Milano, i sette operai della
Marcegaglia: «Abbiamo occupato, non usciremo più»
15 giugno 2016
Ore
drammatiche alla Marcegaglia di Milano. I
7 operai in lotta da stamattina hanno occupato una palazzina, portandosi delle
taniche
di Alessio Di Florio
“Abbiamo occupato la palazzina di via
della casa dodici… ci siamo portati le taniche. .. qui devono venire a
prenderci con i lagunari. … non usciamo più! Accorrete e fate girare. Via della
casa 12 milano” questo il messaggio che da stamattina rimbalza sui social e
sui siti web di movimento. L’hanno inviato i 7 operai della Marcegaglia di
Milano che da due anni stanno portando avanti la lotta per difendere il loro
posto di lavoro. Dopo il fallimento ieri delle trattative in Prefettura hanno
deciso quest’azione di protesta.
La Marcegaglia è una delle principali
aziende italiane ed europee (la sua presidente è oggi presidente della
Confindustria europea) nel settore siderurgico, con interessi anche in altri
settori. Ormai da due anni, in Marcegaglia 7 operai dello stabilimento di
Milano stanno andando avanti la lotta contro la proprietà in difesa del posto
di lavoro. Una lotta che, nelle ultime settimane, è tornata ad acuirsi.
Massimiliano Murgo, delegato FIOM nello stabilimento, nei giorni scorsi è
venuto a raccontare quanto sta succedendo a Vasto, in Abruzzo, ospite del
locale circolo di Rifondazione Comunista e di Sinistra Anticapitalista Abruzzo.
Massimiliano ha ripercorso la storia del gruppo, della pressoché totale assenza
di conflittualità nelle relazioni sindacali fino all’inizio della loro lotta,
della creatività e forza che in questi due anni hanno dovuto mettere in campo,
di come sono stati anche esempio e avanguardia per i lavoratori degli altri
stabilimenti. Perché i 7 operai in lotta non sono “solo 7”, quasi fossero
un’esigua minoranza isolata, ma i primi 7 di una storia operaia tutta ancora da
scrivere. Una storia iniziata due anni fa, quando la proprietà ha comunicato la
decisione di chiudere lo stabilimento di Milano. In tale occasione, come ha
raccontato anche Massimiliano nell’incontro a Vasto, l’accordo di chiusura
dello stabilimento ha offerto agli operai 3 possibili scelte:
- Accettare il trasferimento, incentivato
e con messa a disposizione di trasporto aziendale con autobus, a Pozzolo
Formigaro a 108 km dallo stabilimento di Milano - Accettare la messa in
mobilità e l’incentivo all’ esodo di 30000 euro lordi
- Non accettare ne il primo e ne il
secondo, e nel periodo di CIGS, che in base all’accordo si sarebbe rinnovata
per un altro anno, l’azienda si impegnava a trovare la ricollocazione in uno
dei 4 stabilimenti del gruppo Marcegaglia limitrofi a Milano, quelli cioè di
Lainate, Corsico, Boltiere e Lomagna. In caso di impossibilità a ricollocare
entro i 2 anni di CIGS comunque l’azienda avrebbe offerto la possibilità di
trasferirsi a Pozzolo. Eventualmente l’azienda si impegnava a ricercare
soluzioni lavorative presso terzi, fornitori o clienti in provincia di Milano.
Al 30 ottobre 2014, ultimo giorno per
comunicare la scelta, Massimiliano e i suoi compagni, “non avendo la
possibilità, per ragioni di salute di alcuni e familiari di altri” di
trasferirsi e per gli stessi motivi, di “perdere il lavoro in cambio di
pochi soldi” decidono di rimanere in CIGS. “Come un fulmine a ciel
sereno – raccontano – alla fine del mese di giugno 2015
l’azienda invece ci ha convocato per comunicarci di non essere intenzionata
neanche a tentare l’apertura del secondo anno di CIGS, in quanto sarebbero
state modificate le norme di accesso al secondo anno di tale istituto. In
ragione di ciò ci comunicarono che ci avrebbero aperto la procedura di
trasferimento a Pozzolo Formigaro, e che non avremmo neanche avuto diritto al
trasporto aziendale. Una tegola enorme sulla nostra testa. Conti alla mano
trasferirci a quelle condizioni significava lavorare per pagarci benzina,
casello, tagliandi e una macchina ogni 2/3 anni, mentre comunque rimanevano le
condizioni di impedimento per tutti noi di recarci a lavoro così lontano.
L’unica alternativa che ci dava l’azienda era il licenziamento senza nessuna
indennità”. Davanti a questa prospettiva sono saliti sul tetto dello
stabilimento per 6 giorni, un operaio si mise anche in sciopero della fame.
Alla fine, grazie anche all’intervento del Prefetto, il secondo anno di CIGS fu
attivato.
Il 2 maggio scorso l’azienda ha comunicato
l’intenzione di inviare “le lettere di trasferimento coatto e senza
agevolazioni”. E’ iniziato un nuovo scontro con i 7 operai in lotta che, lo
scorso 31 maggio si sono incatenati “all’ingresso degli uffici direzionali,
amministrativi e Commerciali di Marcegaglia Buildtech in via della Casa 12”.
Dopo qualche ora si è riaperta la trattativa, con la convocazione di un tavolo
in prefettura il 7 giugno. Raccontano i lavoratori che in quell’occasione
l’azienda ha ribadito “di non aver alcuna possibilità di ricollocarci. La
funzionaria prefettizia, ha ricordato all’azienda le ragioni del verbale di
accordo sottoscritto col prefetto lo scorso anno e ha giustamente considerato
inverosimile che una azienda solida e importante come Marcegaglia non sia stata
in grado di trovare una soluzione per soli 7 operai”. La Prefettura ha quindi
deciso di riconvocare il tavolo per il 14 giugno. E questa è cronaca di queste
ore. Il fallimento, come scritto all’inizio, della trattativa e la decisione di
occupare gli uffici Buildtech. “Ci siamo barricati all’interno della
palazzina. Tutti gli ingressi sono bloccati. QUESTA VOLTA NON FINISCE IN
CHIACCHIERE. O ACCORDO O NON SI ESCE! 7 POSTI DI LAVORO A LAINATE CORSICO
BOLTIERE E LOMAGNA! Stiamo bene, non abbiamo alcuna intenzione di recare danni
ai beni aziendali. In mensa c’è da mangiare. Stiamo segnando ciò che consumiamo
per ripagarlo poi al gestore della mensa.
Emma Marcegaglia è presidente di business europe, l’associazione a tutela di tutte le imprese di europa. Oltre a essere una dei mandanti del jobs act in Italia assieme agli altri sarà certamente una sostenitrice della loi traval. Per questa e altre ragioni ci sentiamo strettamente legati alle sorti di tutti i lavoratori di Francia a cui va tutta la nostra solidarietà”. Una solidarietà che sta viaggiando in Rete e non solo in queste ore, invitando chi vive a Milano e dintorni e solidarizza con i 7 operai a recarsi presso la palazzina occupata, e con la proposta di attivare una cassa di resistenza.
Emma Marcegaglia è presidente di business europe, l’associazione a tutela di tutte le imprese di europa. Oltre a essere una dei mandanti del jobs act in Italia assieme agli altri sarà certamente una sostenitrice della loi traval. Per questa e altre ragioni ci sentiamo strettamente legati alle sorti di tutti i lavoratori di Francia a cui va tutta la nostra solidarietà”. Una solidarietà che sta viaggiando in Rete e non solo in queste ore, invitando chi vive a Milano e dintorni e solidarizza con i 7 operai a recarsi presso la palazzina occupata, e con la proposta di attivare una cassa di resistenza.
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