Marchionne
si conferma ogni giorno di più come l'esempio del fascismo padronale,
atteggiamento che si sta diffondendo ampiamente. Dopo la chiusura dello scontro
con il fondo Veba, il fondo sanitario dei
lavoratori americani del settore auto, adesso è passato a
minacciare il governo canadese. "La posta in gioco – riporta il sole 24
ore di ieri - sono centinaia di milioni in aiuti per investire nei due
stabilimenti canadesi di Chrysler: quello di Windsor, da cui escono i
monovolume; e quello di Brampton, che sforna le berline di grandi
dimensioni."
La minaccia
è pesante e diretta e ripete quello già fatto in Serbia, in Italia (dove si
appresta a fare lo stesso per i prossimi "investimenti" e che troverà
le porte aperte dal nuovo primo ministro Renzi, quello che disse «con
Marchionne senza se e senza ma»,) "… se il Canada non darà gli aiuti
necessari ci sono numerosi altri stati pronti a farlo per aggiudicarsi gli
investimenti. Il manager ha citato il Brasile, dove il maxinvestimento per la
nuova fabbrica Fiat di Pernambuco è finanziato all'85% da prestiti a tassi
agevolati da banche pubbliche brasiliane."
E il
giochetto per recuperare soldi facendoli risparmiare alla famiglia
Agnelli/Elkann si ripete: "Chrysler ha ipotizzato un investimento di 2.6
miliardi di dollari canadesi a Windsor (circa 1,75 miliardi di euro) e un altro
miliardo a Brampton; secondo il "Globe and Mail" avrebbe chiesto ai
connazionali canadesi una partecipazione di 700 milioni (circa 450 milioni di
euro)." Soldi che poi non si sa se verranno davvero investiti o utilizzati
per altri scopi come temono alcuni analisti.
Il governo
canadese, che non si fida del noto manager, e "che ha partecipato
insieme a Washington al salvataggio di Chrysler nel 2009 – ha per ora
stanziato 500 milioni di dollari canadesi in un "Fondo per l'innovazione
automotive", e ha chiesto di vedere il dettaglio degli investimenti
previsti."
"Quanto
potrà durare il negoziato?" si chiede il giornalista. Per non continuare a
"perdere quote di mercato", come dicono gli economisti, il
"negoziato" dovrebbe durare poco dato che "Secondo la stampa
canadese, la minaccia di Marchionne di portare altrove l'investimento (per
esempio in Messico) potrebbe costare a Chrysler un ritardo nel lancio dei nuovi
prodotti; [che è proprio uno dei motivi della chiusura degli stabilimenti in
Italia] non è detto, inoltre che sia facile trovare un impianto sufficientemente
scarico da poter accogliere una linea completamente nuova per uno dei prodotti
di punta del gruppo americano. Ma sono conseguenze che il manager
italo-canadese in passato è stato disposto ad affrontare; per esempio, quando
spostò la 500L da Mirafiori alla Serbia." A spese degli operai di
Mirafiori sui quali si continua ad abbattere la cassa integrazione - proroga di
un anno di cassa integrazione straordinaria - e il futuro assolutamente
incerto!
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