Fincantieri, la Fiom si
ribella a Landini «L’integrativo è al ribasso»
La Rsu di
Panzano sancisce il «disaccordo e l’uscita dal coordinamento nazionale». Stop
ai vertici generali, decisioni non vincolanti. Inquieti altri cantieri del
gruppo di Giulio Garau
29 giugno 2016
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MONFALCONE Il mal di pancia sull’intesa raggiunta per
l’integrativo Fincantieri a livello nazionale da Fim, Fiom e Uilm diventa
insopportabile per la Fiom locale e in particolare per la Rsu del cantiere di
Monfalcone tanto da annunciare “l’uscita” dal coordinamento nazionale. Un passo
clamoroso ufficializzato in un comunicato sindacale, dopo alcuni giorni di
riflessioni con la segreteria provinciale, in cui si spiegano le ragioni sul
perché «la Rsu Fiom del cantiere di Panzano non ha sottoscritto l’ipotesi di
accordo». «La Rsu Fiom dello stabilimento di Monfalcone - recita lapidario il
testo - in disaccordo con la Fiom nazionale informa tutte le lavoratrici e i
lavoratori dell’inevitabile uscita dal coordinamento nazionale Fiom. Inoltre si
valuterà di volta in volta l’utilità o meno di partecipare a riunioni
nazionali, e quindi non si riterranno vincolanti le decisioni prese a livello
nazionale». Una presa di distanza pesante quella locale che traccia un solco
profondo nel rapporto, spesso turbolento con la Fiom di Maurizio Landini.
Una sorta di “Brexit” sindacale che potrebbe portare a serie conseguenze anche
locali di isolamento. In realtà, da quanto si è appreso, non è soltanto
Monfalcone a soffrire il mal di pancia a causa dei contenuti dell’intesa
raggiunta a Roma, anche da altri cantieri, pure quello di Marghera, è giunta
l’eco di forti malumori per un accordo “indigesto”.
Era stato raggiunto tra
giovedì e venerdì della scorsa settimana, dopo 24 ore di serrate trattative e
ben 18 mesi di negoziato. «Respinge l’attacco di Fincantieri su orario di
lavoro e pesanti riduzioni di diritti» ha scritto nel suo commento il coordinatore
nazionale Fiom Bruno Papignani che ha dato implicitamente la sua
benedizione. Fino all’ultimo c’era il rischio di rottura, è stato decisivo
l’intervento del segretario nazionale Landini che ha imposto di chiudere
l’intesa e ha dato il suo parere positivo: «Si può ora in una fase di crescita
e riorganizzazione del gruppo rafforzare attraverso la contrattazione,
l’occupazione e la presenza di tutti i cantieri in Italia, anche perché
l’ipotesi di accordo apre la strada ad una possibile sperimentazione di un
nuovo sistema di confronto e partecipazione e prova ad estendere tutele e
diritti anche a a tutti i lavoratori degli appalti». Anche Fim e Uilm
concordano, ma alla fine saranno i lavoratori a decidere nelle assemblee e con
il referendum entro il 22 luglio. E bisognerà vedere cosa succede quando
(probabilmente il 7 luglio) arriverà a Monfalcone lo stesso Papignani per
parlare ai lavoratori. La Rsu Fiom, come ha fatto il segretario Thomas
Casotto lunedì scorso, non ha dubbi sulla bocciatura. «C’era il mandato
delle assemblee a ripristinare i 70 euro in busta paga» ribadisce la nota
locale, ora questi soldi vanno a finire nel welfare e «la sottoscrizione
dell’accordo si è svolta fuori dal mandato dei lavoratori». Negativo anche il
giudizio sugli aspetti salariali «siamo preoccupati per la verificabilità dei
parametri espressi dall’accordo che dà pieni poteri gestionali all’azienda
senza lasciare spazio di contrattazione alla Rsu» insiste la Fiom. Che
ribadisce «l’accordo apre pericolosamente le porte alle deroghe contrattuali
aspetto che la Fiom nazionale in questi anni ha sempre osteggiato facendo
scioperare i lavoratori». Bocciati anche gli sforzi sull’appalto: «Con questo
accordo non ci sarà alcun miglioramento». Una delusione pesante per la Fiom:
«Avendo l’azienda un portafoglio ordini importante che prevede commesse fino al
2010 - chiude la nota - come Fiom di stabilimento non ci sembra il caso di
firmare un accordo al ribasso che peggiora le condizioni dei lavoratori».
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