venerdì 28 febbraio 2014

19 febbraio: LE IMPRESE CHE SIANO DI STATO O DEI COSIDDETTI IMPRENDITORI "ILLUMINATI" SONO UGUALI A TUTTE LE LORO CONSORELLE, SONO: CRIMINALI E ASSASSINE!

Tirreno Power, la Procura di Savona: “Centrale può aver causato 400 morti”

Dure le parole del procuratore Francantonio Granero che commenta l'attività della centrale a carbone ligure che tra gli azionisti conta la Cir dei De Benedetti. L'azienda si difende: "Consulenze di parte. Serve prudenza"



La Tirreno Power potrebbe aver procurato 400 vittime. Sono dure le parole del procuratore di Savona Francantonio Granero sulla società che fa capo ai francesi di Gdf (50%) e alla Cir della famiglia De Benedetti (39%) gia’ inguaiata con i debiti sia di Tirreno Power oltre a quelli di Sorgenia. “Senza la centrale di Vado tanti decessi non vi sarebbero stati”, dice. Secondo il magistrato la centrale a carbone, in base a dati dei consulenti, “dal 2000 al 2007 sarebbe da attribuire alle emissioni della centrale 400 morti”.
Sull’attività di Tirreno Power sono aperti da tempo due filoni d’inchiesta da parte della Procura, uno per disastro ambientale e una per omicidio colposo. Secondo il procuratore ci sarebbero stati anche “tra i 1700 e i 2000 ricoveri di adulti per malattie respiratorie e cardiovascolari e 450 bambini ricoverati per patologie respiratorie e attacchi d’asma tra il 2005 e il 2012″. I consulenti hanno mappato una ‘zona di ricaduta delle emissioni’ ed hanno escluso, come causa delle patologie, il traffico automobilistico, altre aziende della zona e i fumi delle navi in porto. Il perimetro della mappa riguarda quasi tutta Savona, Vado, Quliano e Bergeggi e in parte Albisola e Varazze. Nell’inchiesta risultano indagati per disastro ambientale Giovanni Gosio ex direttore generale, dimessosi alcune settimane fa e il direttore dello stabilimento Pasquale D’Elia. Ci sarebbe anche un terzo indagato di cui non si conosce il nome.
Le consulenze della procura di Savona su Tirreno power sono “di parte” e non sono mai state sottoposte “a un contraddittorio”. E’ questa la difesa dell’azienda secondo la quale “non si comprende quale sia stato il metodo di valutazione di esposizione agli inquinanti”. “Tale mancanza di chiarezza è accompagnata dall’assenza della doverosa analisi di robustezza, di sensitività e quindi di affidabilità globale del metodo adottato. Anche per questo motivo non si può affermare in concreto alcun nesso di causalità”, afferma. L’azienda invita ad “una maggiore prudenza considerando la forte rilevanza anche emotiva che i temi trattati rivestono e che dovrebbero essere tuttavia sempre suffragati da fatti comprovati anziché da ipotesi di parte le cui fondamenta sono tutte da verificare”.


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