mercoledì 10 marzo 2021

8 MARZO A BERGAMO, LA CAMPAGNA DELLO SLAI COBAS PORTA LA PIATTAFORMA E LO SCIOPERO DELLE DONNE NELLE FABBRICHE, COME NECESSITÀ DI ROVESCIARE OGNI ASPETTO DI QUESTO SISTEMA SOCIALE CAPITALISTA CON LA BATTAGLIA DELLE DONNE PROLETARIE IN PRIMO PIANO.

SIGNIFICATIVE LE ADESIONI, PER NUMERO O PER IL CARATTERE DELLA LOTTA IN CORSO, ANCHE SE LA CRISI ECONOMICA E SANITARIA, LE RISTRUTTURAZIONI APERTE, HANNO LASCIATO DEI VUOTI TRA LE FILA DELLE OPERAIE

È stato portato a tutte le operaie la necessità dello sciopero delle donne come unica strada per mettere in campo la loro forza attraverso l’unità e l’organizzazione dentro e fuori la fabbrica, contro l’attacco generale alla condizione delle donne/lavoratrici, portato avanti dallo stato e dal governo e aggravato dalla crisi/pandemia.

 


Evoca, un modello classico dove i padroni stanno scaricando la crisi sulle operaie e gli operai, gestendo la ristrutturazione con i confederali. La cig covid e le dimissioni volontarie incentivate (usando pure la Naspi!) con accordo

confederale, per fare cassa, liquidità, e portare avanti allo stesso tempo la riorganizzazione delle linee di montaggio, con alcune linee che diventano ‘speciali e sperimentali’, dove mettono in campo tutte le tecniche possibili per alzare i ritmi e la saturazione dei tempi di montaggio, un modello da generalizzare al resto della fabbrica, per fare più macchine con meno operaie. Chi non regge i ritmi, per le tante che si sono consumate con una vita di sfruttamento, l’invito è a dimettersi ‘volontariamente’. Per ora solo 24 adesioni ma hanno allungato i termini per l’adesione. Mentre i confederali cercano di controllare il disagio delle operaie seminando rassegnazione, qualunquismo, disinformazione.

Ridotta rispetto agli anni precedenti, ma decine di operaie hanno partecipato allo sciopero, con il boicottaggio ‘tradizionale’ dei confederali, che hanno pure organizzato un’assemblea l'8 marzo per il CCNL.

 

Brembo, anche qui 85 operaie/i volontari con la Naspi con accordo confederale, per un’altra consistente riduzione dei contratti a tempo indeterminato, verso la precarizzazione soft delle fabbriche, dato che ora si entra solo con Adecco e simili. Mentre la produzione negli ultimi mesi è stata sostenuta e integrata da un massiccio uso del 6x6. Lo sciopero diffuso nei reparti a macchia di leopardo, con punte del 25/30%.

Buona adesione anche alla SEII, sciopero sostenuto dalla Rsu confederale, per operaie impiegate sulle veloci e pesanti linee di montaggio dei componenti elettrici.

Una condizione generale quella delle operaie, una battaglia in corso per organizzarne la forza e le energie individuali, che si riflette anche nella situazione specifica e nelle tensioni presenti alla Montello, fabbrica a grande prevalenza di manodopera femminile immigrata dove è iniziata una ristrutturazione delle linee nello stabilimento con accordi di stampo patriarcale tra padrone e Cgil con espulsioni “volontarie con incentivo” per mandare a casa le donne dopo anni di sfruttamento.

...durante i volantinaggi spesso anche operaie iscritte alla Cgil ci hanno dato ragione su tutto quello che c’era scritto, ma siamo ancora distanti dalla presa di coscienza collettiva necessaria che trasforma la giustezza delle idee in forza materiale attraverso la lotta e l’unità delle operaie, unico modo per fermare la riorganizzazione che si preannuncia come una pulizia di tutte quelle operaie che non riescono più a mantenere i carichi e ritmi di lavoro.

Per il momento sta prevalendo nella maggioranza delle operaie un clima di paura e ricatto di perdere il posto di lavoro e anche tra chi è iscritta al Cobas si pensa sbagliando di salvarsi se si sta buoni “non facendo casino”, facendo così il gioco del padrone che tiene divise le operaie, mentre avanza passo dopo passo una pesante ristrutturazione, ma comunque lo sciopero è stato fatto da un gruppo di operaie che non ne hanno scordato l’importanza, non dimenticandosi che nel 2018 lo sciopero delle donne alla Montello è stato il primo sciopero fatto dalle operaie che ha dato la forza per alzare la testa e organizzarsi per i propri diritti, è questa porta stretta che ogni operaia dovrà passare per riprendere ad avere forza rilanciando la lotta con il sindacato in fabbrica.

E’ da li che si dovrà ripartire: Vogliamo i diritti delle donne alla Montello. Anche rifacendo nei prossimi giorni l’assemblea che ai cancelli non si è potuta tenere, ma le operaie della Montello hanno voluto riprogrammarla a breve, per superare sia i problemi “logistici” di trasporto collettivo di un gruppo, che per permettere anche la presenza anche di alcune operaie-combattive che ora sono in maternità che hanno avuto problemi con i figli sia per lasciarli sia per seguire la lezione on-line DAD...


Nessun commento:

Posta un commento