DISASTRO FERROVIARIO IN
PUGLIA: UN’ALTRA STRAGE DEL PROFITTO
Due treni di pendolari, lavoratori e studenti si sono
scontrati frontalmente sulla linea a binario unico fra Andria e Corato. Le
prime due vetture nell’impatto si sono sgretolate seminando morte e terrore. Il
bilancio è di 23 morti accertate e di circa 52 feriti, diversi gravissimi.
Mentre i soccorritori lavoravano alacremente contro il tempo per cercare di
salvare quante più vite possibile e la solidarietà popolare dei pugliesi non si
è fatta attendere con lunghe code di cittadini negli ospedali per donare
sangue, la proprietà della rete ferroviaria e il governo come sempre hanno
subito sposato la tesi dell’errore umano per scaricare le proprie
responsabilità. Le parole di cordoglio alle famiglie delle vittime da parte
delle istituzioni e l’annuncio di commissioni d’inchiesta per accertare i fatti
e le responsabilità, come le lacrime di coccodrillo di padroni e sindacati, in
questi casi fanno parte di un rito.
In Italia abbiamo il trasporto ferroviario a binario unico per migliaia di chilometri, e spesso gli investimenti rotabili risalgono al dopoguerra. Il sistema di supporto alla condotta che blocca il treno se il macchinista ignora il rosso è obbligatorio soltanto sulle tratte gestite direttamente dallo Stato, non in quelle concesse. La maggior parte della rete ferroviaria italiana viaggia ancora a binario unico. Oltre novemila chilometri sui 16 mila in mano a Rfi, il gestore dell’infrastruttura ferroviaria nazionale, e le reti concesse, cioè non controllate direttamente dallo Stato seimila su circa 6.500 chilometri totali. Dopo l’incidente Ferrotramviaria (Ferrovie Bari Nord) proprietaria del tratto ha aperto un’inchiesta amministrativa e come sempre il ministro dei Trasporti di turno (questa volta Graziano Delrio) ha promesso una commissione d’indagine ministeriale per capire le cause dell’incidente e la magistratura sta già indagando: come sempre ci sarà un processo, ma con i tempi lunghi della giustizia, la prescrizione rischia di concedere l’impunità ai responsabili della strage e questo per i famigliari delle vittime al danno aggiungerebbe la beffa. Alla luce della strage la responsabilità dell’azienda che gestisce la tratta ferroviaria è ancora più grave, perché dal 2013 erano già stati stanziati i soldi (fondi europei) per costruire il doppio binario. Sorge quindi anche il dubbio che qualcuno abbia volutamente ritardato i lavori per guadagnare sugli interessi dei soldi stanziati.
In realtà le cause dell’incidente non sono difficili da scoprire, quando si viaggia ancora su linea a binario unico e senza alcun sistema in grado di impedire una strage, con un sistema obsoleto dove il via libera ai treni è dato da una comunicazione via telefono tra gli operatori delle varie stazioni, sistema ancora in vigore. Purtroppo la verità è che questa è un’altra strage annunciata, un crimine contro l’umanità, come nel 2005 a Crevalcore, come nel 2009 a Viareggio e potrebbe ancora succedere sulle migliaia di chilometri di binario unico regionale esistenti in Italia.
La privatizzazione delle ferrovie dello stato, le esternalizzazioni, gli scorpori, delle aziende hanno come unico scopo la realizzazione del massimo profitto risparmiando anche i pochi centesimi sulla sicurezza a scapito dei ferrovieri e dei passeggeri. In nome dell’aumento della produttività e del profitto i padroni costringono i ferrovieri, e in generale i lavoratori, a lavorare in condizioni sempre più disagiate e pericolose e l’aumento dello sfruttamento è la causa principale degli infortuni e dei disastri. Il governo avvantaggiando l’Alta Velocità ha risparmiato sugli investimenti del trasporto regionale per la sicurezza di pendolari e cittadini, facendo una scelta di classe, favorendo i cittadini di serie A a scapito dei cittadini di serie B e C!
La brutalità e l’inumanità del sistema capitalista si
vedono anche da come sono trattati i cittadini delle diverse classi sociali.
Nel momento del dolore oltre ad esprimere la nostra solidarietà a tutte le
vittime e ai loro famigliari, non dimentichiamo le responsabilità di chi doveva
tutelare la sicurezza e la salute dei ferrovieri e dei passeggeri, comprese
quelle organizzazioni sindacali confederali che in cambio di alcuni privilegi
hanno, non hanno fatto nulla per impedire l’imbarbarimento delle condizioni di
sicurezza.
Sesto San Giovanni 14/07/ 2016
Sesto San Giovanni 14/07/ 2016
Michele
Michelino - Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro e nel
Territorio
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