domenica 21 marzo 2021

21 marzo - ancora su Brescia: INCHIESTA OPERAIA - LA SITUAZIONE NELLE FABBRICHE BRESCIANE - ALFA ACCIAI

 

Un’altra azienda che incrementa i profitti societari e al tempo stesso fa politica per Federmeccanica e Confindustria è Alfa Acciai, grossa azienda siderurgica, con una forte presenza sindacale, Fiom in maggioranza e Fim che, alimentando polemiche sindacali fantasiose, cerca di espandere la sua presenza. Ad oggi la fabbrica risulta separata per contratti applicati e stipendi, in tre società che gestiscono l’ Acciaieria e il Laminatoio, Parco rottami, Derivati. La scomposizione artificiosa della fabbrica, accettata sindacalmente, non contrastata, ha creato una divisione immediata tra gli operai, e lasciato campo libero alle nuove assunzioni che ad es. nel grande reparto Derivati, avvengono da tempo con le agenzie di somministrazione, per uno, due, tre mesi alla volta. Con una riduzione dello stipendio per via del contratto applicato, per via di ‘escamotage’ come il riposo a scorrimento che porta gli operai in fabbrica al sabato a costo zero. Del resto la nuova avvertenza è ‘sei precario devi stare zitto o non ti rinnovano il contratto’. Con un riflesso immediato sulle condizioni di lavoro, dove l’intensificazione dello sfruttamento passa anche strumentalmente nel regime anticovid attuale, niente mensa, disattivate le chiavette per il caffè, si mangia tra la polvere dei reparti sui muletti o nei pulpiti con i thermos portati da casa. Chiaro che in queste condizioni la prevenzione dalla pandemia poteva, e si può fare, in modo diverso, tenendo al centro il rispetto e i diritti degli operai. Ma ciò richiede una scelta di campo, o gli operai o la produzione che per i confederali non può essere messa in discussione, nemmeno per garantire un minimo di vivibilità agli operai pur dentro il diritto a proteggersi dal contagio. Il peso della crisi sanitaria va così tutto sulle spalle degli operai. I protocolli confederali, con le norme anticontagio condivise con Confindustria, si fermano dove iniziano i reparti: mascherine, distanziamento, gel quant’altro possa servire, a volte più formale che effettivo, ma senza intaccare il normale svolgimento della produzione. Le regole anticovid diventano così facilmente misure da caserma, tese ad imporre la disciplina, più che la difesa della salute. Tutto il contrario di quello che gli operai potrebbero definire organizzandosi direttamente ‘in comitati di reparto’ per decidere come applicare le misure di sicurezza nei reparti salvaguardando salute e condizioni di lavoro e il caffè! Nel tempo l’attività sindacale si è ristretta a far digerire gli accordi alla massa degli operai, con tutti mezzi. Per i delegati i contratti di assunzione tramite le agenzie diventano ‘...normalmente e automaticamente si trasformano in fissi dopo un anno’. Ma normale e automatico non corrisponde al vero. Che ad Alfa Acciai, per far digerire un brutto rospo agli operai si sia ricorso ad un passaggio ‘automatico’ dopo un anno, può essere. Ma dire che ciò sia normale ovvero diffuso no! Le centinaia di migliaia di lavoratori precari da anni, rinnovo dopo rinnovo, gridano vendetta. Così come, questo fortunato automatismo non cancella il cancro del precariato e della divisione che si è insinuato con Ranstad e soci, in una fabbrica oggi simbolo contrattuale per l’intera provincia. Ciò si regge su schiere di delegati sindacali impegnati a far passare gli accordi come tattica sindacale, quando in effetti impongono la strategia padronale. Vedi l’accordo del 2016/2019, ritenuto innovativo per il coinvolgimento di lavoratori e management, ha segnato la strada che lega quote di salario alla produttività, qualità, efficienza impianti, è stato di soddisfazione per il risultato raggiunto dice la Fiom, dimostrando prosegue la Fiom, che si possono coniugare le esigenze dei lavoratori in relazione alla gestione della situazione di mercato. Sempre all’Alfa Acciai, un accordo giudicato innovativo, aprì la strada all’applicazione creativa, ovvero flessibile, dei contatti di solidarietà nel bresciano. Rientrare nelle fabbriche, recuperare alla lotta di classe, all’organizzazione gli operai, richiede anche coscienza e coerenza sull’effettivo ruolo esercitato dai sindacati confederali in fabbrica, al centro Fiom/Cgil, strumenti indispensabile per l’affermazione dei piani e delle concezioni padronali. Intanto la condizione operaia comunque peggiora giorno dopo giorno, rivolte non sono certo impossibili, ma senza la lotta o

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