Slai Cobas per il sindacato di classe ILVA-APPALTO TARANTO
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26-6-2016
COMUNICATO
PER LE ASSEMBLEE
Ora i sindacati confederali all'Ilva si
ricordano di informare gli operai di quello che sta avvenendo sulla svendita
della fabbrica, sul nuovo gravissimo decreto, e i suoi effetti pesantissimi su
salute, sicurezza, garanzia dei salari, ambiente, stanno facendo assemblee per
reparto o aree.
MA NON E' QUELLO CHE SERVE.
Occorre un'ASSEMBLEA GENERALE, perchè gli
operai possano, non solo stare a sentire, ma imporre la loro visione della
situazione e decidere tutti insieme loro cosa bisogna fare. I sindacati confederali non vogliono
chiaramente questa assemblea generale che inevitabilmente si trasformerebbe in
una loro forte contestazione da parte degli operai.
Vogliono assemblee ristrette in cui poter
tenere sotto controllo e divisi gli operai, far pesare i legami e conoscenze
tra delegati/funzionari sindacali e operai, e quindi lasciar tutto in
attesa...; mentre governo, commissari e cordate padronali stanno svendendo il
futuro degli operai e della popolazione di Taranto. La situazione in fabbrica va sempre più
peggiorando. Gli operai dicono che "siamo alle pezze", "pezzi di
ricambio zero", e da un momento all'altro l'infortunio o l'incidente può
succedere.
Gli incontri sindacali a Taranto nella
scorsa settimana e a Roma al Mise stanno facendo chiarezza su ciò che i padroni
e il governo vogliono fare per l'Ilva. Innanzitutto, una gestione flessibile
dei prossimi mesi che comporterà ulteriore “solidarietà”, che sarà gestita come
sempre secondo i numeri dell'azienda, con “figli e figliastri” tra i lavoratori,
tra chi non ne farà per niente e potrà conservare il salario per intero e chi
invece se lo vedrà falcidiato. Il piano di fermi è fatto all'interno del
mantenimento dei picchi produttivi attuali e, di conseguenza, vuol dire, per
chi sta in fabbrica, più lavoro, più sfruttamento, con meno operai. I sindacati
hanno già dato l'Ok a questo piano, l'Usb compresa, come è avvenuto sempre per
i contratti di solidarietà. Al Tavolo romano si è discusso di cordate e si
tratta col governo (il 30 vi sarà un nuovo incontro) da che parte stare:
ArcelorMittal (Marcegaglia), o Erdemir-Turchi (Arvedi), con una barca di soldi
dello Stato attraverso la Cassa depositi e prestiti.
Ma “se non è zuppa è pan bagnato”. Il
problema non è scegliersi il padrone e legarsi alle sue promesse. Anche Riva quando si prese l'Ilva
promise che l'avrebbe risanata e messa a norma, e come è andata a finire poi lo
vediamo tutti. “Se non è zuppa è pan bagnato” significa volumi produttivi che
prevedono il taglio almeno di un 30% degli operai, considerando anche
l'appalto. E' inutile dire, poi, che chi resterà avrà livelli di sfruttamento
indiani o turchi, nel senso vero della parola. E Marcegaglia e Arvedi
chiuderanno i loro stabilimenti per buttarsi sull'affare dell'Ilva.
Anche sul fronte salari siamo a rischio. I
300 milioni dati dal governo coprivano fino a fine giugno. Nè il governo, a
parte alchimie dell'ultimo momento, può dare altri soldi per l'andamento della
fabbrica, e non per le bonifiche, senza incorrere nelle sanzioni della Comunità
europea. Il 10° decreto è, se fosse possibile, il peggiore e più
illegale fatto finora: concede l'immunità e quindi il via libera a violazioni
sulla sicurezza, sull'ambiente, ai nuovi padroni, dopo averla già data ai
commissari; rinvia nuovamente, e questa volta fino addirittura al 2019 le
prescrizioni Aia (tra cui la copertura dei micidiali parchi minerali) - di
fatto vuol dire non farle mai; permette, infatti, ai nuovi padroni di
modificare il piano ambientale (cioè di peggiorarlo); toglie ai nuovi acquirenti
l'obbligo di restituire i 300 milioni e altri debiti (che quindi pagherà lo
Stato, cioè i cittadini); ripresenta la strada della newco - in cui sarà
salvata solo una parte della fabbrica e gli operai passeranno con una novazione
di contratto all'insegna del jobs act - e della badcompany - in cui saranno
messi debiti, risarcimenti, spese ambientali "improduttive" e
migliaia di esuberi operai. Senza la mobilitazione degli operai, gli
ulteriori passaggi non possono che essere sempre più di attacco alle condizioni
di lavoro, di salario, alla salute dentro e fuori la fabbrica. Gli operai
devono "liberarsi" dall'annebbiamento mentale e di coscienza che i
sindacati confederali hanno attuato. Nessun lavoratore può sentirsi al
riparo. Anche sul fronte dell'attacco alla salute, per esempio, i dati emersi
dal registro tumori stanno a dimostrare che tutti gli operai e masse popolari
possono essere colpiti, sia quelli residenti a Taranto che in provincia (anzi,
paradossalmente (?) i dati dei tumori nella provincia risultano essere più alti
di quelli in città). Poi in fabbrica tutti, dal più lontano paese della
provincia o della regione, si sta comunque 8 ore e tutti i giorni, e gli operai
continuano a respirare emissioni nocive sempre e di più.
Anche giorni fa vi è stato uno slopping in
acciaieria 1.
Per questo, ora per uscire in fabbrica da
questa situazione serve un'assemblea generale in cui gli operai possano trovare
la forza dei loro numeri, dell'unità per ribellarsi e imporre una mobilitazione
autorganizzata, fuori dai binari dei sindacati confederali. Noi chiediamo
un'assemblea generale e non le finte assemblee di reparto. Vogliamo che tutti
gli operai sentano una sola cosa dai sindacalisti e possano far sentire la loro
voce e imporre i loro interessi di difendere lavoro, salute e sicurezza,
salari, diritti.
Ma tutti non vogliono fare l'assemblea
generale, l'Usb compresa. Gli piace amministrare gli orticelli piuttosto che
misurarsi con tutti i lavoratori. Fim e Uilm gestiscono l'esistente, minacciano
scioperi e mobilitazioni se...se...se, il cui ultimo sciopero abbiamo visto a
che è servito... La Fiom abbaia alla luna, si butta sulle piccole cose e ha
fiducia nel governo e nello Stato.
L'USB annuncia un piano di assemblee, la
proposta di uno sciopero una marcia dall'Ilva all'Eni il 26 luglio, una
raccolta di firme per mandare prima gli operai in pensione. Ma questo del
prepensionamento lo Slai cobas lo aveva proposto con il “Decreto operaio”, in
cui uno dei punti è che “25 anni bastano” per lavorare in questo impianto
siderurgico. Ma, intanto, la stessa Usb che cosa ha fatto? Nessuna reale
opposizione ai decreti, la ripresa del lavoro e la revoca dello sciopero quando
vi è stato il sequestro dell'Afo2 per la morte di Alessandro Morricella;
l'incontro con Renzi con foto ricordo, quando è venuto con una toccata e fuga a
Taranto; per non parlare il “culo e camicia” con Emiliano, altro trombone. Lo
sciopero lo ha fatto l'Usb ma insieme alla Confindustria.
Le marcette, gli scioperi per incontrare
il prefetto e il giro degli ospedali, non permettono di ottenere nulla
DOBBIAMO
IMPORRE NELLE ASSEMBLEE O CON UNA RACCOLTA DI FIRME:
ASSEMBLEA
GENERALE SUBITO!
APRIRE
LA FABBRICA ALLA CITTA'!
BLOCCARE
UNITI, OPERAI E CITTADINI, FABBRICA E CITTA'!
SLAI
COBAS per il sindacato di classe
Taranto
via Rintone, 22 (aperta il martedì e giovedì dalle 17,30-19,30)
slaicobasta@gmail.com
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