Che la Commissione Garanzia Sciopero con il divieto dello sciopero
delle donne del 9 marzo, a cui è seguita nei primi di maggio la
sanzione allo Slai Cobas sc che lo aveva proclamato e non revocato, e
con l'estensione di tale divieto, col pretesto del coronavirus, a
tutte le attività lavorative, indipendentemente se essenziali o non
essenziali - fatto avvenuto per la prima volta nella storia della
Repubblica -, volesse anticipare e dare un segnale di via libera
all'azione del padronato di repressione, si sta ben vedendo in questo
periodo di ripresa generale dell'attività lavorativa con il
nuovo/aggiornato attacco agli scioperi, assemblee, diritti sindacali
che sta avvenendo in varie fabbriche e posti di lavoro. Tra i tanti,
il caso emblematico e grave precedente della BRT di Sedriano (MI)
dove l'esercito è entrato in fabbrica per interrompere l’assemblea
dei lavoratori in sciopero.
Come avevamo, insieme ad altre
realtà, denunciato fin dal primo momento, l'uso dell'esercito per
"l'emergenza coronavirus", oltre che grave, illegittimo per
controllare-reprimere nelle strade, non sarebbe rimasto limitato al
periodo di pieno lockdown, ma avrebbe costituito un passo
avanti
definitivo, oltre l'emergenza, dell'azione interna militare dello Stato. E questo si sta puntualmente verificando.
Il diritto di sciopero che arresta la produzione, nella cosiddetta "Fase 2" - che vuol dire per il capitale "fase della ripresa intensificata dell'attività produttiva" per riprendere i profitti, dopo il periodo di emergenza che ha peggiorato la loro crisi - non deve essere tollerato. Lo Stato si toglie i veli della parvenza di universalità e appare esplicitamente come Stato del capitale.
definitivo, oltre l'emergenza, dell'azione interna militare dello Stato. E questo si sta puntualmente verificando.
Il diritto di sciopero che arresta la produzione, nella cosiddetta "Fase 2" - che vuol dire per il capitale "fase della ripresa intensificata dell'attività produttiva" per riprendere i profitti, dopo il periodo di emergenza che ha peggiorato la loro crisi - non deve essere tollerato. Lo Stato si toglie i veli della parvenza di universalità e appare esplicitamente come Stato del capitale.
Questo è stato già chiaro nell'illegittimo
attacco allo sciopero della CSG, che ha mostrato che l'unico
interesse dello Stato: difendere il profitto dei padroni, imporre per
questo la "pace sociale" perchè tutto continui come prima
e peggio di prima. D'altra parte ricordiamo che lo aveva detto
esplicitamente il Presidente della CGS Giuseppe Passarelli, nella sua
lettera pubblica del 27 marzo, in cui scriveva: "Il
conflitto al tempo del coronavirus ci porta davanti ad uno
scontro terribile e inedito...";
le astensioni dal lavoro "produrrebbero
un incalcolabile danno alla collettività e aumenterebbero il senso
di insicurezza dei cittadini"; "Sin
da ora pensare anche al 'dopo' quando superata l'emergenza
sanitaria... cambierà il contenuto delle rivendicazioni di imprese e
lavoratori... ma cambierà anche la percezione che abbiamo
dell'essenzialità di alcuni servizi...".
Chi continua anche nei sindacati di base a
sottovalutare l'azione della CGS,
o a guardare la sua
repressione e non la
tendenza generale che tocca tutti, è cieco o opportunista.
Lo Slai Cobas
sc chiamerà in Tribunale la CGS contro il provvedimento
sanzionatorio ricevuto, ma questo è un aspetto, l'altro più
importante è l'azione unitaria contro la repressione dei lavoratori
e l'attacco al diritto di sciopero.
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