Le
linee programmatiche per la scuola del futuro del governo, su cui Renzi
non ha perso tempo anche questa volta a spargere prima della loro uscita
ufficiale annunci mediatici ad effetto per suscitare l'attenzione di massa per
poi postarle in bella mostra in un sito on line apposito "passodopopasso",
sono pienamente dentro il percorso di smantellamento della scuola pubblica
e di trasformazione della stessa in una scuola sempre più al servizio del
capitale.
Il Passodopopasso
di Renzi verso un nuovo "patto educativo", "una
buona scuola", la "rivoluzione" diventa
infatti "un coraggioso cambio di passo" sia ideologico che
pratico per i padroni che, sebbene auspicherebbero un Renzi ancora più veloce e
rapido nell'ascoltarli e agire in loro funzione, considerano, come si legge in
un articolo del Sole 24 ore di venerdì 5 settembre, "le linee guida per
la riforma della scuola… una spinta significativa ad un sistema educativo che
ha bisogno di profondo rinnovamento… è necessario un coraggioso cambio di
passo… abbiamo bisogno di una scuola che restituisca dignità al lavoro degli
insegnanti ma anche alla cultura del lavoro e di impresa…".
Una scuola
sempre più scuola/azienda quindi: "tra le voci più importanti – leggiamo
nell'articolo del Sole 24 ore – per la rinascita della scuola c'è finalmente
(i padroni apprezzano!) una grande attenzione all'alternanza
scuola-lavoro… una questione cruciale che determinerà la qualità del nostro
capitale umano nei prossimi vent'anni…", cruciale sì! per i padroni
affinché venga agevolata la preparazione degli studenti all'ingresso nel mondo
del lavoro-salariato, nel mondo dello sfruttamento dell'uomo sull'uomo,
soffocandone via via invece tutta la potenzialità nel maturare menti critiche e
autonome (la conferma dell'imposizione dei test INVALSI anche da parte del
governo Renzi/Giannini sin dal suo insediamento dall'alto che si atteggia
nell'ascoltare le masse ma che poi è diventato totalmente sordo dinanzi alle
legittime proteste di tanti docenti contro la scuola-quiz ha questa chiara
funzione); uniformare gli studenti ad un unico modello sociale per trasformarli
appunto in quel capitale umano fresco, prezioso e sempre disponibile per
il mantenimento e la salvaguardia della produzione capitalistica secondo
"…il modello Federmeccanica, già oggetto di uno specifico protocollo
siglato con il Miur con il raddoppio del numero delle ore di formazione in
azienda (da 100 a 200)" rendendo obbligatorio l'apprendistato in
azienda/fabbrica negli ultimi tre anni degli istituti tecnici, il tutto
naturalmente a COSTO ZERO per i padroni, il "modello tedesco" docet,
e questo il giornalista del Sole lo evidenzia nell'articolo.
Ma per fare
tutto questo occorre che la scuola sia organizzata sempre meglio secondo
l'ottica verticistico/aziendale: ecco quindi la ripresa dalla Gelmini/Aprea ma
potenziata del ruolo di manager dei dirigenti scolastici, una sorta di
neo-padroni cui si dà il potere di dettare legge liberamente sulla scelta dei
docenti impegnati nelle attività di innovazione didattica, di orientamento,
di valutazione…, di decidere in stile fascistoide a chi elargire "il
premio" economico (lo scatto stipendiale non più legato all'anzianità
di servizio ma al merito che spetterà periodicamente, ogni tre anni, e solo ai
due terzi dei docenti (66%) di tutta la scuola o della rete di scuole che avranno
maturato più crediti) per il maggiore impegno profuso da alcuni insegnanti
rispetto agli altri, presidi affiancati da una sorta di neo-caporale, il docente
mentor, che farà da supporto "nella valorizzazione delle risorse
umane" aprendo inevitabilmente a logiche sempre più clientelari,
discriminanti, corruttive, di induzione a sempre più subalternità nei confronti
di presidi il cui unico interesse, come già accade ora nelle scuole, è quello
di raggiungere i migliori risultati per incassare i lauti compensi loro
destinati per il "raggiungimento degli obiettivi" generali in
competizione con le altre scuole, scuole in cui già tra i lavoratori con la
contrattazione di istituto svuotata per molti aspetti dalla reazionaria legge
Brunetta si sono innescati meccanismi di guerra tra poveri per compensi
accessori sempre più miseri a causa dei continui tagli dei vari governi alle
risorse del cosiddetto fondo di istituto.
Una scuola
sempre più privatizzata, vedi le linee guida in merito alla richiesta di
risorse ai privati in cambio di concessioni di incentivi fiscali come lo
"school bonus", una sorta di bonus fiscale per un portafoglio di
investimenti privati da parte di imprese, fondazioni, associazioni, insomma
altre regalie ai padroni.
Ma come far
passare tutto questo a livello di massa come giusto e necessario? Gli annunci
che hanno riempito tutte le testate giornalistiche e televisive sulla
mega stabilizzazione dei precari servono allo scopo: “Noi
diciamo basta ai precari e alla “supplentite”- ha detto Renzi -
ma ci vuole anche il coraggio di dire che si devono giudicare gli insegnanti e
che gli scatti di stipendio devono essere sulla base del merito e non
dell’anzianità”
Frasi ad
hoc, annunci ad effetto: mettere fine al precariato, chiudere le graduatorie ad
esaurimento, far fronte al turn-over, la novità dell'organico funzionale, cioè
una quota di personale docente, privo di posto in classe, che può servire alla
scuola ad ampliare l’offerta formativa, alla sostituzione dei docenti assenti
e che come nuovi pendolari sarà a disposizione di reti di scuole.
Ma il
governo dove trova i tre miliardi di euro necessari per la spesa? Renzi si è
affrettato a rassicurare che le risorse si ricaveranno dalla spending review
che sarà non di 17 miliardi ma di 20 miliardi di euro, ma certo è che oggi i
soldi per tutta l'operazione non ci sono, di freschissima memoria è
l'operazione dei 4000 docenti "quota 96", odiosamente impediti dalla
riforma Fornero ad andare in pensione nonostante il diritto pienamente
maturato, letteralmente beffati dal governo Renzi che prima questa estate ha
annunciato il provvedimento di collocamento a riposo e poi si è tirato
letteralmente indietro per mancanza di risorse.
Per non
parlare della questione dell'eliminazione del precariato… dietro l' operazione
mediatica si cela invece il fatto concreto che, sempre che ci siano le risorse,
non tutti i precari verranno assunti e stabilizzati perché una buona fetta di
essi (i docenti delle cosiddette terze fasce per esempio dei non abilitati che in
questi anni hanno lavorato con le supplenze temporanee come veri e propri
tamponi usa e getta) saranno tagliati fuori per sempre andando ad ingrossare le
file dei disoccupati e in questo senso li elimina davvero!
E non una
parola il governo spende poi per l'altra grande fetta di lavoratori che
popolano il mondo della scuola, di cui tanti sono i precari, che sembra
rimanere fantasma, i lavoratori ATA...
Il passodopopasso
del governo Renzi che promuove provvedimenti reazionari in ogni ambito,
rientranti nel moderno fascismo che avanza, come questo sulla scuola sempre più
a misura del capitale, con la collaborazione verso questo processo dei
sindacati confederali, vedi la Cisl e la Uil Scuola aperti sulla
introduzione degli scatti legati al merito, così come la disponibilità al
dialogo anche della Cgil, pone la necessità di rispondere contro con decisivi e
determinati passi sviluppando una lotta visibile che ostacoli l'azione
del governo al fine della sua caduta.
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