L'avvocato Cesare Zaccone ( a destra, in piedi) durante un'udienza del processo
(questo porco difende soltanto i più bastardi tra i quali: Juventus, Thyssenkrupp, Eternit, n.d.r.)
Ivrea, tra i 17 imputati gli imprenditori Carlo De Benedetti e Franco Debenedetti e l'ex ministro Corrado Passera
(questo porco difende soltanto i più bastardi tra i quali: Juventus, Thyssenkrupp, Eternit, n.d.r.)
Ivrea, tra i 17 imputati gli imprenditori Carlo De Benedetti e Franco Debenedetti e l'ex ministro Corrado Passera
La filosofia
di fondo della Olivetti, la centralità e la protezione del lavoratore, non è
mai cambiata": a dirlo è l'avvocato Tomaso Pisapia, difensore di Carlo De
Benedetti, in aula al processo per i morti da amianto
alla Olivetti, ripreso a
Ivrea. Pisapia censura il modo in cui la procura ha impostato l'accusa, che ha
"sapientemente mescolato nel capo di imputazione accuse generiche e
specifiche secondo una tesi applicabile all'amministratore di una ditta con 50
dipendenti, non con 60mila. Qui - ha aggiunto - stiamo processando un uomo che
ha 82 anni e che ne ha spesi venti dedicandosi a questo territorio, prendendo
un'azienda sostanzialmente decotta e portandola da mille a diecimila miliardi
di fatturato, ed è un signore incensurato: eppure la procura non vuole nemmeno
che gli si concedano le attenuanti generiche".
Quello di
oggi è stato il primo giorno dei difensori nel processo contro i diciassette
imputati per aver causato la malattia o la morte di 14 ex dipendenti. Nei
confronti di Carlo De Benedetti e Franco Debenedetti le accuse più pesanti: la
procura chiede rispettivamente 6 anni e 8 mesi (per 7 morti e due lesioni nel
caso dell’ingegnere) e 6 anni e 4 mesi. Ammonta a 3 anni e 6 mesi la richiesta
di pena per Corrado Passera e a 3 anni e 4 mesi per Camillo Olivetti, assolto
dall’accusa di lesioni. Per Roberto Colaninno e Onofrio Bono è stata chiesta
l’assoluzione mentre per Maria Luisa Ravera, ex capo del Servizio ecologia
ambiente, c’è lo stralcio della posizione per gravi motivi di salute.
Le altre richieste di condanna sono per Renzo Alzati (2 anni e 2 mesi), Giuseppe Calogero (2 anni e 6 mesi), Filippo De Monte (1 anno), Roberto Frattini (2 anni), Luigi Gandi (3 anni e 8 mesi), Manlio Marini (4 anni), Anacleto Parziali (8 mesi), Luigi Pistelli (2 anni), Paolo Smirne (2 anni e 8 mesi), Pierangelo Tarizzo ( 2 anni e 8 mesi) e Silvio Preve (2 anni).
Le altre richieste di condanna sono per Renzo Alzati (2 anni e 2 mesi), Giuseppe Calogero (2 anni e 6 mesi), Filippo De Monte (1 anno), Roberto Frattini (2 anni), Luigi Gandi (3 anni e 8 mesi), Manlio Marini (4 anni), Anacleto Parziali (8 mesi), Luigi Pistelli (2 anni), Paolo Smirne (2 anni e 8 mesi), Pierangelo Tarizzo ( 2 anni e 8 mesi) e Silvio Preve (2 anni).
"Fragili
e fantasiosi". Così Cesare Zaccone, per la difesa dell'ingegnere Paolo
Smirne, ha definito le argomentazioni portate dai pm : "Come diceva
Flaiano - ha detto - in certi momenti si hanno i piedi saldamente poggiati
sulle nuvole". Anche Zaccone ha sferrato un duro attacco ai consulenti
della procura, accusandoli di aver "inventato di sana pianta" i dati
dell'accusa. "I consulenti della procura hanno basato le loro conclusioni
su foto scattate nei capannoni dell'Olivetti 25 anni dopo i fatti di cui stiamo
discutendo oggi - ha detto Zaccone - ha definito il capannone sud di Scarmagno
una cattedrale dell'amianto senza tenere conto del fatto che erano trascorsi 25
anni dall'ultima volta in cui era stato abitato e utilizzato".
"Affermazioni
denigratorie" da parte della pubblica accusa: questo l'esordio
dell'avvocato Elisabetta Rubini, anch'essa legale di Carlo De Benedetti. I pm,
per l'ingegnere, hanno chiesto sei anni e
otto mesi di
reclusione. La penalista si è riferita alla frase secondo cui "la Olivetti
degli anni Ottanta (quando De Benedetti era il presidente, ndr) era diversa
dalla Olivetti di Adriano". "Abbiamo invece dimostrato - ha replicato Rubini - quanto
erano presi in considerazione, e quanto erano presidiati, i rischi per la
salute dei lavoratori. L'avvocato ha elencato le deleghe e le 58 procure
notarili con cui il vertice delegava la manutenzione degli stabilimenti
attribuendo anche capacità di spesa ingenti, mantenuti negli anni e sempre
incrementati. "E' risultato evidente a tutti - ha aggiunto Rubini - che
l'istruttoria del pubblico ministero è stata molto carente e non ha
scandagliato l'enorme mole di documenti che gli era stata messa a disposizione
da telecom, e poi, in maniera sorprendente, non ha voluto tener conto neppure
delle risultanze del dibattimento".
Tutti gli
avvocati hanno chiesto l'assoluzione dei loro assistiti. La conclusione è
toccata all'avvocato Tomaso Pisapia che ha chiesto l'assoluzione di Carlo De
Benedetti "da tutti i capi d'accusa". Per Pisapia ci sono "dubbi
enormi" sulle effettive responsabilità dell'Ingegnere e anche su
"come si sono svolti i fatti".
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