- Mercoledì, 19 Febbraio 2014
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Dopo un lungo periodo di lotta dal
giugno 2011 al luglio 2012 culminato con un attacco collettivo ai
rappresentanti del padronato, era lampante che il medesimo sarebbe andato alla
radice dell'organizzazione Operaia cercando di cambiare sostanzialmente la
forza-lavoro.
COMPOSIZIONE DELLA FORZA-LAVORO:
DIVISIONI SALARIALI E GERARCHIE GENERAZIONALI
Dopo il 18 luglio 2012 circa 550
Operai a tempo indeterminato su 1000 sono stati licenziati. Per tentare di
sostituirli circa 150 sono stati spostati dallo stabilimento di Gurgaon a
quello di Manesar, in particolare presso il settore C, operativo dal luglio
2013, non senza alcuni brevi scioperi degli edili come si vedrà in appendice a
questo numero. Oltre ai 550 permanenti, circa 2200 su 2500 precari sono stati
cacciati sostituiti da Operai assunti come "collaboratori".
La prima decisione a seguito della
rivolta del 18 luglio è stata quella di non assumere più Operai a contratto
presso MARUTI SUZUKI(precari) nel reparto di produzione. Questo è stato
innanzitutto un chiaro segnale politico, nel senso che "vediamo la
fragilità di questo sistema e cerchiamo di fare qualcosa al riguardo".
Invece di utilizzare Operai a contratto si è preferito introdurre una nuova
categoria (Company Casuals) (una sorta di contratti di collaborazione, ndt) .
Gli Operai così inquadrati sono direttamente assunti dall'azienda, il che non
fa guadagnare in salario o diritti, ma permette a MARUTI SUZUKI un controllo
più diretto sulle assunzioni. "Abbiamo eliminato agenzie di lavoro e
contratti a scadenza. Siamo tornati al sistema già in vigore a Gurgaon.
Facciamo un'analisi completa del candidato, controlliamo la sua storia, la sua
famiglia. Inizialmente sono assunti come apprendisti e valutati per un anno, in
seguito vengono sottoposti ad un esame ed inquadrati come tirocinanti per due
anni. La cosa più importante è l'atteggiamento" ha annunciato il
presidente Barghava in una recente intervista. I collaboratori
lavorano per sei o sette mesi e poi licenziati; alcuni vengono poi richiamati
dopo un paio di mesi. MARUTI SUZUKI in questo modo impedisce l'esistenza di una
forza-lavoro permanente. In precedenza, i precari in MARUTI che avevano lavorato
lo stesso periodo degli attuali collaboratori spesso restavano per diversi
anni. I nuovi contratti sono una decisione politica del padrone che impatta
sulla produzione. Se da un lato la maggior parte degli addetti è stata
sostituita dopo sei mesi, dall'altro si ostacola una maggiore esperienza di
gruppo nel lavoro e la costante necessità di formazione: ciò influisce
negativamente sulla produttività. In termini generali, essa già scendeva
durante la prima occupazione del giugno 2011, passando da 45 secondi per
un'auto a 60 secondi, complessivamente di 960 auto su due turni. A novembre
2013 i livelli crollano a 795 vetture, con previsioni di rialzo a 900 entro
gennaio 2014. Dopo il rallentamento della catena di montaggio dall'estate 2011
la velocità delle linee è rimasta invariata, nonostante la crisi. Il padrone
piuttosto di fermare la catena manda gli Operai a fare pulizie per un'ora a
turno rallentando ulteriormente il ciclo, conscio di un inasprimento delle
tensioni Operaie come risposta ad un eventuale accelerazione. Complessivamente
possiamo affermare che il numero di Operai permanenti è effettivamente
diminuito da luglio 2012 in relazione a "collaboratori" (o
precedentemente con i precari) e tirocinanti. Nonostante le dichiarazioni di
volere fare a meno di contratti a tempo, almeno 150 Operai così inquadrati
svolgono ancora lavori di movimentazione merci e trasporto. Ciò ci porta alla
seguente composizione in termini salariali. Possiamo notare facilmente che dai
regolamenti venuti successivamente al 2012 il divario tra Operai fissi e
precariato è aumentato considerevolmente: (1 rupia indiana: 0,000061 euro)
GIUGNO 2011
PERMANENTI: da 13000 a 17000 rupie
APPRENDISTI: da 8000 a 10000 rupie
PRECARI: 6500 rupie
NOVEMBRE 2013
PERMANENTI: da 32000 a 36000 rupie
APPRENDISTI: da 16000 a 18000 rupie
COMPANY CASUALS-COLLABORATORI: 13800
rupie (11000 al netto di tasse e fondo previdenziale)
PRECARI: da 5500 a 6000 rupie
Inoltre, il premio annuale di
produttività per i fissi, equivalente quasi ad uno stipendio aggiuntivo, è
stato nuovamente introdotto nel 2013 dopo la sospensione nell'anno precedente.
Presso la fabbrica di Gurgaon, MARUTI SUZUKI ha avviato un sistema di
concessione di prestiti agevolati ai dipendenti per cifre da 100000 a 300000
rupie, se il richiedente trova altri due Operai come garanti: ciò fidelizza
ulteriormente i lavoratori stabili al padronato. Dopo il 18 luglio, gli Operai
più anziani in attesa di pensionamento sono stati trasferiti da Gurgaon a
Manesar godendo di un salario di circa 50000 rupie in più. Essi sono stati
affiancati a collaboratori neoassunti e tirocinanti freschi di formazione da
istituti professionali. Gli Operai con cui abbiamo parlato sapevano, della
lotta del biennio 2011-2012, poco più di un semplice "è stato ucciso un dirigente".
Questa divisione generazionale tra Operai esperti e precari neoassunti vorebbe
insomma evitare quella "miscela esplosiva" di 25enni arrabbiati,
ovverosia la fascia d'età che ha spinto in avanti le lotte alla MARUTI nel
2012. Molti trasferimenti avvengono tra MARUTI SUZUKI e SUZUKI POWETRAIN; lo
stesso avviene a Manesar. Le due società si sono fuse nel 2012 ma gli Operai
POWERTRAIN hanno un sindacato separato (HMS): tale sindacato si oppone ai
trasferimenti tra Gurgaon, Manesar e POWERTRAIN denunciando che ciò mina la
posizione unitaria del sindacato. Ultimi ma non meno importanti sono i
trasferimenti politici degli "Operai attivi": ad esempio il padrone
ha trasferito i 13 delegati sindacali dalla fabbrica di Manesar ai distanti
show-room di MARUTI. Ciò ha seguito di notevoli pressioni ed il
collaborazionismo della polizia: un familiare di uno di questi Operai è stato
convocato in centrale, minacciando la prigione (come per gli altri 150
sindacalizzati) se l'Operaio non avesse accettato senza discussioni lo
spostamento.
ALL'ESTERNO DELLA FABBRICA: I
PRIGIONIERI POLITICI E L'APPAGAMENTO INDUSTRIALE
Al di fuori della fabbrica, le
principali pressioni avvengono sui 150 prigionieri politici detenuti nel
carcere di Bhondsi, vicino a Gurgaon. Il numero di Operai e famiglie coinvolte
in campagne di solidarietà come scioperi della fame o tour di denuncia intorno
al distretto di Haryanasono scesi dalla fine del 2012. Ogni tentativo di
manifestare nelle aree industriali è represso dalla polizia: la prevista dimostrazione
per il primo anniversario della rivolta, il 18 luglio 2013, è stato accolto da
oltre 10.000 poliziotti. In un' altra occasione, quando la "biciclettata
Operaia" si è avvicinata di molto a Manesar, i manifestanti sono prima
stati posti in stato di fermo e successivamente indirizzati verso Rohtak, luogo
con "meno potenzialità contagiose" dei distretti produttivi. Operai e
dimostranti accettano in larga parte di partecipare a tali campagne, che
potrebbero essere utili ma sicuramente insufficienti. Uno dei principali
obiettivi della polizia è quello di incanalare le lotte sulla stretta via della
anti-repressione, la quale generalmente non si moltiplica e non colpisce il
profitto dei padroni. È così, lo stretto rapporto tra Stato e padroni si sta sempre
più rivelando, regalando una buona lezione a chiunque abbia speranze di
"democratiche libertà". Mentre il gioco di polizia, tribunale e
dipartimento del lavoro è più semplice da svelare, molto più complesso è capire
la dinamica statal-padronale di imporre la pace sociale oltre alle limitazioni
sindacali nell'area. Come si è visto con l'esempio della lotta
alla NAPPINO AUTO, i tentativi in questo settore produttivo di istituire
sindacati "all'interno di ogni società" proseguono anche dopo il 18
luglio 2012: vi è quindi da analizzare fino a che punto i sindacati sono -
volontariamente o meno - parte della strategia statal-padronale, od anche solo
di quella di contenimento.
da Gurgaon Workers News traduzione
a cura di lalottacontinua.iobloggo.com
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