Leone Lazzara, storico
rappresentante sindacale in Atac (Roma) lascia la Cgil
Per il dibattito
Riportiamo il testo della lettera postata da Lanza e la sua scelta di
iscriversi alla USB
Continuiamo ad affermare che tutte le direzioni sindacali (di qualsiasi
sigla) sono degli agenti dei padroni. Il nostro compito è smascherarli e
conquistare gli operai
La redazione
Dopo 35 anni, ritengo conclusa la
mia esperienza di iscritto e militante della CGIL. Una decisione che mi pesa
oltremodo prendere ma che, d’altro canto, sono convinto di dover prendere.
La
più grande organizzazione italiana dei lavoratori ha subito la mutazione
sindacale alla quale il PCI è stato costretto in politica. Così come i passaggi
dal PCI al PDS, ai DS e al PD sono serviti a trafilare la forma e la sostanza
del pensiero marxista per sostituirlo con il suo opposto liberale, mentre i
militanti se ne andavano uno dopo l’altro scoprendo di non stare più dalla
parte giusta; così anche i passaggi da Trentin a Cofferati, a Epifani e alla Camusso
sono serviti a ridurre la CGIL ad un apparato ormai privo di un’autentica
identità ideale, subalterno al Padronato, costituito in massima parte da
sissignore al fianco dei quali ci si rende via via conto di non poter stare. In
entrambi i casi, con il PCI e con la CGIL, si è ricorsi senza alcuno scrupolo
all’intollerabile, odioso e stucchevole inganno di ribadire ossessivamente la
continuità fra il prima e il dopo; fra ciò che hanno fatto i dirigenti e le
masse del PCI e della CGIL per i lavoratori e il paese, e ciò che fanno ora i
capi del PD e della CGIL ai lavoratori e al paese in nome e per conto del
Capitale finanziario.
Fra la funzione svolta dal PCI e
dalla CGIL fino al 1989 e la funzione svolta dal PD e dalla CGIL oggi, non solo
non c’è alcuna continuità bensì una clamorosa e conclamata discontinuità. Per
dirla in altri termini: il PD e l’odierna CGIL non c’azzeccano niente di niente
con il PCI e la CGIL del passato. Gli esempi che si possono fare a sostegno di
quest’affermazione sono addirittura accecanti, si che ve li risparmio tutti
meno uno che invece è misconosciuto ma determinante: la lotta. Una qualunque
organizzazione politica e\o sindacale dei lavoratori non è tale se non lotta
continuamente; in modo intelligente, coniugando i grandi ideali alle esigenze
concrete. E quando le cose si mettono male, bisogna fare le lotte di
retroguardia sia per limitare i danni che per mantenersi in grado di reagire
successivamente. Bisogna lottare: sempre.
Il PD e l’odierna CGIL hanno
piuttosto l’assillante preoccupazione contraria, cioè quella di mantenere
sedate le masse in funzione di rendere, solo se possibile, meno dure le
condizioni continuamente imposte dalla Finanza e il Padronato. Loro ci hanno
passivizzati, e noi ci siamo fatti passivizzare; cosi che possono
tranquillamente dirci che alla lotta non si può ricorrere perché noi non la
vogliamo fare. Fra le altre è la scusa più miserabile, che però trova
fondamento nella miseria mentale con la quale ci abbarbichiamo alle gonne
politiche e sindacali di chiunque si presenta come nuovo, pur di non ammetterci
che dobbiamo ricominciare a muovere i nostri culi flaccidi tutti i santi
giorni, non solo quello del voto. Ho sempre affermato che senza partito e senza
sindacato non si può e non si deve stare; oggi questo è più che mai vero perché
CGIL\CISL\UIL, cosi come PD\FORZA ITALIA, si sono acchittate leggi elettorali
con le quali possono galleggiare beatamente anche con un decimo degli iscritti
attuali sul fronte sindacale, e dei voti elettorali su quello politico. Mi
iscrivo quindi all’USB, nonostante tutti i limiti rimproverabili a questa
organizzazione, perché è l’unico sindacato di portata nazionale nel quale potrò
dare il mio contributo di lotta alla nostra causa di lavoratori così come ho
sempre fatto da quando sono uno di noi.
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