la linea di permettere tutto per salvare la produzione è una linea che uccide e continua ad uccidere in fabbrica e sul territorio, ma nello stesso tempo anche la linea che tanto non si può far niente perchè la fabbrica deve essere chiusa è una linea che permette tutto e di fatto lascia mano libera a chi gestisce la fabbrica di fare tutto.
Noi siamo perché niente venga permesso, che tutto venga contrastato con la lotta, che gli operai siano seri e si uniscano per costruire l’alternativa sindacale di classe in fabbrica, che siano uniti alle masse popolari dei quartieri inquinati, ai settori che rivendicano la salute per la città, per condurre insieme questa lotta.
UNA LOTTA SENZA QUARTIERE E SENZA LIMITI.
UNA LOTTA AD OLTRANZA, UNA RIVOLTA OPERAIA E POPOLARE.

Slai Cobas per il Sindacato di Classe
via Rintone, 22 Taranto
cellulare: 347 53 01 704

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From: Muglia La Furia muglialafuria@gmail.com
To:
Sent: Wednesday, September 21, 2016 10:33 AM
Subject: MUGLIA LA FURIA VA IN PENSIONE. MA ESPEHANN IN GALERA CI VA O NO?

Eccoci arrivati alla fine. Il blog chiude, anzi no, non chiude.
E’ Muglia La Furia che non scriverà più lasciando ai posteri una domanda: Ma Espehann è finito in galera?
Ebbene si. Da oggi smetterò di scrivere sul blog di “Muglia La Furia”.
Non chiuderò però il blog su cui aprirò una pagina intitolata “Dite la vostra che io la mia l’ho già detta” a disposizione di tutti coloro i quali avranno voglia di inserire delle cose, naturalmente in argomento e con modi appropriati. Dopo 5 anni di attività, 300 post, oltre 150.0000 visualizzazioni (più di 50.000 solo in questo 2016) e 120 follower ho deciso di smettere di scrivere.
Perché smettere?
Perché c’è un tempo per tutto, anche per lasciare, quando ci si sente inadeguati, convinti che il proprio compito (quello che ci siamo dati) si sia concluso in un senso o nell’altro. 
Un po’ come accade con le associazioni di volontariato nel cui statuto va specificato che l’associazione si chiude quando l’obiettivo è raggiunto, oppure per l’impossibilità di raggiungerlo.
Ecco è un po’ questa la sensazione percepita: l’impossibilità di determinare un reale cambiamento della situazione. 
Nessuna intenzione di accodarmi a missionari, ambasciatori o evangelisti della sicurezza sul lavoro. Men che meno “reporter” (davvero non sanno più a cosa aggrapparsi per cercare consenso) e quindi no anche ad associazioni, vecchie e nuove, organismi paritetici, enti bilaterali e tutte quelle aggregazioni (mi stava per uscire bande) che dalla creazione di un mercato della sicurezza sul lavoro hanno trovato l’unica giustificazione per la loro esistenza.
Continuerò a sostenere le campagne di chi proseguirà nella sua battaglia per la sicurezza nei luoghi di lavoro. E nemmeno smetterò di scrivere, sono un giornalista, e continuerò ad esserlo anche in futuro.
La sicurezza sul lavoro per me è stata quasi una necessità. Insegnante di materie professionali per edili, mi sono sentito “costretto” dalla cronaca, a parlare di salute e sicurezza con i giovani apprendisti ai quali avrei dovuto insegnare tecnologia e disegno.
Poi negli anni ‘80, grazie all’esperienza nel sindacato degli edili (allora unitario) è arrivato il contatto e il confronto con i problemi e gli uomini del settore, i minatori, i più esposti tra i lavoratori delle costruzioni. 
E risale a quegli anni l’esperienza europea nella prima fase di emanazione delle direttive europee, la fondazione dell’associazione RISIKO NULL e quella del Comitato Paritetico Edile di Bolzano. 
Le manifestazioni con Fiera Bolzano a partire dal “Cantiere modello” per la costruzione della nuova Fiera o quello della “Cittadella della Sicurezza” nel costruendo quartiere bolzanino “Firmian”. E non posso certo dimenticare gli oltre 20 anni di attività del Circolo di Sarnes che qualcuno sta provando a riaprire e di cui si trova traccia anche su Facebook:
Nel primi anni ‘90, al mio rientro nell’amministrazione provinciale, mi venne affidato il compito di istituire il “Servizio per la formazione alla sicurezza sul lavoro” presso la Formazione Professionale italiana e, da allora, con qualche anno di anticipo su quanto si sarebbe realizzato ovunque, è stato tutto un fiorire di attività per la formazione di Esperti della sicurezza, RSPP e ASPP, Coordinatori della sicurezza, datori di lavoro, lavoratori, RLS, ecc. 
Dopo di allora, il trasferimento in Assessorato, e quindi il lavoro nella Conferenza Stato Regioni per la stesura dell’accordo per la formazione degli RSPP, i lavori in quota e nel gruppo per la stesura del Titolo I del D.Lgs. 81/08.
Infine la pensione con la prosecuzione di un’attività di consulenza e formazione per conto di committenti pubblici e privati e, soprattutto, quella di blogger che oggi si conclude.
Lo faccio in un momento che nel mio ultimo post ho definito di “Calma piatta”. Il dibattito, anche sui social, ripropone spesso quesiti vecchi e stravecchi. E’ di pochi giorni fa su Linkedin: “ma il coordinatore della progettazione può essere anche coordinatore in fase di esecuzione?” E di questa domanda su FB che ne pensate? Corsi antincendio: “qualcuno mi può spiegare quali requisiti deve avere il docente, se è necessario l’interpello agli organismi paritetici e se ci deve essere l’ente accreditato?”. Stiamo perdendo il nostro tempo a discutere di cose che datano almeno 2 decenni.
Sempre sui social troverete poi la delusione e frustrazione di moltissimi giovani tecnici della prevenzione, alcuni dei quali mettono in mostra sulla rete tutta la loro incompetenza, arroganza e presunzione. 
Tutti così? Ma neanche per idea, in questi anni ho avuto modo di conoscere persone di grande competenza e levatura morale. In loro spero.
Ma in ogni caso guardate cosa stanno promuovendo le società e le associazioni o cosa stanno denunciando aziende e privati rispetto alle attività proposte da consulenti o organismi bilaterali. Niente di nuovo o, se preferite, la solita “fuffa”. Ambiente Lavoro del prossimo mese a Bologna metterà ancor più in risalto che ormai l’unico mercato legato alla sicurezza sul lavoro è quello della formazione. Poi per il resto calma piatta, appunto.
E per favore smettiamola di perdere tempo con il disegno di legge Sacconi, che da qui ad essere discusso in Parlamento ce ne passa e che ci metterebbe semplicemente fuori dall’Europa.
Società serie, professionisti seri, associazioni serie, ce ne sono. E sono loro che dovranno nei prossimi anni proseguire la loro attività, a sostegno dei loro clienti, con competenza, serietà ed onestà. Molti saranno quelli che seguiranno questa strada e allora la calma piatta potrà essere intesa come la normalità. Temo però che i poco seri o i disonesti continueranno nella loro sporca attività. Ma non è Muglia La Furia, ma il mercato che può e deve espellerli.
Certo la vigilanza, le regioni, il Ministero e la Commissione degli interpelli (cosiddetta Cassazione due), la giurisprudenza, tutti dovranno tenere un profilo basso e pensare…. 
Riflettere su come migliorare legislazione, organizzazione, gestione della prevenzione.
E’ prevista una revisione della direttiva “Quadro”, la 391 del 1989. Si, proprio quella del clamoroso “pesce d’aprile” nel quale sono caduti davvero in tanti. Vedi:
Questo potrebbe essere un grande momento culturale per rivedere il profilo della prevenzione in una Europa profondamente cambiata soprattutto nei suoi ideali. 
Ma a questo compito è giusto che siano chiamati “altri” e non i soliti noti, quelli che hanno già dimostrato la totale incapacità a gestire passato e presente.
Per finire in gloria vorrei lasciarvi con una domanda.
Visto il mandato di arresto europeo con il quale l’Italia ha chiesto alla Germania di rendere esecutiva la pena (come previsto dagli accordi tra i due Paesi) l’ex Amministratore Delegato Harald Espenhahn, condannato con sentenza definitiva a nove anni e otto mesi per la morte dei 7 operai della ThyssenKrupp , è finito in carcere, come gli imputati italiani o no?
Da metà maggio non se ne sa più nulla. Cerchiamo di fare in modo che non finisca nel dimenticatoio. 
Grazie a tutti coloro i quali mi hanno seguito in questi anni, sostenuto, criticato e suggerito temi e problemi. Davvero un grosso augurio per tutto.
Nello stesso tempo ho aperto una pagina per coloro i quali avessero voglia di inserire proposte commenti o altro sfruttando la rete creata da Muglia La Furia. Questo è il link per accedere alla pagina “Dite la vostra che io la mia l’ho già detta”.

Franco (già Muglia La Furia)

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From: Medicina Democratica segreteria@medicinademocratica.org
To:
Sent: Wednesday, September 21, 2016 10:51 PM
Subject: NEWSLETTER MEDICINA DEMOCRATICA


ADERISCI A MEDICINA DEMOCRATICA ONLUS
Medicina Democratica onlus è da sempre attivamente impegnata su vari fronti per ribadire l’importanza della tutela nella salute nei luoghi di vita e di lavoro.
Per sostenere le molteplici attività in cui Medicina Democratica è impegnata, oggi più che mai abbiamo bisogno del tuo aiuto.
Anche per il 2016 è aperta la possibilità di adesione alla nostra associazione (onlus dal 2003).
LEGGI TUTTO AL LINK:


RIVISTA MEDICINA DEMOCRATICA N. 225-226

Medicina Democratica onlus mette a disposizione i numeri 225-226 della rivista.
Ricordiamo che la nostra associazione, per le diverse azioni e iniziative che realizza, si basa sul solo lavoro totalmente gratuito reso dai propri volontari e simpatizzanti.
La copertura dei costi vivi delle iniziative (fra cui la produzione della rivista) sono possibili solo attraverso le quote di iscrizione (adesione) alla associazione Medicina Democratica onlus, a contributi volontari e alla quota del 5 per mille.
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SOTTOSCRIVETE E FATE CIRCOLARE L’APPELLO PER LA REALIZZAZIONE DI CASA GABRIELLA PER LE PERSONE CON LESIONI MIDOLLARI

Chiediamo a tutti i lettori di leggere e sottoscrivere l’appello sottostante (scaricabile) per la realizzazione di Casa Gabriella, stampando e inviando per posta all’indirizzo via dei Carracci, 2 20129 Milano o anche via mail all’indirizzo segreteria@medicinademocratica.org l’elenco delle firme raccolte.
Appello per la realizzazione di Casa Gabriella
Struttura adiacente all’Unità Spinale di Firenze, per il mantenimento o il ripristino delle migliori condizioni di salute e di vita delle persone con lesione midollare
LEGGI TUTTO AL LINK:


SICUREZZA SUL LAVORO: KNOW YOUR RIGHTS! – NEWSLETTER N. 268 DEL 19/09/16

INDICE
Pause, riposi e ferie
L’obbligo di sicurezza del datore di lavoro
Troppo lavoro anche nei festivi? Scatta il danno esistenziale
Lavori usuranti: cosa sono, quando andare in pensione e come fare domanda
Modifiche al Decreto 81/08: recepita in Italia la nuova Direttiva sui campi elettromagnetici
Imparare dagli errori: ancora sugli infortuni a mani non protette
Regolamento europeo DPI: la protezione dal caldo e dal freddo
I requisiti dei luoghi di lavoro: altezze, porte e scale fisse
LEGGI TUTTO AL LINK:


SITO WEB:

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From: Posta Resistenze posta@resistenze.org
To:
Sent: Thursday, September 22, 2016 2:30 AM
Subject: LA FSM DENUNCIA L’OMICIDIO DEL SINDACALISTA DELL’USB ABD ELSALAM AHMED ELDANF

Federazione Sindacale Mondiale (WFTU-FSM) (http://internazionale.usb.it)
15/09/16

La Federazione Sindacale Mondiale informa la classe operaia internazionale del tragico omicidio del suo membro, appartenente al sindacato USB Italia, Abd Elsalam Ahmed Eldanf, 53 anni, padre di 5 figli.
La FSM, che attualmente rappresenta 92 milioni di lavoratori in 126 paesi, denuncia nel modo più categorico questo omicidio che serve come atto di terrore e manipolazione contro le lotte dell’USB e del movimento sindacale militante in Italia.
Alle 23.45 del 14 settembre, un sindacalista dell’USB è stato investito e ucciso da un camion durante uno sciopero con picchetto alla GLS di Piacenza.
L’omicidio del compagno e fratello Abd Elsalam Ahmed Eldanf è il tragico epilogo dell’escalation di violenza e repressione della GLS e del suo sub-appaltatore SEAM. Questo è il modo in cui hanno deciso di rispondere alle attuali rivendicazioni degli operai.
La notte scorsa, l’USB stava tenendo un incontro con i lavoratori della logistica della GLS/SEAM per discutere del mancato rispetto degli accordi sottoscritti sulle assunzioni a tempo determinato dei precari.
Grazie alla precarietà introdotta dalle leggi del governo italiano concordati con l’Unione Europea, i padroni impongono rapporti di lavoro basati sulla violenza e il ricatto, in modo che l’assenza dei diritti diventi la norma in questo settore, dove invece il loro profitto cresce fino al 29% in un anno.
La FSM esprime piena solidarietà all’USB, ai suoi membri e alla classe operaia d’Italia.
La Segreteria

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From: Posta Resistenze posta@resistenze.org
To:
Sent: Thursday, September 22, 2016 2:30 AM
Subject: PAME CONDANNA L’ASSASSINIO DI UN LAVORATORE SCIOPERANTE IN ITALIA

16/09/16

Il PAME (Fronte Militante di Tutti i Lavoratori) condanna l’assassinio dello scioperante Abd Elsalam Ahmed Eldanf nell’azienda GLS/SEAM di Piacenza, Italia.
Il compagno Abd Elsalam Ahmed Eldanf, egiziano, membro della USB Italia, stava scioperando e sostenendo un picchetto alla GLS/SEAM contro le precarie condizioni di lavoro imposte dalla società. I padroni hanno dato l’ordine a un autista di lanciare il suo camion contro la linea di picchetto. Il camion ha colpito e ucciso lo scioperante, padre di 5 figli.
Il PAME condanna i padroni, che incoraggiati dal supporto del governo italiano, vogliono imporre il loro dominio sui corpi dei lavoratori. L’escalation di oppressione e repressione avrà la sua risposta dall’organizzazione del movimento sindacale con orientamento di classe.
Esprimiamo la nostra solidarietà di classe alla lotta dei lavoratori della GLS/SEAM e all’USB.
Chiediamo a tutti i sindacati di Grecia e Europa di condannare in massa l’assassinio del nostro compagno Abd Elsalam Ahmed Eldanf e a esprimere la loro solidarietà.
Chiediamo l’immediata punizione degli assassini.
Rafforziamo la solidarietà!
Rafforziamo la lotta!

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From: Posta Resistenze posta@resistenze.org
To:
Sent: Thursday, September 22, 2016 2:30 AM
Subject: NEL PAESE DEGLI SFRUTTATORI L’OMICIDIO PADRONALE E’ UN DIRITTO

di Enzo Pellegrin
17/09/16

Nel paese della bugia, la verità è una malattia”.
Questa bella frase di Gianni Rodari dovrebbe essere ricordata a coloro che si stupiscono e si indignano per la veloce decisione della Procura di Piacenza di qualificare l’uccisione di Abd Elsalam Ahmed Eldanf, operaio della GLS logistica e sindacalista, come “omicidio stradale”.
Si potrebbe chiosare: “Nel paese degli sfruttatori l’omicidio padronale è un diritto”.
Non si tratta di fare riflessioni moralistiche.
Non si tratta di indignarsi contro la “crudeltà” dell’impresa e dei suoi dirigenti, o sulla poca sensibilità del “crumiro” che ha travolto Abd Elsalam con il suo camion.
Non si tratta neppure di adombrare malversazione, incapacità, connivenza dei pubblici o privati poteri in gioco.
Tantomeno è il caso di ripetere le solite infondate analisi sul capitalismo “malato” di neoliberismo, sulla casta dei poteri corrotti in voga nella sinistra o nell’opposizione che amano definirsi “alternative”, “progressiste” o in modo ancor più infondato “rivoluzionarie”.
Non è questo il punto, non interessa, non serve a nulla.
Proprio in questi giorni amari.
Una società è fondata sempre su regole.
Queste regole proteggono e “legittimano” gli interessi e gli obiettivi che quel tipo di società, o meglio la classe dominante che la dirige, ritiene condivisibili e perseguibili.
Nel bilanciamento di interessi e nel giudizio delle carte sul tavolo del Procuratore di Piacenza entrano in gioco anche quei “diritti di impresa” che per la classe operaia significano sfruttamento, emarginazione sociale, povertà, disoccupazione, schiavitù nei confronti di un lavoro salariato sempre più, duro, precario, insufficiente a condurre una libera e dignitosa esistenza per sé e la propria famiglia.
Sì, perché nel nostro capitalismo avanzato sono normali retribuzioni orarie al limite della fame, è normale assumere lavoratori con contratti a termine che spesso si minaccia di non rinnovare e altrettanto spesso non si rinnova per poter ricattare più facilmente il lavoratore.
E se questa è la normalità, a fianco cresce indisturbata una selva di richieste oscene: straordinari in nero, ore gratuite, turni oltre il numero di ore consentite dalla legge, riposi inesistenti, violazioni spesso tollerate o non adeguatamente perseguite.
Per questo Abd Elsalam Ahmed Eldanf ed i suoi compagni scioperavano, manifestavano e picchettavano gli ingressi carrai della GLS, per ottenere il pattuito rinnovo di contratti a tempo determinato che l’azienda voleva disattendere dopo essersi impegnata in senso contrario.
Ma è la normalità ad essere già sfruttamento.
I consistenti profitti dei grandi gruppi multinazionali della logistica riposano su questo sfruttamento, considerato nella nostra economia capitalista assolutamente normale.
Sul medesimo sfruttamento della classe lavoratrice riposano non solo i profitti di queste corporations, ma anche i collegati profitti delle banche che le finanziano, degli azionisti che vi speculano, soggetti finanziari che spesso detengono altrettanto il potere di ricatto sulle economie degli stati, nominano i funzionari delle banche centrali, dirottano le risorse pubbliche alla sola greppia dei profitti privati.
La nostra società pone tutta questa fenomenologia economica nel campo dei “diritti”.
La classe lavoratrice non può che invece considerare questo sfruttamento barbarie.
Nella dinamica della crisi abbiamo visto come le vane speranze o la malafede di coloro che predicavano una “riforma” degli “aspetti negativi” del capitalismo, si è scontrata con la vera natura del capitalismo stesso: quest’ultimo funziona con il profitto dei capitalisti; i proprietari dei mezzi di produzione e dei capitali hanno come obiettivo la massimizzazione dei profitti, non la salute ed il reddito dei lavoratori veri produttori, i pubblici servizi, la sanità l’istruzione, l’ambiente.
Non c’è organizzazione istituzionale o politica che non possano influenzare a procedere sui binari da loro tracciati.
Il “dito medio” alzato dalla UE alle richieste del “fronte del Mediterraneo” rappresentato dai Governi Tsipras, Renzi al “verticino” di Atene ne è l’ultimo esempio lampante. Viene rigettata dalla burocrazia europea la richiesta di sforare i parametri del deficit, ma la Francia - che del gruppo di questuanti non faceva parte - continua indisturbata con il suo deficit al 4,2%: lo stock di debito francese, in dieci anni, è salito di quasi trecento miliardi in più di quello italiano.
Quando questa normalità barbarica fa parte delle condotte legittime e rispettate dalla nostra società, diviene forse un po’ meno significativo distinguere tra l’omicidio volontario in cui possano aver concorso dirigenti senza scrupoli, istigando il camionista a procedere verso il picchetto, accettando il rischio di investire ed uccidere un manifestante, e l’ “omicidio stradale”. Diventa meno risolutivo insorgere verso una Procura troppo debole nei confronti degli interessi dei potenziali imputati.
Non è nella cura di un immaginario malato che ritroveremo la nostra salute.
In questi Tribunali non verrà mai risolta l’ingiustizia principale ed un nuovo omicidio padronale affiorerà sotto altra forma, se non come investimento di uno scioperante, come morte sul lavoro dell’ennesimo operaio.
Infatti pochi giorni dopo la morte di Abd Elsalam, perde la vita Giacomo Campo, operaio dell’ILVA di Taranto, schiacciato da un rullo, poi è la volta di Antonio Alleovi, capo elettricista dell’ATAC romana, folgorato nella rimessa-deposito dell’Acquacetosa.
Il capitalismo non è buono o cattivo: funziona così.
Nel paese dello sfruttamento ogni omicidio padronale è un diritto, o al più un danno collaterale.
E’ inutile sperare nella fine della barbarie se non si sostituisce il processo economico che la genera, ponendo fine al possesso ed alla proprietà dei mezzi di produzione da parte di pochi soggetti privati, ponendo fine alla legge dell’anarchia produttiva e della concorrenza mortale tra operatori economici che travolge le vite, le famiglie, l’ambiente, drenando tutti i vantaggi e la ricchezza nelle mani di quell’uno per cento che ne possiede più del 99%.
Caro Abd Elsalam, in questo dialogo con la tua memoria ti dobbiamo delle scuse.
Scusaci se puoi, perché la colpa è nostra. Perchè non ci siamo adeguatamente organizzati per sostituire la barbarie che ti ha ucciso. Perché non ci siamo organizzati per potere un giorno arrestare, imprigionare, rendere illegali ed eliminare gli sfruttatori, gli usurai e i loro assassini, una volta per tutte.
Perché il paese della bugia possa diventare il paese della verità.

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From: Daniele Barbieri pkdick@fastmail.it
To:
Sent: Friday, September 23, 2016 11:39 AM
Subject: NICOLETTA DOSIO: I DOMICILIARI CHE NON RISPETTERO’

23 settembre 2016
Da La Bottega del Barbieri (http://www.labottegadelbarbieri.org)
A seguire la prima lettera di Nicoletta Dosio, che ieri ha ricevuto la notifica degli arresti domiciliari.

Sento intorno a me la solidarietà concreta di una valle che continua a resistere.
Sono arrivati, all’alba, con la notifica dei domiciliari.
Il latrare di Argo al cancello, la mia casa nel disordine del primo mattino, il tuffo al cuore inevitabile anche quando sei preparata e ti aspetti gli eventi, il senso della tua intimità violata.
Domiciliari che non rispetterò, come non ho rispettato l’obbligo di firma quotidiana e l’obbligo di dimora.
Il conflitto contro l’ingiustizia è un diritto e un dovere.
La mia casa non è una prigione; non sarò la carceriera di me stessa.
Mi sento serena e sicura.
La loro legalità ha più che mai il volto della guerra e dell’oppressione.
La nostra lotta è un cuore pulsante e generoso, un pensiero lucido e saggio, bella e struggente come i cieli autunnali, dolce come le albe che rinascono, concreta e generosa come la terra.
Sento intorno a me il sostegno di compagne e compagni, la solidarietà concreta di una Valle che continua a resistere ed a costruire l’idea di un futuro più giusto e vivibile per tutti.
Ho ancora in me l’emozione e la ricchezza dei tanti incontri avuti durante le settimane del No TAV- Tour “io sto con chi resiste”.
Non è preoccupazione, ma una calma gioiosa quella che provo.
Questa sera sarò all’assemblea organizzata a Bussoleno a sostegno della Resistenza Kurda e del PKK.
L’importante è rimanere umani, ossia (come ci dice Rosa Luxemburg in una sua lettera dal carcere) “rimanere saldi e chiari e sereni, sì sereni nonostante tutto. Rimanere umani significa gettare con gioia la propria vita sulla grande bilancia del destino, quando è necessario farlo, ma nel contempo gioire di ogni giorno di sole e di ogni bella nuvola”.
Liberi tutte e tutti!
Avanti No TAV!
Nicoletta Dosio

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From: Alessandra Cecchi alexik65@gmail.com
To:
Sent: Sunday, September 25, 2016 1:17 PM
Subject: DIOXINITY DAY

Pubblicato il 25 settembre 2016 ·
Da Controinformazione
di Alexik

Giustamente affossato dalle accuse di razzismo, l’opuscolo per la prevenzione della sterilità e dell’infertilità è stato ritirato dal sito del Ministero della Salute.
Come è noto la copertina del pamphlet ritraeva quattro sorridenti ragazzotti WASP, che raffiguravano “le buone abitudini da promuovere”, contrapposti a quattro giovani neri, rasta e bad girls intenti a farsi le canne, in rappresentanza dei “cattivi compagni da abbandonare”.
Vano ricordare alla Lorenzin che Bob Marley, che era nero, rasta e di cannoni se ne faceva a iosa, ha avuto 13 figli (di cui due adottati, perché la paternità non necessariamente è questione di sperma).
Vista la copertina, non oso immaginare quali perle di saggezza contenesse l’opuscolo.
“Purtroppo” resteremo all’oscuro del suo contenuto, ma possiamo però consolarci con i materiali del Fertility Day ancora consultabili sul sito del Ministero al link:
Leggendoli salta agli occhi come le infografiche siano del tutto incentrate sugli STILI DI VITA.
Il loro messaggio prevalente è questo: le cause della vostra eventuale sterilità ed infertilità sono da attribuire alle VOSTRE abitudini al fumo, al VOSTRO consumo di alcolici, al VOSTRO uso di sostanze stupefacenti e dopanti, alla VOSTRA stazza, alle malattie che VI trasmettete quando fate del sesso.
In pratica, se rimanete sterili, la colpa è inequivocabilmente VOSTRA.
Mi suona nelle orecchie un vecchio ritornello, quello che attribuiva alle abitudini alcoliche dei veneti l’angiosarcoma epatico degli operai di Porto Marghera, al fumo di sigaretta i mesoteliomi degli esposti amianto, al consumo di crostacei l’avvelenamento da arsenico dei lavoratori del Petrolchimico di Manfredonia.
Del resto la Lorenzin non è nuova a queste operazioni: già nel 2013 aveva scaricato la responsabilità dei tumori degli abitanti della Terra dei Fuochi sui loro stili di vita, guardate il video al link:
I materiali “informativi” del Fertility Day solo in ultima analisi citano frettolosamente fra le cause di infertilità i “fattori ambientali”, che per il Ministero consistono in “materie plastiche, pesticidi e farmaci”.
Elencati così, in maniera generica e sciatta, senza altra specificazione. Senza nulla dire su chi, come, e secondo quali logiche li fabbrica, li smercia, ve li mette nel piatto, vi induce o vi costringe a consumarli. Neanche una parola, poi, sugli inquinanti di aria, acque e suoli.
Perché resti chiaro che la colpa dell’infertilità è VOSTRA e solo alle VOSTRE insane abitudini dovrete imputarla. Non alle nocività industriali, né a chi le produce.
Comunque, visto che l’opuscolo incriminato è in via di rielaborazione, mi permetto di suggerire alla Lorenzin ed al suo staff nuove immagini sulle “buone abitudini da promuovere” oltre a qualche approfondimento contenutistico.
Si potrebbe per esempio cominciare dai risultati del Progetto Moniter (Monitoraggio degli inceneritori nei territori dell’Emilia Romagna) condotto dall’ARPA ER sugli otto inceneritori della regione, che a più riprese rilevano “una associazione coerente e statisticamente significativa tra livelli di esposizione ad emissioni da inceneritore e nascite pretermine”.
Lo stesso studio “suggerisce una associazione tra esposizione a inceneritore e abortività spontanea”.
Correlazione già rilevata in precedenza da Patrizia Gentilini, oncoematologa dell’ISDE, per le donne esposte agli inquinanti dell’inceneritore di Forlì, con un “incremento statisticamente significativo del 44% di abortività spontanea”.
Il dato non sorprende. I più comuni inquinanti emessi dagli inceneritori sono diossine, PCB, ossidi di azoto, anidride solforosa, IPA, VOC e metalli pesanti. Tutti hanno, in un modo o nell’altro, effetti sulla riproduzione, o in termini di alterazioni delle funzioni riproduttive maschili e femminili, o in termini di effetti sul nascituro. Vediamoli nel dettaglio.
I legami fra l’esposizione alle diossine e lo sviluppo dell’endometriosi sono noti dal 1992, quando una serie di esperimenti (leggi: esercizi di sadismo) sulle scimmie rhesus, esposte per 4 anni al TCDD, rivelarono come “l’incidenza dell’endometriosi fosse direttamente correlata con l’esposizione alla diossina e la gravità della malattia dipendesse dalla dose somministrata”.
Studi successivi dimostrarono come le diossine inibissero la produzione di regolatori della fisiologia uterina, come attivassero processi infiammatori e di ispessimento dei tessuti dell’endometrio, come interferissero sulla sintesi e sull’azione del progesterone. Altri esperimenti sulle scimmie correlarono l’esposizione a diossina con l’aumento degli aborti spontanei.
Per quanto riguarda gli effetti sulla prole, a 33 anni dal disastro di Seveso il monitoraggio della progenie della popolazione esposta ha dimostrato come la probabilità di contrarre alterazioni neonatali ormonali sia 6,6 volte maggiore per i nati dalle madri residenti nella zona più contaminata.
Passando ai policlorobifenili (PCB), il parere dell’Organizzazione Mondiale della Sanità è il seguente: “Studi sugli esposti a PCB hanno evidenziato effetti sulla motilità spermatica, crescita fetale (basso peso alla nascita, ridotta circonferenza cranica) e dello sviluppo (ridotta età gestazionale, immaturità neuromuscolare), e della funzione neurologica alla nascita (ridotta autonomia funzionale, aumento delle anomalie nei riflessi, ridotte capacità mnemoniche, ridotto Quoziente di Intelligenza e difetti di attenzione). Sono state osservate in bambini nati da madre esposte a PCB alterazioni nel numero di differenti tipi di linfociti”.
L’esposizione neonatale a diossine e PCB prosegue anche con l’allattamento.
Sul latte materno il Ministero della Salute, così “attento” alla procreazione, non dispone monitoraggi. Spesso ci hanno pensato le madri stesse, sostenute dai Comitati di base, ad automonitorarsi la qualità del latte.
Nella Taranto dell’ILVA questo genere di analisi ha rilevato alte concentrazioni di PCB, mentre a Montale (PT) le 12 molecole PCB dioxin-like riscontate nei campioni di latte materno sono risultate del tutto sovrapponibili al profilo dei PCB emessi dal vicino inceneritore.
Valori elevatissimi di PCB, al di sopra di qualunque segnalazione in letteratura, sono stati riscontrati in un campione di latte di una mamma bresciana, residente in un’area contaminata dalla Caffaro.
Disquisendo di diossine e PCB abbiamo temporaneamente trascurato gli altri inquinanti. Presenti fra i principali componenti delle emissioni industriali, metalli pesanti quali arsenico, mercurio, piombo, rame, zinco, cadmio, manganese, cobalto, antimonio risultano come accertati o sospetti tossici per la riproduzione.
Fra gli idrocarburi policiclici aromatici (IPA) il benzo(a)pirene, può danneggiare i feti in formazione, mentre il benzene, in rappresentanza dei Composti Organici Volatili (VOC), è un sospetto teratogeno.
Infine, l’anidride solforosa può ridurre la fertilità maschile e femminile, mentre il diossido di azoto presenta una limitata evidenza di tossicità per il feto in formazione e per la fertilità femminile.
Tutti gli inquinanti citati si riscontrano a Taranto in concentrazioni elevatissime.
Nonostante tutte le chiacchere sulla bonifica e ambientalizzazione dell’ILVA, i dati sul quartiere Tamburi tra il 2013 e il 2015 mostrano sforamenti delle concentrazioni di diossina anche quaranta volte oltre i limiti: a novembre 2014 il dato più preoccupante; un picco di diossina di 791 picogrammi al mq (il “valore soglia” per le deposizioni si attesta tra 15 e 20 picogrammi).
Temo che tutto questo abbia qualcosa a che fare con le conclusioni della dottoressa Raffaella Depalo, responsabile dell’Unità Operativa di fisiopatologia della riproduzione umana del Policlinico di Bari.
I dati raccolti dalla Depalo sull’area tarantina, rilevano come l’infertilità colpisca quasi una coppia su 4 (tra il 20 e il 25% della popolazione), con una incidenza di menopausa precoce che investe il 26% delle donne.

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From: La Città Futura noreply@lacittafutura.it
To:
Sent: Sunday, September 25, 2016 9:37 PM

Subject: PIACENZA 17 SETTEMBRE: SIAMO TUTTI EL SALAM


PIACENZA 17 SETTEMBRE: SIAMO TUTTI EL SALAM

MIGLIAIA DI LAVORATORI E IMMIGRATI MANIFESTANO CON L’USB A PIACENZA PER ABD EL SALAM

di Paolo Rizzi
24/09/16

Migliaia di persone, 7.000 secondo gli organizzatori dell’Unione Sindacale di Base, hanno manifestato a Piacenza sotto la pioggia battente per Abd El Salam, l’operaio ucciso da un camion durante un picchetto alla GLS.
In due giorni è stato organizzato un corteo militante, i partecipanti sono arrivati principalmente dalla Lombardia e dall’Emilia Romagna. In testa l’USB con la famiglia di El Salam e la comunità egiziana, in coda il SICobas, in mezzo le rappresentanze di altre organizzazioni sindacali di base (DAL Cobas, SOL Cobas, SLAI Cobas, SGB) e le organizzazioni politiche.
Il corteo, lungo e determinato, è partito dalla stazione di Piacenza, è passato per il centro ed è tornato alla stazione. Dalla testa del corteo il camion dell’USB ha attaccato la versione delle forze dell’ordine che vogliono far passare tutto come un banale incidente stradale, ha attaccato Renzi col suo jobs act “responsabile politico di ciò che è successo” e anche i sindacati confederali, grandi assenti. I manifestanti di tutte le categorie dell’USB hanno lanciato pochi e precisi slogan per ore:Siamo tutti El Salam!”, “GLS assassini”, “Lotta dura senza paura”. Ancora più rabbioso lo spezzone finale del SICobas, composto in grandissima parte da lavoratori immigrati impiegati nei settori della logistica, colleghi di El Salam.
Per i lavoratori scesi in piazza a Piacenza “siamo tutti El Salam non è uno slogan retorico. Sono moltissimi i casi di lavoratori e sindacalisti feriti e contusi durante picchetti e blocchi stradali, la morte di un lavoratore durante una lotta è un evento che non succedeva da moltissimo tempo ma poteva succedere, e potrà succedere molte altre volte. Tra i lavoratori organizzati dai sindacati di base la percentuale di immigrati è altissima, si sentono giustamente “come El Salam”, additati come la causa di ogni problema e lasciati soli dagli italiani quando invece lottano, spesso in condizioni più dure di tutti gli altri.
In mezzo al corteo le varie organizzazioni politiche. Il Partito della Rifondazione Comunista e i Giovani Comunisti, Sinistra Classe Rivoluzione, il PCL, il PC, Fronte Popolare. E poi, il Coordinamento Lavoratori Autoconvocati e (unica realtà di movimento) i No TAV con Nicoletta Dosio. In mezzo al corteo si muove Fratoianni con alcuni dirigenti locali di Sinistra Italiana, ma la presenza della cosiddetta “sinistra diffusa” è impalpabile. Dal fronte dell’associazionismo, la partecipazione è stata bassa. Nel corteo, Emergency è stata l’unica realtà di associazione a presenziare con un proprio striscione.
In fin dei conti, si può dire che il corteo è stato composto dai sindacati di base, dagli immigrati di base e dalle organizzazioni comuniste. E che si è svolto nell’indifferenza della città.
Saracinesche abbassate lungo il percorso, specialmente nel centro storico, forze dell’ordine inutilmente in tenuta anti-sommossa dislocate ad ogni angolo, gli unici a tenere aperto sembrano essere stati i bottegai stranieri. D’altronde, era stato lo steso sindaco piddino Paolo Dosi ad invitare i commercianti a chiudere, mentre i giornali locali titolavano su centinaia di militanti dei centri sociali che stavano arrivando da fuori città, pronti alla violenza. La realtà è stata una giornata completamente diversa, di militanti dei centri sociali se ne sono visti pochi, si sono visti moltissimi lavoratori della logistica. Nessun vandalismo, il corteo si è lasciato dietro solo scritte contro la GLS, per ricordare a tutti che è stato un assassinio, non un incidente.
La manifestazione di Piacenza non esaurisce la mobilitazione.
Tra il 20 e il 21 Settembre c’è stata l’azione dei sindacati di base contro GLS. L’azienda aveva previsto un’alta adesione alla lotta nel piacentino e nell’Emilia, spostando quindi il traffico su Milano. La risposta degli operai è stata di alta adesione e blocco del traffico a Milano, cosa successa anche a Roma. La sera del 21 è arrivata la notizia che la GLS ha ceduto proprio su uno dei punti per cui stava lottando Abd El Salam: ventuno operai saranno assunti a tempo indeterminato.
Alcuni timidi segnali arrivano dal sindacato confederale. Dopo l’uccisione di Abd El Salam e la morte di Giacomo Campo all’ILVA, FIOM, FIM e UILM hanno proclamato un’ora di sciopero per organizzare le assemblee sui luoghi di lavoro. Decine di delegati della FILT CGIL (la categoria dei trasporti) hanno chiesto alla confederazione di lanciare lo sciopero generale e hanno proclamati scioperi su scala locale in giro per l’Italia.
Un importante sciopero di solidarietà si è verificato alla Tenaris Dalmine, alle porte di Bergamo. L’agitazione proclamata dalla CUB ha fermato la produzione in quello che è uno dei più importanti centri della siderurgia italiana.
Il 21 ottobre l’USB aveva già proclamato uno sciopero generale di tutte le categorie con corteo a Roma, quel giorno Piazza San Giovanni sarà Piazza Abd El Salam. Il corteo di Piacenza ha già detto molto e in troppi a sinistra l’hanno disertato. Piazza Abd El Salam sarà una chiamata per ripartire e dirà molto su chi ci sarà e chi non ci sarà.

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From: Teoria & Prassi teoriaeprassi@yahoo.it
To:
Sent: Tuesday, September 27, 2016 10:56 AM
Subject: OMICIDI SUL LAVORO E LOTTA DI CLASSE

Da Piattaforma Comunista

Proseguono senza soste gli omicidi sul lavoro.
Riceviamo e volentieri pubblichiamo il seguente commento su tale bruciante questione.
Nell’anno trascorso sono state presentate 636.766 denunce d’infortunio sul lavoro e 1246 denunce d’infortunio mortale avvenuto in occasione del lavoro e durante il tragitto casa-lavoro-casa.
Sono state denunciate 58.925 malattie professionali, la maggioranza delle quali riguardano il sistema osteomuscolare e il sistema nervoso. Ecco quanto leggiamo nell’ultimo rapporto pubblicato dall’Inail questa estate.
Beninteso si tratta di statistiche che dissimulano le dimensioni del fenomeno, in quanto non fanno parte di questa contabilità gli infortuni dei lavoratori cosiddetti indipendenti, le morti per malattie professionali, gli infortuni mai denunciati perché avvenuti in settori come il lavoro agricolo e l’edilizia, nei quali non esistono praticamente tutele per i lavoratori.
Pur falsate, tuttavia esse sono la dimostrazione più esemplare della forza distruttiva della produzione capitalistica e un atto d’accusa contro il crumiraggio dei capi sindacali.
Ma il parlamento borghese ha messo all’ordine del giorno dei suoi lavori una legge per liberare i capitalisti da ogni accessorio burocratico e dalle sanzioni sproporzionate.
I capitalisti in tutti questi anni non hanno mai rinunciato ai loro propositi di ridurre la questione della tutela della sicurezza nelle fabbriche a un qualche certificato che stabilisca alcune prescrizioni ordinarie con il sigillo dello Stato borghese.
Essi hanno continuato a sfruttare prepotentemente i rapporti di forza a loro vantaggio per costringere gli operai a barattare il posto di lavoro con le condizioni di salute e di sicurezza tecnica e sempre hanno tentato di gettare ogni colpa sui lavoratori.
Oggi attraverso i legislatori borghesi vorrebbero ottenere la santificazione della passione del capitalista per il profitto e il sigillo della fatalità e dell’imponderabilità per i risultati di questa loro passione.
E’ l’intensificazione dell’oppressione e dello sfruttamento capitalistici uniti all’assoluta mancanza di condizioni pur minime di lavoro e di sicurezza tecnica a provocare l’aumento degli incidenti sul lavoro e la massiccia diffusione delle malattie professionali.
La borghesia è una classe parassitaria, che si arricchisce sempre più sfruttando e impoverendo le masse lavoratrici e in primo luogo la classe operaia.
E’ il tempo per gli operai di riprendere la lotta per la sicurezza e la salute, dentro e fuori la fabbrica, da dove essi l’hanno interrotta, sopraffatti dalle minacce dei capitalisti e dal tradimento dell’aristocrazia operaia che si è impadronita dei sindacati.
E’ il tempo per essi di ricomporre l’unità della classe operaia contro la potenza concentrata del capitale.
Per cominciare, essi devono imporre l’elezione diretta dei propri rappresentanti per la sicurezza, per avere il modo di scegliere i più capaci e combattivi, prevedendo la possibilità della revoca dell’incarico da parte degli stessi lavoratori.
Questi rappresentanti eletti devono a loro volta tendere a superare la conduzione delle vertenze aziendali, riunendosi in un organismo nazionale che lotti per l’affermazione del principio del controllo delle organizzazioni operaie sulla formazione di tutti i lavoratori e sull’attività di prevenzione nei luoghi di lavoro.
Ma il compito certamente difficile, ma insostituibile, che attende i più coscienti tra i lavoratori, è quello di preparare una vasta agitazione sull’insieme delle condizioni di vita e di lavoro della classe lavoratrice.
Nel corso degli scioperi e delle manifestazioni, la rivendicazione di ogni miglioramento contrattuale deve accompagnarsi alla lotta per la soppressione del capitalismo.
Sempre più deve farsi largo tra gli operai la convinzione che solo il socialismo può dare loro soddisfazione nel lavoro, poiché esso soltanto libera dalle catene che le avvincono tutte le forze produttive della società e perciò la loro lotta per abbattere il sistema capitalista deve assumere proporzioni sempre maggiori.

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From: Teoria & Prassi teoriaeprassi@yahoo.it
To:
Sent: Tuesday, September 27, 2016 10:56 AM
Subject: IMBROGLI SULLA PELLE DEI LAVORATORI: I LAVORI USURANTI

Da Piattaforma Comunista

Continua il balletto fra governo e vertici sindacali sui lavori usuranti.
La normativa riconosce l’uscita anticipata, ma l’elenco dei lavoratori che svolgono questi lavori e che deve essere tutelato non è ancora definito e i fondi da utilizzare sono sempre meno, a causa della politica di austerità.
La questione dei lavori usuranti è una delle tante dimostrazione di come la borghesia se ne frega della salute delle lavoratrici e dei lavoratori.
Le norme sono nate male e sono rimaste sostanzialmente inapplicate, finite nel calderone parlamentare tra rinvii, elezioni, pareri mancanti, termini scaduti, ecc..
Solo nel 2011 sono stati fissati i criteri indispensabili per usufruire delle risorse di un Fondo utilizzato in minima parte.
Chi svolge attività usuranti non avrà comunque vita facile per accedere alla pensione anticipata: solo se ha iniziato a lavorare da giovane, raggiungerà prima il requisito di anzianità contributiva prevista per i lavoratori precoci (41-42 anni), rispetto all’età pensionabile (62 anni e mezzo) richiesta ad hoc dalla Fornero per chi ha svolto tali attività.
Le categorie, ampiamente sottostimate, dei lavori usuranti, in realtà, ci sono dal 2007 e sono quattro: quella che riguarda le mansioni più gravose ed esposte a rischi come i lavoratori delle cave, delle miniere, i palombari e altro; i lavoratori notturni definiti in base a intervalli orari ben precisi; gli addetti alla catena di montaggio e i conducenti di mezzi pubblici da nove posti in su.
Mentre un nuovo disegno di legge è approdato un mese fa alla Camera per includere gli edili e chi vive in equilibrio sulle impalcature (sono le prime vittime sul lavoro), nel 2016 un’ulteriore stretta ha ancora più irrigidito i requisiti sugli usuranti, già particolarmente cavillosi.
Infatti ogni categoria ha i suoi requisiti, modificati nel 2012. Resi così vincolanti, però, da aver creato un imbuto strettissimo che ha escluso il grosso delle pratiche inoltrate dai patronati. Su 11.124 domande presentate al 2011, ne risultano accolte 3.000 e respinte più di 8.000. La conseguenza è stata che dal fondo predisposto per le coperture, non sono stati pagati 1,5 miliardi di euro stanziati dal 2009 al 2013.
L’obiettivo di tutte queste manovre, nonché lo scopo di fondo dei tagli sulle pensioni, è arrivare alla privatizzazione del sistema pensionistico pubblico, affidando sempre di più la pensione al sistema bancario, assicurativo e finanziario, mentre le burocrazie sindacali e sono sempre più coinvolte nei fondi pensionistici integrativi.
Diciamo NO ad accordi che puzzano di scambio pre-referendum e ripartiamo con la lotta per il riconoscimento di tutti i lavori usuranti!

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From: USB Ospedale Gaslini ospedalegaslini.sanita@usb.it
To:
Sent: Wednesday, September 28, 2016 10:44 AM
Subject: COMUNICATO STAMPA APPALTI AL GASLINI: CHI CONTROLLA?

COMUNICATO STAMPA: APPALTI AL GASLINI CHI CONTROLLA?
Come denunciamo da tempo nell’assordante silenzio della politica e dell’amministrazione, il Gaslini ha croniche carenze di personale nei reparti.
Personale con carichi abnormi di lavoro e che dalle loro mani dipende la vita dei piccoli pazienti. Una situazione drammatica che sembra non avere soluzione.
Come se non bastasse, il contorno non è dei migliori.
Molti dipendenti infatti sono costretti a lavarsi le divise da lavoro a casa con tutto ciò che questo comporta sulla diffusione di batteri, alcuni dipendenti le stanno acquistando con il proprio stipendio, il Gaslini acquista divise monouso (con soldi pubblici) quando la ditta esterna dovrebbe fornirle.
La ditta che ha vinto l’appalto della ristorazione sembra dettare legge. La mensa dei dipendenti del Gaslini è ormai una mensa pubblica senza che il Gaslini percepisca oneri dovuti e il personale del Gaslini è costretto a recarsi nelle camere per l’ordinazione dei pasti assorbendo grosse risorse all’assistenza. Ma anche qui una politica regionale sorda e dedita al privato non interviene.
In una situazione simile era necessario assumere una nuova dirigente infermieristica da 70.000 euro l’anno considerando che lo stesso ufficio è dotato di ben 7 caposale perfettamente in grado, a nostro avviso, di gestire il personale?
Quei soldi avrebbero potuto essere impiegati per l’assunzione di 2 infermiere, 2 ostetriche o 3 OSS.
I componenti di questa giunta ed in particolar modo l’assessore Viale saranno ricordati come coloro che smantellarono l’Istituto Giannina Gaslini?

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