(da Il
Quotidiano) - "ArcelorMittal ribadisce l'interesse per Ilva e conferma che
sul dossier è al lavoro con il gruppo Marcegaglia... È la strada su cui spinge
il Governo, con il ministro dello Sviluppo economico, Federica Guidi, che ha
chiamato intorno ad un tavolo al ministero tutti gli attori della possibile
operazione: il responsabile per le operazioni M&A di ArcelorMittal e ceo
per l'Europa, Aditya Mittal; Antonio e Emma Marcegaglia, che condividono le
deleghe al timone del gruppo di famiglia; il commissario straordinario
dell'Ilva, Piero Gnudi, e gli advisor. Il clima è di riservatezza, con il
ministero che si limita ad indicare che l'incontro «è stato approfondito e
cordiale». Ma la partita («una operazione molto complessa, una matassa
difficile da districare» fanno notare fonti vicine al dossier) è anche e forse
soprattutto politica, con il Governo che vede in gioco anche l'impatto su
Taranto ed il futuro dell'industria dell'acciaio italiana, e che è chiamato a
mettere in campo tutte le condizioni necessarie per rendere l'operazione
fattibile agli occhi di investitori privati. Tra le ipotesi, anche quella di
creare una newco per lasciare in una bad-company tutti i rischi che potranno
derivare dalle gestioni passate, a partire dal contenzioso ambientale, e per
mettere quindi al sicuro i futuri nuovi azionisti da ogni incertezza legata
alla «vecchia-Ilva».".
Ciò che
governo e nuovi padroni si apprestano a fare va respinto immediatamente da
parte degli operai e delle masse popolari di Taranto!
Per
"mettere al sicuro" i profitti dei nuovi soci, che devono avere
un'Ilva sgravata di debiti e di interventi economici per l'inquinamento,
puntano a creare due società: una "buona" ripulita da problematiche
ambientali, ma sicuramente "ripulita" anche da operai "in
esubero"; e una "cattiva" in cui devono essere buttate tutte le
questioni che per i nuovi padroni sarebbero solo costi, fastidi e non utili, in
primis, quindi, gli interventi di risanamento ambientale, i risarcimenti a
lavoratori, cittadini ammalati o morti, e, non ultimo, gli operai diventati "zavorra".
La logica
"mors tua vita mea" del capitale e dei suoi governi scavalca ogni
norma sociale, per cui chiunque vada ad acquistare un bene patrimoniale,
dovrebbe prenderlo così com'è, con gli aspetti buoni e con gli aspetti da
aggiustare; ma questo non vale per i padroni!
Chi si
illudeva, compreso parte degli stessi operai Ilva, che liberandoci di Riva
tutto si sarebbe sistemato, ora può aprire gli occhi: i padroni, italiani o
stranieri/indiani che siano, sono una razza bastarda e tutti i governi, si chiamino
Berlusconi o Renzi, sono al loro servizio!
Se passa
questa ipotesi, all'Ilva la situazione sarà come e peggio dei tempi di Riva. Da
un lato una "Nuova società" ottenuta dagli indiani e da nuovi padroni
italiani quasi gratis, e in cui, chiaramente, l'obiettivo è che i soldi da
investire debbano servire per la produzione, per battere sul mercato mondiale
la concorrenza, non certo per difendere realmente salute e sicurezza; e i
diritti degli operai saranno ancora di più carta straccia, anche in termini di
difesa del posto di lavoro, del salario, delle condizioni di lavoro: tra un pò,
conteremo i morti "indiani"?
Dall'altra
vi sarà la "Bad company", una sorta di "buco nero" che
proprio perchè pieno di debiti, non farà nulla soprattutto sul fronte del risanamento
ambientale.
NON
PERMETTIAMOLO!
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